Esistono strutture nate per la protezione civile, usabili come A/A dai camperisti. Da anni vi sono varie proposte, per realizzare in tutti i comuni italiani delle aree attrezzate per la protezione civile.
Servirebbero anche come eliporto d’emergenza.
Noi sosteniamo che questi luoghi polivalenti potrebbero essere usati normalmente come aree attrezzate di sosta per camper.
In altre situazioni questo spazio potrebbe diventare un mercato periodico, come a Montepulciano.
di Mario Rosa
Se ne sente tanto parlare ma quasi nessuno sà che è esistita in Italia tra il 1960 e il 1970 per volontà del ministero degli interni e poi la legge 996 del 1970 l’ha istituita e chiusa-azzerata contemporaneamente fino a quando nel 1981 un bambino, Alfredo Rampi muore in un pozzo artesiano a Vermicino vicino Roma, visto in diretta da tutto il mondo in circa 36 ore di agonia in cui assurdamente non si riesce a salvarlo. Così l’allora presidente Pertini si indigna per l’assenza della protezione civile e chiede di sviluppare qualche iniziativa in questo senso anche per tamponare la figuraccia fatta in Italia e fuori. Il parlamento pensa ad una mossa forte sopratutto col nome, così si inventa un “dipartimento” e si mette a capo un senatore in pensione, scelto perchè radioamatore, Giuseppe Zamberletti. Tutto ciò in quanto il giusto tentativo di riavviare dopo 11 anni la legge 996, uscita senza regolamento d’attuazione, fallì istituendo il “ruolino dei volontari di protezione civile”, presso tutte le prefetture che non avendo denaro e personale, si rfiutarono di applicarlo nel 90% dei casi.
Utile ricordare che nel 1959 il decreto ministeriale, istitutivo dei volontari della protezione civile (U.A.P.C. unità ausiliarie, volontarie della protezione civile) al pari degli altri paesi europei, stabiliva che i vigili del fuoco dovessero svolgere le funzioni di istruttori, ovviamente nelle giornate in cui sono disponibili i volontari; i festivi. Anche allora come oggi, il corpo dei vigili era sotto organico e gli si aggiungeva anche questo compito, in più nei festivi, cosa che provocò infinite proteste anche perchè si vedeva l’iniziativa come una concorrenza ai professionisti del soccorso. Così la legge che doveva far chiarezza sul caso, provocò immediata e totale chiusura dei tantissimi gruppi esistenti, organizzati, addestrati ed equipaggiati dallo stato; gruppi presenti e visibili nei filmati dell’alluvione di Firenze nel ‘66, al terremoto del Belice nel ‘68 e in tante altre emergenze minori. La protezione civile in Italia non esiste, infatti il famoso Bertolaso è/era il capo del dipartimento della protezione civile cioè un ufficio che non dispone di nessun soccorritore fisso ma solo di un mare di soldi usati anche per casi che con la protezione civile non hanno nessuna attinenza.
Non abbiamo alcun corpo di protezione civile oltre ai vigili del fuoco ma solo un’infinità di associazioni di volontari che non hanno nessuna direttiva per la loro costituzione, funzionamento, addestramento, dotazione, esercitazioni, ecc. ma tutto è deciso al loro interno e ciascuna è diversa dalle altre per ispirazione, addestramento ed equipaggiamenti che a volte non sanno neppure utilizzare come quando pubbliche amministrazioni gli assegnano mezzi anche molto costosi in mano a gruppi senza persone capaci di usarli dato che nel 90% dei casi i notevoli stanziamenti sono destinati per acquistare e assegnare mezzi ma quasi mai per fornire l’’indispensabile formazione ai soccorritori.
Parlando di costi, ricordiamo che il corpo nazionale del soccorso alpino e spelologico (unico corpo italiano di soccorritori volontari che ha leggi per il suo funzionamento), riceve da stato, regioni, provincie, comuni, ecc, circa 20 milioni l’anno, le associazioni di p.c. almeno il doppio, la Croce Rossa commissariata per la 3^ volta in 15 anni tra dipendenti fissi e contributi, oltre 40 milioni diversamente dal resto del mondo in cui è solo un’associazione finanziata dagli iscritti. Se questi soldi andassero ai vigili del fuoco e ai suoi settori di soccorso subacqueo, speleologico e alpino, avremo in Italia una efficiente protezione civile visto che i tempi di intervento di questi professionisti sono un trentesimo di quelli di un volontario e la protezione civile si basa quasi completamente sul fattore tempo!