Saper intervenire efficacemente su qualsiasi infortunato, frequentare un corso? Si!
Il 1° soccorso è quell’insieme di manovre da effettuarsi immediatamente.
di Mario Rosa
Le seguenti brevi note sono dell’istruttore nazionale di primo soccorso della Croce Rossa Italiana Mario Rosa (svolge attualmente corsi per la scuola centrale della polizia di Stato e per gli istruttori della federazione nazionale fitness) il quale vi ricorda che per saper intervenire efficacemente su qualsiasi infortunato, è indispensabile frequentare un corso di 1° soccorso. Per informazioni e iscrizioni ai corsi di 1° soccorso de “i Timoni” chiamare lo 06 70302891.
Cos’è – Il 1° soccorso è quell’insieme di manovre da effettuarsi immediatamente, sul posto e con ciò che si ha a disposizione.
A che serve – Ad impedire il peggioramento, stabilizzare e possibilmente migliorare le condizioni dell’infortunato.
Priorità generale – Una gamba rotta può essere grave ma un’emorragia arteriosa è urgente! Quindi sono sempre questi ultimi i casi da trattare per primi.
Priorità d’intervento – Tra l’arresto cardiaco e respiratorio, il secondo provoca la morte di cellule cerebrali dopo cinque minuti mentre il primo dopo 25 minuti; quindi su un infortunato colpito da arresto respiratorio, occorre iniziare immediatamente la respirazione artificiale.
Omissione di soccorso – È un reato contemplato sia dal codice della strada, che da quello penale applicabile a chi provocando lesioni non avvisa immediatamente le autorità competenti (118-113) e non si mette immediatamente a disposizione. Non si è obbligati ad intervenire visto che non tutti sono capaci di farlo.
Lesioni – Per incapacità di intervenire su un infortunato è possibile provocargli lesioni per le quali il soccorritore è perseguibile a meno che non vi sia pericolo di vita.
Ferite – Sono interruzioni della sola epidermide, del derma o anche delle parti sottostanti e provocano perdite ematiche (sanguinamento o emorragie) e infezioni (sepsi).
Se l’epidermide ha subito delle incisioni/rigature/graffi, è detta abrasione e se vengono asportati dei lembi di pelle, è detta escoriazione. La pericolosità delle ferite è soprattutto relativa all’infezione che è direttamente proporzionale alla superficie ematicamente esposta all’aria e non alla profondità, sempre che si sia in presenza del sanguinamento (perdita ematica che si arresta autonomamente con l’intervento piastrinico). Se è presente un’emorragia venosa (il sangue esce continuo e lento) occorre inserire un’emostasi elastica tra la ferita e la periferia del corpo (a valle) da aprire lentamente ogni 5 minuti circa e rimuovere quando si è creato il coagulo.
L’intervento si realizza con: 1) pulizia meccanica circostante la ferita (fazzoletto bagnato), 2) pulizia meccanica della ferita tramite lavaggio con acqua pulita, se possibile ossigenata (favorisce la coagulazione, il distacco delle impurità ed è parzialmente battericida).
Mai usare cotone/bambagia ma garza pulita. 3) Disinfezione/asepsi meglio se realizzata con fazzolettino monouso in busta sigillata già imbevuto di Citrosil, Bialcool, Mercuro Cromo, ect. 4) Bendaggio con garza a rotolo, meglio in “compresse” da cm. 10×10 che sono più pulite da fermarsi sulla ferita con la “rete tubolare elastica”. Se la superficie interessata è vasta, meglio impiegare anche pomata dermoricostruttiva (Fitostimoline etc.). Se l’emorragia è arteriosa (il sangue rispettando la pulsione cardiaca l’emostasi va inserita a monte (tra la ferita e il cuore). L’emostasi va posta nei “punti di compressione” (ascelle e inguine) ed è costituita da una fettuccia rigida che comprime l’arteria contro un osso inserendo in mezzo uno “spessore” (accendino, tappo di pennarello, etc.). L’allargamento dell’emostasi va effettuato lentamente ogni 5 minuti circa per verificare la formazione o meno del coagulo. A volte il danno arterioso, si risolve solo con punti di sutura.