Come intervenire nei
congelamenti (ipotermie
localizzate) e negli
assideramenti (ipotermie diffuse).
di Mario Rosa
A proposito di primo soccorso, questa volta l’associazione di escursionismo Azimuth www.asiea.it ci spiegherà come intervenire nei congelamenti (ipotermie localizzate) e negli assideramenti (ipotermie diffuse).
Vale il principio dei 3 gradi delle ustioni cioè nel 1° grado c’è eritema (variazione colore della pelle), nel 2° il flittene (vesciche piene di plasma), nel 3° la necrosi (morte cellulare).
L’ipotermia riduce per contrazione della muscolatura delle pareti dei vasi sanguigni la loro sezione e quindi anche l’afflusso ematico alla zona freddata, il colore tende al pallore e lo spessore si riduce fino ad 1/3 con notevole aumento della fragilità.
Intervento: nel 1° e 2° grado, riscaldare la parte tramite contatto manuale, fare attenzione a non ferire con unghie, anelli, orologi o bracciali e disponendo di acqua calda (evitare differenze termiche superiori a 25°), usare un panno, asciugamano, ecc. bagnato.
Con forti e prolungati sbalzi termici, ci si può procurare i geloni, patologia che desensibilizza e spesso irrigidisce il derma in modo permanente. Sostituire o asciugare subito gli abiti dell’infortunato se bagnati, meglio toglierli che lasciarli addosso. Sdraiando l’infortunato, isolarlo sempre dal terreno per non far perdere calore anche da sotto.
Attenzione a non rompere le vesciche se presenti per evitare facili infezioni e dolore all’infortunato.
La zona colpita dal 3° grado (necrosi) diverrà scura ma solo dopo alcune ore, prima sarà insensibile e quasi bianco latte impedendo spesso l’intervento tempestivo ed efficace.
Se sono soltanto i polpastrelli a scurirsi, coi giorni la zona si ridurrà guarendo spontaneamente ma se è diffuso alle dita intere (solitamente sono le estremità ad essere colpite da congelamento), occorrerà amputarne almeno una parte per non originare la patologia detta Cancrena che diffonde la necrosi per l’impedimento di ossigenare le cellule sane a causa di quelle morte.
Delle zone in possibile ipotermia, controllarne spesso la sensibilità e quando manca, intervenire con riscaldamento per contatto di corpi – oggetti caldi – tiepidi e frizione lenta delle mani iniziando sempre dalla periferia del punto colpito per arrivare molto lentamente al centro stesso.