11° puntata delle nostre “pillole” di pronto soccorso
C’è chi preferisce insufflare in bocca perchè
è più facile chiudere il naso ma baffi o
barba, fanno “perdere aria” preziosa!
Importante raccomandare di non limitarsi
nel “gonfiaggio” dell’infortunato ma pensare
che sia un materassino o gommone;
più forte e frequente sarà l’insufflazione e
maggiori probabilità di salvezza ci saranno.
di Mario Rosa
L’arresto respiratorio tra i tanti traumi o patologie acute, è il più grave ed anche il più urgente per necessità di intervento dato che in circa 4 minuti, porta alla morte.
Cause dell’arresto respiratorio possono essere folgorazione da fulmine o da elettrocuzione generica (in abitazioni, in camper) per azione sul sistema nervoso o per azione meccanica tramite otturazione dei pori degli alveoli polmonari per inalazione di acqua-annegamento o fumi-soffocamento- oppure per ostruzione accidentale errore-della trachea con cibo o oggetti. Dato che il soffocamento è stato trattato in altro numero, vediamo quali sono le modalità di intervento sull’arresto respiratorio.
Chi ha subito un’arresto respiratorio è certo accasciato, immobile e silenzioso, quindi non potendo comunicare cosa lo affligge, dovremo immediatamente capire se respira cercando eventuali ostruzioni in bocca per eliminarle. Se non vi fossero, porremo il nostro orecchio a contatto del naso dell’infortunato per sentire il rumore del respiro e per verifica anche oggetti freddi e lucidi-metalli, specchi, vetri che si appannerebbero con la respirazione. In assenza di sintomi respiratori dobbiamo iniziare la respirazione artificiale prima della quale occorre iperestendere il capo dell’infortunato per aprire le vie respiratorie altrimenti ostruite.
L’operazione si esegue alzando la base del collo -se l’infortunato è supino- in modo che il mento ruoti verso la fronte. Meglio poi inserire sotto la base del collo un asciugamano, giacca, maglione, camicia, ecc. che mantenga la posizione necessaria a praticare la manovra. Le insufflazioni -respirazioni- sono immissioni di aria del soccorritore nella bocca o nel naso dell’infortunato tenendo ovviamente ben chiusa l’altra apertura.
Ogni minuto occorre insufflare fortemente 18-20 volte per 2.5-3 secondi controllando che la cassa toracica si dilati adeguatamente. L’espirazione sarà automatica a causa dell’elasticità delle costole che una volta dilatate dall’espansione dei polmoni, tenderanno a restringersi.
L’operazione và continuata per almeno 20 minuti e i controlli-verifiche vanno eseguiti ogni 15 secondi circa. Cioè, ogni 5 insufflazioni sentire se ha ripreso la respirazione, facile anche senza fermarsi, vista la vicinanza e contatto tra soccorritore ed infortunato.
Circa l’insufflazione nel naso o in bocca, nel primo, maggior quantità di aria giunge ai polmoni, nel secondo una parte andrà anche nello stomaco.
C’è chi preferisce insufflare in bocca perchè è più facile chiudere il naso ma baffi o barba, fanno “perdere aria” preziosa! Importante raccomandare di non limitarsi nel “gonfiaggio” dell’infortunato ma pensare che sia un materassino o gommone; più forte e frequente sarà l’insufflazione e maggiori probabilità di salvezza ci saranno.
Nel caso di elettrocuzione, a volte è presente per alcuni minuti la contrazione dei muscoli della mandibola che chiudendola, impediscono “l’uso della bocca” per la respirazione, quindi obbligano a usare il naso.
A differenza del massaggio cardiaco, qui, l’impegno del soccorritore sarà maggiore con possibile iperossia ovvero sbandamento del soccorritore che ossigenando troppo il cervello, sarà costretto a fermarsi.
Per evitare tutto questo è opportuno non muovere la testa durante la manovra ma solo aprire la bocca alla fine di ogni insufflazione e stendersi a terra accanto all’infortunato in modo da vedere bene con la coda dell’occhio il sollevamento dello sterno durante l’insufflazione.
Se la manovra è eseguita correttamente entro 1-2 minuti, ci sono il 70% delle probabilità di ripresa dell’infortunato.