Il trauma impedisce il trasporto dell’ossigeno
alle cellule e dopo circa dieci minuti
provoca anche l’arresto della respirazione
e dopo circa venti, la morte.
di Mario Rosa
Salve, gli istruttori di 1° soccorso dell’associazione Azimuth, stavolta spiegheranno come intervenire in caso di arresto cardiaco.
Questo trauma impedisce il trasporto dell’indispensabile ossigeno alle cellule e dopo circa dieci minuti provoca anche l’arresto della respirazione e dopo circa venti, la morte per necrosi cardiaca.
Quindi può avvenire l’arresto cardiaco indipendentemente da quello respiratorio per folgorazione ecc.
Come sempre, prima di effetuare ogni intervento di soccorso, occorre valutare quale trauma o patologia acuta, abbiamo di fronte, in questo caso si interviene immediatamente solo in assenza della pulsazione carotidea.
Le carotidi sono le arterie (giugulari le vene che tornano) che alimentano il cervello e si “sentono” comprimendo con 2 dita per ogni mano, la base dei 2 lati della mandibola.
Prima di iniziare l’intervento di soccorso -massaggio cardiaco- verificare che dietro la schiena dell’infortunato ci sia un piano rigido, diversamente le compressioni da effettuare sullo sterno -osso che unisce molte paia di costole e protegge il cuore- saranno inefficaci.
Iperestendere il capo – alzando il mento- e alzare le gambe dell’infortunato -attuando così la posizione antishok-, aumenta la sua pressione sanguigna, condizione utile al suo cervello in questa situazione. Il punto dello sterno da comprimere è dove passa la linea che unisce i capezzoli.
Non dare pugni sullo sterno dato che possono produrre pericolose fratture costolari.
Le compressioni dovranno essere circa 90 al minuto, abbassando 3-4 cm lo sterno di un adulto, senza interrompersi per almeno 40 minuti. Se l’infortunato è un bambino, le compressioni dovranno essere circa 110 al minuto, abbassando di circa 2 cm lo sterno.
Il soccorritore durante il “massaggio” dovrà tenere i gomiti tesi e sovrapporre le mani a polsi uniti e la base del suo collo dovrà essere perpendicolare al punto da comprimere.
Per verificare se l’attività cardiaca dell’infortunato è ripresa, controllare velocemente ogni 15 secondi di massaggio cardiaco la presenza delle pulsazioni carotidee, cioè ogni 20 compressioni e ovviamene fermarsi immediatamente nel caso di ripresa. asiea@tiscali.it