Dici Olocausto, dici Shoà, e pensi sempre all’Europa. Agli ebrei del nostro Continente, deportati, finiti nei lager, morti, ammazzati, sterminati. Invece no, o non soltanto. E poiché non può esistere una “piccola Shoà” (il fenomeno è assolutamente incomparabile con qualsiasi altro), allora all’Olocausto che conosciamo va aggiunto un nuovo, pessimo capitolo, rimasto finora ignoto.
Pessimo, perché uccide di fame, stenti e tifo (per fortuna, non camere a gas o fucilazioni) almeno 560 ebrei: un quarto di quelli coinvolti; ma pessimo anche perché, stavolta, non riguarda i nazisti, bensì i militari italiani.
È la Libia del 1943: in pieno deserto, a sud di Tripoli, nasce Giado. Un nome che quasi nessuno conosce, e che, in buona parte, è stato anche volutamente cancellato.
Uccideteli tutti, perché, l’ultimo giorno, prima di doverlo lasciare per l’avanzata inglese, il maggiore italiano che comandava il campo (gli italiani, con un maresciallo e un brigadiere, ai posti di vertice; gli altri, arruolati in loco), fa allineare, come ogni mattina, tutti gli ebrei uomini; e gli dice, appunto, che saranno fucilati.
Uccideteli tutti di Eric Salerno (pagg. 239 Editore Il Saggiatore).