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    “I Pupa ri Zuccaru”

    0
    By Tania e Antonio Catalano on Europa

    I Pupa ri ZuccaruLo zucchero viene scolpito e colorato a forma di Paladino di Francia.
    Come vuole la tradizione siciliana, la sera prima i bimbi vanno a letto con la speranza d’essere ricordati da nonni e familiari trapassati. Sul tardi i genitori preparano le “ceste” con i dolci tipici della festa (al posto dei dolci talvolta i bambini ricevono anche in regalo scarpe, maglioni, giocattoli) e li nascondono nei punti più reconditi dell’abitazione. I pupaccena della tradizione palermitana, per la festa dei morti.

     di Tania e Antonio Catalano

    Vetrina dolciÈ un’antica tradizione palermitana (Palermo è l’unica città d’Italia dove si festeggiano i defunti…) secondo la quale, per la festa dei morti, i genitori regalavano ai bambini dolci e giocattoli, dicendo loro che erano stati portati in dono dalle anime dei parenti defunti. Di solito per i maschietti erano armi: pistole a tamburo con tanto di fodero o fucili con il tappo che era attaccato tramite un laccio, ispirati a modelli western; c’erano pure costumi da indiani /quelli d’america con archi e frecce.
    Queste ultime avevano una ventosa che non si attaccava mai, se non si inumidiva con una “liccata” della lingua. Per le bimbe: bambole ricciolute, passeggini, assi da stiro, fornelli e pentolame.
    I più facoltosi regalavano tricicli e biciclette fiammanti.
    Al mattino miracolo! Bisognava trovare il regalo nascosto in un punto insolito della casa, nella notte tra l’1 e il 2 novembre.
    La sera prima si nascondeva la grattugia perché si pensava che i defunti, a chi si fosse comportato male, sarebbero andati a grattare i piedi! La festa ha un origine e un significato che si collegano certamente ad antichi culti pagani e al banchetto funebre, un tempo comune a tutti i popoli indo-europei, di cui si ha ancora un ricordo nel “consulu siciliano” (era il pranzo che i vicini di casa offrivano, dopo che il defunto era stato tumulato, ai parenti che avevano trascorso).

    imortiÈ stato osservato che il significato della strenna dei morti è duplice: offerta alimentare alle anime dei defunti e offerta simbolica, nei dolci a forma umana, come assicurazione alle anime dei defunti in maniera che, cibandosi di essi, è come se ci si cibasse dei trapassati stessi.
    Celebri tra questi dolci sono quelli antropomorfi, cioè a forma umana, quali “ pupi ri zuccaru” detta Pupaccena: una statuetta cava fatta di zucchero indurita e dipinta con colori leggeri con figure tradizionali (Paladini, ballerini ed altri personaggi del mondo infantile) o di pasta di miele o i biscotti detti “ossari muortu”.
    Al mattino si impone la tradizionale “muffulietta”, un tipo particolare di pane (spugnoso e morbido) con poca mollica che si “conza” (si prepara) con oilo, acciuga, origano, sale e pepe con la variante del pomodoro fresco. I frutti di martorana, fatti con pasta di mandorle e poi dipinti, sono spesso vere opere d’arte per la straordinaria somiglianza a quelli veri: nespole, castagne, pesche, fichidindia, arance e tanti altri che riempiono, associati al “misto” (u ruci mmiscu): il dolce misto fatto da rimasugli di biscotti impastati una seconda volta, bianco per la velatura di zucchero e marrone per la presenza di cacao; ‘u Cannistru, con frutta secca, fichi secchi e datteri e che riempie la base, la martorana e i biscotti, ‘a Murtidda e il tutto sormontato dalla Pupaccena.

    PupaccenaPer renderlo più scintillante bastava aggiungere dei cioccolattini con carta stagnola e filamenti di carta di diversi colori. Evidente che, nel tempo, a queste strenne in dolci si sono andati via via aggiungendo altri regali, trasformando un culto che affondava le sue radici nel mondo pagano in una vera e propria festa.
    È da tener presente che nella provincia di Palermo, dove fino a qualche anno fa non esisteva ancora l’usanza di scambiarsi doni in occasioni delle feste di Natale, la tradizione si è mantenuta più viva che in altri luoghi della Sicilia. Anticamente il due novembre, giorno della commemorazione dei defunti, quando ancora non erano in uso i cimiteri, i palermitani andavano nelle varie cripte della città per rivisitare i propri defunti: lavarli, pettinarli, rivestirli ed esporli per l’anno successivo. Una tale usanza è ancora visibile in quanto la grande cripta dei Cappuccini che ospita 8000 corpi imbalsamati è tuttora visitata nel giorno della commemorazione dei defunti.
    La Fiera dei Morti a Palermo attualmente si svolge presso il rione San Pietro, alla Cala ma, originariamente, veniva svolto all’Olivella, subito dopo Piazza Massimo, ma anno dopo anno cambia “zona”: variopinte bancarelle offrono ai vari visitatori nonché ai genitori l’opportunità di potere acquistare giocattoli, vestiario, dolciumi di ogni genere per preparare il tradizionale “Cannistru“.

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