La Cina è uno dei paesi più difficili da raccontare. Così grande, così lontana, così diversa e così difficile da conoscere. Infatti sembra ne esistano tante anche nei racconti di chi c’è stato. Sarebbe necessario passarvi molto tempo per riuscire a capire qual’ è quella vera. Ho visto mura lunghe migliaia di chilometri, città grandi come regioni, monasteri sospesi nel vuoto, eserciti di terracotta che vegliavano sul sonno di imperatori e templi nascosti nella montagna contenenti migliaia di statue. E la gente? È sorridente, ma distante e comunque tanta, composta e ovunque.
di Anna Maria Cartocci
18/04/2015 – Partenza in aereo Roma – Mosca/Mosca – Pechino. Siamo un gruppo di 9 maturi sconosciuti provenienti da Roma, Firenze, Modena, Ancona, Potenza, Venezia, e Trento, guidati (si fa per dire) da una 38enne svampita dedita ai selfies. Sono partita da sola infatti, i miei amici avevano già fatto da tempo questo viaggio che io ho sempre rimandato. Speriamo bene.
19/04/2015 – Prima tappa a Pechino, il centro politico e culturale della Cina che ha una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti ed era conosciuta anticamente come Beiping o “pace del Nord”. Poi, in seguito alla fondazione della RPC, riconquistò il ruolo di capitale tornando ad assumere il nome di Pechino.
E’ una delle città più estese al mondo dopo Shanghai che ha 24 milioni di abitanti. Girando per le sue strade, ho potuto osservare che qui esistono tre stili architettonici predominanti: uno vecchio, da capitale imperiale, ben rappresentato dalla Piazza Tienanmen; uno austero, che definirei cino-sovietico scelto tra il 1950 e il 1970; ed infine quello da nuova architettura seguito all’ apertura economica del “Beijing”, il centro finanziario tradizionale con grattacieli di vetro, moderne infrastrutture ed anche i molti progetti architettonici realizzati per le Olimpiadi del 2008.
Ma il simbolo architettonico tradizionale di Pechino resta il siheyuan, una costruzione quadrata dotata di cortile interno sul quale si affacciano le stanze della casa, che solitamente ospita un bel giardino. Imparo subito che Il piatto più conosciuto della cucina tipica è rappresentato dall’anatra alla pechinese (la richiesta del quale, da consumarsi in un “locale elegante” più volte sollecitata dalla nostra accompagnatrice è stata da noi ovviamente disattesa) contemporaneamente capisco che la tenuta del nostro “gruppo” è a rischio. Iniziamo comunque insieme la visita della città, con il parco del Tempio del Cielo o della Preghiera e del Buon Raccolto che è, più esattamente, un enorme altare circolare dalle tegole blu ed il suo parco un delizioso rifugio dal traffico cittadino, dove svolgere all’aperto qualsiasi forma d’arte (pittura, musica, danza) per tutte le età; qui cominciamo a disperderci formando dei sottogruppi.
20/04/2015 – Visitiamo, in autonomia, il Palazzo d’Estate o Yiheyuan che significa “Giardino dell’armonia educata“. Questo è un parco dominato dalla collina della longevità, alta 60 metri e dal lago Kunming, che si estende su una vasta superficie e comprende anche un isolotto. Nei numerosi metri quadrati in cui è costruito il complesso, si trovano una gran varietà di palazzi, giardini ed altre strutture architettoniche.
Proseguiamo per il Tempio dei Lama: fra i molti e diversi edifici antichi di Pechino, solo questo presenta tutte insieme le caratteristiche Han, Mancesi, Mongole e Tibetane. Chiamato in cinese Yonghegong è un tempio del Lamaismo fondato da un monaco che prese l’abito a 8 anni ed a 17 raggiunse il Tibet creandovi una setta religiosa chiamata “setta gialla” (per il colore degli abiti indossati dai monaci) che contribuì alla riforma del lamaismo.
Fra gli edifici di Yonghegong, c’è un palazzo a forma di croce, in stile tibetano, che ha sul tetto cinque pagode dorate dagli intensi colori; la scritta della stele conservata nel tempio narra la storia del Lamaismo spiegandone l’origine e l’essenza, nelle quattro lingue e nei caratteri Han, Mancesi, Mongoli e Tibetani, per simboleggiare la solidarietà tra le etnie. Poi, per conoscere il vero sapore di Pechino, ci addentriamo tra i tanti banchetti che si trovano lungo la strada nel Mercato notturno di Donghuamen.
Situato in una pittoresca strada illuminata dalla luce di lampioncini rossi, questo mercato offre un’infinità di piatti tipici regionali. Le sue specialità più ricercate sono i kebab di carne, verdura, pesce, baco da seta, nonché gli scorpioni caramellati.
Qui, in piedi davanti alle bancarelle, assaggio con gusto e divertimento, nel posto giusto, la famosa anatra caramellata.
Continuiamo ad addentrarci fra i vicoli, fino ad una piazzetta dove si svolgeva all’aperto, un divertente spettacolo di mimi, rigorosamente truccati e vestiti da donna. Infine, sempre di notte, la suggestiva e storica Piazza Tienanmen con il museo di Mao, ben protetto ed illuminato, abbiamo dovuto fare una lunga coda per potervi accedere attraverso un corridoio di transenne. Questa è la più grande piazza al mondo che, con i suoi 440.000 mq. è in grado di ospitare fino ad un milione di persone per celebrazioni pubbliche o raduni.
21/04/2015 – Oggi finalmente arriveremo alla Grande Muraglia, uno dei motivi che mi ha spinto al viaggio. E’nota anche come Muraglia dei 10.000 Li (misura di lunghezza cinese che equivale a 0,5 km). Le prime testimonianze di quest’opera risalgono all’epoca degli Stati Combattenti, che fu un periodo di caos interno, con da molti piccoli stati che si combattevano tra loro. Con l’unificazione si comincia a costruire un muro lungo oltre 5 mila Km. poi, nelle epoche successive, la Grande Muraglia sarà estesa fino ad arrivare ad una lunghezza di 10 mila Km. infatti quella che conosciamo oggi è il prodotto del lavoro di varie epoche e dinastie cinesi e si compone di torri di osservazione e passi fortificati.
Si può raggiungere da più punti, ma noi scegliamo di vederla a Matianyu, distante 70 km da Pechino, perché in questo tratto di mura ci sono molte torri, è possibile osservarla per gran parte della sua lunghezza, è una delle parti meglio conservate, ed infine si può raggiungere con una suggestiva funivia. Qui parte del gruppo prende un’altra strada, ma ci ritroveremo poi al pullman. E’ bella, maestosa e vi si gode una splendida vista sulle colline intorno.
Nel pomeriggio una passeggiata nella zona delle Tombe dei Ming, purtroppo se ne possono vedere solo due, neanche ben restaurate. Molto più bella invece, è la via sacra o “via degli spiriti” che conduce alle tombe, lunga forse più di un chilometro, è fiancheggiata da alberi altissimi e da decine di statue rappresentanti animali reali e mitologici, eretti o accovacciati, con guardie, ufficiali, dignitari di corte, tutti schierati da un lato e dall’altro del viale, come ad accoglierci.
22/04/2015 – Ancora a Pechino dove visitiamo l’Altare Circolare e la Celeste Volta Imperiale, poi attraverso Piazza Tienanmen raggiungeremo la Città Proibita. Partiamo dalla Porta della Pace Celeste o Porta Tienanmen, entriamo quindi nel Palazzo Imperiale (conosciuto come Città Proibita) accompagnati da una folla incredibile di visitatori, per la maggior parte cinesi. Tutto intorno è imponente e spazioso tanto da farmi sentire quasi un inutile, piccolo, ingombro. ( ma forse era proprio questo l’intento dell’imperatore).
A piccoli gruppi e lentamente, a causa della folla e del caldo, visitiamo il tesoro imperiale e le infinite zone dove si svolgeva la vita privata o pubblica dell’imperatore. Poi esausti, con un bus cittadino, raggiungiamo i famosi vicoli della città, in cinese hutong, che si snodano attorno alla residenza dell’Imperatore.
Qui le vecchie case ed i vecchi negozi conservano ancora, sotto i tradizionali tetti grigi inclinati, le facciate di legno intarsiato con le caratteristiche travi colorate. E’ il luogo più affascinate dell’intera capitale ed anche se una gran parte delle costruzioni è stata inghiottita dalle ruspe per far spazio ai nuovi edifici moderni, qui sono rimasti pressoché intatti, come intatta è l’atmosfera che regna tra queste antiche stradine. Tutta Pechino però si sta trasformando a vista d’occhio, interi quartieri vengono recintati con palizzate di legno, le vecchie, povere case in legno demolite ed al loro posto in pochi giorni, lavorando anche di notte, vengono innalzati orribili ed inutili palazzoni in cemento di 22/24 piani, che resteranno disabitati. Prendiamo un treno per raggiungere Datong, una città fortificata, forse meno trasformata.
23/04/2015 – La povertà di Datong, distretto minerario carbonifero a solo una notte di treno da Pechino, contrasta con lo splendore dei suoi templi buddisti, scavati nella montagna a partire dal ‘400 d.c., con circa 5000 statue alcune altissime; sono le Grotte di Yungang uno dei tre principali gruppi di grotte in Cina. L’intero complesso è magnifico e le incisioni sulla roccia sono splendide e delicate. E’ un luogo surreale in cui l’incredibile afflusso di turisti non riesce ad infastidire, tanto il sito è maestoso: rappresenta lo sviluppo dell’architettura oltre che della religione. L’intera area occupa circa un chilometro ed è divisa in tre parti, le grotte della parte orientale hanno tutte una pagoda al loro interno; quelle nell’area centrale hanno una sala anteriore ed una posteriore, con la statua principale di Buddha al centro e le pareti ed i soffitti ricoperti da sculture dipinte e da incisioni; le grotte nella parte occidentale sono di dimensioni più piccole (a volte sono semplici nicchie scavate nella parete rocciosa).
Quelle più famose sono al centro del complesso. Fra queste c’è la statua più grande, alta 17 metri, inoltre vi si trovano anche famose sculture che narrano la vita di Buddha, dipinte con colori rimasti vivaci ancora oggi .
Degno di nota è anche il Buddha seduto (alto 14 metri) che incute rispetto per le sue dimensioni e per i tratti del viso dagli occhi, molto espressivi. Raggiungiamo poi, a pochi chilometri di distanza, Xuankong, lo splendido ed incredibile monastero che sorge su una parete rocciosa paurosamente verticale, che sembra sfidare la gravità, ma è lì già da 1400 anni.
Questo monastero in legno, aggrappato alla montagna come un ragno è detto monastero sospeso e si trova all’interno di una gola molto stretta; mi chiedo, per quale inspiegabile motivo i monaci sono voluti andare ad abbarbicarsi in un posto così aspro? Non per stare in solitudine, perché il luogo è già isolato. (ma ormai i monaci non ci sono più e rimangono solo i turisti). Infine visitiamo a Yingxian, la Muta Pagoda che è tutta in legno, composta da 6 piani, ed è sopravvissuta miracolosamente a guerre e terremoti.
24/04/2015 – A Pingyao arriviamo di sera, perché siamo stati bloccati lungo la strada da un gruppo di lavoratori delle miniere di carbone della zona in sciopero, che per questo avevano occupato la strada.
Gli scioperanti -in Cina- hanno ricevuto subito la nostra solidarietà, ma non siamo riusciti a convincerli a lasciarci passare neanche cantando a squarciagola per loro bella ciao e l’lnternazionale, piuttosto ci guardavano con sospetto.
Abbiamo dovuto deviare per vecchie strade sconnesse, impiegando molte ore. L’arrivo infine, è stato bellissimo! L’abbiamo trovata illuminata da lanterne rosse ed avvolta nel silenzio, perché le porte della cittadina vengono chiuse di notte e le auto non possono circolare.
Pingyao circondata da un perimetro di mura lungo 6 km e tuttora intatto, è stata costruita all’epoca dei Ming, ed è un esempio di città cinese tradizionale Han (vi è stato girato il film “lanterne rosse”) è forse l’unica in Cina così eccezionalmente ben conservata, che ci offre la possibilità di osservare gli stili architettonici ed urbanistici della Cina imperiale.
Durante le dinastie Ming e Qing, questo era un fiorente centro mercantile in cui venne fondata la prima tong o banca, della Cina.
Oggi questa banca è stata trasformata in un interessante ed insolito museo che comprende anche un caveau!
La città divenne il centro finanziario del paese ma, dopo un periodo di grande splendore s’impoverì e priva della possibilità di rimodernarsi è rimasta -per nostra fortuna- come era. Sembra che fino a pochi anni fa, Pingyao non avesse molti visitatori, ma oggi questa città così ferma nel tempo, è giustamente ritenuta una delle località più belle della Cina ed ha molti edifici dichiarati beni culturali già dal 1997. In pochi facciamo anche il giro completo delle sue belle mura, per goderla dall’alto; poi visitiamo la torre cittadina che si trova sulla via commerciale che attraversa la città da nord a sud, dividendola in due parti, infine la pagoda poi il sontuoso tempio di Confucio.
25/04/2015 – Arriviamo a XI’AN antica e mitica città da cui partiva la via della seta, per ammirare nel museo Hanyangling, dove è custodito l’incredibile Esercito di terracotta, questo importante ritrovamento archeologico risalente all’epoca dell’impero Qin, composto da più di seimila soldati in terracotta.
Queste statue erano poste a guardia della tomba del primo imperatore cinese. Ne sono state portate alla luce finora solo alcune fra guerrieri, cavalli e carri in legno, ma gli scavi sono ancora in corso, infatti l’intero complesso occupa un’area di 56 mila km quadrati.
I guerrieri vennero scoperti casualmente nel 1974, da un contadino mentre scavava un pozzo. Quest’uomo, oggi ricco, lo abbiamo poi trovato all’ingresso del sito, dove porgendoci cortesemente la mano, ci proponeva con un supplemento, di autografare il libro di foto sulla sua scoperta, in vendita nel book shop.
L’esercito rappresenta una replica fedele di quello reale che aveva contribuito all’unificazione della Cina e, dalle posizioni dei soldati, si possono immaginare le tecniche di combattimento dell’epoca. In un laboratorio di ceramica poco distante, dove replicavano i soggetti, abbiamo potuto vedere come le statue venissero create partendo da una struttura cilindrica di argilla alla quale venivano unite gambe e braccia poi la struttura così creata, veniva nuovamente ricoperta di argilla e decorata.
L’esercito di terracotta fa parte del Mausoleo dell’Imperatore ed è stato dichiarato patrimonio UNESCO nel 1987. Nel 1994 alcune statue di guerrieri vennero esposte in Italia, nei musei di Venezia e Roma dove infatti avevo già avuto la fortuna di ammirarle, ripromettendomi di andare a vedere il resto sul posto. Poi alcuni guerrieri (9) furono esposti al Palazzo Reale di Milano, in occasione della mostra “I due imperi”. Visitiamo anche il piccolo, interessante museo ed il villaggio neolitico di Banpo. Ci viene proposta una cena con tanto di spettacolo “Dynasty Music and Dance Show” alla quale (come sempre nei miei viaggi) rifiuto di andare ritenendola troppo turistica. Mi imitano in 3, ma con grosso disappunto della nostra accompagnatrice.
26/04/2015 – Ci fermiamo ancora a XI’AN, dove con una specie di pulmino aperto passeggiamo sulle ampie mura. Qui scopro che le tristi bici nere, un tempo primo mezzo di trasporto in Cina, oggi non esistono più, ma sono state sostituite con quelle coloratissime che vengono affittate ai turisti e che anche noi avremmo preso, se oggi non ci fossero 34°. Visitiamo la Big pagoda, perdiamo perché chiusa la grande Moschea, ma restiamo nel caotico quartiere Mussulmano, perdendoci tra le innumerevoli bancarelle ricolme di qualsiasi cosa e poi, più tardi, per gustare, fra gli invitanti profumi d’oriente, i famosi spiedini di agnello.
27/04/2015 – Ci spostiamo in aereo a Guilin, poi proseguiamo in pullman direttamente per la deliziosa Yangshuo, che si trova a 65 km a sud. Questa è tutt’oggi, una delle principali mete turistiche della Cina interna; ha una sola strada principale e mille stradine secondarie che finiscono nelle risaie tra le colline.
Venne collegata allo Yangtze, attraverso la costruzione di un canale artificiale, per favorire il commercio via fiume, prese il nome attuale nel 1940 e fu inserita fra le quattro città sotto la tutela del patrimonio storico, culturale e naturale dallo Stato Cinese.
E’ caratterizzata dall’acqua del Fiume Li e dalle colline carsiche multiformi che vi si riflettono, ma anche dall’architettura tradizionale cinese, che sono tutti quegli elementi presenti nelle pitture classiche di paesaggi cinesi nelle quali gli artisti vogliono rappresentare l’armonia con la natura.
Scopro anche che il nome Yangshuo si riferisce alla luce del sole e della luna infatti, nella filosofia yin-yang del Taoismo, lo Yang è un elemento positivo, maschile e luminoso che significa sole; mentre lo Shuo è femminile e indica la luna nuova luminosa.
Facciamo poi una lunga gita in battello sul fiume Li , accompagnati da numerose piccole imbarcazioni, o meglio zattere, realizzate con grosse canne di bambù, riservate ai turisti ma anche da altre barche in legno, più grandi, per il normale trasporto di cose e persone, che proseguono con la nostra stessa lentezza su questo romantico corso d’acqua.
28/04/2015 – Oggi una passeggiata di 23 km sotto il sole cocente, in bici -anzi tandem- lungo il percorso che costeggia il fiume, le colline si riflettevano nell’acqua accrescendo la bellezza del paesaggio.
Questo fiume, famoso per i già descritti scenari naturali mozzafiato, in cui sembra che il tempo si sia fermato, è molto lungo ed attraversa le città di Guilin e di Yangshuo.
In questa splendida area si possono incontrare anche tanti villaggi in cui si coltiva riso e vengono ancora mantenuti i costumi tradizionali. Siamo poi tutti saliti a piedi al Moon Hill, superando 700 gradini, con il suo “arco della luna”.
La cima offrirebbe anche un bel panorama su una distesa di piccoli corsi d’acqua, picchi carsici e boschetti, ma la visuale è, in gran parte, coperta dai rovi. Dopo la salita, consumiamo un meritato pranzo in una casa rurale, dove finalmente mangiamo bene ed insieme.
Serata di shopping e cenetta nel centro della vivace cittadina, per alcuni di noi.
29/04/2015 – Ritorniamo in pullman a Guilin l’altra bella città che si trova sulle rive del fiume Li, circondata da colline a “pan di zucchero”ed all’ombra di numerose montagne nascoste dalla bruma.
Passeggiamo lungo il fiume ed i giardini che costeggiano il lago Shan, dove sull’acqua svettano le pagode del sole che è tutta in rame ed ha un ascensore interno e della luna, unite da un piccolo ponte; poi vediamo la collina della proboscide di elefante, una roccia naturale con questa insolita forma e con la proboscide immersa nell’acqua.
Guilin, già nota come “la perla della Cina”, negli anni è stata modernizzata, per fortuna senza subire grossi stravolgimenti e restando quindi molto piacevole anche oggi .
30/04/2015 – Partenza per la scintillante Shangai. Qui facciamo subito un giro nella città vecchia, poi cena in centro con passeggiata lungofiume e lungolago, con i meravigliosi grattacieli illuminati ed in compagnia di un’incredibile folla (arrivare a Shanghai da Yangshuo è un po’ uno shock). E’ bella Shanghai, specialmente di notte; è uno dei più importanti centri urbani della Cina e si trova sulla riva sinistra del fiume Huangpu. In passato essendo un facile punto di collegamento tra la costa e le regioni interne, interessò l’espansione coloniale occidentale più di ogni altra città cinese.
In origine era solo un piccolo centro mercantile poi, in tarda età imperiale divenne una città murata che raccoglieva molti distretti e comprendeva una popolazione fra le duecento e le trecentomila persone. I primi tentativi di aprirla al commercio ed agli stranieri, avvenne dopo la prima guerra dell’oppio, conclusasi con il trattato di Nanchino. Diventò infatti uno dei primi porti adibiti al commercio internazionale.
Gli inglesi per primi vi aprirono una concessione straniera, seguiti dai francesi ed infine dai giapponesi. Nell’ottocento l’economia di Shanghai era prevalentemente controllata dagli stranieri che avevano un’amministrazione autonoma, possedevano le dogane ed avevano una loro polizia. L’occupazione straniera colpì duramente l’industria manifatturiera, ma in compenso fiorirono numerose compagnie di navigazione.
Alla nascita della Repubblica Cinese, fu uno dei centri urbani più prosperi, nota col nome de “la Parigi d’Oriente”.
Il 1° luglio 1921, nella Concessione francese venne fondato il Partito Comunista Cinese, un luogo che ho scoperto casualmente, attratta dallo stile architettonico e che conserva anche un piccolo museo.
Shanghai restò divisa in queste tre aree fino al termine della seconda guerra mondiale poi nel 1949, fu liberata dall’esercito comunista e queste vennero abolite. In seguito furono potenziata l’ industria, il porto ed i cantieri navali. Oggi Shanghai è anche un grande centro culturale, dotato di una sua Università. La via più importante di tutta la città è chiamata Bund e corrisponde all’attuale Zhongshan Lu, proprio dove si trova il nostro albergo.
01/05/2015 – Partenza in treno per Suzhou (la piccola Venezia) collocata sulla riva del Lago Taihu; è un’antica città con oltre 2.500 anni di storia, dove l’architettura ha conservato la struttura della dinastia Song. Visitiamo le case lussuose degli ex magnati del governo, ed anche i giardini classici, noti per la loro raffinata bellezza (anche questi inseriti nell’elenco dei patrimoni culturali dell’UNESCO).
I cinesi dicono che i giardini di Suzhou sono il paradiso terrestre, ed ogni giardino è la casa dei sogni. Il Giardino dell’Umile Amministratore è il più importante, vi sono acqua, rocce e boschetti di bambù.
Nel trambusto della città un tempo sorsero queste meravigliose oasi silenziose, dove mi piace immaginare si ritrovassero i pittori a dipingere i famosi paesaggi ad inchiostro. Percorriamo poi in barca i canali di questa antica città sul delta del fiume azzurro, fra tanta gente in festa (anche qui è il 1° maggio) e tanti fotografi con le spose. I piccoli ponti, le case lungo le rive, creano uno stile architettonico unico e romantico. Anche il ritorno a Shangai è stato in treno.
2/05/2015 – Oggi siamo liberi di girare per Shangai, ma purtroppo e per la prima volta, piove. Ciò non mi impedisce però di girare usando gli innumerevoli metrò cittadini, così ben organizzati e controllati, (vi si accede come in aeroporto) alla ricerca dei luoghi più rappresentativi della città.
Destinazione la zona commerciale Nanjing Donglu per avere un’idea della frenesia consumistica di Shangai, ma mi stanco presto, dopo tutto vengo da una città italiana un po’ meno grande, ma con interi quartieri ugualmente dedicati al consumismo.
Mi dirigo quindi, naso in su (visto che ha smesso di piovere forte) verso la ex Concessione francese, un quartiere particolare con piccoli edifici in mattoni rossi, che rappresentano la sintesi tra le abitazioni occidentali a schiera e la vecchia architettura a corte, cinese ma che oggi sono stati trasformati in gallerie d’arte, negozi di oggettistica e laboratori di artigianato locale elegante e raffinato.
La parte dei vicoli lilong chiamata “Centro artistico di Taikang” mi è sembrata quella più autentica e accattivante. Torno soddisfatta all’albergo e mi preparo ad affrontare la punizione dell’ultima cena cinese.
3/05/2015 – Per il ritorno, raggiungiamo l’aeroporto con il famoso treno superveloce magnetico (quasi 500 km/h e senza rotaie) non accorgendoci neppure di essere in movimento! Poi il volo Shangai – Mosca/Mosca – Roma.
Purtroppo la cattiva cucina cinese imperversa anche in aereo! Qui ci salutiamo frettolosamente avendo imbarchi differenti, ma anche consapevoli di non rivederci più.
L’itinerario è stato intenso, vario ed interessante, ha unito in sé passato e futuro ed io conserverò per sempre il ricordo degli scenari stupendi che ancora ho negli occhi ma, il poter condividere le emozioni con un gruppo affiatato, avrebbe certamente aggiunto più significato al viaggio.