È un libro doloroso questo di Mario Calabresi, il giornalista di Repubblica che, all’età di 37 anni, ha deciso di tornare ai tempi bui della tragedia di suo padre, il commissario Luigi Calabresi ucciso a Milano nel maggio del ‘72. Un libro necessario, che riscrive la storia della famiglia Calabresi e di alcuni altri familiari di vittime del terrorismo degli anni ’70.
La storia comincia dal presagio di quell’omicidio tutto politico: sui muri di Milano e sulle pagine del quotidiano Lotta Continua. Quello che sarebbe seguito, il nonno di Mario Calabresi l’aveva previsto e aveva cercato di convincere il commissario a cambiare lavoro e a lasciare Milano.
“Spararono a mio padre alle 9.15, mentre apriva la portiera della Cinquecento blu di mia madre.” È la mattina del 17 maggio 1972, e la pistola puntata alle spalle del commissario Luigi Calabresi cambierà per sempre la storia italiana. Di lì a poco il nostro paese scivolerà in uno dei suoi periodi più bui, i cosiddetti “anni di piombo”.
Quei due colpi di pistola, però, non cambiarono solo il corso degli eventi pubblici, ma sconvolsero radicalmente la vita di molti innocenti.
Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi (pagg. 132 Editore Strade Blu Mondadori).