Più che un viaggio è un allenamento estremo. “Siberia. Terra addormentata” è l’incredibile racconto del viaggio compiuto dall’autore, Daniele Gatti, in compagnia di un amico, con destinazione il punto più estremo della Russia raggiungibile via terra: l’isola di Sakhalin. Ovviamente con il mezzo più economico, ecologico e più lento: il treno.
Prendete due silenziosi viaggiatori, mischiateli in tempi dilatati di noia e impossibilità di dialogare con personaggi dai tratti a dir poco coloriti e dal tasso alcolico esorbitante e condite il tutto con controlli alle fontiere come se fossero terroristi e popolazioni che non si lasciano fotografare ed ecco fatto: nasce così un equilibrato mix di questo viaggio ai limiti della fattibilità e del mondo conosciuto e abitato.
La parola d’ordine è “mantenere la calma”: il viaggio è infinitamente lungo e i compagni di viaggio occasionali… discutibili. Nonostante i due protagonisti diventino alla svelta “le mascotte del Mosca-Tynda”, si passa dalla compagnia di rissosi che prima vogliono disintegrarli di botte e dopo poco gli offrono allegramente cibo e vodka, una coppia di strani russi che amano viaggiare in treno, l’uomo dei nove bagagli e un pazzo alcolizzato che si inventa di essere un chirurgo…
La lettura è scorrevole, curiosa, addolcisce l’atteggiamento educato e delicato con cui ogni situazione viene affrontata. E fa capire che qui da noi non fa poi tanto freddo.
Consigliato a chi prende il viaggio, come un momento per sè.
Siberia Terra addormentata di Daniele Gatti (pagg. Editore Neditor).