Il diario di un’avventura straordinaria alla ricerca del mitico Eldorado. oltre sessanta anni fa Clark si avventurò nel cuore dell’Amazzzonia, affrontò fiumi e valicò montagne, scoprendo miniere d’oro e giacimenti di petrolio.
Si spinse fino ai territori allora riportati sulle cartine geografiche e fra zanzare, animali feroci e indigeni superò i confini conosciuti.
“Ma cosa sono tutti questi nomi sulle mappe?” domandai. “Senor, sono nomi e basta! Solo nomi, per riempire gli enormi spazi vuoti”.
Leonard Clark, americano, è uno dei pochi esploratori dell’epoca moderna che viene collocato tra i grandi della tradizione classica. Ebbe spesso il coraggio di compiere le sue spedizioni anche senza mezzi finanziari e adeguato equipaggiamento: semplicemente, partiva; e arrivava sempre dove si era ripromesso.
Figlio dell’esploratore che trapiantò la renna dall’Islanda all’Alaska, lavorò per due anni in banca, ma poi si trasferì nel Borneo, dando inizio così a una serie interminabile di viaggi: le Celebes, le Filippine, Sumatra, Cina, Mongolia, Tibet, Ceylon, India, Messico, Africa del nord, bacino delle Amazzoni, Yucatàn e molti altri. Durante la seconda guerra mondiale operò come agente del servizio segreto militare in Cina e in Mongolia. Morì nel 1957, durante una spedizione in Sudamerica. Tra le sue altre opere si ricorda Alle porte della Mongolia.
I fiumi scendevano a oriente di Leonard Clark (pagg. 480, Tea Editore).