Un viaggio invernale nella Norvegia del Nord: gelida, dura, selvaggia e al tempo stesso rilassante, silenziosa e bellissima, con le imponenti creste bianconere delle montagne adagiate su di un mare che somiglia ad un lago vellutato, sfumato d’argento. In basso, come in un quadro, poche, infantili casette rosse galleggiano sull’acqua. Affronto il freddo con un sogno: vedere l’aurora boreale almeno una volta.
di Anna Maria Cartocci
28/01/18 – Voliamo dall’Italia per Monaco, Monaco- Oslo, poi Oslo-Tromsø. Arriviamo a Tromsø alle 18,30 circa e qui aspettiamo l’altra parte del gruppo proveniente da Milano, in ritardo. Con un pulmino veniamo condotti all’hotel Scandic Grand Tromsø, e dopo esserci sistemati nelle stanze per due, andiamo a cena in un caratteristico locale vicino al nostro albergo l’Egon Restaurant e facciamo impazzire il cameriere che non capiva la richiesta del conto con le bevande separate. Facciamo poi un giro notturno per la città, ma rinunciamo presto perché sul ghiaccio si scivola, tira un vento gelido e noi non siamo ancora del tutto attrezzati. Tromsø è una città moderna nella regione artica, qui natura e cultura vanno di pari passo. Si trova a 350 kilometri a nord del Circolo Polare Artico, è la più grande città della Norvegia del nord ed è il posto ideale per osservare il maestoso fenomeno dell’aurora boreale. Fu anche punto di partenza per le spedizioni verso l’Artico che vi furono agli inizi del 1900, da qui il suo soprannome “Porta sull’Artico”.
29/01/18 – Oggi abbiamo fatto una fantastica esperienza con le slitte, che non potevamo assolutamente perdere. Tutto si è svolto attraverso un bellissimo paesaggio nei dintorni di Tromsø, in una fattoria dove vivono gli husky. Appena arrivati ci hanno chiesto se volevamo indossare le loro enormi tute e, dopo un primo tentennamento, ci siamo resi conto che i nostri indumenti seppur pesanti non sarebbero stati adeguati per cui, con difficoltà, le abbiamo indossate.
In questo posto ogni cane ha una cuccia con il suo nome inciso, i siberian husky sono molto docili ed amano le coccole degli ospiti. Gli addetti al campo hanno il viso sorridente e un’espressione dolce mentre accarezzano i cani. Possiamo salire in due su ogni slitta, noi condotti dalla guida, una graziosa ed esile ragazza, mentre altri hanno provato l’ebbrezza di guidare. Gli husky abbaiavano fortissimo, uno della muta, composta di dieci cani, saltava come un capriolo trascinando gli altri, ma quando finalmente le otto slitte prendono il via, c’è subito silenzio: i cani correvano felici e si sentiva solo il rumore del vento e dei pattini che fendevano il ghiaccio. Gli arbusti erano bassi e avevo una magnifica vista del fiordo sottostante e delle dune innevate, un contesto panoramico veramente unico ed emozionante. Al ritorno una direttrice del campo ci ha parlato delle caratteristiche di questa razza e ci ha mostrato, prendendoli in braccio, due meravigliosi batuffoli caldi che presto sarebbero diventati dei veri husky da slitta. Poi, tolti gli ingombranti tutoni, abbiamo consumato un’ottima zuppa in un locale predisposto, dove al centro era acceso un bel fuoco.
Appena rientrati, con una passeggiata dal centro di Tromsø, siamo arrivati alla stazione di partenza della funivia. Qui, anche se c’era coda, si andava avanti in fretta. In cima, da una modernissima terrazza pensile, si ha una splendida vista su tutta Tromsø fino all’aeroporto e sui molti fiordi circostanti, qui è molto evidente il legame delle isole attraverso i ponti.
La stazione di arrivo fa anche ristorazione e un tè caldo, aspettando l’imbrunire per le foto d’effetto, è quello che ci vuole. Torniamo in Hotel soddisfatti, qui ceniamo mentre attendiamo l’ora per imbarcarci sul “Postale dei Fiordi” per l’isola di Andoya. Trascorreremo una faticosa notte al 7° piano della nave distesi su divani, poltrone o sulla moquette, non avendo potuto prenotare le cabine dall’Italia. Al mattino però, possiamo fotografare una splendida alba rossa ed i gelidi panorami di monti bianchi ed acque scure.
30/01/18 – Attracchiamo al porto di Rysoyhamn, verso le 10,30 dove ci attende un altro pulmino l’Andoy taxi, con il quale faremo il tour dell’isola, con molte soste fotografiche per i panorami.
Facciamo anche una fermata nei pressi di Bo alla fattoria Nordtun Gard che produce formaggi e possiede alcuni lama!
Ci meravigliamo di trovarne, ma qui il clima è identico alla corrispondente latitudine sud. Ci meravigliamo anche per il coraggio della rotonda fattrice la quale, prima di offrirci degli assaggini dei suoi formaggi, con aria seria e compunta, decide di offrirci anche i suoi intraducibili gorgheggi.
Qui scopriamo che Andøya produce anche il lampone artico! A Nordmela ci fermiamo per una foto al suo caratteristico moletto in legno protetto dai pneumatici.
Arriviamo agli essiccatoi dove sono rimaste solo le teste dei famosi merluzzi (la striscia costiera sul lato orientale di Andøya, è il luogo più favorevole per la pesca soprattutto del merluzzo).
L’Italia e la Norvegia condividono un’antichissima storia di scambi commerciali, iniziata proprio con l’esportazione dello stoccafisso; Il merluzzo inoltre ha svolto un ruolo importante nel passaggio dalla povertà alla ricchezza di molte città norvegesi e, dai reperti archeologici, risulta essere il pesce di cui i Vichinghi si nutrivano durante le loro scorrerie, lo usavano come merce di scambio e veniva già trasportato via mare lungo la costa di Andenes.
Lo stoccafisso si produce, attraverso una tecnica artigianale unica che viene tramandata da generazioni, con un processo di essicazione naturale che gli conferisce il sapore inconfondibile.
I merluzzi, nell’arco della stessa giornata vengono pescati, puliti e appesi alle rastrelliere, qui iniziano il processo di essiccazione, che dura tre mesi. La situazione ideale per trasformare il merluzzo in stoccafisso, nelle isole Lofoten, si crea da febbraio a maggio con la perfetta combinazione tra sole, pioggia e vento artico.
Infatti…ora ci raggiunge un vento traverso molto fresco, anzi gelido, che arriva da Nord; riusciamo solo a fare alcune foto di piccoli fari, poi ci rifugiamo in un affascinante negozio (Alveland) di oggettistica, dolci, giocattoli, dal “buon sapore antico” in cui indugiamo.
Più avanti, a Dverberg si fa sosta obbligata per vedere la chiesa ottagonale, tutta bianca con il tetto grigio, che è una delle stavkirker, chiese a doghe norvegesi che venivano sempre costruite in luoghi solitari; hanno una struttura in legno un po’ compatta, ma relativamente più complessa di quella delle semplici casette colorate dei pescatori. Proseguiamo fino ad Andenes chiudendo il cerchio della bella isola di Andoy. Qui prendiamo possesso delle nostre casette per 4, comode e pulite, sostenute da palafitte immerse direttamente nell’acqua.
Ceniamo in dodici con un’italianissima pasta al pesto cucinata per tutti da noi quattro ladies (i ragazzi poi laveranno i piatti). Dopo cena facciamo una passeggiata per vedere il porto ed ammirare l’imponente faro, tutto dipinto di rosso. Si tratta dell’Andenes Fyr, inaugurato nel 1859, ancora in servizio, ma ora automatizzato. Qui, sopra una corrugata scogliera dalle pieghe millenarie, sfidando il freddo polare, attendiamo fino a notte fonda che ci appaia la famosa aurora boreale… ma, saremo delusi!
31/01/18 – Andenes. Oggi alcuni di noi partecipano ad un safari di avvistamento cetacei. Noi che ne abbiamo già visti in altre occasioni, restiamo nel villaggio, alla scoperta della vita quotidiana su queste isole. Passeggiamo per le strade semivuote, curiosiamo tra le tendine delle finestre, vediamo con meraviglia signore spingere sul ghiaccio carrozzine con neonati, altre su slitta-carrello andare a fare la spesa. Poi raggiungiamo anche noi un supermercato dove compriamo qualcosa per il pranzo. Rientrando costeggiamo quella che d’estate è una spiaggia ed io mi fermo per cercare un punto in cui affiori un po’ di sabbia. E’ tutto coperto dal ghiaccio, ma sotto un sasso riesco a prenderne un po’… è preziosa per la mia collezione!
Pomeriggio all’agenzia per pagare l’escursione con la slitta, poi ancora un giro per vedere le poche botteghe illuminate. Nel cielo non ancora scuro, scorgiamo qualche striatura di luce, ma cerchiamo di non illuderci sulla possibilità che sia l’aurora boreale, ed infatti, alla fine sfuma…
Ceniamo ancora tutti insieme e, quando stiamo per darci la buonanotte, qualcuno grida AURORA! E siamo già tutti fuori a goderci questa meraviglia. Fasci di luce di varie sfumature, danzanti come ballerine fra le stelle mi rapiscono e mi trasportano in un’ atmosfera magica. Perdo il berretto che nella fretta non avevo allacciato e il vento lo trascina in mare, poi lo sento, gelido sulla testa e nelle orecchie, e mi riporta crudelmente alla realtà (-15°).
01/02/18 – Ci imbarchiamo ancora per poi raggiungere, all’estremità sud dell’isola di Austvagoy, il più importante villaggio da pesca dell’intero arcipelago, Svolvaer, che si affaccia sul Mar di Norvegia ed è sormontato dalle montagne.
Anche qui alloggeremo negli antichi “rorbur” casette di legno dei pescatori, ristrutturate e trasformate in moderni alloggi per i turisti, al Svinoya robuer.
Arriviamo col buio ma il fascino del luogo, cosparso di stenditoi a capanna per il pesce ed illuminati da fari, era evidente. L’ultima casetta, a picco sull’atlantico ed addossata ad uno stenditoio, è la nostra.
Subito ci organizziamo per ricevere gli ospiti per la cena nella nostra sala e per festeggiare Alessandro che compie gli anni. Anche quest’allegra serata si conclude con un’esplosione di aurore colorate, prima come dei lampi disegnati dalla mano di un bambino, poi sinuose e morbide come onde.
02/02/18 – Oggi facciamo il Tour delle Lofoten con il grande “Arctic Buss” . Andiamo sulla costa atlantica, selvaggia e poco abitata, quella del Vestfjord dove maggiormente si sono sviluppati i villaggi di pescatori. Ci fermiamo spesso per fotografare scenari affascinanti di monti, mare e ghiaccio.
Ci fermiamo ad Eggum con il suo bel faro ottagonale dal tetto rosso che si intravede sotto il bianco del ghiaccio, è solo una strada che si snoda attraverso una fila di casette colorate di un antico villaggio di pescatori, la percorriamo a piedi, stupiti del silenzio, dell’ordine meticoloso e dell’assenza di segni di vita. Arriviamo poi a Haukland con la sua lunga spiaggia bianca, denominata “caraibi di Norvegia” che noi però possiamo soltanto immaginare, poiché è ricoperta di neve ghiacciata. Poi la spiaggia di Utakleiv altrettanto bella con i suoi lucidi massi neri che spiccano nel bianco.
Proseguiamo su una strada che, lungo la costa, scende verso sud e conduce a Henningsvaer, un caratteristico villaggio situato su tre isolette separate da canali e collegate da due ponti. Prima di arrivare al paese fra una stretta strada ed un corso d’acqua ghiacciata, anche qui troviamo un’estensione di stenditoi in legno, questi orizzontali, dove sta ad essiccare il merluzzo bianco che diventerà stoccafisso a differenza del baccalà, che è sempre merluzzo bianco, che viene invece conservato mediante salagione.
Nel vento freddo di questo soleggiato mattino norvegese, il porto di Henningsvær sembra un acquerello di mare e di case riflesse, il mio sguardo si allunga sulla banchina, la supera e finisce là contro il Vagekallen, monte di 950m. chiamato “re delle Lofoten”. Henningsvær, definita la Venezia delle Lofoten, ha saputo sfruttare la sua bellezza naturale assieme a quella costruita, diventando oggi uno dei luoghi più vivaci e alla moda dell’arcipelago. Cammino lungo le stradine tra bar e case color pastello che, nell’aria assolata ma fredda, si tuffano nel mare e qui, forse, si raccontano la vita segreta dei loro abitanti. Questo villaggio, che si trova a venti chilometri dal capoluogo Svolvær collegato all’isola principale grazie ad un ponte, ancora oggi è il centro più importante della regione per la pesca che, insieme al turismo, è la principale fonte di reddito della zona ma, lungo il molo, i pescherecci di un tempo cominciano ormai a lasciare spazio agli yacht.
Dopo essermi saziata di bellezza con tanti scatti, cerco calore e ristoro in un confortevole locale, il “Cafe Lysstoperi” ma il famoso intingolo al baccalà è ormai finito, quindi mi accontento di un toast al salmone (peraltro molto caro, al cambio € 16,99!!!). Nel viaggio di ritorno, ancora qualche sosta fotografica, poi arriviamo alle nostre confortevoli casette, pronti e sicuri di vedere ancora l’aurora boreale e, infatti, il fenomeno si ripete puntuale, per la nostra gioia. Addirittura riusciamo anche a farci tutti delle foto-tessera con alle spalle la meravigliosa macchia verde!
03/02/18 – Oggi, insieme, abbiamo visitato Svolvaer, la cittadina che ci ha ospitato, con il suo centro, i suoi negozi, il suo supermercato, tutto moderno e funzionale,
tutto così lontano dalla
vita nelle nostre casette, dove noi quattro torniamo per pranzare, utilizzando tutto ciò che è rimasto
dalla cena e per lasciarle
in ordine come le abbiamo trovate.
E’ bellissimo aspettare, nella luce rosa del tramonto artico, con le prime luci che si riflettono sull’acqua, il momento di ricominciare il viaggio di ritorno. Qui però, accade il primo episodio spiacevole del viaggio, che mi lascerà interdetta sulla presunta ospitalità del popolo norvegese. Incantata dalla luce della serata, esco per qualche foto e mi infilo in un vialetto -non recintato- con la macchina fotografica pronta in mano, per catturare da quella che per me era un’ottima posizione, una bella foto.
Scatto, e sento un ticchettio violento sul vetro di una casa alle mie spalle, mi giro e l’inequivocabile gesto di una mano mi fa segno di andare via. A questo punto tirando fuori tutta la mia romanità, saluto con un altro inequivocabile gesto. Poi, mortificata, torno sui miei passi, ma comunque ormai la foto è fatta!!! Lasciamo le casette e raggiungiamo il porto. Lasciamo con dispiacere quest’isola per trascorrere parte della notte sul traghetto per Bodo. Qui, ancora una volta ci sistemiamo alla meglio sui divani e provvediamo a una cena leggera, allietata da qualcosa di dolce trovato ed offerto da Giorgio per un altro compleanno. Improvvisamente un annuncio da parte del Capitano… tutti sul ponte si vede l’aurora! Corsa sulle scalette metalliche ghiacciate, sul ponte il vento ci sferza il viso, ma siamo felici, questa volta la visione è a 180° nel buio del cielo e del mare. Semplicemente fantastico! Non potevamo avere saluto migliore dalle Lofoten. Trascorro poi il tempo della traversata giocando a burraco.
04/02/18 – Alle 2,30 circa arriviamo a Bodo e, sbarcati, ci incamminiamo alla ricerca dell’ostello prenotato, che è molto vicino al porto, ma che insonnoliti, non riusciamo a trovare subito. Mi spalmo sul primo letto disponibile per dormire quattro ore circa e poi proseguire verso l’aeroporto. Qui abbiamo un po’ di tempo e un po’ di Nok (restituiti dalla cassa comune) da eliminare e spendere in biscotti e souvenir. Sorrisi e foto di gruppo suggellano il piacere di questo viaggio. Voliamo per Oslo e poi per Francoforte dove ci divideremo, proseguendo per Roma o Milano. E’ davvero finito un bel viaggio.