La VII legge dell’avventuriero recita: “Destination anywhere east or west I don’t care“. Se sfuma un viaggio, per carenza di iscritti e si prospetta una destinazione finora mancata, cogli l’attimo e vai! L’Islanda, terra giovanissima dal punto di vista geologico, si è formata 17 milioni di anni or sono.
Fu avvistata nel 330 a.C. dal navigatore greco Pitea che, trovandola a sei giorni di viaggio a nord della Gran Bretagna settentrionale, decise di attribuirgli il nome di Ultima Thule. Fu così che il mondo d’allora si accorse di questa terra situata oltre i confini delle mappe esistenti in un “mare congelato in una gelatina vischiosa”.
Celata nel grande oceano settentrionale fu rifugio dai monaci irlandesi, in cerca di solitudine e isolamento, per divenire più tardi terra dei vichinghi.
di Stefania Benetti e Tomaso Emaldi
Ven. 19 – Roma/Milano – Düsseldorf – Reykjavik (baia fumosa)
I partecipanti, provenienti da Roma e Milano, hanno appuntamento a Düsseldorf. Qualche problema alla partenza con il bagaglio di Pierpaolo, fotografo e artista panettiere, la cui voluminosa attrezzatura supera la franchigia prevista. A Düsseldorf, in assemblea plenaria, si elegge Lilia, anglista di Romagna, cassiera del sacro Graal e si espone l’itinerario previsto prima di proseguire per Reykjavik. Arrivati in Islanda, all’una di notte, constatiamo che mancano all’appello quattro delle cinque valigie partite da Milano. Sono oltre una cinquantina i turisti che lamentano l’assenza del bagaglio e per compilare le denunce di smarrimento quando usciamo dall’aeroporto sono le 2,30 del mattino. Approfittando del contrattempo memore della III legge dell’avventuriero – “trasforma ogni difficoltà in opportunità” – cambio gli euro necessari per le prime spese e constato che, nonostante il ritardo – promessa vichinga non fu mai tradita! – il pulmino prenotato ci attende e ci scarica come concordato davanti all’ostello alle tre del mattino.
Sab. 20 – Reykjavik – Blue Lagoon (Grindavik) – Reykjavik
Durante la colazione sopraggiunge l’addetto della Europcar per la consegna del pulmino 4X4 prenotato. Andiamo in forze a ritirarlo, io, Tomaso, Pierpaolo e Sara. Le gomme del pulmino sono parecchio usurate. La discussione conseguentemente si protrae e, mentre l’addetto li ritiene in grado di affrontare e superare il tormentato percorso che ci attende, io insisto per il cambio dei pneumatici o che mi venga almeno rilasciata una liberatoria a salvaguardia di forature e problemi analoghi (!).
Le nostre perplessità sono superate con la sostituzione del pulmino. Optiamo per tre autisti (1 extra driver) e poter così agevolmente distribuire i tempi di guida. Torniamo all’ostello dove, nel frattempo, gli interessati hanno telefonato in aeroporto per sapere che fine hanno fatto i bagagli: “arriveranno con l’aereo del mattino” assicurano dall’aeroporto, speriamo! La tappa odierna è Grindavik, nota come “laguna blu” per un salutare bagno nelle calde acque termali e, dato che il sabato tutte le banche sono chiuse, ripassando per l’aeroporto, dove la banca è sempre aperta, cambiamo in corone islandesi la cassa comune. Il costo d’ingresso alla laguna è come tutti i servizi più che europeo ma stare immersi nelle bollenti acque circondati dai ghiacci, in un paesaggio lunare è rilassante e piacevole.
Quando torniamo all’ostello nessuna traccia dei bagagli per cui nuove telefonate in aeroporto con l’assicurazione che arriveranno senz’altro con l’aereo notturno e che li manderanno direttamente alla Bus Station di Reykjavik dove potremo ritirarli il mattino seguente…
Dom. 21 – Reykjavik – Þingvellir – Geysir – Gullfoss – Hveravellir – Áfangi
La lingua islandese, lingua scandinava vicina al norvegese antico, di cui sono oltremodo orgogliosi i trecentomila titolari, è per noi un astruso scioglilingua specialmente nei lunghi e irripetibili nomi di località ma fortunosamente tutti i nativi parlano perfettamente l’inglese e conoscono mediamente altre due o tre lingue europee lasciando il visitatore nello sconforto solo nelle informazioni riguardanti la toponomastica. La telefonata mattutina al deposito della Bus Station, conferma che i bagagli sono arrivati. Colazione veloce prima di recuperarli quindi carichiamo il pulmino e… si parte. Arriviamo a Þingvellir in prima mattinata e ci inoltriamo lungo la gola Almanngià dove è nettamente evidente la frattura, in lenta e continua espansione, tra la placca europea e quella americana. Il tempo è cupo e nuvoloso ma non piove.
Ci fermiamo per il pranzo a Laugarvatn, “lago delle sorgenti calde”, per poi riprendere alla volta di Geysir dove i suggestivi e numerosi geyser si esibiscono in ritmiche e cronografiche emissioni di getti di vapori e acqua bollente: primeggia tra tutti lo Strokkur. Proseguiamo per Gulfoss soffermandoci davanti all’imponente cascata, la più fotografata d‘Islanda. Qui abbandoniamo l’asfalto e ci inoltriamo nella pista sterrata in un paesaggio desolato e deserto dove spiccano nello sfondo, perenni compagni di viaggio, gli eterni ghiacciai dell’isola. Il tempo cambia repentinamente e quando il vento spazza via le nuvole la giornata da grigia e cupa lascia apparire un cielo terso e azzurrissimo.
All’arrivo a Hveravellir imperdibile passeggiata tra le pozze calde e i soffioni prima di riprendere la marcia per Afangi. All’arrivo sbucano tra gli ospiti del campeggio dell’ostello un quintetto di intrepidi ciclisti di Torino (tre uomini e due donne), che in sella ai loro cavalli d’acciaio stanno facendo un tour di tre settimane giustamente denominato “l’Islanda in tenda e bicicletta”! Li rincontreremo più avanti nei pressi di Askjia, nel cuore dell’isola, duri e puri. “Sono sempre più rari ma esistono ancora gli avventurieri di una volta!”. Stasera la cena viene preparata dagli chef Pierpaolo e Lilia: abbiamo creato nel gruppo quattro team e ogni giorno, a rotazione, una coppia si occuperà della cena. La struttura che ci ospita, persa nel nulla ha camere strette e letti a castello (bunk beds), ma la cucina ampia e pulita è dotata anche di una lavastoviglie. Dopo cena cinque minuti per ammirare il terso cielo stellato e poi tutti a nanna.
Lun. 22 – Áfangi- Vidimyri – Glaumbaer – Siglufjörður (Ólafsfjörður) Akureyri
Ci fermiamo più volte lungo il tragitto ad ammirare il panorama ed è durante un “sali e scendi” che Tommy si attarda a ritirare la mano dalla portiera e si becca una sportellata che gli ammacca malamente due dita: niente di rotto, fortunosamente, ma tanto dolore e visioni di stelle accompagnate da imprecazioni mal trattenute! Giunti a Vidimyri visitiamo la famosa chiesetta con il tetto di torba e le pittoresche case della fattoria Glaumbaer abitate sino alla metà del 1900 ed ora diventate museo testimoniano come e dove si viveva. Proseguiamo lungo la strada che si sviluppa nel fiordo e arriviamo a Hofsos, con la sua bella scogliera di basalti colonnari alti e regolari, dove ci fermiamo, vista la bella giornata di sole, per un tranquillo picnic. Immersi nel paesaggio, riprendiamo il cammino fino a Siglufjörður: le foto si sprecano.
Percorriamo una lunga galleria ad un’unica corsia a senso unico alternato. In una delle piazzole, all’interno del tunnel un grosso camion con rimorchio occupa tutta lo carreggiata e, le macchine che lo seguono bloccano il passaggio. Lungo momento di titubanza e con molta calma ci districhiamo dall’ingorgo e perveniamo faticosamente alla fine del tunnel e alla luce del giorno. Sara, nostro medico di bordo, confessa che non ama le gallerie e che ha faticato a rimanere calma. Arriviamo a Ólafsfjörður e proseguiamo per Akureyri con una sosta al supermercato per rinnovo del vettovagliamento prima di giungere alla splendida guesthouse. La cittadina è graziosa e colorata siamo nel cuore dei fiordi e nel dopo cena, una promenade e una sosta in uno dei pub cittadini, chi davanti a una birra, chi ad una invitante fetta di torta, corona la giornata.
Mar. 23 – Akureyri – Goðafoss – Húsavík (whale watch) – Ytri Tunga – Dettifoss – Lundur
Andandocene da Akureyri, dall’alto del fiordo opposto, fotografiamo la cittadina appena lasciata. Sostiamo a Goðafoss il tempo per ammirare gli arcobaleni che si formano sulla cascata e poi via verso Húsavík a ritirare i biglietti per l’avvistamento delle balene. Il tour parte nel primo pomeriggio, c’è un sole stupendo e sul mare calma piatta. Le balene che avvistiamo sono “pigre, assonnate e poco vivaci”, una sta addirittura a mio parere dormendo alla grossa e si immerge ed emerge senza alcuna partecipazione emotiva. Ci godiamo comunque il panorama, le montagne innevate che si specchiano nel fiordo, il volo delle numerose pulcinelle di mare ed il danzare dei delfini che ci accompagnano nel percorso. Alla fine, prima del rientro, forse a mitigare la delusione, ci viene offerta una tazza di cioccolata calda e un dolcetto.
Sosta alla spiaggia di Ytri Tunga dove si trovano migliaia di fossili frammisti alla sabbia e a Ásbyrgi all’information center per ragguagli su cosa vedere domani. Raggiungiamo Lundur e la nostra scuola-ostello dove trascorreremo la nottata. Siamo sistemati in due aule scolastiche che, provviste di funzionali brandine in sostituzione dei banchi, fungono da camerata. La cucina e le docce sono nei pressi della vicina piscina. Sara e Fabrizio che saranno stasera i nostri chef, devono vedersela con una vociante masnada di attempati turisti francesi: sono 25, viaggiano compatti in un unico pullman ed esigono l’utilizzo esclusivo della cucina e della sala annessa. I nostri cucinieri resistono tetragoni agli assalti e alla fine riescono ad avere la meglio e preparano un’ottima cena. Saputo a che ora aprirà domani la cucina ed appurato che dovremo ancora subire la presenza dei cugini transalpini, decidiamo di “prendere in prestito” l’unico bollitore elettrico portandolo nelle nostre aule-dormitorio dove, domani mattina, appronteremo la colazione senza dover sgomitare con nessuno. Vive la France!
Mer. 24 – Lundur – Canyon Ásbyrgi – Vatnajökull National Park – Canyon Jökulsárgljúfur – Dettifoss e Selfoss – Hverir – Myvatn – Reykjahlid
Partiamo dopo la “colazione in camera” e la restituzione del bollitore. Una fitta coltre di nebbia avvolge il paesaggio lasciando vedere ben poco per cui ci dirigiamo direttamente a Jökulsárgljúfur. Entriamo nel canyon inoltrandoci per i sentieri tra le colonne di basalto di Hljóðaklettar, i crateri di Rauðhólar e i laghetti di Eyjan. Nel primo pomeriggio arriviamo a Dettifoss, la cascata con la maggior portata d’acqua d’Europa. Percorrendo il sentiero a piedi si arriva sopra la cascata godendo la visione dall’alto del fiume che precipita nello stretto canyon. Ci attardiamo con le foto per poi dirigerci verso la zona del lago Myvatn.
Prima di arrivare doverosa sosta alla caldera di Hverir e alle sue pozze fumanti: spettacolo unico per gli occhi e per l’odorato! Stasera dobbiamo andare a caccia di camere dato che non sono riuscita a prenotare nulla dall’Italia. Ricerca vana, per cui alla fine, non resta che il campeggio sul lago di Bijorn. Qualcuno si reca alle vicine terme, io ed altri due facciamo la spesa e compriamo una torta per Pierpaolo di cui ricorre il compleanno. L’idea e quella di preparare una buona cenetta ma, tutto il campeggio gravita nell’angusta stanzetta che funge da cucina e non ci sono pentole e piatti sufficienti né spazio per sederci. Decidiamo di andare a mangiare qualcosa al vicino bistrò. Lunga attesa parlando e bevendo birra e alla fine, arriva l’agognato piatto unico e la torta e nel vocalizzo di “tanti auguri a te” si uniscono simpaticamente gli altri avventori del locale. Nelle tende, imbacuccati e vestiti a cipolla ci stringiamo per scaldarci e passare la notte.
Gio. 25 – Reykjahlid – Myvatn – Krafla – Möðrudalur
Smontate le tende partiamo alla volta di Hverfjall. Dalla cima del cratere si vedono le formazioni laviche di Dimmubprgir e tutto il lago con i suoi piccoli crateri. Proseguendo per Krafla camminiamo lungo il perimetro del cratere centrale Víti con il suo laghetto d’acqua azzurra, e raggiungiamo Leirhnjukur, il campo lavico più grande d’Islanda. Un percorso circolare di circa due ore su passerelle permette di superare le colate laviche superando passi insidiosi e fumarole. All’orizzonte la regina delle montagne islandesi l’Herðubreið, a forma di budino rovesciato e da qualcuno paragonata ad un immenso tendone da circo.
Infine ci dirigiamo a Möðrudalur, nostra meta giornaliera. Dall’Italia non sono riuscita a prenotare nulla per le prossime quattro notti ma, mentre ero a Akureyri il gestore della guesthouse di Fjalladyrd rispondendo ad una mia email di richiesta ha ipotizzato un pacchetto di due notti con escursione al ghiacciaio di Kverkfjöll ed Askja: offerta “tutto compreso”: prendere o lasciare. L’alternativa per stasera è la notte in tenda al campeggio. All’arrivo, contrattiamo il prezzo, discutiamo dato che sforiamo le nostre ipotesi di spesa ma alla fine propendiamo per il si: risparmieremo gasolio, chilometri, e staremo in giro tutta la giornata e sopratutto dormiremo al coperto e al caldo. I cucinieri si mettono all’opera e ci sistemiamo in un cottage nuovissimo dal buon odore di legno.
Ven. 26 – Möðrudalur –Kverkfjöll – Askja –Möðrudalur
Partiamo di buon mattino su due potenti jeep-monstre, con i due autisti che ci faranno anche da ciceroni. La giornata è luminosissima e, per gli islandesi molto calda tanto che quando il termometro segna 28 gradi il nostro autista lo fotografa incredulo. All’arrivo al ghiacciaio Kverkfjoll constatiamo che è pericoloso camminarci sopra vista l’elevata temperatura che sta squagliando. Molte foto prima di fermarci per il pranzo e dirigerci verso Askja. Il più giovane delle nostre guide, Odino (proprio così!), mostra tutta la sua bravura nel difficile e tortuoso percorso.
All’arrivo ad Askja facciamo un bel trek all’interno della caldera: lo splendido lago Oskjuvatn appare davanti a noi ma è l’adiacente laghetto vulcanico che attrae l’attenzione di Sara, Fabrizio e Paola che non resistono alla tentazione di un bagno nelle sue acque termali. La discesa e la risalita, per la ripidità e la scivolosità del terreno, sono alquanto impegnative. Sulla via del ritorno esploriamo il canyon con le enormi formazioni di basalto. Optiamo per tornare alla base un diverso percorso e rincontriamo i ciclisti torinesi che stanno montando le tende alle falde dell’Herðubreið. Saluti e abbracci e poi via verso Moðrudalur. All’arrivo troviamo inaspettatamente che, con un blitz, ci hanno spostato, armi e bagagli, nella casetta accanto: chiedo spiegazioni ma dobbiamo rassegnarci a cucinare nel nuovo cottage fortunosamente i cucinieri di turno, per superare il momento d’impasse, danno il massimo fornendoci un’ottima cena.
Sab. 27 – Möðrudalur – Egilsstadir – Borgarfjörður – Seyðisfjörður
Verso le 8 partiamo da Möðrudalur per poter arrivare a Egilsstadir alle nove. All’information center rifiatiamo dato che con l’aiuto di una graziosa e disponibile islandese riusciamo a prenotare per le prossime due notti. Quindi ci dirigiamo verso Borgarfjörður. Il posto è molto bello, e il paesino sul mare infonde serenità. La giornata si presenta calda e luminosa. Ci dirigiamo all’isoletta di Hafnarhòlmi dove una numerosissima colonia di pulcinelle impazza e possiamo sbizzarrirci a fotografarle, in acqua, in volo, in fase di decollo e atterraggio, in ingresso e in uscita dai loro nidi scavati direttamente nella terra della collina.
Attaccati alla parete rocciosa non mancano anche i nidi di gabbiano dai quali occhieggiano i piccoli. Pranzo e partenza per il grazioso e accogliente ostello di Seyðisfjörður. La strada che accede e il paesino sono da cartolina e la gente sorridente e gentile. Vogliamo approfittare del tempo che manca al tramonto e effettuare un escursione a Mjóifjörður nel fiordo seguente. Confusi dalla carenza di indicazioni stradali manchiamo purtroppo il fiordo programmato e torniamo alla base dopo una galoppata tra fattorie e verdi distese giusto per la cena. La nebbia sta scendendo e il paese sembra sospeso a mezz’aria.
Dom. 28 – Seyðisfjörður – Mjóifjörður – Egilstadir- Djúpivogur – Hofn – Gerði
Si riparte per un’altra giornata di trasferimento. Oggi imbocchiamo subito la strada per Mjóifjörður: percorriamo una strada che costeggia laghi pieni di iceberg, ghiacciai lagune, pecore, cascate a non finire e poi in fondo alla valle il piccolo centro abitato di 40 persone. Riprendiamo la statale 1 e la seguiamo diretti a Gerði imboccando nell’ultimo tratto la statale che ci fa risparmiare sessanta chilometri. Il tempo, mano a mano che ci avviciniamo alla costa, muta rapidamente, si fa nuvoloso e la temperatura scende. Percorriamo l’ultimo tratto di strada immersi in un mare di nuvole e all’improvviso, con l’alzarsi del vento, vediamo comparire il fiordo. Sosta con pranzo nel piccolo porticciolo di Djúpivogur e arrivo a Hofn dove il freddo si fa pungente. Stanotte siamo sistemati più che dignitosamente in spaziose camere a due a due e la grande e polifunzionale cucina viene condivisa con una vociante comitiva di spagnoli.
Lun. 29 – Gerði – Jokulsarlon –Svinafell – Svinafellsjökull– Hof
Alzatici con calma, lasciamo all’altro gruppo la priorità della cucina e verso le 9 partiamo per Jokulsarlon. Trascorriamo l’intera mattinata sulla spiaggia del ghiacciaio vagando sulla nera sabbia e osservando dall’alto la laguna ricolma di iceberg galleggianti che vanno mano a mano staccandosi dal ghiacciaio. Qualche foca nuota pigramente nelle gelide acque. Facciamo l’escursione con un mezzo anfibio mentre il mutare della luce crea sorprendenti effetti cromatici. Alcuni rimangono per la ramponata sul ghiacciaio mentre altri partono alla scoperta del vicino Svinafellsjökull.
A tratti il cielo si apre permettendoci di immortalare il cangiante paesaggio. Stanchi ma felici recuperiamo i ramponisti, rientrati nel frattempo, e andiamo al grazioso ostello di Hof, nell’omonimo piccolo villaggio che vanta un’immancabile chiesetta con tetto di torba: sembra la dimora di un hobbit. Serata allegra in compagnia di una coppia di italiani a zonzo per l’Islanda in un viaggio in solitaria e “fai da te”.
Mar. 30 – Hof – Skaftafells – Skaftafellsjökull – Skeiðarájökull – Skeiðarársandur – Kirkjubaejarklaustur – Hvoll
Stamane siamo diretti al parco di Skaftafell. Una leggerissima pioggerellina che fortunosamente svanisce nel giro di un quarto segna l’inizio del trekking. Sosta alla cascata Svartifoss, e proseguimento per il sentiero che ci porta sopra un lato del ghiacciaio. La luce del sole rende tutto più bello e godibile. Dopo pranzo proseguiamo tenendo alla nostra sinistra l’immensa zona dei Skeiðarársandur ed a destra lo Skeiðarájökull. A Kirkjubaejarklaustur ci informiamo sulle condizioni della strada che porta a Lakangikar. Vedendo il nostro mezzo ci sconsigliano di effettuare la visita e ci danno indicazioni per usufruire di un pullman di linea che effettua il giro e parte ogni mattina alle 7,30.
Un’alternativa consigliataci sarebbe la meno impegnativa escursione al canyon di Eldgjà. Decideremo sul da farsi stasera a cena intanto ci godiamo nella foresteria un filmetto sull’eruzione del Laki la cui enorme colata lavica ha segnato tutta al valle e alla fine della visione il gruppetto degli intrepidi si lancia in un breve trekking alla scoperta delle colonne di basalto e della vicina cascata. Io Tomaso e Pierpaolo ne approfittiamo per fare un po’ di spesa e gustarci una cioccolata calda in un grazioso localino. La gestrice dell’ostello di Hof ci ha rimediato una sistemazione a Hvoll in un enorme e affollatissimo ostellone. Ci accaparriamo una delle cucine dove diamo libero sfogo alla nostra fantasia.
Mer. 31 – Hvoll – Kirkjubaejarklaustur – Skaftartunga – Eldgjá – Vik – Gördüm –Dyrholaey – Kirkjubaejarklaustur – Hörgsland
Ieri sera, valutati i pro e i contro, abbiamo deciso di effettuare l’escursione con il pullman di linea, ma quando arriviamo all’appuntamento i dubbi riaffiorano e dato che Sara è stata “consigliata” da una guida del posto, di saltare il Laki ritenuto “poco interessante” si decide per un “fai da te” a Eldgjá. Il cielo si sta aprendo e un generoso sole accompagna la nostra sofferta decisione mentre il vento, freddo, non accenna a calare. I paesaggi sono molto belli ma la strada è sconnessa e inframmezzata da numerosi guadi si rivela alquanto impegnativa. Arrivati alla meta non può mancare la passeggiata fino alla stupenda cascata. Giungono rombando tre sidecar. Sono cinque belgi, tre uomini e due donne, stanno girando l’Islanda ed è un vero mistero come abbiano fatto a passare il guado.
Ripartiamo mentre il cielo si sta riannuvolando. Ci dirigiamo a Vik e alla sua spiaggia di sabbia nera, poi verso Dyrholaey. È bellissimo, vorremmo starci a lungo ma quando arriviamo in cima al faro la pioggia assume aspetti torrenziali: dobbiamo ritenerci fortunati in quanto in tutto il viaggio è il primo vero fortunale. Torniamo a Vik ma all’ostello non risulta alcuna prenotazione. Mostro la copia della prenotazione e scopro che, maledetti nomi islandesi, c’è qualche lettera sibilante in meno nell’indirizzo e la nostra destinazione è a settanta chilometri ad est vicino a Kirkjubaejarklaustur. Dato che non ho effettuato la disdetta in tempo utile e l’addebito sarà comunque effettuato se non ci presentiamo, non resta che ripartire e in un’ora siamo a Hörgsland. Il posto è bello, siamo in due enormi cottage dove ci sistemiamo quattro più quattro e di fronte ad un piatto di fusilli tutti i contrattempi e gli affanni sono dimenticati.
Gio. 1 – Hörgsland – Fjallabak – Landamannalaugar – Afangagil
Abbiamo deciso di arrivare a Landamannalaugar utilizzando la statale 1, e di inoltrarci poi per la 268 e quindi la n 26 ed evitando il più possibile percorsi dissestati e i suoi temibili guadi. Alla prima sosta benzina constato che ho dimenticato, a terra prima di salire, lo zaino con macchina fotografica, soldi e chiavi di casa, una vera disdetta! Ripercorro mentalmente il percorso e penso di averlo abbandonato vicino alla cottage mentre caricavamo i bagagli. Con il cuore in gola torniamo e lo trovo là dove lo avevo abbandonato.
Meno male! La giornata si mette decisamente sul bello, il sole splende e fa caldo. Percorriamo la strada 26 fino a Hrauneyjar ed il suo lago, le cui acque alimentano l’importante centrale elettrica, poi imbocchiamo la F208 attraversando il Fjallabak Nature Reserve ed infine arriviamo a Landmannalaugar. Ci diamo appuntamento lasciando che ciascuno con il proprio passo proceda all’attacco della montagna. La morfologia e colori delle montagne sono tra i più vari in assoluto, è una località molto bella e giustamente molto frequentata. Oltre al rifugio e i bagni non c’è nulla, solo una distesa infinita di tende.
Gli irriducibili finiscono in bellezza con un bel bagno nella piscina termale. Alle 20,30 ripartiamo alla volta del rifugio. Il posto è stupendo ed il sole basso ci permette di ammirare il paesaggio multicolore. Un paio di guadi profondi ci fa trattenere il fiato ma, grazie alla poca acqua ne usciamo indenni. Il rifugio di Afangagil, dove stasera siamo prenotati era indicato, nelle relazioni precedenti, a tre chilometri dalla F208. Noi imbocchiamo la direzione seguendo le indicazioni di un cartello che non specifica se si tratta del rifugio. Dopo un quarto d’ora di nulla assoluto chiamo al telefono il gestore. Cade più volte la linea ma alla fine ci conferma che siamo sulla strada giusta, dobbiamo proseguire per altri otto chilometri.
In lontananza una macchina ci viene incontro: è il nostro ospite che è venuto a recuperarci. Arriviamo ad una minuscola casetta di legno, senza elettricità, con stufetta e fornelli alimentati da una bombola a gas. I letti sono situati su due piani contigui che formano un grande lettone: che intimità! Sara e Fabrizio i cui turni di cucina hanno sempre coinciso con le situazioni più difficili (assalto dei francesi e condivisione con gli spagnoli), finiscono in bellezza preparando una cena al lume di candela mentre le pecore brucano curiose occhieggiando dalla finestra.
Ven. 2 – Afangagil -Reykjavik – Consegna Auto
Con comodo facciamo colazione e prepariamo i bagagli. Partiamo alle 9 e, dopo qualche fermata, arriviamo a Reykiavik verso le 11. Scarichiamo i bagagli all’ostello, ci diamo appuntamento per stasera o comunque ci manderemo degli sms riguardanti il da farsi. Io Tomaso e Pierpaolo andiamo a riconsegnare l’auto: tutto a posto. Ci facciamo accompagnare all’ostello dove con un sms gli altri mi informano che sono andati sull’isoletta di Viðey. Noi decidiamo di goderci Reykiavik e il suo bel centro lungo la centralissima Laugavegur. Spuntino, birretta e poi ancora a zonzo. Ci ritroviamo infine tutti insieme a preparare l’ultima cena con quello che è rimasto della cassa viveri e cucinando decideremo come trascorrere la giornata di domani. Con quello che è rimasto approntiamo la cena con la maggiore varietà di portate: una vera goduria! Serata a spendere gli ultimi spiccioli in un bel localino per un’ultima birra.
Sab. 3 – Reykjavik – visita città – aeroporto Keflavik
Alla spicciolata ci disperdiamo per la città. Tomaso ed io, in compagnia di Lilia, la nostra bravissima cassiera e Pierpaolo, primo driver, ci mettiamo a gironzolare: prima meta il mercatino delle pulci, poi il bel centro Arpa, la parte storica, il Museo Nazionale ed il Palazzo del Parlamento. Il cielo che stamattina era splendente si va annuvolando ed un vento gelido inizia a soffiare impetuoso. Ci rifugiamo nei vari negozietti e per cena in un localino niente male, altra birretta ed infine alle 20 torniamo all’ostello. Ho prenotato il transfer per l’aeroporto e passeranno a prenderci alle 21.00. Arrivano anche gli altri e alle 21.00 si parte. Check-in e a mezzanotte imbarco.
Dom. 4 – Tegel Berlino – Milano/Roma
Si arriva a Berlino alle sette del mattino e c’è chi sceglie di fare un salto in città. Arrivo a Roma in perfetto orario: siamo passati dai 10 gradi di Reykjavik ai 33 di Roma! Comunque gran bei posti, ottima compagnia, complessivamente un viaggio stupendo. Alla prossima!