Questo in Israele è stato il mio primo viaggio all’estero e, senza neanche averlo scelto, quello che in seguito ha fatto nascere in me più che il desiderio, il “bisogno” di spostarmi in altri luoghi.
Questa scoperta la devo a un caso fortunatissimo. Dopo un oscuro periodo (separazione, mancanza di lavoro, esaurimento psico-fisico) finalmente le cose cambiano, vinco un concorso, mi rassereno, sono libera perché ho i figli in una colonia estiva e vado a fare visita ad un mio ex datore di lavoro, del periodo prematrimoniale (che evidentemente aveva di me un buon ricordo) il quale mi offre il suo biglietto aereo omaggio per il volo inaugurale Roma – Melbourne con scalo a Tel Aviv, in quanto per lui era impossibile partire nella data prevista. Ha anche dovuto insistere molto perché io trentenne, mai viaggiato sola, nessuna conoscenza della lingua, senza soldi, ero molto perplessa e spaventata.
Sono partita la settimana dopo e da allora non ho più smesso di farlo, appena possibile. Nessun motivo religioso o culturale quindi mi ha spinto, ma solo desiderio di evasione e di crescita.
Questa terra per~ non poteva essere più adatta.
di Anna Maria Cartocci
6/7/1976 – Dopo l’emozionante esperienza del primo volo, fortunatamente svoltosi senza che fosse dirottato dai terroristi (come purtroppo si era verificato il 27/6/1976) arrivo a Tel Aviv.
Cerco subito un’agenzia, trovo la Egged Tours, dove mi organizzano per il giorno successivo, un tour di otto giorni che mi porterà nei principali luoghi d’ interesse di Israele. Approfitto del pomeriggio libero per curiosare fra le assolate strade di Tel Aviv, con le case bianchissime e l’asfalto tremolante, la cui evanescenza confermerà la mia convinzione di vivere un sogno. Raggiungo poi il mio albergo, una specie di grattacielo in riva al mare, dove dopo una piccantissima cena, cercherò di dormire.
7/7/1976 – Inizia il lungo tour in pullman. Il programma promette che ”vivrò l’emozione di un viaggio culturale che unisce archeologia, storia e natura, alternando affascinanti ambienti storici a gradevoli passeggiate al fresco delle oasi e nelle gole profonde dei Canyon nel deserto” (Lo spero, ma per ora siamo sui 40°).
Dopo alcune ore raggiungiamo Kfar- Giladi, in alta Galilea che dicono, essere la più antica pensione-Kibbutz. E’ molto confortevole e sarà il punto di partenza ideale per il nostro giro.
Sono dispiaciuta perché non potrò documentare il viaggio con foto decenti: ho solo una specie macchina di plastica a fuoco fisso, prestata da un’amica: è tutta un’avventura!
8/07/1976 – Nella zona settentrionale di Israele ci sono due regioni interessanti, anche dal punto di vista geografico, il nord Galilea e il Golan.
Una delle escursioni, è stata al fiume Banyas e al lago di Galilea, una zona ricca di fascino, con una natura molto varia, vi si alternano vallate e zone intensamente coltivate, verdeggianti e ricche di acqua (proveniente dal fiume Giordano che qui separa Israele dalla Siria), inoltre vi sono importanti aree archeologiche, dove i resti di antiche civiltà si alternano a quelli più recenti delle crociate, poi riserve naturali e parchi nazionali.
Arrivati al lago di Tiberiade, in battello abbiamo visitato il sito di Bet She’an con un interessante teatro romano e resti del periodo bizantino (bellissimo il colonnato della strada bizantina) più a nord un altro sito con antiche terme e una Sinagoga con preziosi mosaici; nei dintorni altre testimonianze di vari popoli che si sono succeduti in questi luoghi.
Poi siamo entrati nella riserva naturale dell’Hermon, luogo molto spettacolare e ombreggiato da una vegetazione folta e rigogliosa, i ruscelli con acque limpide e trasparenti vi scorrevano tranquilli e i rami delle piante vi s’immergevano creando un’ampia varietà di colori. Il viaggio in battello per fortuna è stato breve, perché il caldo era insopportabile perché il lago si trova in una depressione di 210 m. sotto il livello del mare.
9/7/1976 – Abbiamo raggiunto Megiddo, stupenda con i suoi imponenti bastioni, i templi, le abitazioni e un sistema di distribuzione dell’acqua che l’ha resa una delle più grandi città del Vicino Oriente, fu anche capitale della regione durante il regno di Re Salomone. Abbiamo ammirato il Monte Tabor sulla cui cima sorge la Chiesa della trasfigurazione con i suoi splendidi mosaici.
Poi ci spostiamo a Nazareth con le sue belle chiese costruite per raccontare le storie di Gesù, tra le quali la Mensa Christi che si trova nel vecchio quartiere residenzial, la Sinagoga e la Chiesa greco cattolica, che si trovano all’interno di un mercato, San Gabriele con la sorgente che alimenta un pozzo, infine la Basilica dell’Annunciazione. Un giro per le strade di Nazareth mette in luce tutti i periodi storici della città, poiché ognuno ha lasciato un suo simbolo e sono quasi tutti concentrati nella città vecchia, che ha l’affascinante stile architettonico mediorientale.
Passeggiare nell’intrico di stradine che s’insinua tra gli edifici pittoreschi, è un’esperienza sorprendente ed è stato bello viverla con passo lento, per percepirne tutta la bellezza.
Visitiamo anche Cana, alla periferia di Nazareth, dove Gesù compì il suo primo miracolo e dove si trovano la chiesa delle nozze e la chiesa di Nanthanaele.
10/07/1976 – Proseguiamo sino a Tel Be’er Sheva, un sito archeologico situato nel sud di Israele.
Si crede che questi siano i resti della città biblica di Be’er Sheva.
Poi arriviamo alle rovine di Avdat che si alzano contro la selvaggia solitudine intorno. Questo era un punto di sosta per le carovane che, sotto il dominio di Roma, crebbe da caravanserraglio a città e quando i Bizantini vi portarono il cristianesimo, i templi nabatei divennero chiese.
Dalla chiesa, una panoramica spettacolare aperta sul deserto, lascia vedere il battistero a forma di croce. Più avanti, un torchio per l’uva ci rivela le antiche abilità agricole capaci anche di sfidare il deserto.
Mi colpisce una dimora bizantina ricostruita, con una croce ancora incisa sul soffitto, segno che un tempo vi sorgevano delle case cristiane. Fra bellezza naturale e fascino di 2.000 anni di storia, canyon e formazioni rocciose, arriviamo alle Colonne di Amra (padre di Mosè) colonne naturali di arenaria scolpite dallo sferzante vento del deserto. Raggiungiamo poi il Cratere di Salomone.
È questa la mia prima esperienza nel deserto, in questo cratere gigantesco, con rocce rosse e imponenti immerse in un paesaggio incredibile di pace e silenzio. Proseguo un po’ lungo i percorsi indicati, ma poi coraggiosamente intraprendo un’escursione a piedi per sentirmi piccolissima dentro un ambiente naturale impressionante e potente nella sua grandezza.
Rinuncio presto però, per l’insopportabile calore! Le guide infatti consigliano di visitarlo al tramonto, ma credo sia imperdibile a tutte le ore del giorno. All’ingresso del Canyon di Salomone, si profila la Roccaforte, una grande roccia che nei secoli, fu di vitale importanza per la difesa di Eilat dalle invasioni.
Si tratta di spettacolari vette di pietra colorata alle quali l’erosione ha creato forme bizzarre e bellissime; in alcuni punti gli stretti i canyon hanno pareti che s’innalzano verticalmente per centinaia di metri, mentre la distanza fra loro è solo di un paio. Proseguiamo lungo il sentiero che sale fra le montagne, serpeggiando e svoltando lungo il corso del canyon, sull’antica pista che percorrevano i commercianti di spezie e i pellegrini diretti alla Mecca. Le rocce in questa zona, nelle epoche anteriori allo sviluppo della vita sul pianeta, formavano l’antico mare di Tethys, una distesa d’acqua che occupava l’odierno Israele.
Nel pomeriggio osserviamo i numerosi delfini liberi nella piccola baia del Dolphin Reef, poi visitiamo l’ineguagliabile Osservatorio Sottomarino di Eilat che ha fama internazionale per le sue splendide tartarughe giganti. L’Osservatorio si trova a 6 metri sotto il livello del mare e vi scendo coraggiosamente (superando la mia claustrofobia) con un impressionante ascensore subacqueo dalle finestre panoramiche, che mi consentono di ammirare i coralli ed i coloratissimi pesci del Mar Rosso.
11/07/1976 – Finalmente arriviamo a Gerusalemme, Yerushalheim in ebraico e in arabo Al-Quds. Oggi è la capitale dello Stato d’Israele, ed è davvero il mitico luogo mistico, che nella sua unicità rappresenta l’universo nell’universo.
È dalle alture attorno alle antiche mura che Gerusalemme all’inizio del secolo scorso, ha iniziato la sua espansione (dall’occupazione turco-ottomana ai primi insediamenti di ebrei provenienti da tutti i paesi e continenti).
Sacra-santa-benedetta per i credenti ed i fedeli delle tre religioni monoteiste che nella città vecchia, luogo di incrocio di esseri umani di ogni latitudine, lingua, etnia, religione, convivono pur ignorandosi apertamente.
Stanno assieme sopra la spianata, dove sorgeva l’ultimo tempio e dove oggi sorge la cupola d’oro di Omar e la moschea al-Aqsa, più avanti dopo il vicolo definito Via Dolorosa e nella parte araba di Gerusalemme che porta al sepolcro di Cristo, circondato da chiese di tutte le confessioni cristiane.
Saliamo al Monte degli Ulivi, dal quale si gode un bel panorama della città, proseguiamo con la discesa a Getsemani, l’Orto degli Ulivi. Qui nove ulivi millenari, silenziosi testimoni della passione di Gesù, creano l’atmosfera spirituale. La visita prosegue a piedi nella città Vecchia, con la Chiesa del Santo Sepolcro, il quartiere Ebraico, situato dove sorgeva la città Alta di Gerusalemme durante il periodo di Erode e dove si trovano i resti dell’antico Cardo Massimo che attraversava tutta Gerusalemme.
Proseguiamo con una sosta al Muro Occidentale o Muro del Pianto, dove alcuni di noi inseriscono fra le grosse pietre dei bigliettini con le preghiere. La tradizione ebraica lo considera l’ultimo residuo del Primo Tempio, dove era custodita l’Arca del Patto. La tradizione vuole che sia iniziata da qui la creazione del mondo.
Saliamo alla Spianata del Tempio, dove si trovano le Moschee di Omar e di Al Aqsa, la storia identifica questo luogo come quello indicato da Dio ad Abramo (Monte Moria) per il sacrificio del figlio Isacco e da cui il Profeta Mohammad (Maometto) partì per il suo viaggio celeste.
Nel pomeriggio doverosa visita al complesso dell’Yad Vashem, il memoriale alle vittime dell’Olocausto, con testimonianze, video e foto, ma anche documenti sulla dittatura nazista, nei dodici anni di persecuzioni.
Proseguimento e visita al Museo d’Israele; la cupola bianca del giardino accoglie il Santuario del Libro ove sono conservati e custoditi i Rotoli (manoscritti) detti del Mar Morto, rinvenuti nei pressi.
L’importanza di Gerusalemme naturalmente riguarda anche il cristianesimo, poiché Gesù Cristo visse e morì tra le sue mura. Il solo quartiere cristiano ospita oltre quaranta edifici religiosi.
Uno dei più importanti simboli del cristianesimo è la Via Dolorosa, secondo la tradizione l’ultimo sentiero percorso da Gesù, dal tribunale fino alla collina del Golgota, dove fu crocefisso e sepolto.
Qui molti pellegrini ripercorrono i suoi passi lungo una strada che ha inizio nel quartiere musulmano, al Ponte dei Leoni, e tocca le 14 stazioni della croce fino alla Chiesa del Santo Sepolcro in cui sono custodite alcune tra le più importanti reliquie cristiane.
Questo percorso però, mi è sembrato più un mercato che un luogo di raccoglimento cosparso com’è, lungo la stretta gradinata, di tappeti pieni di mercanzia di ogni genere e disturbato dal gran vociare di venditori e acquirenti. A sudest della città si trova il monte Sion dove secondo la tradizione cristiana venne costruita, nel luogo dove Maria trascorse la sua ultima notte, l’Abbazia della Dormizione che risale ad un centinaio di anni fa. Accanto all’Abbazia c’è anche la Stanza dell’Ultima Cena di Gesù Cristo.
Facciamo poi un’interessante visita alla sinagoga che custodisce le vetrate di Chagall. Famose in tutto il mondo, queste magnifiche vetrate policrome, della misura di metri 4 per 3, sono state realizzate dal grande artista ebreo Marc Chagall, tra il 1960 e il 1961, ed installate nella sinagoga del centro medico universitario Hadassah .
Ogni vetrata, dominata da un colore diverso, rappresenta il caratteristico e fantastico mondo di Chagall, che tra realtà e immaginazione, sa esprimere il suo profondo senso d’identificazione con la storia e la cultura del popolo ebraico inserendo, tra simboli e fantasiose figure di fiori e animali, i dodici figli di Giacobbe e le dodici tribù di Israele.
12/7/1976 – Arriviamo a Betlemme in ebraico Beit Lehem significa la “casa del pane” e ciò testimonia la fertilità del suolo in cui la città è sorta.
Si trova in Cisgiordania ed è famosa soprattutto perché i Vangeli e la tradizione cristiana la indicano come luogo di nascita di Gesù Cristo. Per questo nella famosa piazza della mangiatoia, sorge la Basilica della Natività uno dei più significativi monumenti di Betlemme.
È una chiesa dalla struttura semplice, la cripta è la Grotta dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù; al piano inferiore della chiesa, in corrispondenza con l’altare, c’è una stella d’argento collocata su una lastra di marmo che ci indica il luogo esatto.
Altro luogo di culto cristiano è la tomba di Rachele, ora trasformato in luogo di preghiera per i mussulmani.
13/07/1976 – Proseguiamo, prima di raggiungere il Mar Morto, verso i Monti della Giudea fino a Masada, sul luogo che fu teatro di uno dei più importanti eventi della storia ebraica. L’antico palazzo fortificato di Masada sorge arroccato su un altopiano ed è stato il noto rifugio degli Zeloti che, nel 73 d.C., si suicidarono in massa dopo aver opposto una strenua resistenza all’assedio dei Romani.
L’altopiano su cui sorge Masada, immerso nella depressione del Mar Morto, offre uno scenario naturale raro, forse unico: la sua posizione sotto il livello del mare, anche se in rilievo rispetto al territorio immediatamente circostante offre paesaggi affascinanti difficilmente descrivibili.
Una funivia ci ha condotto sulla cima, la veduta da lassù è fantastica, ma il sole è accecante e la spianata priva di alberi; qui l’ombra si trova solo in pochissimi posti, ma abbiamo comunque visitiamo tutto il sito, esplorato la splendida fortezza costruita dal Re Erode, ammirato gli interessanti resti dei palazzi, i mosaici del pavimento, le Terme Romane e altri importanti reperti.
Masada oltre ad ospitare la sinagoga più antica d’Israele, ha anche una grande cisterna, e delle mura che la circondano completamente. Attraverso i meravigliosi scenari del deserto della Giudea, proseguiamo verso il Mar Morto. Sul litorale, si affaccia una caverna al cui interno si trova un pilastro cavo; è una colonna chiamata moglie di Lot, sarebbe quel che resta della sfortunata donna trasformata in una statua di sale mentre fuggiva da Sodoma e Gomorra.
Lungo le rive del Mar Morto, un sorprendente nastro azzurro in mezzo ai deserti, ammiriamo le sue fantastiche e rilassanti acque, sature di sali minerali che, a causa dell’intensa evaporazione, formano una bianca corona di deposito di sale. Fin dall’antichità, egizi e romani conoscevano le proprietà terapeutiche delle acque salmastre del Mar Morto ed anche per me il bagno è stato un’esperienza irripetibile: oscillavo come un tappo di sughero mentre, senza nuotare, riuscivo a mantenermi a galla.
Poi arriviamo all’insediamento che si trova nei pressi dello storico Kibbutz di Revivim dove è vissuto ed è sepolto Ben Gurion, che è stato il primo presidente del moderno Israele quello che ha proclamato l’indipendenza conquistata nel 1948.
Anche i luoghi più impervi con il lavoro duro dei pionieri sono diventati verdi, produttivi e redditizi, quasi tutte le piantagioni di agrumi della fascia mediterranea da Jaffa a Sderoth vengono trasferite nei Kibbutz agricoli del deserto: lì sotto c’e acqua salmastra che viene pompata, dissalata ed impiegata per l’irrigazione a goccia (brevetto esclusivo degli agricoltori ebrei).
Israele è oggi l’unico paese dell’area mediorientale dove il deserto invece di avanzare in maniera preoccupante, arretra. Tutto questo mi ha fatto riflettere sul potere della volontà e della tenacia per superare le situazioni estreme.
14/7/1976 – Rientriamo dal tour a Tel Aviv. La storia di questa città inizia da Jaffa (Yafo) antica di 3000 anni, situata a sudovest.
Rinfrancata dopo aver ormai trascorso diversi giorni in questa terra, mi avventuro nell’attuale città vecchia che risale al periodo ottomano con le sue case di pietra e gli stretti vicoli che oggi ospitano il pittoresco quartiere degli artisti e, il centro turistico nella vecchia corte, il Summit Garden con ristoranti, gallerie, negozi dall’atmosfera unica e passeggio lungo le mura della città vecchia, lungo il mare e al porto di pesca.
Tel Aviv è un gigantesco centro storico che è un insieme di Parigi, Vienna, Berlino, Praga e Budapest dove, in alcune strade laterali, anche vecchie e sconnesse, sopravvivono le lanterne a gas di fine anni ‘30, oggi alimentate a corrente elettrica.
Sul lungomare verso Haifa, a nord della città, a Cesarea e in tutti gli altri meravigliosi siti archeologici visitati lungo la costa, ho sempre sentito vicino a questo mare perché è lo stesso che bagna le nostre spiagge: il Mediterraneo.
38 anni fa, Israele mi ha stupito per la scoperta di angoli remoti e suggestivi, per i suoni ed i colori della sua natura, e per il carattere dei suoi abitanti. Malgrado l’atmosfera tesa, ho creduto che presto si sarebbe trovato un modo di far convivere pacificamente e con uguali diritti, i due popoli che la occupano.
Ne avevo apprezzata la forza di volontà, non certo l’arroganza: infatti, oggi c’è ancora bisogno di costruire in questa regione due Stati che dovranno, per forza di cose, innanzitutto tollerarsi.
Metà dell’opera è già compiuta perché lo Stato d’Israele esiste, sarebbe quindi sufficiente volere che a fianco ad esso si formasse lo Stato Indipendente dei Palestinesi.