Questo tipo di turista è assolutamente
negato per le lingue. Afferma senza
vergogna di non conoscere l’inglese né
il francese ed è sempre alla ricerca
di qualcuno che possa tradurre per lui.
di Giuseppe Bacci
Abbiamo spesso incontrato, o peggio avuto nel gruppo che accompagnavamo, questo tipo di turista: è assolutamente negato per le lingue, lo afferma senza vergogna, non conosce né inglese né francese, e quindi è sempre alla ricerca di un interprete per qualsiasi cosa.
Ora, ognuno può non conoscere le lingue e viaggiare, ma questo tipo è capace in Spagna di chiederti di chiamare il cameriere per avere l’acqua, quando tu gli hai già spiegato più volte che: a) parlando in italiano ad uno spagnolo in genere capisce il 90% di quello che si dice, e viceversa; b) se ci si impunta su qualche termine basta dire dei sinonimi per imbroccare una parola comprensibile; c) che in Spagna i camerieri parlano di più con italiani che con spagnoli; d) che il gesto di far vedere la bottiglia dell’acqua vuota viene compreso anche da un cameriere cinese sordomuto.
Non c’è niente da fare, lui prosegue per tutto il viaggio a chiedere al malcapitato di turno: “Scusa, sai, ma non conosco le lingue, mi aiuti a…”. Salvo poi l’ultimo giorno, quando ormai il gruppo affiatato fa allegra baldoria e qualcuno propone di fare il gioco dei mimi, scoprire che lui è un mimo nato, capace di far indovinare a chiunque in 5 secondi parole come estroso o reostato, figurarsi rullino fotografico, pane o taxi.
A proposito di incomprensioni linguistiche, mi viene in mente un episodio capitatomi quando, ancora giovane, andai con mia moglie per la prima volta all’estero. Scappati dalle piovose Dolomiti siamo arrivati a Zagabria di sera ed abbiamo cercato un ristorante.
In difficoltà con la lingua (ma soprattutto intimiditi da tale difficoltà) abbiamo vagato a lungo prima di vedere qualcosa che sembrasse un ristorante. Entrati e messici a sedere i camerieri ci hanno ignorato a lungo prima di scoprire che il ristorante (statale) non serviva più pasti a quell’ora (le 21.00).
Non avevamo ancora il nostro camper e quindi siamo andati a dormire dopo una cena a base di biscotti. La mattina dopo, per non trovarci più nella stessa situazione, abbiamo deciso di fare qualche scorta e quindi entrati in un supermercato, piuttosto desolato rispetto ai nostri, abbiamo trovato finalmente una scatoletta con sopra la figura dei pomodori ed un’altra con una mucca.
Abbiamo così proseguito il viaggio ormai tranquilli di avere carne in scatola e sugo. Ma a mezzogiorno, piazzati in un campeggio, abbiamo incautamente cucinato la pasta senza aprire prima la scatola “di sugo” e quindi al momento di condire abbiamo scoperto che conteneva conserva (un chilo!).
Perseverando nel nostro errore abbiamo mangiato gli spaghetti conditi con l’olio per poi naturalmente scoprire che la scatola da mezzo chilo con la figura della mucca era ragù…
Morale: tenere sempre dei viveri di emergenza, anticipare i pasti (all’estero si mangia presto, tranne che nei paesi mediterranei), chiedere sempre conferma sull’uso degli articoli acquistati.