Ciò che colpisce un visitatore in Iran,
sono i molti contrasti fra l’antico e il
moderno. È un paese di artigiani esperti
che seguono ancora tecniche millenarie;
un paese di fervore e fanatismo religioso;
un paese dai deserti aridi e sconsolati,
dai dolci tramonti sull’altopiano montuoso
e nei giardini segreti dove l’acqua canta
in fontane preziose; un paese che si
affaccia alla civiltà del nostro secolo,
dove s’incontrano veloci autocarri col
prezioso oro nero o lente carovane di
cammelli… È una terra sempre nuova ma nella fedeltà al suo passato. E il futuro?
di Anna Maria Cartocci
Il 6/11/2003 partiamo in gruppo ma da varie città, in molte siamo donne, e già in aereo (Iran Air) dobbiamo cominciare ad usare gli odiati chador, che ci accompagneranno per tutto il viaggio.
Atterriamo a Teheran dove trascorreremo la notte si fa per dire- all’Hotel Kowsar.
7/11/2003 Alle 4,30 del mattino siamo già a far colazione ed alle 6 ai voli interni dell’aeroporto, per raggiungere Tabriz nostra prima meta.
Qui visitiamo il Museo Civico (30.000R) con interessanti reperti; poi la Moschea Blu (20.000R) che essendo in restauro, è purtroppo deturpata da ponteggi come molti altri luoghi che visiteremo.
La bella facciata esterna mostra ampie fessurazioni sullo smalto blu delle piastrelle, e un “direttore dei lavori” ci fornisce informazioni sul progetto di recupero; visitiamo poi quel che resta della Cittadella, ma anche qui è tutto un cantiere.
Per il pranzo essendo in pieno ramadam, e anche venerdì, dobbiamo accontentarci dei dolcetti di una panetteria. Nel pomeriggio visitiamo l’antico mercato coperto con l’interessante struttura a volte e cupole, oggi deserto, il vicino e più recente bazar, invece, era ricco di curiosità.
8/11/2003 Cominciamo il nostro tour in pullman e ho già mal di testa! Raggiungiamo Jolfa, vicina alla frontiera ex sovietica e finalmente partiamo verso nord.
Il territorio rapidamente cambia, movimentandosi e mostrando talvolta resti di antichi caravanserraglio.
Raggiungiamo la Chiesa di Santo Stefano, bellissima e unica incastonata in mezzo ai monti.
Ma altro non riesco a vedere, sono sopraffatta dal mal di testa e dalla vergogna (dopo aver dato una magistrale dimostrazione dei sintomi dell’emicrania ad una troupe di cineasti iraniani presenti per delle riprese in quel luogo suggestivo)… mi rifugio sul pullman.
Ritorniamo verso Tabriz per poi raggiungere Kandovan, il cielo promette pioggia, ma proseguiamo verso questo piccolo villaggio. Sembra di essere trasportati in Cappadocia o a Matera: sorprendenti abitazioni ricavate nelle grotte, con porte dai colori vivaci sulle pareti di arenaria bionda, terrazzamenti con improbabili recinzioni per animali, si alternano a gradini scavati nella roccia, in fantasiose soluzioni abitative.
Tutt’intorno l’atmosfera è vivace, quasi un presepe vivente: le donne hanno abiti colorati e non indossano il chador, si affannano su e giù nei vicoli con animali o bambini al seguito, in lontananza si vedono uomini rientrare dal pascolo ed un invitante odore di pane sale da un forno… lo raggiungiamo per “conoscere le abitudini alimentari del luogo” curiosità scientifica, naturalmente.
Rientriamo a Tabriz in tempo per la cena che anch’io gradisco, ormai guarita.
9/11/2003 Continuiamo il nostro viaggio, fermandoci in un minuscolo villaggio nei pressi di Ev hoghli attratti dall’atmosfera e dall’abbigliamento delle donne, vivace e coloratissimo, in stile curdo. Ripartiamo per la chiesa di San Taddeo, anche questa molto bella anche se il contesto, rispetto alla precedente, è meno d’effetto.
Sostiamo a Bastam per visitare velocemente quel che resta dell’antica cittadella, poi proseguiamo per Orumiyeh dove ci fermiamo per la notte.
10/11/2003 A sud di Orumiyeh costeggiamo l’omonimo e anonimo lago, piuttosto fangoso e proseguiamo senza fermarci fino a MARAGHE per cercare le sue torri funerarie che, confuse fra le abitazioni, neppure gli abitanti sapevano indicarci.
Ne vediamo alcune, molto simili fra loro, in mattoni rossicci e piastrelle colorate. Ripartiamo verso Takab per cercarci un albergo.
11/11/2003 Lungo la strada, dopo aver lasciato Takab, troviamo un villaggio con i pagliai sui tetti, ad asciugare: l’effetto, contro il cielo plumbeo ed i comignoli fumanti, è molto bello.
Proseguiamo verso l’antico Zendan -è Soleiman, un insediamento detto “trono di Salomone”.
Delle 30 torri fortificate e delle costruzioni interne non resta molto, ma le mura sono ancora evidenti.
All’interno ci sorprende una piscina circolare con un “emissario” ancora attivo che sfocia oltre il portale d’ingresso.
A circa due kilometri troviamo una montagna a tronco di cono, ovvero, come possiamo vedere dopo averla scalata, un vero vulcano con cratere cilindrico, da qui si gode uno spettacolo magnifico dell’insediamento archeologico appena visitato.
Proseguiamo verso l’imponente mausoleo di Gombad-è Soltaniyé, ma, ancora una volta, troviamo il sito “assediato” dai ponteggi, compresa l’enorme cupola. Proseguiamo per Ghazvin dove pernottiamo.
12/11/2003 Lasciamo Ghazvin per Almut alla volta del famoso “castello degli assassini”.
La strada è lunga, anche perché le soste fotografiche sono molte: il paesaggio con la sontuosa catena dell’Elburz innevata, lo merita.
E poi sappiamo che dietro quei monti, c’è il Mar Caspio! Dopo il piccolo villaggio di Gazor Khan si prosegue a piedi, poi si comincia a salire per una lunga, ripida scalinata.
Saliamo con qualche inevitabile sosta, per oltre 40 minuti attraverso gradini scavati nella roccia o pensili tra un picco e l’altro; la passeggiata è faticosa ma suggestiva e, una volta in cima ci si rende conto che del “castello” c’è veramente poco (era il rifugio di briganti), ma la vista a 360° è unica: monti innevati, alberi dai colori cangianti, campi coltivati e, in fondo, il caratteristico villaggetto. Torniamo per la notte a Ghazvin.
13/11/2003 Prima di lasciare la città, visitiamo le sue moschee e la bella porta Ghadim-è Teheran, che naturalmente porta a Teheran nostra meta.
Arriviamo troppo tardi per i musei che, sempre a causa del ramadam, chiudono alle 16; ripieghiamo sul quartiere armeno, ma la scelta è deludente.
Visitiamo allora il Museo del vetro e ceramica, piccolo ma veramente interessante e ben organizzato.
Ceniamo all’Iranian Traditional Restaurant senza la musica, quindi ad un prezzo minore rispetto alla sera del nostro arrivo in Iran.
14/11/2003 Lasciamo il traffico caotico di Teheran per portarci a sud, alla città sacra e integralista di Qom per visitare il santuario Hazrat-è Masumeh.
L’impresa non ci riuscirà perché, pur essendo noi donne pudicamente vestite di scuro, con abiti lunghi e con i capelli rigorosamente coperti, non lo eravamo abbastanza per quel luogo.
È pur vero che avendo indossato tutto ciò che di “serio” avevamo portato e che -secondo noi- poteva rispondere ai canoni richiesti, il risultato era più adatto ad una festa folcloristica che a quel luogo, il più sacro dell’Iran… così, ignobilmente scacciate da un severo guardiano armato di piumino da spolvero multicolore, non ci restava che attendere gli uomini del gruppo che, più fortunati e per cultura meglio tollerati, erano riusciti ad entrare.
L’atmosfera, intorno al santuario, è di eccitazione e fervore religioso molto più che in altri luoghi visitati; Intere famiglie brulicano nella piazza e negli innumerevoli mercatini intorno.
Quando anche gli uomini vengono scacciati poiché fotografavano impunemente, possiamo riprendere il viaggio verso Kashan dove visitiamo le Madraséyé molte belle storiche case e Fin, dai meravigliosi giardini con canalizzazioni a più livelli.
15/11/2003 Al mattino cerchiamo i due moayedi (depositi del ghiaccio) molto interessanti che sono nei pressi delle antiche mura che ora nascondono gli orti.
Partiamo costeggiando il deserto iraniano dasht-è kavir e poi, uscendo dalla strada principale, saliamo al villaggio di montagna (circa 2000 m) di Abyaneh (patrimonio dell’ umanità dell’Unesco).
Il luogo meriterebbe una sosta più lunga, con le sue casette arrampicate e la sua gente cordiale, ma dobbiamo ripartire.
Mentre scendiamo possiamo ammirare i ripari per le bestie ricavati nelle grotte e, tutt’intorno le ruvide alture ingentilite dai colori dorati degli arbusti autunnali
. Facciamo una breve sosta a Natanz ma solo per la moschea con la cupola maiolicata e il vicino minareto. Infine, in serata, finalmente a Isfahan.
16/11/2003 Isfahan è una città meravigliosa, e noi possiamo visitarla con una luce ed un clima perfetti.
Il Mausoleo Harumye, con il minareto Ali Minar, poi i suoi sorprendenti ponti, Shahrestan e Khaju dove i cittadini passeggiano o sostano sulle gradinate come ad uno spettacolo, e Si-o-sé il più lungo.
Vediamo la Pigeon tower e visitiamo lo Zorohastrian temple dove assistiamo ad una funzione in cui il sacerdote/custode, completamente vestito di bianco, armeggiava o meglio eseguiva dei riti, con il fuoco sacro, (occorre una mancia di 30.000R). Visitiamo poi la Sinagoga ed il vicino cimitero ebraico, interessante per il contesto in cui si trova.
Non possiamo sottrarci ad una visita in un laboratorio di tappeti, dove assieme alle dimostrazioni ci offrono la preziosa merce promettendoci favolosi affari e riuscendo anche a convincere alcuni di noi. (Io ho resistito soltanto perché in tutto l’Iran la mia Visa non è gradita: curiosamente accettano solo carte Mastercard).
17/11/2003 Continuiamo in pullman la visita di Isfahan, le sue moschee, i Manar Jomban (minareti oscillanti) in cui saliamo e –terrorizzati- assistiamo all’oscillazione provocata, letteralmente a spallate, dai custodi!
Poi Jolfa (quartiere armeno) con la cattedrale con begli affreschi (vietato fotografare) ed il museo armeno: interessanti i suoi reperti, documenti, oggetti, e persino un piccolo quadro di Rembrandt.
Continuiamo fino all’enorme, bellissima piazza Imam Khomeini con il “palazzo delle 40 colonne” e la meravigliosa “Moschea delle donne”; la Masjed-è Emam il Palazzo Ali Ghapu e, infine l’incredibile Bazar-è Bozorg dove ci siamo persi negli acquisti di miniature, tovaglie, bigiotteria varia… fino alla chiusura dell’enorme portone e ricerca affannosa del custode per farci uscire!
Finiamo la serata al ristorante Bastani, nei pressi della piazza principale.
18/11/2003 Lasciamo Isfahan dirigendoci verso Na’in con la sua Moschea e soprattutto il suo piccolo ma interessante museo che si compone di varie stanze poste attorno ad un cortile. Il custode, molto preparato, ci illustra gli oggetti esposti ed infine ci invita a casa sua, dove sua moglie al telaio esegue dei pregiati tappeti in “stile Na-in”.
Proseguiamo la visita della città vecchia con ghiacciaie e torri di ventilazione, poi fuori della città in vere grotte sotterranee, troviamo gli artigiani che confezionano i mantelli marroni degli Imam in lana di dromedario.
Ripartiamo trovando lungo la strada vari caravanserraglio, poi a Meybad un altro molto ben conservato e con negozietti e ristoranti nei portici interni.
Arriviamo a Yazd che è ormai sera; rimandiamo la visita al giorno seguente e ci concediamo una piacevole cena.
19/11/2003 cominciamo dal vecchio tempio di Chak Chak che è fuori Yazd sulla strada per Ardakan.
Si tratta di un tempio del fuoco abbandonato che si anima una volta l’anno per una festa.
Lo raggiungiamo inerpicandoci per una stradina che è poi diventata una ripida scala.
È la parte più bella perché il tempio sarà deludente. Tornati a Yazd visitiamo il centro storico e dove alla vista della Masjed-è Jadez Jafar cado in ginocchio (non per folgorazione mistica, ma per un tombino sollevato).
Proseguo zoppicante ma incantata nei vicoli dove si svolgono le semplici attività quotidiane e dove siamo seguiti a lungo da ragazzini incuriositi saltellanti sui bassi tetti.
Poi, fra sorrisi e schiamazzi, ci invitano ad entrare e salire sui tetti con loro: bellissima la visione dell’ intreccio di stradine da quella posizione.
Finiremo poi anche di vedere i molti monumenti della città come le varie moschee, la Prigione di Alessandro, la Tomba del 12 imam, ed altro.
20/11/2003 Finiamo le visite cittadine a Bagh-è Doulat Abad con il suo giardino e la torre di ventilazione (ingegnoso sistema di trasformazione dell’aria calda esterna in fresca interna).
A circa 15 km. troviamo le torri del silenzio, dove fino a qualche decennio fa si lasciavano i defunti.
Intorno alcune strutture per le cerimonie funebri.
Proseguiamo allontanandoci per un lungo trasferimento in cui faremo solo una sosta a Rafsangan nei cui pressi sorge un vecchio caravanserraglio trasformato in romantico e lussuoso Hotel fra tendaggi e baldacchini: lo Zain-o-Din Caravansari.
Arriviamo a Kerman al tramonto, visitiamo l’Hammam e l’animato bazar.
21/11/2003 Kerman si trova ai piedi dei Monti Payet che la separano anche dal deserto: questo stupendo scenario lo possiamo ammirare mentre ci dirigiamo a Bam, la cittadella fortificata ancora in restauro per conto dell’Unesco, che riusciamo a vedere -forse tra gli ultimi- in tutto il suo splendore.
Abbiamo potuto apprezzare la pazienza e la cordialità dei suoi pochi abitanti: dell’anziano artigiano che ci mostra come realizzare, a mano, i mattoni di argilla (che poi cuocerà al sole) con i quali si restaurano i manufatti; il modesto venditore che offre i suoi monili d’argento per poche rupie e molti sorrisi sulla porta della cittadella, gli immancabili bambini dagli occhi scuri e profondi che ci osservano curiosi… Saranno sopravvissuti al terribile terremoto di cui abbiamo avuto notizia al nostro rientro in Italia?
E Bam, così pazientemente ricostruita sarà di nuovo soltanto un cumulo di polvere rosa? Ma qui è ancora tutto tranquillo e noi torniamo a Kerman molto soddisfatti.
22/11/2003 A Kerman completiamo la visita con il moyadi, le mura e palazzo della biblioteca, il mausoleo ottagonale Gombat-è Jabaliyé, infine la moschea Khomeini.
Lasciamo la città per un lungo trasferimento.
Lungo la strada ci fermiamo attratti da un campo di zafferano in fiore e poi dalle numerose piante di pistacchi.
Prima di arrivare a Shiraz, in lontananza il lago salato Estebhan.
23/11/2003 Shiraz, da qui partiamo per i siti archeologici Nasqhe-Rostan con i bassorilievi dei suoi sepolcri monumentali, posti in alto.
Poi, finalmente, l’attesa Persepolis, semplicemente stupenda.
Il tracciato urbano, le strade, le colonne, i bassorilievi che ne raccontano la storia, la scalinata con le immagini dei guerrieri, è veramente un luogo ricchissimo di storia e di arte.
Vi restiamo 3 ore.
Ritorniamo a Shiraz e visitiamo la Sadi’s tomb la vicina Hafez poet tomb, i giardini Bagh-è Eram, e la moschea ol Nasir.
24/11/2003 Mattinata per completare la visita di Shiraz. Poi partiamo per visitare Shapur.
Qui ci sono 4 importanti bassorilievi, ed altri 2 lungo la strada sul lato opposto della piccola valle con alcune rovine dell’antico insediamento.
Ritorniamo a Shiraz, percorrendo ancora una bella e panoramica strada.
25/11/2003 Mattinata libera, finisco al Bazar-è Vakil per gli ultimi acquisti.
Poi, in aereo, raggiungiamo Teheran.
Si cena in pizzeria (orribile) poi un’ultima passeggiata nel centro città, animatissima per la fine del ramadan.
Osservo i giovani maschi della capitale tristemente vestiti “all’americana” finti jeans, scritte inglesi sulle maglie, berretti con visiera, in netto contrasto con le giovani donne in nero…
26/11/2003 Visitiamo i due principali musei di Teheran, archeologico nazionale e dell’islam il primo piccolo ma interessante; mentre è molto ricco e articolato il secondo.
Poi, avendo ricevuto -tutto il gruppo- l’invito (qui si comprende la disponibilità e la gentilezza iraniana) ad un pranzo casalingo, raggiungiamo l’indirizzo della famiglia amica di una partecipante al viaggio.
È stata questa un’esperienza eccezionale, a parte il pranzo delizioso e abbondante che abbiamo gustato seduti a terra su morbidi tappeti, la vera sorpresa è stata vedere le donne della casa, le quali, smesse le vesti nere e mortificanti usate per l’esterno, nel chiuso delle abitazioni ci si rivelavano autentiche: belle, truccate, eleganti e disinvolte con le loro scollature e, seguendo la sensuale musica orientale, lanciatissime nelle danze tradizionali.
Un vero spettacolo!
Poi ci hanno mostrato orgogliose l’antenna parabolica nascosta sotto la tenda
del balcone che permetteva loro di vedere i
canali occidentali proibiti…
Lasciamo la casa e la mattina dopo l’Iran.
Visto da vicino, il Paese mi ha trasmesso un’idea
vagamente più ottimista sul suo futuro, anche a seguito
dell’incontro con le donne, apparse tutt’altro che sottomesse.
Anche i giovani, sia pure in modo superficiale
e solo attraverso l’abbigliamento “all’americana”,
mi è sembrato manifestassero una certa
voglia di libertà e di occidente ma il cammino
verso il cambiamento è ancora lungo.