Esistono più aspetti della Birmania, oggi MYANMAR.
C’è quello dei monumenti scintillanti e grandiosi, quello delle capanne dai tetti di paglia o delle palafitte sul lago, quello delle aspre colline e delle distese di risaie.
A queste differenti fogge architettoniche, corrispondono differenti stili di vita, ma identiche credenze e superstizioni ancora profondamente radicate. All’inizio del terzo millennio, i birmani ancora vivono in un’atmosfera serena ma immobile, dovuta all’isolamento quasi assoluto subìto per circa 30 anni, che ci offre l’opportunità di immergerci nell’essenza della cultura e della filosofia buddista, e tentare di capirla.
di Anna Maria Cartocci
8/2/2013 – Partiamo e dopo una sosta a Doha, ripartiamo per Yangon.
9/2/2013 – Raggiungiamo Yangon e siamo subito assaliti dall’afa. Dopo un’opportuna sosta in albergo (Eastern Hotel) nel pomeriggio visitiamo la Chaunkhtatgyi Paya, dove troneggia un enorme Budda disteso, lungo 72 metri.
Poi raggiungiamo la famosa Shwedagon Paya , il simbolo del paese, con la luce degli ultimi raggi di sole, quando l’oro della grandiosa cupola al tramonto si colora d’arancio ed anche il grosso diamante incastonato sulla sua cima cambia colore. Secondo la leggenda questo stupa avrebbe 2500 anni; è certo che nei secoli ha subìto danneggiamenti e terremoti ed è sempre stato ricostruito, poi nel XX secolo è stato scelto come scenario per l’attività politica da Aung San Suu Kyi che già nel 1998 parlava a folle immense. Nel 2007 fu al centro delle proteste dei monaci, ma ancora oggi vi si respira un’atmosfera intensamente mistica.
Ceniamo al Royal Thazin, cena offerta dall’Agenzia della nostra deliziosa, piccola, guida birmana Ghat Gaw,che ci ha accolto chiamandoci “fratelli” e “sorelle” e con le unghie (che spuntavano dalle infradito) dipinte del nostro tricolore.
10/2/2013 – Trasferimento all’aeroporto dove con la Golden Myanmar Airlines partiamo per Mandalay che significa “centro” la capitale culturale, che visiteremo in seguito. Raggiungiamo l’ampio fiume Ayeyarwady dove, con una lenta navigazione in barca, dalla quale abbiamo potuto ammirare l’incantevole panorama fluviale ed osservare la vita sul fiume, dove molte donne fanno il bucato e approfittano per lavarsi, così le rive sono tutte un colore di panni stesi al sole. Arriviamo a Mingun , una delle quattro più antiche città, con la Mingun Paya, incompiuta e danneggiata da un terremoto nel 1938, che avrebbe dovuto raggiungere 150 m. d’altezza; la sua enorme base di mattoni è ferita da impressionanti crepe ed all’ingresso, ha due leoni senza testa. Poi Mingun bell la campana sospesa più grande del mondo del peso di 90t. ed un piccolo museo dedicato ad un monaco che recitava a memoria 8025 pagine.
Visitiamo la Mya Thein Tan Paya, la pagoda bianca dalle sette terrazze curvilinee, che rappresentano la catena montuosa del Monte Meru (il centro dell’universo secondo i Buddisti).
Infine la Settawya Paya, che custodisce l’impronta del piede di Buddha. Rimontiamo sulla nostra barca per tornare a Mandalay, dove visitiamo il Palazzo Reale completamente ricostruito negli anni 90, dalle dimensioni impressionanti, che comprende oltre 40 edifici in legno; qui saliamo sulla torre di guardia per una visione d’insieme, poi visitiamo lo Shwe Kyaung, un monastero-tempio in teak che in origine faceva parte del palazzo del re Mindon, che fu smontato e ricostruito fuori dalle mura, poi trasformato in monastero che conserva sculture di miti buddhisti sulle pareti ed i tetti.
Qui incontriamo delle deliziose bambine ornate sul viso con il tanaka (polvere di legno di sandalo) che molte donne usano e ne cospargono i neonati. La Kuthodaw Paya che custodisce il più grande libro del mondo, si trova ai piedi della collina di Mandalay , è stata costruita durante il regno di re Mindon e presenta 729 nicchie che racchiudono ciascuna una lastra di marmo incisa su entrambi i lati, con una pagina del testo dell’insegnamento del Buddha.
Con uno sgangherato camioncino che aveva l’onnipresente immagine di Aung San Suu Kyi sul vetro, raggiungiamo la collina e la Sutaungpyai Pagoda che scaleremo per vedere il giustamente famoso, eccezionale tramonto. Ritorno e cena al Great Wall Hotel.
11/2/2013 – Visitiamo il King Galon, dove possiamo assistere alla lavorazione delle foglie d’oro, che vengono comperate dai fedeli per ricoprire statue e monumenti sacri. Poi la visita alla Mahamuni Paya con la statua del Buddha seduto, alto 4m. e ricoperto da uno spesso strato di foglie d’oro, queste possono essere applicate sulla statua solo dagli uomini. Qui si trovano anche sei statue Khmer in bronzo (trafugate da Angkor Wat) che, si dice, se sfregate nella parte corrispondente ai vari malanni, fanno guarire. Visitiamo un laboratorio di scalpellini che realizzano statue in marmo del Buddha, poi un laboratorio dove vengono tessuti arazzi. Raggiungiamo Amarapura che significa “città immortale” e che fu la capitale solo per un breve periodo, dove possiamo assistere al ritorno in processione di 1500 monaci, con le offerte di cibo nelle ciotole nere, al Maha Ganayon Kyaung un famoso centro di studi monastici, dove -purtroppo- non siamo i soli. Visitiamo anche un laboratorio per la lavorazione della seta, poi ci dirigiamo a Sagaing dove vediamo il monastero delle monache, dai capelli rasati e le vesti rosa e la pagoda Umin Thounze sulla collina, con il caratteristico colonnato all’interno del quale ci sono 45 statue del Buddha.
Andiamo poi ad ammirare il panorama salendo sulla Soon U Ponya Shin Paya. Raggiungiamo Ava, un’altra antica città del Myanmar, sulla sponda del fiume Ayeyarwaddy e il Myitnge: tra i due corsi d’acqua è stato creato un canale,che ha trasformato la città in un’isola.
E’ un luogo bellissimo che abbiamo visitato con il calesse, raggiungendo la Yedanasini Paya che è in restauro, poi il Monastero Bagaya Kyaung costruito nel 1834 interamente in teak e sostenuto da 267 colonne di legno, con le travi intarsiate che hanno motivi di pavoni e fiori di loto.
Ospita tuttora monaci e novizi. Poi Nanmiyn e la sua torre di guardia di 27m. pendente a seguito del terremoto. Il Monastero reale Maha Aungmye Bonzan, insolitamente costruito in mattoni e stucco nel 1822 e sopravvissuto al regno di Ava, oggi è abitato solo da pipistrelli. Torniamo ad Amarapura in tempo per vedere il meraviglioso U Bein, il ponte in teak lungo 1,2 km. che si stagliava nel rosso del tramonto. Torniamo a Mandalay ed al nostro confortevole Great Wall Hotel.
12/2/2013 – Lasciamo Mandalay e lungo la strada possiamo osservare il Kaunghmudaw Paya, uno stupa con cupola emisferica che, si dice rappresentasse il seno della regina. Poi raggiungiamo Bodhi Tataung (mille budda) un giardino con 100.000 piccoli Buddha col parasole, disposti ordinatamente e due immensi Buddha, uno eretto di 129m. ed uno disteso di 95m. Poi la Thanboddhay Paya, un coloratissimo complesso di 528.118 statue e statuine di Buddha. Sulle colline nei pressi di Monywa, probabilmente occupate fin dagli albori da insediamenti umani, (infatti nella catena montuosa sono stati trovati i resti fossili di Pondaung un ominide vissuto circa 30 milioni anni fa) troviamo le H Pho Win Daung.
Queste grotte contengono statue buddiste e murali risalenti ai secoli 17 e 18. La maggior parte presentano lo stile Inwa, ma alcuni possono risalire anche ai secoli 14 al 16. Una scala, scavata nella roccia, risale la collina fino al santuario-grotta principale, ma nella zona ce ne sono decine, grandi o piccole, piene di affreschi ed antiche immagini del Buddha. Poi Shweba Daung che si trova sulla riva del fiume Chindwin e dispone di padiglioni unici tagliati nella pietra arenaria, sempre riempiti con le immagini di Buddha.
Qui i templi e le grotte sono curvi su rocce vulcaniche mentre le pareti interne di alcune sono decorate con pitture murali del 13°/18°secolo. E’ un sito eccezionalmente bello e interessante, ma non ancora inserito nei tour tradizionali, infatti la visita era stata espressamente richiesta dal nostro gruppo al corrispondente, prima del viaggio. Ceniamo sulla strada, sotto la torre dell’orologio, assieme ai birmani, seduti su minuscole sedie di plastica, tra profumi si spezie e di fogna poi, storditi, torniamo al Monywa Hotel.
13/2/2013 – Lasciamo Monywa ed a Mynmu incontriamo una bellissima festa di matrimonio dove siamo accolti con tutti gli onori ed omaggiati di ventagli con l’immagine degli sposi! Poi ci perdiamo in un coloratissimo mercato pieno di verdure e granaglie. Infine raggiungiamo il porto per prendere il battello espresso (Shwe Keinnery Boat) N Mai Kha, ma lo aspetteremo a lungo a causa delle deviazioni di rotta necessarie ad evitare i banchi di sabbia presenti nel tragitto in questo periodo.
Lungo il viaggio, che dura circa otto ore, possiamo osservare vaste piantagioni di banane e zone aride che si alternano a valli fertili dove si coltivano miglio, mais, verdure, riso e tabacco. Arriviamo, di sera a Nyaung U, nei pressi di Bagan, dove ceniamo al ristorante Pyi Wa poi alloggiamo allo Yar Kinn Tha Hotel.
14/2/2013 – Bagan è una delle zone archeologiche più ricca dell’Asia e patrimonio dell’umanità per l’Unesco, l’area si estende per 42 km con 2217 monumenti. Qui ci dividiamo su calessi e bici, visitiamo prima il brulicante mercato di Nyaung U ,poi la Swezigon Paya, Htilominio Patho, Shwegugyi, Thatbyinnyu Patho, facciamo sosta al ristorante The Moon. Arriviamo alla. Ananda Patho che ha l’architettura più bella e meglio conservato, al centro vi sono 4 grandi statue di Buddha eretto di cui due, molto originali, sorridenti.
Poi Ananda Oak Kyaung e il villaggio Taung Bi con il suo Monastero in teak. Infine facciamo un giro per i templi minori con la salita sui ruderi di un’antica pagoda dalla quale poter godere la veduta panoramica della zona, quindi la pagoda Khay Minga nella quale è visibile la tela usata come base per gli affreschi. Arriviamo, finalmente, in cima alla Shwesandaw Paya per l’incredibile tramonto dietro le infinite guglie delle pagode, una visione veramente struggente! Finiamo la serata in bellezza, invitati a cena a casa di Ghat Gaw, la nostra guida birmana, dove conosciamo la sua rispettosissima famiglia e, per la gioia di alcuni fra noi … le sue belle sorelle!
15/2/2013 – Ancora Bagan Dhammayazica Paya, poi al villaggio Minnanthu con la sua scuola dai banchi su cui spiccano i nomi degli “ignoti benefattori”(!) ho lasciato penne e quaderni di nascosto, mentre gli assistenti preparavano una merenda di riso, arachidi, sesamo e cocco per i bimbi, ma che abbiamo assaggiato anche noi.
Arriviamo alla Nan Da Pyin Nya con i suoi affreschi a tre colori, poi Payathonzu tre pagode sempre con affreschi all’interno. Poi visitiamo un centro per la famosa lavorazione della lacca U Ba Nyein dove facciamo anche molti acquisti. Nei pressi del fiume Ayeyarwaddy la pagoda Sein Nyat Nyima con stupa e Manuha Paya con un enorme Buddha disteso in poco spazio (che simboleggia l’opprimente prigionia del re Manuha) poco distante Nan Paya, la prigione del re, in pietra arenaria, mostra bassorilievi di elegante fattura che rappresentano il dio Brahma a tre facce.
Visita al villaggio Myinkabar, con il tempio Gubyaukgyi ed i suoi grandi affreschi. Poi la pagoda Myazaydi che ha una serie di statuine colorate, inginocchiate. Gradevole sosta pranzo ai banchetti lungo il fiume e visita alla coloratissima Bu Paya con i suoi “alchimisti” (molto naif). Raggiungiamo il Gawdawpalin, uno dei templi più grandi ed imponenti di Bagan, ma non il più suggestivo; poi la possente pagoda a piramide, capolavoro in mattoni rossi; A Dhamayangyi dove troviamo un venditore di cocomeri (molto apprezzato). La pagoda Sulamani molto bella, è all’interno di una cinta muraria e su due piani; ha, al pianterreno, quattro statue di Buddha rivolte verso i punti cardinali e presenta tracce di antichi affreschi alle pareti. Aspettiamo il tramonto sulla terrazza della Pyathada Paya e poi in Yar Kinn Tha Hotel.
16/2/2013 – Partiamo da Bagan e sostiamo presso un centro per la lavorazione del vino e dello zucchero di palma, che viene estratto a mano dai fiori, arrampicandosi sull’esile tronco. Lo abbiamo anche assaggiato: ha un aroma di liquirizia e incenso che lo rende davvero unico.
Lungo la strada verso il Monte Popa, il vulcano spento su cui sorge un tempio, visitiamo il villaggio Shwe Si Taw con le sue capanne e i suoi bambini curvi sotto il peso dei bidoni mentre trasportano l’acqua.
Il Tempio sul Monte Popa si raggiunge con una scalinata di 777 gradini abitata da scimmie dispettose e numerosi addetti che vendono acqua e cercano, senza successo, di tenere pulita la scalinata dagli escrementi. Una volta in cima però, lo spettacolo vale la sofferenza di salire scalzi.
E’ il santuario dei Nat, i 37 spiriti della tradizione pre-buddhista per non contrariare i quali, qui non si possono indossare indumenti rossi o neri: un antico proverbio birmano infatti dice “adora Buddha ma temi i Nat “.
In Birmania è anche forte l’influsso induista, soprattutto nell’astrologia che qui è fondamentale per decidere le date e l’ora di tutti gli avvenimenti importanti della vita.
Facciamo una sosta al ristorante Honey di Meiktila poi proseguiamo per Kalaw dove alloggeremo al Winner Hotel.
17/2/2013 – Kalaw nacque come città di vacanza per i funzionari britannici, perché essendo circondata di verdi colline, offriva un po’ di refrigerio rispetto alla pianura.
Qui esistono ancora tracce dell’architettura dell’epoca, qualche villa fatiscente e addirittura una Chiesa cattolica. Visitiamo il Monastero Hnee Paya Kyung con la statua di Buddha in banboo. Prima di raggiungere Pindaya incontriamo molti carretti trainati da bufali e contadini al lavoro, e ci fermiamo ad ammirare un’ estesa piantagione di tè verde in fiore. All’ingresso di Pindaya sembra di essere a Disneyland: ci accolgono un arciere (il principe) e un ragno gigante, (il nat) che sono il simbolo della città. La famosa grotta naturale di Shwe U Min è un’incredibile caverna contenente migliaia di statue dorate di Buddha, inserite in ogni più piccola cavità.
Ci fermiamo anche ad un laboratorio artigiano, della carta di gelso e dei famosi ombrellini birmani qui, a parte la lavorazione della carta già di per sé impegnativa, ci colpisce l’abilità con la quale costruiscono ogni singolo pezzo degli ombrelli, dal manico intarsiato con un tornio a pedale, ai raggi, al meccanismo di chiusura tutto in legno, lavorato e assemblato a mano. Facciamo sosta pranzo al ristorante Green Tea sul lago Pone Taloke e proseguiamo per la visita al Monastero Sinkaungkyag con i suoi pregevoli pannelli di teak intagliati.
Arriviamo a Nyaungshwe sul lago Inle, dove, dopo qualche difficoltà per il cambiamento dello albergo, non di nostro gradimento, ci sistemiamo al Remember Hotel e poi al LotusRestaurant.
18/2/2013 – Al mattino andiamo subito a prendere le sottili barche a motore per l’atteso giro sul lago Inle con i suoi pescatori, famosi per remare in piedi e con una gamba. Non restiamo delusi, ci verranno incontro mostrandoci grossi pesci nelle strane nasse a forma di campana. Sono gli Intha che significa “figli del lago”.
Questo lago è di incredibile bellezza, con le sue acque calmissime, la vegetazione degli orti galleggianti, i suoi villaggi dai coloratissimi mercati (Inthein) e dalle belle pagode, come lo Shwe Inn Dein Paya un sito archeologico con 1054 stupa o zedi, ovvero il tumulo funerario che è il prototipo del santuario buddhista.
Visitiamo un laboratorio per la lavorazione dell’argento, poi il villaggio Ywama; qui incontriamo alcune donne giraffa che fotografo non senza imbarazzo e solo per essere certa che esistono. Poi la Phaung Daw Oo Paya con le 4 statue dorate del Buddha che in occasione di una festività vengono portate in processione su una barca dorata (hintha) a forma di cigno, in tutte le pagode della zona. La festa dura 18 giorni e comprende una gara di velocità fra i rematori “a gamba”.
Una sosta al ristorante Hkn Hkn, poi visita al laboratorio di lavorazione del loto e della seta “Mya Setkyar “. Poi navighiamo fino al villaggio di Phaw Khone con il ticchettio dei telai dei suoi laboratori di tessitura ed a quello più tranquillo di Nampan su palafitte costruite nell’acqua, poi il villaggio Kay Lar Iwa con isolette, orti e borghi sospesi sull’acqua. Arriviamo al Nga Phe Khaung detto “Monastero dei gatti” (ma ne vediamo solo uno). Infine torniamo al Lotus Restaurant e poi al Remember Hotel.
19/2/2013 – Partiamo, con una guida locale, per un trekking di 8 km. fra i villaggi; a Htut I inferiore dove coltivano curcuma e rose (per il Buddha), poi una grotta con i monaci in meditazione, a Htut I superiore dove visitiamo una piccola scuola, poi a Lwe Kin dove sostiamo al belvedere, alla coltivazione del ginger ed alla scuola, quindi arriviamo a Kan Daw dove lavorano la melassa e dove ci preparano un ricco pranzo tradizionale birmano, servito su foglie di palma. Visitiamo la cantina Red Mountain Estate (con degustazione) e torniamo a Nyaungshwe dove assistiamo nel monastero delle monache, alla mistica preghiera delle novizie. La giornata finisce ancora al Lotus Restaurant ed al Remember Hotel.
20/2/2013 – Visitiamo la Shwe yan pyay molto caratteristica con i suoi infiniti Buddha di terracotta nelle nicchie sulle pareti colorate, ma ritorneremo per il bel Monastero in legno, poiché i monaci sono fuori, impegnati a ricevere la quotidiana offerta di cibo. Arriviamo a Tauang Gyi dove preleviamo una guida locale, obbligatoria in questa regione, che ci accompagnerà per la visita nel territorio dei Pa-O, una minoranza etnica.
Sostiamo al mercato del bestiame, poi proseguiamo per Kakku con le sue 2548 pagode di stile Shan e piccoli stupa quadrati, alcuni restaurati, altri che conservano ancora l’aspetto antico, ma tutti sormontati da infinite campanelle dorate il cui suono ci accompagna lungo il percorso,fino alla pagoda più moderna e decisamente kitsch, costruita nel punto più elevato della morbida salita.
Ci fermiamo al Klaing Konn Restaurant; siamo nella parte centrale del paese, in una vallata, qui visitiamo un villaggio in cui una famiglia di etnia Pa-O ci invita ad entrare nella sua casa su palafitte, che raggiungiamo salendo una larga scala di bamboo: questa si compone di due ampi locali completamente vuoti, (solo qualche coperta sul pavimento in una e del vasellame nell’altra) poiché tutta l’attività si svolge all’esterno, ed ha le pareti in corteccia di bamboo intrecciata. Nel viaggio di ritorno ci fermiamo al famoso Monastero Shwe Yan Pyay, dalle grandi finestre ovali che incorniciano le preghiere dei giovani monaci. Torniamo a Nyaungshwe dove ceniamo all’Unique Superb Food Hause e poi al Remember Hotel.
21/2/2013 – Ha Inizio il viaggio di ritorno; ad Heho ci imbarchiamo sul volo 892 dell’Asian Wings Airways per Yangoon. Qui ci accoglie il solito caldo opprimente.
Facciamo sosta per vedere i “sacri elefanti bianchi“ i quali, molto poco bianchi, sotto una tettoia e con le zampe legate, ci guardavano tristemente. Scappiamo e dopo una sosta in Hotel, andiamo al grande Bogyoke Aungsan Market, un vasto mercato coperto risalente agli anni trenta, anche detto Scott Market, che ha 2000 botteghe ed un’incredibile assortimento di prodotti, venditori e acquirenti.
Poi nel centro della città, la grande piazza con la Sule Paya, costruita 2000 anni fa, che come altri templi, è stata ricostruita più volte, lo stupa dorato è alto 46 m. Qui prendiamo anche un autobus e facciamo un giro al quartiere coloniale, bello ma molto fatiscente. La città è grande, caotica e rumorosa anche a causa dei clacson molto usati, ma ci sono anche aree verdi con parchi e laghi. Ceniamo in un ristorantino sulla strada Thein Byu Rd. con dei pessimi noodles e dell’ottima birra “Myanmar”. Notte all’ Eastern Hotel.
22/2/2013 – Yangoon visita alla Botataung Paya, una delle tre grandi Paya della città, ha contenuto le reliquie di otto capelli del Buddha, prima che ognuno di essi venisse sistemato altrove. L’interno è una specie di labirinto rivestito di foglia d’oro, con teche in vetro contenenti reliquie.
E’ meno spettacolare della Shwedagon e della Sule ma è in riva al fiume ed il grande spazio di cui gode le dona un’atmosfera più spirituale che avvertiamo anche nei fedeli.
Una sosta al brulicante porto dall’intensa attività commerciale. Proseguiamo ed assistiamo alla benedizione delle auto e degli autisti, ai quali vengono offerte delle ghirlande di piccoli fiori bianchi. Nei pressi di Mingaladon, facciamo una sosta al Taukkyan War Cemetery, il cimitero dei soldati alleati caduti nelle campagne di Birmania e Assam: un luogo di una tristezza infinita!
Partiamo per Kinpun il villaggio alla base del monte Kyaiktiyo (Golden Rock) uno dei luoghi più sacri del Paese, mèta di migliaia di pellegrini che si arrampicano in cima a questa montagna sulla sommità della quale c’è un masso dorato in perenne bilico, dove è stato costruito un piccolo stupa alto circa 7 m.
Per raggiungerlo veniamo stipati sulle panche di un piccolo camion aperto (lain-ka) e redarguiti con cenni molto chiari, perché il nostro bacino, notevolmente più largo del loro, impediva di far sedere più passeggeri.
La capienza sarebbe di 35 persone, ma la partenza avviene solo quando sono carichi fino all’inverosimile quindi, quando finalmente partiamo, per recuperare il tempo perduto l’autista, incurante delle nostre urla, accelera in maniera folle rischiando ad ogni curva della stradina di scontrarsi con i camion che scendevano. Percorriamo così, circa 8 km di salita: un’esperienza emozionante e indimenticabile! Ma per arrivare in cima dobbiamo proseguire per altri 4 km circa a piedi (500m. di dislivello) su una strada di montagna che porta fino al tempio.
Questo è davvero un luogo magico dove si respira un’atmosfera mistica soprattutto al tramonto.
La leggenda dice che il masso si tiene in equilibro grazie ad un capello del Buddha.
L’insieme è di grande effetto, ma le sensazioni più forti si hanno aggirandosi per il tempio tra i numerosi pellegrini che offrono ai nat, gli spiriti dei defunti e della natura, retaggio del primitivo animismo birmano ed al Buddha, ricchi piatti di frutta, riso e composizioni floreali, e trascorrono la notte in una veglia di canti e preghiere, illuminati da numerose candele.
Noi ceniamo e cercheremo di riposare al Golden Rock Hotel.
23/2/2013 – Dallo Yatetaung Bus Terminal facciamo con il camion, oggi più tranquillamente, il percorso inverso per tornare a Kinpun. Ci fermiamo lungo il fiume ad ammirare le distese di pesce ad essiccare e quello già secco, sulle bancarelle. Poi raggiungiamo Bago antica capitale con i suoi pittoreschi monumenti religiosi, la Shwemawdaw Paya la più alta Pagoda in Myanmar; lo Snake Monastery dove vive un pitone di 120 anni, lungo 5 m. e largo 30 cm. uno dei serpenti più grandi al mondo e totalmente innocuo, tantissimi pellegrini vengono a rendergli omaggio perché si dice che sia la reincarnazione di un monaco di Hsipaw. Dopo una sosta al ristorante Hanthawaddy, proseguiamo per visitare la Shwethalyaung Pagoda con la sua statua del Buddha dormiente lunga 55 metri; poi la visita a Kanbawzathadi Palace, palazzo del re Bayinnaung fondatore della seconda dinastia, distrutto da un incendio e poi ricostruito, quindi la Kyeikpun Pagoda con le sue quattro gigantesche statue dei Buddha alte 30 m., seduti schiena contro schiena. Torniamo a Yangoon, Hotel Yoma e la sera all’ottimo, famoso, ristorante Moonson.
24/2/2013 – All’aereoporto di Yangoon dove, con il volo QR619, raggiungeremo Doha e quindi ripartiremo per Roma, salutiamo la nostra “sorella” Ghat Gaw e, con lei, lasciamo questa terra la cui popolazione ha carattere mite ed atteggiamenti cordiali, vi regna un gran senso di calma e tolleranza. La loro serenità è sconcertante, ed a volte mi è sembrata tristezza ma, pur essendo la loro vita piena di difficoltà e tuttora priva di veri diritti politici, essi sono molto uniti; Unità che in un territorio così ampio e diversificato, è probabilmente data dalla prevalente fede buddista, che non è solo una religione, ma uno stile di vita. La ripetizione ossessiva dei simboli buddisti e la costante presenza dei monaci, unificano il paesaggio architettonico ed umano del Paese.
Come diceva Kipling: “Questa è la Birmania e nessuna terra che tu conosci potrà essere come lei.”