Un viaggio a Cuba di 15 giorni, a lungo atteso,
è cominciato per me
il 20 febbraio perché da Roma ho dovuto raggiungere i miei due compagni di avventura Maria Teresa e Giovanni, a Milano da dove saremmo partiti.
Questo viaggio, più volte vagheggiato, si è poi concretizzato nella maniera più rapida e inattesa, con la proposta di aggiungermi a loro, affittando una macchina sul posto, alla
scoperta di Cuba.
Conoscevo Maria Teresa con la quale avevo già condiviso tre viaggi,
ma non Giovanni,
un suo parente.
di Anna Maria Cartocci
21/02/16 – Dall’Italia, con un volo per la verità piuttosto complicato (Milano-Zurigo, Zurigo-Montreal, Montreal-Varadero) finalmente raggiungiamo Cuba.
22/02/16 -Dall’aeroporto arriviamo all’hotel Los Delfines, già prenotato dall’Italia Delusi da Varadero e dai personaggi che vi si aggirano, ma questo ce lo aspettavamo, al mattino ripartiamo subito per L’Avana dove trascorreremo un paio di giorni per visitare la città ed organizzare il recorrido dell’isola, nonché per aspettare il giorno già fissato per il noleggio dell’auto. Troviamo subito un’ottima casa particular la “Casa Alta” in pieno centro storico, molto gradevole, ma purtroppo libera solo per una notte. Giriamo per le strade dell’Avana, nella Plaza Vieja così ampia e accogliente, visitiamo la Chiesa di S. Francisco de Paula, splendida e severa. Passeggiamo sul lunghissimo Malecon, il lungomare con i suoi caratteristici e bellissimi, palazzi coloniali, da dove si può ammirare il Morro, la possente fortezza.
Poi la famosa “bodeguita del medio” in via Hemingway , dove entriamo per gustare l’atmosfera ed un moijito, (come raccomandava Hemingway) all’interno le pareti sono decorate con fotografie, saluti e slogan che sono diventati parte del mito. C’è plaza de la Catedral con l’architettura barocca dell’ imponente cattedrale di S. Cristobal ed il colonnato, poi l’antica farmacia, ma ovunque si vedono lavori e spuntano gru.
La Habana vieja è infatti il più grande centro coloniale spagnolo dell’America latina che è riuscito a restare in piedi sopportando l’opera del tempo, che purtroppo ha sciolto i colori dei muri, staccato l’intonaco, gonfiato le travi e sgretolato i mattoni. Il risanamento è cominciato negli anni settanta, poi l’Unesco nell’82 ha dichiarato l’Habana Vieja patrimonio culturale dell’umanità, per cui fortunatamente ancora oggi continuano ad arrivare i fondi per i restauri. Chiudiamo l’intensa giornata cenando al ristorante “reliquie”!
23/02/16 – Ci trasferiamo in un’ altra casa particular , da “Mariana e Katy” e completiamo il giro della città visitando il Museo Habanera, La Reunion, il Campidoglio; poi con un bus turistico aperto, proseguiamo per la plaza de la revolution, il malecon, plaza Josè Marti, il cimitero monumentale, l’acuario, il miramar. Sostiamo per una pausa in Plaza de armas con i soliti giardini, panchine e monumento centrale, ma questa è circondata dagli edifici pubblici più importanti ed in più, ha un mercatino di libri ed oggetti più o meno antichi nonché un gigantesco albero di ceiba.
Qui ci è capitato un piacevole incontro con delle simpatiche signore spazzine le quali interrompendo il lavoro, si sono fermate a chiacchierare allegramente della loro intensa “vita affettiva”; una ci ha raccontato anche di avere tre mariti di cui uno italiano. Ceniamo all’aperto, in un ristorante con musica: tenerissimi gamberetti, riso e fagioli neri.
Poi ci fermiamo a bere un Dajquiri al bar “bigote de gato” (baffi del gatto) affascinati dal nome. Certo due giorni all’Avana non bastano per visitarla tutta, ma sono sufficienti per coglierne la bellezza e conoscere, almeno in parte, attraverso le brevi conversazioni, un popolo così autentico nelle tradizioni, ma che sembra anche pronto alle prossime trasformazioni , conseguenti alla modificata situazione di politica internazionale.
24/02/16 – Con un civettuolo taxi anni 50, ci rechiamo all’aeroporto per il ritiro della nostra banalissima berlina in affitto poi, dopo aver svolto le lunghe operazioni burocratiche del caso, partiamo ritornando nella parte nord ovest dell’Isola, all’ affascinante valle di Vinales, con le coltivazioni di tabacco di Pinar del Rio, che qui si estendono a perdita d’occhio. Ci fermiamo per visitare una piantagione di una delle migliori qualità di tabacco, la vuelta abajo, accompagnati da Armando un giovane, intraprendente ragazzo cubano, al quale avevamo dato un passaggio perché “in panne” (ma non abbiamo visto l’auto).
Dopo il necessario rito dell’acquisto di sigari, proseguiamo per visitare la Cueva del Indio, una grotta che si percorre in parte a piedi ed in parte risalendo in barca un fiume sotterraneo. Poi arriviamo al mural de la prehistoria che racconta la storia del mondo, dai dinosauri all’uomo; questo è un moderno, discutibile e gigantesco murales, dipinto nel 1961 da studenti di antropologia e seguaci del pittore Diego Rivera, sulla roccia ai piedi della Sierra di Vinales. Dormiamo, sempre su suggerimento di Armando, alla casa particular “La nonna”, il cui proprietario naturalmente aveva origini italiane, anche se l’arredamento kitsch non ce lo avrebbe fatto capire!
25/02/16 – Da Pinar del Rio facciamo una deviazione verso la costa sud per Playa Larga e Playa Giron dove c’è il museo dello sbarco anticastrista della Baia dei Porci ed una bella spiaggia di sabbia bianca che affaccia sul mar dei caraibi.
Ci spostiamo poi a Cienfuegos (370 km) questa è una cittadina vivace con il centro storico dalla bella architettura ed un porto, molto suggestivo al tramonto, dove passeggiamo rilassandoci.
Alloggiamo alla casa particular “la Cascada” con comode stanze, un grande ingresso in stile coloniale, ed un fresco cortile ornato di verdi piante e circondato da colonne, in cui ci hanno servito un’ottima colazione.
26/02/16 – Dopo una visita a punta gorda , rancho luna e pasacaballo, proseguiamo per Trinidad chiamata -a ragione- la perla del Caribe. Qui il passato sembra intrecciarsi col presente nel vortice della salsa ed al ritmo musicale cubano nella onnipresente Casa de la Trova.
Trascorriamo una gradevole giornata passeggiando fra le sue stradine scoscese, seduti al sole in compagnia di una vera folla di turisti e locali (perché è giorno di mercato) sulla scalinata della Iglesia parroquial de la SS.Trinidad.
Da qui poi facciamo un’escursione alla bella Playa Ancòn per un
primo tuffo nelle acque
cristalline dei Caraibi,
poi ci spingiamo alle altre spiagge di punta Colon e playa Boca tutte con alberi di uva caleta cresciuti fin sulla riva.
Pernottiamo all’Hostal Esmeralda questo invece l’abbiamo trovato un po’ scomodo, ma non c’era scelta, comunque era centralissimo e con una bellissima terrazza sui tetti dove la mattina ci hanno apparecchiato la colazione.
La cena però ce la siamo concessa in un caratteristico locale, sempre con musica dal vivo.
27/02/16 – Lasciamo Trinidad attraverso la Valle de los Ingenios , luogo storico della coltivazione della canna da zucchero e della schiavitù, infatti, passando per Managa Inzago scorgiamo in lontananza, la vecchia e alta, torre di osservazione da dove veniva controllato il lavoro degli schiavi.
Poi puntiamo su Sancti Spiritus , meno nota ma ugualmente graziosa, col suo famoso ponte Yajaba, l’azzurro teatro, il caratteristico e coloratissimo centro e la sua Cattedrale dal bel campanile.
Attraversiamo una zona che ricorda molto il grande west con verdi pianure e colline trasformate in ampio pascolo, attraversate da monteros (mandriani) a cavallo con i sombreri ed i gilet di pelle, che incontriamo anche in qualche “bar”.
Ci fermiamo poi nell’elegante Camaguey , dai bianchi edifici coloniali, fondata da Velazquez, dove un gentile signore in bicicletta, al quale abbiamo chiesto un’informazione, ci precede accompagnandoci al Michel Residence, dove prenotiamo in un’ampia stanza ricavata sulla terrazza.
Facciamo quindi un ampio giro per il centro storico dalle strette e tortuose viuzze, visitando l’iglesia N.S. de la Mercedes, la plaza de los travajador, l’Iglesia del Carmen e la zona pedonale con l’iglesia de la soledad nella quale si trovano anche molte gallerie d’arte moderna. Dopo un’ottima cena in casa, ci fermiamo a chiacchierare con la nostra ospite, la bella Sara Michel, una vistosa cubana vissuta per 17 anni in Italia, con un italiano, ma poi rientrata a Cuba.
28/02/16 – Ripartiamo per Guaiamaro, Las Tunas, la piccola ma storica Bayamo dove si dice che venne composto l’inno nazionale e Baire. Costeggiamo la Sierra Maestra, culla della rivoluzione castrista, dove Fidel Castro, Ernesto Che Guevara e l’esercito di liberazione restarono per due anni. La Sierra è ora un Parco e Riserva naturale dove fra i suoi alberi, dalla strada si può scorgere la gigantesca sagoma del “Che”. Nel pomeriggio arriviamo finalmente a Santiago, dove troviamo alloggio alla casa particular “Moncada”.
Qui avremmo dovuto trascorrere due giorni, per poterla visitare gustando (e facendoci contagiare) la gioia di vivere della sua popolazione. Questa, infatti è una città portuale piena di musiche cubane e afro cubane, dai cartelloni inneggianti agli eroi della rivoluzione e soprattutto piena di gente e piena di vita che mi ha subito stregato!
Ma i miei compagni di viaggio – purtroppo – non hanno saputo apprezzarla per la fretta di raggiungere qualche spiaggia, privandomi così della possibilità di aggiungere un tassello molto importante alla conoscenza di Cuba e della sua storia. (Mi sono arrabbiata non poco, ma purtroppo ero in minoranza). Visitiamo, piuttosto velocemente, il parco Céspedes, la casa di Velasquez, plaza de marte, la Catedral, poi facciamo una passeggiata nella zona pedonale ed alla plaza Dolores, ossia “il boulevard “ luogo di incontri, di musica e di danze all’aperto in ogni ora del giorno e della notte che, come loro dicono, è fatta per “gozar” (godere).
29/02/16 – Al mattino visitiamo in battello l’isola Granma che si trova di fronte a Santiago, in un splendida posizione da cui si gode anche la vista del morro. Questa prende il nome dallo yacht che vi approdò nel 1956 portando Castro e la rivoluzione a Cuba.
Torniamo e ripartiamo subito. Attraversiamo Guantanamo famosa per aver ispirato la notissima canzone “guantanamera” ma soprattutto per la vasta base aeronavale americana, che è strategicamente inserita attorno alla vasta baia, ed ha circa 30 km di doppie recinzioni.
Superiamo la Sierra orientale attraverso La farola, (la strada del faro) che passa tra le verdi e vellutate vette delle cuchillas de toa , tra le pareti verticali ed i picchi di granito e che porta dalla zona arida a quella più umida, per arrivare nella terra del cacao e della natura. Siamo ora nell’estrema punta orientale dell’isola, nella tropicale Baracoa, la città più antica di Cuba, fondata nel 1512 che ne è stata anche la prima capitale. Si dice che nei pressi sia sbarcato Colombo nel 1492.
Infatti, Baracoa si trova di fronte ad Haiti e la sua posizione geografica, ha contribuito negli anni al suo isolamento, perché mentre il suo porto si affaccia sull’atlantico, è circondata alle spalle dalle montagne e, fino a quando non fu costruita la farola (nel 1964) poteva essere raggiunta soltanto dal mare. La cittadina conserva ancora delle belle case coloniali attorno alla piazza dal fascino esotico e vi regna un’atmosfera di frontiera e di abbandono. Questa prima impressione viene però presto cancellata dalla visita alla sua “Casa de la trova” dove -tutti- grandi e piccini, entrano per scatenarsi nelle sensuali danze caraibiche e per bere un cuba libre. Bere qui a Cuba sembra un obbligo morale: rum o anche birra (la Cristal è un’ottima birra di produzione locale).
Qui anche il nostro amico Giovanni si scatena ballando la salsa con una cubana prosperosa e ridanciana, mentre noi lo immortaliamo in un video. Troviamo alloggio alla casa particular “Martin 398 alto” una villetta arancione dove i nostri padroni di casa ci mettono a disposizione un intero appartamento e si impegnano anche a preparaci un’ottima cena.
1/03/16 – Vicino Baracoa c’è la splendida Playa Maguana, che si trova tra la vegetazione tropicale, la piscina naturale formata dal fiume e le verdi acque del mar dei Caraibi. Ci fermiamo per una breve visita al Parco Nazionale A. Humboldt (naturalista tedesco) che comprende una foresta incontaminata, molte mangrovie, lagune ed un’infinita varietà di fiori e felci, nonché alcune specie di animali oggi a rischio di estinzione (pappagallo cubano, nibbio dal becco uncinato e picchio dal becco d’avorio). Poi, faticosamente, e attraverso le strade impossibili della provincia di Moa, attraversiamo il centro siderurgico del nichel sulla costa nord ed arriviamo fino a Guardalavaca e la sua bella spiaggia.
Per trascorrere la notte, raggiungiamo la romantica Gibara, una tranquilla cittadina di pescatori che possiede numerose tracce di un passato sicuramente migliore, con la sua bella playa caletones , che riusciamo a vedere ormai deserta e nella luce un po’ spenta della sera (forse per questo mi è sembrata ancora più suggestiva).
2/03/16 – Decidiamo la partenza per la costa settentrionale dove sono i maggiori Cayos (isole). Passiamo per Holguin, capoluogo di una provincia ricca, con le sue belle piazze e gli ampi spazi verdi; poi Las Tunas, e ancora Ciego de Avila con le sue facciate multicolori ed i freschi portici. Proseguiamo per la Caretera principal oltrepassiamo Moron, ad un tratto ci troviamo di fronte ad un casello autostradale, qui dopo aver pagato un pedaggio, percorriamo un’impressionante strada asfaltata, praticamente a livello dell’acqua, che attraverso 13 ponti sulla laguna, unisce più isole.
Attraverso questa lunga, affascinante strada, arriviamo a Cayo Coco e quindi a Cayo Guillermo dove fatichiamo non poco a trovare un alloggio nei lussuosi residence: qui naturalmente, non esistono case particular . Proviamo infine all’Hotel Villa Gaviota, (gabbiano) dove ci indirizzano alla dependance, distante più di 30km e non ancora del tutto in funzione, chiamata Casotta Gaviota, dove arriviamo di notte. Al mattino l’hotel sarà per noi una piacevole sorpresa anche, e soprattutto, per la squisita gentilezza del pochissimo personale.
3/03/16 – Qui passiamo un giorno intero sulla spiaggia Sol Cayo Guillermo e poi a Punta Pilar , la più estrema e bella di tutta l’isola. Proseguiamo verso Moron ed arriviamo a Remedios dove ci fermiamo per visitare plaza Marti con le sue due chiese, il mercatino dell’artigianato, l’elegante albergo coloniale “Portales” ed il più antico bar “El Louvre”, dove ci fermiamo a gustare un Cuba libre.
Ripartiamo e lungo la strada, con mia grande sorpresa, vedo un hombre che teneva un maiale al guinzaglio! Infine, sotto una pioggia torrenziale (la prima) arriviamo a Santa Clara dove pernottiamo in una delle solite, economiche e belle, case particular. I miei compagni di viaggio hanno l’intenzione di tornare indietro, per un paio di giorni sulle spiagge dei cayos, mentre io preferisco restare a Santa Clara per visitarla con calma. Decidiamo di dividerci. La pioggia continua per tutta la notte.
4/03/16 – Ha smesso di piovere, ma i miei compagni rinunciano comunque al progetto. Facciamo un giro per la città, che è una tipica città cubana a pianta regolare, attraversata da vie perpendicolari su cui si affacciano basse case coloniali.
Arriviamo a plaza Vidal, poi visitiamo la Cattedral con la bianca statua di S. Chiara in marmo di Carrara, il teatro “La Caridad”, il bel palazzo che ospita la Banca, l’interessante Biblioteca, i suoi spiritosi murales, ed infine il monumentale mausoleo del Che con il commovente memoriale, qui , mentre io non mi perdo il monumento al tren blindado (treno carico di armi e soldati fedeli a Batista fatto deragliare dai guerriglieri del Che, che è il simbolo della Ribellione nazionale del 26/7/1953) e neppure il vagone con le molotov fatte con le bottiglie di coca-cola, i murales, ed altri oggetti appartenuti al Che Guevara, l’impassibile M. Teresa non prova neppure a scendere dalla macchina.
Proseguiamo il viaggio fermandoci a Colon per uno spuntino (mangiamo addirittura un panino con la porchetta!). Arriviamo alla sorprendente Matanzas. Dopo una sosta rinfrancante sulla spiaggetta di fronte alla casa particular villa yaiset , iniziamo un giro in città. Vorremmo visitare il teatro Sauro ma da anni è chiuso per restauri.
Ci fermiamo ad un caratteristico locale con musica l’ “Amezaga” dove conosciamo Antonio, un sedicente professore abbastanza alcolizzato il quale, autoinvitandosi, ci consiglia un buon ristorante per la cena: il “mundo” dove in effetti mangiamo benissimo, ma spendendo il doppio del solito. Dopo aver riportato Antonio nel bar a continuare la sua serata nell’alcool, completiamo il giro serale della città alla luce degli ottocenteschi lampioni della piazza, dove davanti alla casa della musica, scopriamo anche un bell’affresco moderno .
5/03/16 – Visitiamo Matanzas alla luce del giorno facendo ancora un giro in centro città: facciamo una visita guidata alla splendida, antica farmacia francese trasformata in museo, poi proseguiamo senza altre soste verso Varadero dove trascorreremo l’ultima notte prima del lungo rientro in Italia. Questa volta la visitiamo percorrendo tutto il lungomare fino alla Playa Blanca, dove finisce la penisola sulla quale sorge.
Il luogo è -per il momento- suggestivo, con il bel mare sui due lati, ed una minore concentrazione di turisti, ma purtroppo sembra essere in rapida trasformazione, visti gli innumerevoli e brutti alberghi-grattacelo in costruzione. Riconsegniamo qui, velocemente e senza sorprese, l’auto presa in affitto all’Avana, poiché anche il volo di ritorno è previsto da Varadero.
Abbiamo percorso 3.950 km complessivi, viaggiando lungo strade assai poco trafficate, con la segnaletica pressoché inesistente, ma in compenso vi abbiamo visto attraversare serenamente ogni tipo di animale: galline, cani, maiali, cavalli, pecore, gatti, mucche, che grazie all’abilità di Giovanni hanno potuto continuare la loro passeggiata.
6/03/16 – All’alba, uno
dei soliti bellissimi taxi
colorati degli anni 50
ci conduce all’aeroporto
da dove cominceremo l’infinito viaggio di ritorno
Varadero-Toronto,
Toronto-Francoforte,
Francoforte-Milano
ed io poi, in treno,
Milano-Roma.
Finisce qui la mia avventura Cubana. Non è stata soddisfacente quanto avrei voluto, poiché non ho potuto dare risposte a tutte le mie domande né soddisfare tutte le curiosità, ma ho cercato di afferrare attraverso quei volti aperti ed attraverso l’ambiente, quanto più ho potuto e credo che, comunque vada, dalla splendida Cuba non si può tornare delusi!