Al tramonto cercammo il tuaregh che gestiva il rifugio.
La situazione era difficile, pur avendo i sacchi a pelo.
di Giuseppe Bacci
Nel gennaio del 1985 facemmo un lungo giro di una settimana in fuoristrada nel sud dell’Algeria, vicino al confine con il Niger. Il nostro itinerario seguì il letto secco del fiume Tin Tarabin.
Dopo esserci rifocillati nel campeggio di Tamanrasset, raggiungemmo il rifugio sull’Assekrem che si trova subito sotto l’eremo di Pêre De Focauld. Avevamo deciso di dormire nel rifugio per poi andare, la mattina, a vedere l’alba inondare di luce le vallate dell’Hoggar (da un’altitudine di 3.000 metri).
Al tramonto al rifugio cercammo il tuaregh che lo gestiva per organizzare il pernottamento. Era un vero uomo blu, alto almeno un metro ed ottanta, di carnagione scura, magro, di età indefinibile, con un grande shesh (turbante) in testa ed un abito di lana nero lungo fino ai piedi.
Mentre contrattavamo la sistemazione ed il prezzo (il rifugio era affollato da diversi gruppi di turisti stranieri), intervenne nella discussione un nostro compagno di viaggio, che cercava di ottenere una sistemazione migliore (l’unico posto disponibile era per terra in una grande camerata). Il nostro amico era un tipo simpatico ma sempre esagitato, parlava con il tuaregh, gesticolando e alzando la voce, sicuramente in tono amichevole; tuttavia il tuaregh, che aveva mantenuto un atteggiamento impassibile, rimase muto a guardarci per qualche istante, poi si ritirò e ci chiuse la porta in faccia. Il carattere fiero di questa gente, abituata ai silenzi del deserto ed a rari incontri, rimase offeso dall’atteggiamento del nostro amico e quindi ci rifiutò l’alloggio.
La situazione era difficile, pur avendo i sacchi a pelo. nei giorni precedenti avevamo avuto modo di vedere che a valle le temperature notturne scendono sotto lo zero: dormire all’aperto o nelle auto a quell’altitudine era praticamente impossibile. Tornammo in due a parlare con il tuaregh, lasciando indietro l’amico, e faticammo non poco a convincerlo delle buone intenzioni e del fatto che per gli italiani è abituale gesticolare molto.
Finalmente riuscimmo a sistemare il gruppo sul pavimento. la mattina l’alba fu uno spettacolo indimenticabile! Ma non potemmo fare a meno di notare che nelle auto le taniche da 20 litri erano congelate in un unico blocco!