Nel deserto spesso le soluzioni
sono improvvisate ed impreviste.
Purtroppo dopo un ennesimo
insabbiamento, la frizione si bruciò.
di Giuseppe Bacci
Nel gennaio del 2001 ci recammo in Libia, uno dei partecipanti del gruppo aveva un camper da deserto. un mezzo a 4 ruote motrici che pesava 6-7 tonnellate, con il quale affiancava i fuoristrada da noi affittati durante due giorni di escursione nell’erg Murzuk ed al Mathendush.
Purtroppo, dopo un ennesimo insabbiamento, la frizione si bruciò ed il mezzo rimase inesorabilmente inchiodato nella sabbia. Eravamo a circa cento chilometri di pista sabbiosa dall’asfalto e dal campeggio.
Sembrava una situazione disperata, era oggettivamente impossibile trainare con un fuoristrada un mezzo che pesava più del triplo, ma come in un miraggio all’orizzonte apparve una sagoma che non sembrava un fuoristrada.
La fortuna ci sorrise: si stava avvicinando un altro camper da deserto, simile a quello del nostro amico.
Lo fermammo, ne discesero due marmocchi biondissimi ed i loro genitori svizzeri, che, un po’ perplessi (il loro mezzo pesava meno del nostro), non ci rifiutarono il traino per 100 km.
Il deserto è così: molto spesso le soluzioni sono improvvisate ed impreviste, ma quasi sempre si trovano, anche perché tutti i viaggiatori sono consapevoli della propria precarietà in questi luoghi e quindi non si rifiuta mai l’aiuto a chi è in difficoltà.
Ci volle comunque un giorno ed una notte al meccanico nigeriano per avere il pezzo di ricambio e riparare la frizione, ma quando si trattò di provarla ci si accorse che slittava ancora.
A questo punto Abduljlil, il capo dei nostri autisti, in un’altra notte di lavoro smontò di nuovo la frizione, la registrò correttamente e la rimontò, il tutto senza volere nulla.
Così il nostro amico, dopo un tragitto di oltre mille chilometri riuscì a raggiungerci poco oltre il confine tunisino, in tempo per prendere con noi il traghetto di ritorno. Oggi Abduljlil è il responsabile dell’agenzia che ci fornisce i fuoristrada e gli altri servizi.