Tutto era iniziato non dico con timore, quanto meno con cautela. I pochi che avevano fatto questo viaggio in camper, dichiaravano che andava fatto avendo con se persone che controllassero i camper durante le soste, che facessero da interprete durante gli spostamenti, che si doveva parcheggiare lontani dai grossi centri abitati e raggiungerli noleggiando dei bus. Niente di tutto ciò è vero, l’Albania è un paese sicurissimo, senza delinquenza, i luoghi dove ci si ferma sono più che sicuri, le strade sono buone al 90% con fondo stradale spesso appena fatto, iniziano a costruire le prime autostrade.
Tutti i luoghi da visitare sono raggiungibili in camper, la gente al 85% conosce l’italiano ed è sempre pronta ad aiutarvi senza secondi fini. L’unico neo è l’immondizia, presente sopratutto nelle città della costa, all’interno i paesi sono molto più puliti.
di Luciano Tancredi
Era l’oramai lontano inverno del 1999 quando in una delle nostre, quasi quotidiane, chiaccherate davanti ad un aperitivo in piazza della Rotonda al Pantheon con l’indimenticabile amico Nino Grazzani si fantasticava di viaggi da progettare, che iniziai a parlare dell’Albania.
Ancora continuavano gli sbarchi di clandestini sulle coste pugliesi, lui mi diceva i tempi non sono maturi, ma sicuramente verrà un giorno che questo paese potrà essere visitato anche da noi camperisti.
Nel 2006 sempre seduto ad un bar questa volta per un caffè con l’amico Andrea Fioretti eravamo a Medjugorie, in Bosnia, i nostri vicini di tavolo parlavano del loro prossimo viaggio in Albania, che da lì a pochi giorni avrebbero fatto, dopo aver attraversato il Montenegro.
Scambiammo due chiacchiere con questi occasionali conoscenti camperisti, mentre aspettavamo le nostre mogli di ritorno da una visita sulla montagna delle apparizioni della Madonna.
Alla fine concludemmo che forse i tempi erano oramai maturi per progettare il viaggio.
Quest’inverno con altri amici abbiamo progettato il viaggio in Albania, Montenegro e ritorno dalla Croazia.
In primavera già dei gruppi organizzatori di viaggi in camper proponevano l’Albania, praticamente tutti partendo da Bari con arrivo a Durazzo.
Noi abbiamo scelto di partire da Brindisi entrando dalla Grecia, ed è una soluzione ottimale ed economica, sbarcando a Igoumenitsa dirigendoci con l’autostrada gratuita verso Joanina ed entrando da Kakavia.
Arrivati al confine niente paura la coda sulla salita di un 1 km circa si evita, tenendosi sulla destra, i poliziotti greci fanno fare una fila solo per i cittadini comunitari.
In un quarto d’ora superiamo il confine, ci preoccupiamo di fare l’assicurazione, in quanto l’Albania è esclusa dalla carta verde, è necessario contrattare perchè loro non capiscono come assicurare il camper ritenendolo un furgone propongono di assicurarlo per un mese a 120,00 euro, noi siamo riuscita a pagare 45,00 € per 3 settimane.
All’ingresso compilano un modulo dove è segnata la targa e il giorno d’entrata, quando si esce si pagheranno 2,00 € per ogni giorno di permanenza, attenzione se uscite in Macedonia rischiate di pagare 5,00 € al giorno, come ha fatto qualcuno che ha attraversato questo confine.
Il nostro viaggio è iniziato da Gjirocastra è un’interessante città situata a 300 m sul livello del mare e dominata dal monte Mali i Gjiere, nella cui valle scorre il fiume Drin.
Con i nostri tre camper siamo arrivati fino davanti all’ingresso del castello, dove rapidamente siamo entrati usufruendo della piacevole aria fresca rispetto all’esterno decisamente più caldo.
Anche Gjirokastra come le altre città dell’Albania fu strutturata pensando alla difesa; percorrendo le strette viuzze del quartiere antico protetto dalle mura della fortezza si nota che quasi non esistono finestre sul piano della strada, segno del bisogno della città di proteggersi da invasioni e scorrerie.
Questa città diede i natali a Enver Hoxha nel 1908, segretario del partito comunista albanese che organizzò la resistenza contro l’occupazione italo-tedesca diventando in seguito il dittatore che per più di cinquant’anni impedì ogni contatto tra l’Albania e il resto del mondo.
Da non perdere il Museo Etnografico, che si trova nella ricostruita casa di Enver Hoxha distrutta da un incendio negli anni sessanta.
Qui ritroviamo la classica struttura delle case patrizie con la stanza del fuoco (dhoma e zjarrit) dove è sempre presente un caminetto (oxhaku) la cui funzione oltre a scaldare la stanza è di decorarla dignitosamente, è ricco di oggetti originali e l’ingresso costa 200 lek compresa la guida.
Visitiamo la prima Moschea attratti dalla voce del müezzin il quale parlandoci in italiano ci tiene a farci vedere con il microfono in mano che ha declamato dal vivo non con un disco registrato, è molto simpatico e disponibile e ci da immediatamente la dimensione di quello che sono i rapporti interreligiosi di questo paese che nonostante oltre 500 anni di dominio turco, quasi ininterrottamente, ha ottenuto nel 1912 l’indipendenza poi di nuovo 7 anni di dominio prima italiano, poi tedesco ed ancora 41 anni di dittatura comunista tra le peggiori del mondo.
È l’unico paese dei balcani che non ha mai fatto una guerra di religione.
Mentre stiamo per uscire ci chiama e ci porge un vassoio colmo di morbidi dolci con zucchero a velo.
Nel pomeriggio ci trasferiamo a Saranda, durante il tragitto si può visitare Syri i Kaltër (occhio blu in italiano) è una sorgente carsica situata sulle pendici occidentali del monte Mali i Gjerë.
L’acqua sgorga ad una temperatura di 12,75 °C, ed è la sorgente più ricca del paese.
A Saranda è possibile la sosta notturna nei parcheggi dei ristoranti sul mare lungo la strada che porta a Butrinto, è sempre consigliabile contrattare chiedono sempre cifre alte, noi da 15,00 euro al giorno ne abbiamo pagate 6,00 con acqua e luce.
Questa città è la Montecarlo dell’Albania, qui vengono le giovani coppie in viaggio di nozze è pieno di alberghi, ristoranti e locali vari.
Meno che in altri posti, ma comune a tutta l’Albania, è diffusa l’immondizia che tutti gettano in strada, senza curarsi troppo per quello che si vede e sopratutto al cattivo odore che emana.
Al mattino percorrendo circa 20 km ci trasferiamo a Butrinto, la strada è la peggiore che incontreremo durante tutto il viaggio, strettissima e piena di buche, spesso si è costretti a camminare sul ciglio della strada senza guard-rail, a passo d’uomo e incrociando le auto che vengono in senso contrario.
È necessario stare attenti a non strusciarsi reciprocamente, meglio se s’incontrano autobus, camion o furgoni sono più pratici degli automobilisti e con più capacità di movimento.
Quando arriviamo ci fermiamo nel parcheggio proprio difronte agli scavi archeologici.
Le donne fanno i primi acquisti di monili e braccialetti portafortuna, ce n’è proprio bisogno.
Prima di entrare notiamo la lastra commemorativa di Luigi Maria Ugolini, capo della missione archeologica italiana che alla fine degli anni ‘20 scoprendo il sito disse: Le falde meridionali del colle di Butrinto erano ricoperte da impenetrabile e vecchia boscaglia.
Apertovi un varco – più con gli occhi del desiderio e con l’aiuto della speranza che con la visione diretta e reale – intravidi un piccolo resto di muro… Decisi perciò di seguirvi un saggio di scavo…
I sacrifici allora compiuti dalla missione, e gli altri successivi, ebbero un largo compenso, poichè alla fine dei lavori apparve un teatro.
Entriamo è il sito archeologico con il ticket più costoso 500 lek più 200 lek per il museo e altri 200 lek per la nostra bravissima guida, che, in un paio d’ore ci fa visitare tutto il complesso archeologico con passione verbale e ricchezza d’informazioni.
Peccato che non riusciamo a vedere il famoso mosaico del battistero ricoperto per motivi di conservazione, avrebbe bisogno di una struttura di protezione come i mosaici di Piazza Armerina o di siti analoghi.
Normalmente chi frequenta i siti archeologici d’estate sa che il caldo a volte è insopportabile, questo contrariamente alla norma, è un luogo comodo da visitare a qualsiasi ora, perchè è completamente ombreggiato da alberi secolari, e tira una leggera brezza marina piacevole sulla pelle.
Dall’alto del Palazzo della Triconca si vede il Canale Vivar e la fortezza veneziana, qui scopriamo che è possibile entrare dal posto di frontiera di Konispol da dove sono passati dei turisti milanesi provenienti da Sivota in Grecia.
Ci riposiamo un giorno in riva al mare tra Butrinto e Saranda, il giorno dopo partiamo facendo alcune soste: in un campeggio molto spartano a Borsh, ma dai costi irrisori 5,00 euro compresa acqua e corrente dove abbiamo cenato con 7,00 euro a coppia.
Davanti al campeggio c’è una spiaggia a ciottoli con un mare trasparente dai colori intensi, sembra di essere in Sardegna, ce lo conferma la presenza della nostra amica sarda Antonella.
Qui abbiamo il piacere di conoscere Leone un professore di lingue del liceo che parla un’ottimo italiano, con lui parliamo un paio d’ore di tante cose, e ci fa capire di quanto sia disponibile questo popolo, prima perchè si presenta con un vassoio con dell’anguria e del melone freschi, già tagliati a bocconcini, come si usa in Turchia e nei paesi arabi, è in compagnia del fratello della moglie dei figli.
Ci rendiamo conto confortati dai suoi racconti che quasi tutti gli albanesi parlano italiano, grazie alla televisione ma anche alla buona volontà di approfondirlo con le sfumature che ogni lingua ha.
Tra l’altro ci dice che guadagna circa 330,00 € al mese, ma per fare una vita dignitosa nella sua famiglia con tre figli lavora anche la moglie, mediamente la gente ha stipendi di 210,00 euro, tutti quelli che lavorano in Europa tornano per le ferie in agosto, i giovani sopratutto per sposarsi, ci dice ancora per costruire lo scheletro di una palazzina di 2 piani occorrono circa 18.000 € di materiale e 1.500 € di manodòpera.
Ha viaggiato diverse volte in Italia e conosce tutta la costa adriatica fino a Venezia, Trieste compresa, ha una figlia che studia in Germania.
Nel pomeriggio dopo pranzo li invitiamo a prendere un caffè al campeggio, continuando la nostra conversazione, ne approfittiamo per avere delle indicazioni utili per il nostro viaggio.
Dopo esserci accomiatati dalla famiglia albanese ci dirigiamo verso la fortezza di Ali Pasha Tepelena a Porto Palermo, dove durante il regime c’era una base di sommergibili, è un bel posto per fermarsi in camper dove si può visitare l’antica fortezza turco-veneziana.
C’è una lingua di terra per arrivare all’isola fortezza.
In questo posto abbiamo conosciuto l’unico italiano che credo abbia attraversato l’adriatico (con un piccolo gommone di 4,50 metri) in senso contrario, era in compagnia della moglie, venivano dalla Puglia ed avevano impiegato meno di un’ora per fare i circa 68 km di traversata.
La strada per il passo di Llogaraja è un saliscendi continuo, però è stata asfaltata da poco e tranne quando si passa nei paesi non si incontrano tratti dissestati, è comunque necessario fare attenzione anche se il traffico è quasi inesistente, per la mancanza di guard-rail.
Il passo è situato a circa 40 km a sud di Valona, ha un’altitudine che varia da 470 fino a circa 950 metri.
Approfittiamo della sosta sul passo per pranzare gustando il famoso agnello e capretto a girarrosto, con miele e formaggi caprini vari.
Si trovano alberi dalle cime particolarmente interessanti, modellate dal costante vento proveniente dal mare.
Un esempio meraviglioso è la “Pisha Flamur” (Pino Bandiera), un raro monumento naturale di importanza scientifica e turistica.
Questo parco offre panorami belli e affascinanti, la vegetazione è formata in grande parte da alberi conifere tipo pino nero e frassino.
Dalla Qafa di Llogara a circa 3 km in linea aerea, si può vedere il mare Ionio, le parti delle cime delle montagne di Vetetima e una buona parte della Riviera Albanese.
Sul tardo pomeriggio arriviamo a Valona, il traffico è sicuramente aumentato, ma non così caotico come alcuni avevano raccontato, inesistenti i famosi tombini scoperti.
Troviamo con facilità da parcheggiare vicino alla sede del KS Flamurtari Valona la squadra che ha vinto 8 campionati ed ha partecipato anche alle coppe europee.
Valona è una delle città più antiche dell’Albania. ha circa 95mila abitanti, qui nel 1912 fu dichiarata l’indipendenza dalla Turchia.
È piena di gruppi elettrogeni lungo tutte le strade, caratteristica che non abbiamo trovato in altre città.
La sera incontriamo un autobus di giovani con abiti tradizionali albanesi che devono partecipare ad una festa, ci informiamo, con nostra meraviglia ci dicono di essere di Cosenza di una delle tante minoranze “Arbëreshë” che vivono nella nostra penisola da oltre 450 anni.
Al mattino prima di partire visitiamo la Moschea Muradi progettata dal famoso architetto turco Sinan.
Impieghiamo oltre un’ora per trovare il mare, è una spiaggia vicino a Poro, ricca di stagni con uccelli e dune con vegetazione mediterranea, attenzione a dove si passa perchè ci si può insabbiare.
In questo posto ci sono dei ristorantini dove è possibile cenare mangiando pesce con 6,50 euro e pernottare gratuitamente.
Il mare con la sabbia scura non è particolarmente trasparente.
La sera a cena il gestore ci racconta che negli anni ‘90 da qui partivano i gommoni carichi di persone per l’Italia, ed ancora adesso la sera capita che si avvicinino le motobarche della nostra Guardia di Finanza che ancora pattugliano la costa.
Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Fieri, ci fermiamo a dormire nel sito archeologico di Apollonia, essendo solo in tre ci consentono di fermarci nella parte alta direttamente nel sito, oltre il Monastero, sotto gli alberi.
Ne approfitto per fare delle fotografie salendo direttamente sul campanile della chiesa, lo spettacolo è stupendo si vede fino al mare.
Apollonia era una delle città romane più importanti, qui studiò l’Imperatore Ottaviano Augusto, dopo l’assassinio di Giulio Cesare dovette lasciarla in tutta fretta, tornare a Roma, per assumere il potere.
Il mattino dopo faccio la mia passeggiata e passo per il cimitero, do’ un’occhiata ad alcune tombe antiche, mi si avvicina uno dei guardiani del sito che mi porta a vedere la tomba dei suoi genitori.
Proseguo lungo la strada mi si affiancano i due cani che erano stamattina vicino ai camper, vanno avanti e indietro sembrano quasi proteggermi, arrivati vicino ad una casa di contadini ci vengono incontro 5 cani di tutte le taglie, abbaiando e ringhiando, i miei 2 protettori cosa fanno?
Si nascondono dietro di me, cercando protezione, prendo per precauzione un sasso ma non c’è bisogno di tirarlo, gli grido contro qualcosa, mi guardano, si girano e se ne vanno.
Forse anche loro conoscono l’italiano.
Torno ai camper cerchiamo una guida, in un paio d’ore ci fa visitare il sito e ci costa 200 lek compreso l’ingresso.
Visitiamo anche il monastero dove il pope ci fa da guida con un approssimativo italiano.
È abbastanza presto decidiamo di andare ad Ardenica per visitare la chiesa di Santa Maria che è decorata con affreschi di Kostandin e Athanas Zografi, famosi iconografi della scuola di Korca.
Prima pranziamo, fa un caldo terribile, intorno ai camper si aggira una simpatica vecchietta, la quale ci chiede qualche spicciolo, nel frattempo arrivano delle macchine di albanesi che ci invitano a non dare soldi alla nonnina in quanto sostengono che la strada non è di sua proprietà.
Mentre mia moglie Anna prepara il pranzo faccio una rapida visita al monastero, le opere che conserva sono notevoli, informo gli altri equipaggi, non si può perdere la visita di un luogo così bello.
Anche qui chi ci apre fa da cicerone, quando non abbiamo trovato una guida di professione qualcuno si è sempre praticamente adoperato per darci delle spiegazioni.
Visitando queste chiese bizantine si ha la sensazione che il tempo si sia fermato, hanno sicuramente quel mistero mistico, che ti fa sempre riflettere sull’esistenza del creatore.
Nella chiesa conosciamo due ragazze di Tirana ed un giovane che vive in Germania, ci fermiamo a chiacchierare, lui offre da bere a tutti in un chiosco.
Arriviamo a Berati alle 16,15 chiediamo ad un poliziotto dove ci possiamo fermare e ci indica il Boulevard, mentre ci avviciniamo notiamo che c’è una colonna di camper sono i mezzi di Peppe Truini che guida un gruppo dell’Assocampi.
Ci fermiamo a salutare ci sono diversi amici con i quali abbiamo condiviso diversi viaggi, loro stanno per partire facciamo in tempo a salutare: Mario e Mariuccia Palombi, Paolo e Lina Vetturini, Aldo, Elda, Gianna e Tonino Bianchin.
Ci sistemiamo e andiamo a visitare il quartiere musulmano di Mangalemi dove si trova la Moschea degli scapoli.
Il quartiere è caratteristico con stradine strette come i nostri paesini medievali, molte case sono in stile turco con le classiche sporgenze, che quasi toccano i muri dell’edificio difronte.
È situata sulla riva destra del fiume Osum poco lontano dalla confluenza fra questi e il fiume Molisht.
Attraversiamo il ponte di Gorica per recarci nell’antico quartiere cristiano di Gorica e visitiamo la chiesa di St Thomas questa è una delle rare occasioni che le signore riescono a vedere cosa c’è dietro alle immagini sacre, dove viene svolta parte della funzione religiosa ed è interdetto l’ingresso alle donne.
Torniamo attraverso il ponte pedonale dove incontriamo una coppia di sposi, gli stanno facendo un servizio fotografico.
Passeggiamo per la città facciamo qualche acquisto ordiniamo delle pizze da asporto e mentre torniamo ai camper, vediamo che è arrivato un altro gruppo di camper e salutiamo gli amici Remo e Franca Bucci, Andrea di Parma ed altri.
Quest’anno l’Albania è decisamente di moda, però in 20 giorni oltre a questi 2 gruppi incontriamo solo un terzo gruppo ad Apollonia, ed un solo camperista italiano a Pogradec.
Al mattino presto prendiamo in affitto un pulmino per visitare la cittadella con 1.000 lek ci porta, ci aspetta per la visita e ci riporta indietro, la guida ci costa 300 lek a coppia.
Il castello-cittadella è ancora abitato, dall’alto c’è una magnifica vista, per la prima volta riusciamo anche ad entrare in un Minareto è quello che resta della distrutta Moschea Rossa.
Visitiamo nel centro del quartiere, il Museo “Onufri”. Con una collezione di icone e oggetti di shërbesës (liturgici).
È organizzato nella chiesa cattedrale di Santa Maria costruito nel 1797. Costa 200 lek con la guida che parla in italiano, la signora è molto preparata, specialmente sull’iconografia delle immagini rappresentate, sul valore della scuola di Onufri.
Il Museo è dedicato al famoso pittore Onufri, attivo fino al 1547 a Berat, il quale ha creato, con la sua opera, le condizioni per la resistenza anti turca e ha lasciato una consistente creatività iconografica.
Grazie al suo carisma divenne una delle piu` alte sfere della chiesa bizantina.
Fondò anche una scuola per la pittura delle icone, che in seguito fu portata avanti dal figlio Nicola e dai suoi seguaci Onufri Kiprioti e Konstantin Shpataraku.
La sua pittura fuoriesce dai canoni dell’arte sacra bizantina, molto legata a schemi e regole rigide, egli libera la sua pittura da queste briglie e compone opere più innovative per la sua epoca, inserisce paesaggi urbani e anche personaggi reali, in un suo San Giorgio e il drago egli rappresenta Skanderbeg contro i Turchi.
Questa sua tecnica realistica si collega direttamente con il movimento rinascimentale italiano, riesce a dare una rappresentazione anche della vita interiore dei suoi personaggi, umanizzandoli, rendendoli meno distanti dallo spettatore che osserva l’opera.
Il carattere tipico dell’archittetura e degli interni ben si adatta all’esposizione delle icone ed ha lo scopo di conservare i valori di significato e la loro natura originale.
Finita la visita alla cittadella partiamo per Elbasan che dista circa 85 km arriviamo per l’ora di pranzo e ci fermiamo sulla piazza dei bus extraurbani, dove pernotteremo senza problemi.
Nel pomeriggio un temporale estivo ci fa ritardare la visita alla città vecchia e alla Moschea del Re, completamente restaurata dopo la riapertura, anche qui la cittadella di quella che fu una delle principali città romane sulla via Egnatia con il nome di Skampini, dopo che
Costantinopoli diventò capitale dell’impero acquistò primaria importanza come collegamento con le province occidentali, con i
Balcani e con la penisola italica in particolare.
Nel 320 d.C. fu fortificata con una cinta muraria in grado di ospitare un’intera legione, dotata di 26 torri, a protezione dalle invasioni barbariche; l’impianto quadrilatero del castrum fondava il proprio decumanus sulla via Egnatia, che lo attraversava da est a ovest, costituendo pertanto un presidio militare di rilevante consistenza.
Durante la nostra passeggiata sulla Qemal Stafa sotto la Torre dell’Orologio incontriamo i giovani della Comunità di Sant’Egidio, qui si è svolta l’estate di solidarietà nell’ospedale “Sadik Dinci” della città di Elbasan, la più grossa struttura psichiatrica di tutta l’Albania, che oggi accoglie circa 280 pazienti.
La festa in piazza è stata un evento davvero speciale perché è stata la prima manifestazione pubblica cittadina a cui hanno preso parte i malati dell’ospedale psichiatrico.
Tutto si è concluso con canti e balli popolari e con un abbondante rinfresco preparato dai partecipanti al corso di cucina di suor Gertrude.
Noi con piacere abbiamo partecipato e scambiato impressioni con i giovani della comunità.
L’indomani ci dirigiamo verso il Lago di Ohrid, la vista scendendo dalla montagna è spettacolare, da’ quasi l’idea di un mare, è uno dei maggiori laghi della penisola balcanica ed è considerato uno dei più antichi della Terra.
Il lago è situato ad un’altitudine di 695 m è grande quasi quanto il lago di Garda, ed è profondo 289 m. La parte principale del lago fa parte della Repubblica di Macedonia e una parte minore appartiene all’Albania.
Ci fermiamo a Pogradec, in pieno centro tra i giardini ed il lago, senza problemi, è uno dei più incantevoli siti turistici in Albania, e si caratterizza per la vista panoramica e l’acqua limpida del lago.
In questo lago si trova il pesce di koran, simile alla trota, la sera ceneremo al ristorante Perla, sicuramente la cena più buona e più costosa 1.500 lek.
Il giorno dopo per la mia passeggiata mattutina, arrivo fino a quella che era la residenza sul lago del dittatore Enver Hoxha è ancora sorvegliata dalla polizia essendo rimasta la villa dell’attuale primo ministro.
Al ritorno passeggiando con l’amico Ivan
approfitto per far riparare le casse stereo
dell’iPod che necessitano di una saldatura,
qui si trovano ancora artigiani capaci,
rapidi nelle riparazioni ed economici.
Il giorno dopo anche Ivan approfittando
dell’apertura di un meccanico fa fare una
controllatina al suo gruppo elettrogeno
che ha un problema, noi ci avvantaggiamo
ed arriviamo in avanscoperta a Korça, dove
lo aspettiamo, parcheggiando nientedimeno
che al parcheggio davanti al Grand Hotel,
lusso da camperisti.
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