Un viaggio in Vietnam, se lo si vuole conoscere davvero, per me deve cominciare dal nord; perchè è da qui che nasce la storia di questo Paese. Qui sono nate, e si sono svolte, le varie lotte di liberazione contro i vari occupanti (prima i cinesi, poi i francesi, infine gli americani).
Quello che la strage del Vietnam degli anni 60/70 ha lasciato nel cuore, a noi che in quegli anni eravamo ragazzi, è un senso profondo di vergogna e di rispetto perquesto popolo fiero e dignitoso, che ancora oggi conserva negli occhi un misto di forza e dolcezza.
Sarà per questo, forse, che ho fotografato soprattutto volti!
di Anna Maria Cartocci
Ci organizziamo, ed in febbraio -è il periodo migliore ci dicono, ma non sarà così- partiamo convinti.
6/2 – Raggiungiamo Hanoi, da dove partirà il nostro viaggio, nel giorno in cui in Vietnam si festeggia il Tet o “festa del primo giorno” (il capodanno lunare): tutte le strade sono addobbate con alberi di “mandarino cinese” dai piccoli frutti ovali, nei negozi sono esposti rami di fiori di pesco ed ogni finestra espone una bandiera rossa con stella gialla al centro. Ovunque c’è grande animazione e chiasso.
Dopo una sosta di un giorno in questa caotica ma affascinante città, puntiamo dritti verso il nord, con un po’ di rimpianto, ma sicuri che al ritorno potremo visitarla meglio e più a fondo.
8-9/2 – Prima tappa al parco di Ba-be e nel villaggio di Pac Ngai, dove siamo stati ospiti in una caratteristica casa thay in legno, su palafitte.
Qui abbiamo assistito al lento e sereno trascorrere della loro vita. Poi con una sottile barca, abbiamo percorso il lago omonimo ed il fiume Nang fino alla grotta Puong ed alla cascata di Ban Giac, in un silenzio assoluto, rotto solo dal ritmo dei remi sull’acqua.
10/2 – Al mattimo di nuovo in partenza, per Cao Bang. La regione è disseminata di montagne carsiche che offrono panorami straordinari, raggiungiamo la cava Pac Bo, molto grande ed estesa su più livelli. Tutt’intorno, nella vegetazione si scorgono dei piccoli accessi nella roccia che portano ad ampi spazi interni -spesso comunicanti fra loro- dove, ci dicono, visse Ho Chi Minh preparando attività rivoluzionarie. Qui incontriamo un gruppo di ragazze di etnia ha’mong con le loro acconciature simili a fermagli metallici ed altre con bizzarri copricapo.
Raggiungiamo Ho Giang Town, ultimo villaggio prima della frontiera cinese, dove pernottiamo.
12-13/2 – attraverso il passo di Quan Ba (porta del paradiso) circondato da infinite coltivazioni di thè, raggiungiamo Donh Van dove, dopo una buona cena, in un sala dell’hotel percorsa da gelide correnti d’aria, trascorriamo una ancor più gelida notte. Al mattino visitiamo la città vecchia e saliamo fino alla fortezza francese, da dove si gode una splendida vista sulle risaie. Poi alla residenza dell’ex re degli ha’mong. Più avanti un villaggio pieno di bambini, alcuni serenamente nudi.
Costeggiamo il fiume Da, dove con meraviglia verifichiamo che qui, i cercatori d’oro ancora esistono.
14/2 – Ripartiamo per Meo Vac sostando al mercato di Lungh Phi frequentato da donne di etnia Lolo con larghi turbanti neri sugli abiti coloratissimi. Attraversiamo innumerevoli risaie facendo incontri bellissimi di donne e bambini. Torniamo ad Ho Giang Towh dove gusto per la prima (ed unica) volta il mitico caffè vietnamita: viene servito in tazza, immersa in un’altra più grande contenente acqua bollente, sopra la quale è posto un pentolino metallico provvisto di filtro con il caffè in polvere. Riuscendo a tenere tutto questo in bilico, dopo circa 10 minuti si può bere un’orribile miscela nera, ormai fredda.
15/2 – Partenza per Bac Ha, con soste a villaggi per scambiarci sorrisi e foto. (Silvana anche la gonna).
16/2 – In Bac Ha visita al sunday market. Qui la folla è più eterogenea, vi si radunano donne di etnie e costumi diversi: fra “ha mong a fiori” con abiti arricciati in vita e ricami floreali, “Dzao neri”, “Ha mong rossi” con i loro abiti colorati, i loro strani copricapo ed i bambini sempre avvolti sulle spalle, sono una vera festa d’allegria.
17-18/2 – Attraversiamo Lao Cai, c’è solo un ponte a dividerla dalla Cina. Poi, da qui raggiungiamo Sapa. La città, piena di turisti, è soffocata dalla nebbia e noi dalle venditrici. Ci fa uno strano effetto: sembra una località turistica europea di montagna, troppo diversa dai villaggi finora visitati e sicuramente meno affascinante. Nel grandissimo mercato coperto, come sempre sono protagoniste le donne, che cuciono, ricamano, accompagnano i turisti, si fanno fotografare compiaciute, insomma interagiscono disinvoltamente con una cultura così diversa dalla loro che purtroppo, ne restano contaminate.
Pur comprendendo che siamo stati noi occidentali i principali responsabili di questa trasformazione, ne resto turbata e infastidita. È bastato però uscire dal paese per ritrovare le dolcezza e serenità del paesaggio e la spontaneità della gente che l’abita. Raggiungiamo il villaggio di Tavan dove pernottiamo in una casa tradizionale, confortati dalle attenzioni dei nostri ospiti che ci offrono in continuazione thè e grappa di riso, attorno ad un braciere sempre acceso.
19/2 – Ripartiamo per Old Lai, superando guadi e salite vertiginose, attraversiamo il Tram Ton Pass.
Lungo il percorso, incontriamo ragazze vestite a festa per un matrimonio e le seguiamo unendoci all’improvvisato banchetto (dal quale scappiamo, senza neanche vedere gli sposi, quando il livello alcolico generale diventa praticamente insostenibile).
20/21-2 – Sulla strada per Dien Bien Phu incontriamo un gruppo di ragazze giovani e belle che lavorano capelli per farne posticci. Ci fermiamo incuriositi ad osservare (Tommaso è vittima di un ennesimo colpo di fulmine).
Visitiamo il piccolo museo in cui viene celebrata quella vittoria che ha valore simbolico anche per tutti i popoli oppressi dal colonialismo. Arriviamo a Son La dove visitiamo il mercato, sempre affascinante, il museo etnologico e, più interessante, la ex prigione francese.
22/2 – Raggiungiamo Mai Ciau, un villaggio in una vallata circondata da montagne immerse nella nebbia: la pioggia e l’acqua delle risaie sono in sintonia perfetta, come un unico elemento. Poi la nebbia si dissolve ed appaiono anche le case-palafitta. Il colore delle risaie varia dal verde intenso dove le piante hanno già consistenza, al verde tenero là dove sono state appena messe a dimora.
Qui abbiamo dormito al primo piano di una casa-palafitta molto bella, destinata ad accogliere turisti, con una grande stanza dove stare tutti assieme su stuoie e materassini con inutili –al momento- zanzariere e persino tende-divisorio. Cena ottima e abbondante al piano terra.
23/2 – Conosciamo una simpatica ragazza thay che beve e ci consiglia, il chan-leo una spremuta a base di “frutto della passione” che diventerà il nostro vizio per il resto del viaggio.
Proseguiamo incontrando venditrici di orchidee e canna da zucchero. Poi, con una barca raggiungiamo Kènh Ga percorrendo le acqua ampie in cui vari invasi comunicano fra loro, attraversiamo un ponte girevole che ci viene aperto dai bambini accorsi non appena siamo spuntati.
Qui deve esserci anche una comunità cristiana: lo si capisce dalle croci di un piccolo cimitero che scorgiamo dalla barca. In lontananza anche ill profilo della cattedrale di Fat Diem, in uno strano stile cinovietnamita.
24/2 – A Tam Coc – che significa tre grotte – ci aspetta un rilassante giro su imbarcazioni a guscio di noce, in metallo e con ai remi solo donne. Attraversiamo passaggi rocciosi sospesi come ponti, sotto i quali passiamo abbassando istintivamente la testa. Qui, per una volta, siamo alloggiati in un confortevole “albergo con vista” ma ci adeguiamo subito e ci scateniamo, come veri turisti, a fare compere dopo le trattative rito, nei numerosi negozietti che offrono abbigliamento di seta.
Poi, attratti dal profumo, ci spostiamo verso le friggitrici di frittelle alle banane.
Partenza per Hoa Lu, dove visitiamo un tempio buddista con le tombe dei re di dinastia Dinh e Le. Poi ci imbattiamo in un suggestivo funerale, con i parenti ed i partecipanti che seguivano la bara coperti da veli bianchi.
25/2 – Ripartiamo per raggiungere la baia di Halong accompagnati da una sottile pioggia e dalla consapevolezza di essere ormai quasi alla fine del viaggio. Ci consoliamo alla vista dell’imbarcazione bellissima, in legno e tutta per noi, con comode cabine letto, pranzo e cena a base di pesce e tanta gentilezza.
Gentilezza e discrezione sono forse le maggiori qualità del popolo vietnamita, il quale ha un rispetto per la forma che non è certo ipocrisia. La baia di Halong è qualcosa di magico, quasi irreale, coloratissimi villaggi galleggianti ed un labirinto di innumerevoli scogli e montagne che spuntano dal mare come funghi pietrificati, assumendo colori diversi e sfumati, a seconda della distanza. Di sera siamo circondati dalle luci e dai riflessi delle numerose barche che affollano la baia e rendono più nere le sagome delle montagne.
26/2 – Ritorniamo ad Hanoi in tempo per il caratteristico spettacolo di marionette sull’acqua; poi, rimpiangendo la calma appena lasciata, ci ritroviamo nel caos cittadino che avrebbe dovuto esserci familiare, ma che qui è diverso. Qui sembra che un’intera generazione di giovani nati dopo la riunificazione, con jeans ed occhiali scuri, percorra le strade della città sulle moto (sempre in tre e pestando sul clacson) lanciatissima verso il futuro. Sono forse loro il simbolo del nuovo e della libertà?
In conclusione: è stato uno dei viaggi più interessanti ed economici che ho fatto.
Da prima ci siamo organizzate in 4, già compagne in altri viaggi, poi si sono aggiunti altri amici fino a formare un gruppo di 8. Il numero è importante, perché avendo a disposizione dei fuoristrada con autista, non potevamo essere più di quattro per auto. M. Teresa, la più disinvolta in inglese, ha contattato la “Vietnam Geographic Holiday Company” www.geoholiday.net e-mail: sales@geoholiday.net per un preventivo di un viaggio nel nord del Vietnam con permanenza 3 settimane circa (diventati 23 gg. per disponibilità dei voli) e specificando che eravamo interessati sopratutto alle minoranze etniche ancora presenti in quella zona del paese.
Un po’ di cifre: ci è stato proposto un “pacchetto” comprendente l’accoglienza all’aeroporto di Hanoi con accompagnamento in hotel e viceversa per il ritorno, due fuoristrada con autista e benzina, dal giorno successivo all’arrivo, per iniziare il tour richiesto, comprensivo di pernottamenti, prima colazione, cene nelle “home stay” e sulla barca. Il tutto solo per 547 dollari a persona, circa 380 euro.
Volo andata Roma – Hanoi – e ritorno Hanoi – Roma, con la Malaysia air line compresa l’assicurazione circa 920 euro. – cassa comune per ingressi musei, pranzi, bevande, mancia, circa 120 euro. – visita extra alla “pagoda dei profumi” circa 15 euro a persona.
Per comprendere meglio: 100 $ ci sono stati cambiati con 1.280.000 dong ca. 100 euro 2.800.000 dong ca.
Sia nelle banche che nelle gioiellerie (sono autorizzate) naturalmente oggi il cambio sarebbe ancora più favorevole!
Un’ultima raccomandazione: non partite in febbraio, che va benissimo per il centro-sud mentre il nord è molto meglio visitarlo in maggio/giugno per non trovare freddo e nebbia (i villaggi sono tutti intorno ai 1500/1700 metri di altitudine).
Con 100 euro: noi ci abbiamo vissuto 3 settimane alla maniera consumistica occidentale! comunque so che un impiegato pubblico, percepisce l’equivalente di 40 $ mensili (512 dong). A pranzo o cena spendevamo mediamente 2 euro a persona comprese bevande, in ristorantini che la maggior parte di loro non poteva permettersi. l’abbigliamento di tipo occidentale o le scarpe 10 euro.
Ho acquistato un pigiama di vera seta per 5 euro. Complessivamente il viaggio ci è costato 1.495 euro a persona compresi 60 euro per il visto d’ingresso.