Doughty affrontò il viaggio come l’avventura di un uomo povero, di un cristiano-occidentale, riconoscendo la sua diversità e quindi accettando i rischi che ciò comportava. Un’acuta capacità d’osservazione del territorio, del paesaggio, degli usi e costumi della popolazione permisero all’autore di dipingere la vera Arabia, caratterizzata da forti odori e dalla sporcizia ma anche da una profonda libertà e nobiltà.
Travestito da beduino, Charles Doughty, eccentrico medico inglese che di cammelli non sapeva assolutamente nulla, si aggrega a una carovana di pellegrini diretti alla Mecca, condividendo con loro il poco spazio delle tende, accontentandosi del poco che basta loro, latte di cammella e rari pasti a base di datteri e carne.
Determinato a procedere, spesso cavalcava dall’alba al tramonto, se non addirittura nella notte, avanzando a tappe forzate in un paese roccioso e faticoso, sotto un sole bruciante. Fino a che non viene scoperto. Secondo Lawrence d’Arabia, che scrisse l’introduzione al testo, “una bibbia nel suo genere”.
Arabia Deserta di Charls M. Doughty; introduzione di T. E. Lawrence; traduzione di Mario Biondi (pagg.316, Guanda Editore).