A guidarci fra le attrattive e le contraddizioni di tre affascinati e imprescindibili città asiatiche – Hong Kong, Macao e Pechino – è un colombiano innamorato del mondo e dell’avventura, un viaggiatore a cui non bastano mai gli occhi per guardare. Santiago Gamboa è un inguaribile curioso e quando viaggia non si immerge solo in un paesaggio ma anche nella sua storia, nel suo passato fastoso e tormentato, nella sua arte, nella sua letteratura, nella sua gastronomia; per questo in Ottobre a Pechino fa confluire tutti gli appunti di un mese di vita e registra episodi e osservazioni di quello che diventa un percorso di immedesimazione, di apprendistato.
Con lui il lettore vedrà stagliarsi dall’aereo l’inconfondibile profilo degli arditi grattacieli di Hong Kong e atterrerà nell’ex protettorato britannico per poi aggirarsi come trasognato nel traffico, tra alberghi sontuosi e centri commerciali dalle gigantesche insegne luminose, e finirà per perdersi in vicoli sordidi e in mercati del pesce; viaggerà fino a Macao, isola di una «caraibica» e scrostata decadenza, piena di casinò e di localini porno, arenatasi al tempo della dominazione coloniale portoghese; e arriverà infine a Pechino e ne conoscerà le folle, i quartieri popolari, l’estetica comunista, ma anche la Città Proibita, i pai-lo, i templi taoisti e buddhisti, gli infiniti parchi con le schiere di praticanti di tai chi, il giardino zoologico con i famosissimi panda… E conoscerà un’umanità variegata e complessa, ma farà incontri imprevisti quanto intensi con personaggi come Bruce Lee, Ernst Jünger, Luís Vaz de Camôes, Marco Polo, Kublai Khan.
Centro del libro e del viaggio è una Pechino caotica in cui tricicli, motorette, risciò, biciclette, sidecar percorrono veloci i grandi viali e i vicoli vivaci. Una città ricca di contrasti; templi e parchi meravigliosi si alternano a costruzioni di mattoni, cemento e vetri sporchi. Gamboa descrive uno scenario che ricorda l’estetica dell’architettura comunista, un panorama che ci riporta ai quartieri popolari delle città dell’Est europeo. Che ne è stato della splendida Pechino del periodo imperiale? Attraverso gli occhi di Gamboa scopriamo che è scomparsa. Nello scenario della nuova Pechino notiamo che milioni di cinesi poveri convivono con pochi milionari, là dove la corruzione ha trionfato. La Pechino di Gamboa è una città che respinge ma che allo stesso tempo affascina e attrae.
Speriamo che i venti del Gobi, carichi di sabbia e di polvere, non riescano mai a seppellirla.
Ottobre a Pechino di Santiago Gamboa (pagg. 220, Guanda Editore).