Dopo le vacanze verifichiamo il lato
“oscuro”. Una serie di interventi scomodi
ma necessari per la salute del camper.
di Franco Liboa
Il sottoscocca è sconosciuto a molti. La prova si ha nelle fiere, dove è raro trovare qualcuno inginocchiato a scrutarne i meandri, mentre tutti sono ammaliati dai disegni sui tessuti dei cuscini, dalle tappezzerie e dalle tendine.
Sembra incredibile, ma è così. Invece là sotto non c’è nulla di bello da vedere.
È vero, perché se si osserva con attenzione c’è da piangere, specie per la cellula abitativa. Le meccaniche hanno una protezione di fabbrica, diciamo sufficiente, mentre quella della cellula è “carente”, o peggio.
Non è raro notare viti e graffette metalliche scoperte, buchi nel fondo otturati grossolanamente, o lasciati tali; scalfitture e fessurazioni. I fori per il passaggio delle tubazioni e per l’inserimento della stufa spesso sono esagerati e grezzi, mostrano la coibentazione e da lì passa tanta aria.
Talvolta si notano anche regoli di legno nudo. La protezione del fondo spesso consiste in un leggero strato di vernice nera, o catramina.
È rara la presenza di un sottile foglio di alluminio, o di plastica. Inoltre troviamo fasci di fili elettrici non intubati, fissati alla meno peggio, o addirittura con giunzioni coperte solo con nastro adesivo. Insomma in genere è uno spettacolo indecente già a veicolo nuovo. Immaginiamo come diventi nel tempo.
Eppure laggiù ci sono componenti da proteggere.
I NEMICI DEL SOTTOSCOCCA – Sono tanti e agiscono rapidamente, creando danni notevoli se non sono combattuti subito, con efficacia.
La pioggia forma pozzanghere; passandoci sopra si provocano schizzi penetranti ovunque.
Ma già con il fondo stradale appena bagnato si crea una nebulizzazione d’acqua che si insinua dappertutto.
In inverno le strade, specie in montagna, sono cosparse di sale, contro il gelo; ma la neve e il ghiaccio si attaccano al fondo del veicolo, permanendovi fino a quando la temperatura è bassa.
Comunque rimane l’effetto dannoso del sale. D’estate si va al mare, dove la salsedine abbonda ed è corrosiva. In marcia i sassolini “sparati” dalle ruote , specie da quelle motrici, colpiscono violentemente il sottoscocca producendo graffi ed abrasioni.
Ma anche quando il camper è fermo in rimessaggio, se è all’aperto ed il suolo è a fondo naturale, l’erba crescendo può strusciare sulla parte inferiore del veicolo.
La vegetazione è un’ottima conduttrice d’umidità, nonché una via d’accesso per formiche ed altri insetti, che conviene non frequentino il nostro mezzo.
Nota: è buona norma che al termine di ogni visita al veicolo rimessato, al momento di venire via, prima di chiudere la porta dare una bella spruzzata di insetticida all’interno.
Elimina insetti vari, ma è efficace anche contro ragni e roditori; basta pensare al fastidio che da a noi, appena emanato. Per i motivi citati è necessario provvedere con urgenza ad un’adeguata protezione; anzi è consigliabile farlo a veicolo nuovo.
Così si evita di dover prima ripulire e lavare il fondo, risparmiando tempo, e peggio, tanta fatica inutile.
INTERVENTI PREVENTIVI – I paraspruzzi dietro alle ruote sono di rigore, ma quasi mai presenti su tutte. Sulle anteriori spesso ci sono, quali dotazioni standard della motrice, mentre è raro trovare quelli posteriori.
Eppure è un intervento semplicissimo, specie in fase di assemblaggio, essendo tutto libero, senza ostacoli adiacenti. L’approvvigionamento a livello industriale ha un costo irrisorio ed offre una buona protezione. Invece provvedere dopo, anche se non è una gran spesa, spesso costringe ad acrobazie e contorsioni, per la mancanza di spazi liberi intorno.
Comunque sono utilissimi riducendo sporcizia e fango, danni da sassolini specie dietro al retrotreno, dove spesso ci sono valvole di scarico e serbatoi.
L’ispezione preventiva è d’obbligo per conoscere la situazione. Se non disponiamo di una “buca” o di un ponte sollevatore dobbiamo infilarci sotto al camper, manovra molto scomoda, che cercheremo di agevolare con tavole o cunei da porre sotto due ruote dello stesso lato, ma mai lasciarlo sollevato solo sul cric.
Quindi, indossati vecchi indumenti da buttare a fine lavori, con l’aiuto di una potente torcia elettrica andiamo là sotto e iniziamo a scrutare con attenzione tutti gli interstizi, per scoprire gli interventi manutentivi da fare, prima della protezione già preventivata.
Attenzione: se il mezzo ha già una certa età ci saranno incrostazioni, fango, e ruggine, che non permettono una valutazione precisa: a veicolo nuovo tutto è più semplice. Di conseguenza è necessario un accurato lavaggio, comunque indispensabile prima di applicare qualsiasi protettivo, se vogliamo avere la necessaria tenuta.
COME LAVARE – Se siamo sdraiati a terra è impensabile agire con acqua in pressione, o con tubi che portano acqua, ma dovremmo ricorrere a secchi, spugne e raschietti vari. È la soluzione peggiore, la più faticosa e lunga, comunque ci bagneremo. Meglio rivolgersi ad una stazione di servizio attrezzata con ponte sollevatore per il lavaggio. Così possiamo impiegare anche specifici prodotti, da risciacquare abbondantemente con potenti getti d’acqua.
NOTA: è bene presenziare per evitare spruzzi in punti a rischio. Ora possiamo ispezionare accuratamente e decidere il da farsi.
COSA CONTROLLARE – Niente ruggine sulle parti metalliche altrimenti va tolta, magari con trapano, platorello di gomma e dischi di tela abrasiva. Poi applicare due buone mani di antiruggine (o convertitore specifico). Infine riverniciare.
Niente macchie di muffa sul legno; spesso denunciano infiltrazioni, o perdite dall’interno. Occorre scoprirne la causa ed eliminarla. Lavare, fare asciugare bene, poi ripulire con carta smeriglio e pitturare.
Se il compensato del fondo si sfoglia il danno è maggiore e si deve valutare come procedere.
A volte occorre l’intervento di un professionista; al limite potrebbe essere necessario anche il trapianto di una parte del fondo. I vani passaruote, specie se incassati nel pavimento, siano integri e ben sigillati lungo tutto il perimetro. Niente alveari anche minuscoli, né nidi.
PRECAUZIONI PREVENTIVE – Devono essere sempre adottate prima di usare protettivi di vario genere, perché alcune parti non vanno irrorate con prodotti che ne pregiudichino la durata e/o il normale funzionamento.
Perciò è necessario rivestirle con carta e nastro adesivo da carrozziere, da togliere a fine lavori. Vediamone alcune. I segmenti terminali, scoperti, dei cavi del freno a mano.
Tutte le parti in gomma, in genere, con particolare attenzione a quelle delle sospensioni pneumatiche, alle cuffie dello sterzo,ecc. I fili elettrici, specie se di diversi colori, in occasione di lavori di manutenzione poi sarebbe difficile identificarli. Le maniglie e gli steli delle valvole di scarico.
Cerniere di vario genere ed eventuali serrature. Gli snodi dei piedini di stazionamento. Il bocchettone di rifornimento dell’eventuale bombolone del gas ed il vetrino sul relativo indicatore di livello.
Parti del motore e dell’impianto di scarico. Per quest’ultimo invece è meglio una vernice per alte temperature, tipo quella che si usava per le vecchie stufe.
Ma non dimentichiamo neppure di coprire il terreno su cui stiamo lavorando, per non sporcare ed inquinare. Comunque avere a portata di mano una congrua scorta di stracci.
Adesso pensiamo a noi. Vecchi abiti e scarpe, un berretto ed un paio d’occhiali, meglio se a copertura totale, come quelli per lavorare alla mola. Infine una provvista di guanti usa e getta.
COSA IMPIEGARE? Molti sono i prodotti in commercio. Io uso da anni “l’antirombo”, una sostanza bituminosa molto densa, da diluire con solvente per vernici alla nitro, in varia percentuale, applicabile a pennello o a spruzzo. Nel secondo caso il lavoro è veloce, ma con molte controindicazioni.
Anche operando con attenzione si crea una dannosa nebulizzazione che si deposita ovunque, rovinando quanto contenuto nell’ambiente; superfici del camper e vetri compresi: Perciò ritengo più opportuno il vecchio metodo del pennello, pur richiedendo più tempo e tanto “olio di gomito”.
Per avere un buon risultato occorrono almeno due mani (meglio tre); la prima più liquida, le altre più dense. L’antirombo asciuga rapidamente, ma è preferibile attendere almeno 1 ora tra uno strato e l’altro.
Una latta da kg. 5 potrebbe essere sufficiente; inoltre servono almeno un paio di litri di solvente alla nitro.
COME LAVORARE – Poche ma necessarie raccomandazioni.
1) Non attingere direttamente dalla confezione grande, più pesante e scomoda da maneggiare e spostare.
E se si rovesciasse?
2) Usare barattoli piccoli, ottimi quelli dei pelati. Niente plastica: si può sciogliere. Niente vetro: si può rompere.
3) Occorre un bastoncino, per mescolare periodicamente. Il solvente nel tempo tende a separarsi dalla pittura e venire a galla.
4) Occorrono 3 pennelli di varia larghezza (cm 2,5 – 3 – 5), e 1 col manico lungo, per i punti più scomodi.
5) Adagiarsi su un robusto cartone, o su una tavola, se non si ha lo specifico carrellino.
6) Non stare supini, ma coricati su un fianco, per non tenere il pennello sopra di sé, ma di lato. Ci si imbratta meno.
7) Lavorare a settori, sollevando di volta in volta il mezzo su un lato, o sul segmento sotto cui intendiamo operare.
8) Intingere il pennello con parsimonia, per evitare inutili “sbrodolamenti”. Straccio alla mano e pulire subito le macchie sul terreno; altrimenti ci si finisce sopra, trasformando gli indumenti in una specie di “pelle di leopardo”( parlo per esperienza diretta).
9) Stendere bene le mani di pittura, tirandole “in croce”.
10) Avere una cartuccia di silicone nero e relativa pistola, per intervenire su qualche sigillatura carente, o del tutto assente. Se invece disponete di una buca o di un ponte siete dei “signori”; tutto è più facile, veloce e meno faticoso. In ogni caso se capita un momento di sconforto pensate che alla fine del lavoro dormirete tranquilli, perché adesso “la sotto” è tutto a posto: Buon lavoro.