Prima dell’inverno curiamo il
nostro mezzo. I controlli e le
operazioni per garantire efficienza
e buona salute al veicolo.
di Franco Liboa
L’estate costituisce il periodo di maggior utilizzo del camper, che in queste vacanze ci ha dato molto. Adesso, a rientro avvenuto, conviene dedicargli un po’di tempo: un fine settimana, per verificare che tutto sia a posto, o se necessitino interventi manutentivi.
Così sarà sempre efficiente, pronto a muovere, ed avrà lunga vita, particolare importante considerando i prezzi sempre più elevati di un veicolo nuovo.
La manutenzione in argomento prevede una serie di operazioni, che conviene fare in proprio, per conoscere meglio il mezzo, essere certi che gli interventi siano realmente eseguiti, e non ultimo, risparmiare sensibilmente. I lavori si articolano in varie fasi: svuotamento e pulizia, riparazioni e/o sostituzioni immediate, aggiornamento delle dotazioni di bordo ed elenco delle cose non fattibili al momento e da rimandare al futuro.
Anticipiamo subito che è indispensabile avere sempre a mano carta e penna, per tutti gli appunti da prendere, senza dimenticare nulla.
Innanzitutto svuotiamo completamente il mezzo per fare un’accurata pulizia, esaminare tutto l’interno ed individuare subito eventuali anomalie e danni, e per togliere tutte le attrezzature non di stagione.
Il camper non è un deposito ambulante: ciò che non serve impiccia ed è un peso inutile che va ad aggiungersi ai tanti carichi che già sono a bordo ed alcuni assolutamente inutili. Inoltre conviene consumare i cibi di prossima scadenza, eliminare gli esuberi caricati per le vacanze ed asportare particolari alimenti (zucchero, marmellate, miele, biscotti, ecc) le cui confezioni siano già state aperte.
Così si evita di attirare animali vari, indesiderati. Poi, a camper vuoto, si procede ad un’accurata pulizia tramite aspirapolvere e al successivo lavaggio interno, con prodotti disinfettanti compatibili con i materiali di bordo e di collaudata efficienza. è bene lavare pure tutte le tendine, anche se paiono pulite; solo dopo ci si accorge quanto fossero sporche.
Per l’interno del frigo usare acqua e aceto (elimina gli odori); poi lasciarlo aperto.
Anche l’esterno va lavato, specie se siamo stati al mare.
Attenzione all’impiego di particolari prodotti chimici, getti d’acqua ad elevata pressione, evitando di annaffiare griglie di ventilazione, oblò ed aperture varie.
Per le finestre in metacrilato conviene utilizzare solo sapone neutro, o detergenti specifici per questi materiali. Comunque il risciacquo finale sia abbondante.
Ricordiamoci la superficie dei pannelli fotovoltaici: lo sporco ne riduce il rendimento. Non trascuriamo i vari serbatoi di bordo, da lavare comunque, con sola acqua quelli delle acque chiare.
Non dimentichiamo il tendalino: va aperto, lavato (sopra e sotto), fatto asciugare bene e richiuso, controllando il regolare riavvolgimento, e che la chiusura non presenti intoppi di sorta.
Per le guarnizioni di porte, portelli e finestre un lavaggio con acqua e sapone. Dopo lubrificarle leggermente con un batuffolo di cotone umettato con olio ai siliconi, o alla vaselina.
Se si impiegano confezioni spray, spruzzare sul cotone e non sulla parte interessata; si ungerebbero le zone adiacenti, poi noiose da pulire. Durante queste operazioni conviene controllare il serraggio (ma senza esagerare) di tutte le viti che si incontrano.
Quindi occorre avere a portata di mano alcuni cacciaviti con testa a lama ed altri a croce. Un particolare riguardo per quelle che sostengono i pensili, spesso nascoste sotto tappini da rimuovere.
Per l’esterno conviene una robusta scala a compasso ed un’idrospazzola su un supporto tubolare rigido, per non calpestare il tetto, specie in punti delicati.
Si inizia dall’alto e mentre si lava scrutare con attenzione tutte le giunzioni perimetrali, oblò, camini, aeratori, antenne, bauliere, ecc. per accertarsi dell’integrità delle sigillature. Poi si procede con le fiancate, scendendo in basso, attuando le precauzioni prima descritte.
Il sottoscocca è scomodissimo, ma è una penitenza indispensabile. Occorre una stuoia per sdraiarsi a terra ed osservare attentamente tutto il fondo, alla ricerca di eventuali danni o scalfitture provocati da urti con il suolo, o da sassi sparati dalle gomme. In particolare niente perdite di oli né liquidi vari dal motore e da serbatoi e valvole. Le cuffie dei semiassi siano integre e senza trasudi; lo stesso dicasi per quelle degli gli ammortizzatori. I fogli delle balestre siano ben allineati; le eventuali sospensioni pneumatiche e le relative tubazioni non presentino tracce di sfregamenti. Niente ruggine, altrimenti prevedere interventi adeguati.
I pneumatici richiedono un’attenzione specifica. Ricordiamo che:
1) L’usura del battistrada sia uniforme e senza “scalinature”.
2) Niente screpolature, o peggio lesioni sui fianchi.
3) Valvole e cappuccetti sani (meglio quelli metallici).
4) Controllo della pressione, compresa la ruota di scorta, da tenere più alta di circa tre decimi di atmosfera.
5) Con un gesso bianco fare un tratto sul fianco esterno di ogni pneumatico, in corrispondenza del punto di tangenza con il suolo.
6) Anche se appaiono in buono stato prevederne la sostituzione al massimo ogni cinque anni, perché la gomma nel tempo perde la sua elasticità. Fra l’altro ci attende la stagione invernale. Verifichiamo pure la pressione delle sospensioni pneumatiche, se presenti.
Le meccaniche moderne non consentono interventi di sorta (non sarebbe neppure consigliabile tentare di farlo), salvo non rivolgersi ad officine autorizzate.
Comunque è bene controllare i livelli di: olio motore, dei freni, del servosterzo, del liquido del circuito di raffreddamento, del lavavetri, apportando gli eventuali rabbocchi, secondo le prescrizioni del costruttore. Verificare che i chilometri percorsi e la data degli ultimi cambi non suggeriscano sostituzioni. La stessa cosa vale per il filtro dell’aria, quello antipolline e quello del carburante.
Per quest’ultimo si raccomanda di avere sempre un ricambio nuovo al seguito (per i diesel), perché l’ipotesi di trovare nafta sporca è meno remota di quanto non si creda. Una buona regola prevede di non fermarsi dove c’è l’autobotte che sta rifornendo la stazione di servizio, o lo ha fatto da poco.
Controlliamo le pastiglie dei freni e la regolare usura dei dischi, almeno con un’ispezione visiva, se è possibile. Inseriamo il freno a mano e proviamo a partire senza accelerare troppo. Il veicolo dovrebbe avere difficoltà a muoversi.
Per la frizione si può fare una verifica analoga, ingranando una marcia alta e, tolto il freno, alzare lentamente il pedale della frizione. Il motore deve spegnersi subito.
Le fanalerie di bordo siano tutte integre ed efficienti; controlliamole. Ma verifichiamo anche di avere le lampade di scorta necessarie. Lo stesso dicasi per l’illuminazione interna.
Esaminiamo lo stato delle batterie ( motore e servizi) con l’apposito densimetro, ma si può fare anche con un tester, a condizione di misurare le tensioni a riposo (dovrebbero essere intorno ai 12,7 Volt).
Subito dopo preleviamo corrente per un paio di minuti e verifichiamo il valore attuale.
Quindi vediamo se ed in quanto tempo ritorna al valore iniziale, o quasi. Infine controlliamo il livello dell’elettrolito, rabboccandolo con acqua distillata. Fra l’altro l’incremento notevole delle utenze elettriche di bordo richiede sempre maggior energia, sottoponendo le batterie ad un superlavoro, e non dimentichiamo che il freddo non migliora lo stato di un accumulatore, specie se non in buona efficienza; anzi!
I tergicristalli devono pulire bene con l’arrivo dell’inverno. Proviamoli e al minimo dubbio prevediamone la sostituzione, specie se hanno più di un anno di vita. Nelle lunghe soste teniamoli staccati dal parabrezza, magari interponendo una molletta per i panni tra le racchette ed il cristallo, così non si deformano.
Gli impianti di bordo (idrico, gas ed elettrico) hanno lavorato tutti (o quasi) durante la vacanza appena trascorsa e se non hanno manifestato problemi dovrebbero essere efficienti. Però la stufa merita un discorso a parte, sia perché chi è stato al mare non l’ha utilizzata, sia perché l’inverno è in arrivo.
Quindi una prova attenta ci pare doverosa (nel nostro interesse). Partiamo con l’accensione, che deve essere rapida, con le scintille che scoccano ad intervalli minimi (si deve percepire nitidamente il rumore).
Altrimenti può essere indizio di batteria scarica; pertanto sostituirla e riprovare. In ogni caso è buona norma cambiarla ogni anno, prima che arrivi il freddo. Inoltre è saggia abitudine averne una di scorta, ma che non sia sempre la stessa, conservata lì da anni. Fra l’altro rimanere al freddo per così poco è proprio da scemi! Verifichiamo che la fiamma sia vivace, di un bel colore azzurro e non rossiccio, altrimenti il bruciatore potrebbe essere da pulire, o avere del gas sporco. Comunque provvediamo sempre per tempo.
Anche il boiler è da provare, specie se è separato dalla stufa. Esaminiamo la presa d’aria e di scarico, da tenere sempre con l’apposito tappo inserito ad utenza spenta. Per quanto possa sembrare strano è molto gradito dalle vespe e da altri insetti per farne un alveare.
Quanto gas c’è nella bombola? E’ la domanda da porsi adesso. Diversi sono i sistemi per controllare.
Tra i più semplici pesare la bombola con un dinamometro, tenendo presente che la tara di un contenitore italiano da 10 chili è di circa 14 Kg.
Oppure sollevarla e scuoterla. Ma per l’inverno avere una seconda bombola, magari più piccola, non sarebbe sbagliato. Comunque decidete voi!