Bici a bordo. Ritorniamo
su un tema già trattato,
ma sempre attuale,
per vedere le novità
di Franco Liboa
Le biciclette sono piccoli veicoli, assolutamente ecologici, che soddisfano molteplici esigenze di persone di ogni età.
Sono utili per circolare entro zone a traffico limitato, possono essere comode per rifornimenti di vario genere, servono per l’attività fisica, pedalando a piacimento, senza considerare l’eventuale utilizzo agonistico. Ecco le motivazioni del connubio camper più bici, sempre più frequente a vedersi sulle nostre strade. Si, le biciclette sono il naturale complemento dei veicoli ricreazionali.
Ma, a prescindere dall’uso che si intenda farne, devono essere alloggiate in sicurezza; bloccate saldamente, ma al contempo sia facile e veloce prelevarle e riporle senza fatica né tribolazioni acrobatiche.
Altrimenti sarà scoraggiante adoperarle; resteranno al loro posto, diventando solo pesanti e voluminosi ingombri che si aggiungeranno ad una pletora di altri bagagli, aumentando il carico del mezzo, e la sua lunghezza se sono all’esterno, in coda. Allora è meglio lasciarle a casa!
QUALI TIPI DI BICI? L’evoluzione della specie ha dato vita ad una tipologia di modelli atti a soddisfare al meglio vari scopi; oggi possiamo scegliere quello che più si addice alle nostre esigenze, mediando tra i pro e i contro di ognuno, perché ogni medaglia ha un suo “rovescio”.
Vediamo brevemente cosa offre il mercato, per le bici da adulti. I modelli “micro” sono minuscoli, con ruote di diametro inferiore anche a 25 cm. Il telaio, pure di dimensioni ridotte, è pieghevole come il manubrio, per occupare il minimo ingombro e riporre il tutto in spazi angusti.
Possono essere con o senza il cambio. Il loro utilizzo è per piccoli spostamenti, meglio su tratti pianeggianti. Quindi si rivolgono soprattutto a chi non ha spazio a bordo e non intende fare grandi pedalate. Inoltre, avendo ruote piccole e seduta alta, sono poco stabili.
Le pieghevoli sono di dimensioni più piccole di quelle normali e hanno il telaio che si ripiega su se stesso. Possono trovare posto in un gavone e sono più indicate per un impiego a breve raggio e pianeggiante (specie se non hanno il cambio).
Le “classiche” da passeggio, pur restando in produzione, hanno ceduto il passo a due modelli specifici: le “mountain” e le “city”.
Le mountain bike sono concepite per un uso su qualsiasi terreno, favorendo l’impiego fuori strada. Il loro pregio maggiore è l’adozione di un cambio che, grazie alla combinazione di molti rapporti, offre altrettante “marce”: ormai almeno 21 (3×7), ma si può arrivare anche a 27 (3×9).
Quest’ampia gamma di possibilità consente di affrontare anche salite con elevata pendenza, senza sforzi sovrumani. Il telaio può essere di tipo rigido, tradizionale, o con forcella ammortizzata e/o con carro ammortizzato, che consentono di assorbire meglio le asperità dei terreni più accidentati, a favore di un maggior comfort in marcia. I copertoni delle ruote hanno battistrada con scolpiture più o meno pronunciate, per garantire una buona tenuta su qualsiasi terreno, a scapito della facilità di rotolamento e della comodità del viaggio.
Tra gli svantaggi è da sottolineare la mancanza dei parafanghi, ma soprattutto della fanaleria, obbligatoria ed indispensabile circolando su strada.
Comunque si tratta di componenti aggiungibili. Oggi sono le tipologie più diffuse, specie tra i camperisti.
Le city bike sono un’evoluzione delle mountain e prevedono l’impiego su strada. Hanno tutte le dotazioni di legge, i parafanghi, ma un minor numero di rapporti al cambio.
I copertoni sono appunto con scolpiture meno accentuate, da strada, per favorire il rotolamento e la comodità d’uso. Le bici “da corsa” rientrano in una particolare categoria destinata a prestazioni agonistiche su strada. Sono molto leggere e, salvo l’ingombro, non presentano problemi per metterle a bordo.
Quelle “a pedalata assistita” hanno un motore elettrico, a batteria, che agevola enormemente l’impiego, senza fatica, ma ne aumenta notevolmente il peso ed incrementa gli ingombri laterali.
Sono più scomode da riporre e prelevare. I “tandem” sono bici particolari, studiate e realizzate per trasportare due persone.
Sono le meno diffuse e data la loro lunghezza possono presentare problemi per il trasporto, anche se oggi esistono pure modelli compatti, proprio per imbarcarli sui veicoli ricreazionali.
DOVE METTERLE A BORDO? La domanda è da porsi prima di acquistare o cambiare il camper, per scegliere una tipologia che soddisfi anche quest’esigenza, compatibilmente con il numero dei componenti l’equipaggio e quello delle bici che vorremmo avere al seguito.
Ma se abbiamo già il veicolo dobbiamo adattarci alla situazione in atto.
Le soluzioni possibili sono quattro: sopra il tetto, nel vano garage, in un gavone (meglio se a volume variabile), sul portabici posteriore esterno. Ecco in sintesi pregi e difetti di ogni scelta.
IL TETTO – Non riduce la capienza interna del veicolo, né aumenta la sua lunghezza (come con il portabici posteriore), ma incrementa l’altezza, in genere già notevole.
Inoltre occorre avere parecchio spazio libero, spesso penalizzato dalla presenza di oblò, camini, antenne varie, pannelli fotovoltaici, portabagagli e bauliere.
Da non dimenticare che pedali, manubri, specchietti ed altre sporgenze possono creare danni anche di non poco conto alla superficie del tetto stesso.
Perciò occorrerebbero precauzioni preliminari e protezioni specifiche.
Ma il vero problema è la scomodità e la fatica per prenderle e riportarle lassù, dove poi occorre stivarle adeguatamente. Il che comporta una salita sul tetto e successive operazioni malagevoli per bloccarle, e pericolose se è bagnato.
A nostro avviso è l’ipotesi peggiore; diciamo da scartare.
IL VANO GARAGE – Ormai è presente nella maggior parte dei mezzi; sono pochi quelli che non lo hanno.
Il pregio maggiore è il notevole spazio all’interno, che consente di alloggiare comodamente anche 4 bici.
Ma proprio lo spazio disponibile rappresenta il rovescio della medaglia, perché stimola a caricare di tutto e di più, dalla moto (mettendo poi le bici fuori) ad attrezzature varie, stivate a mosaico, magari costruendo pure specifici scaffali, inserendo cassettiere e quant’altro la fantasia riesca a concepire.
Attenzione a non superare i limiti di carico previsti per quel vano (e quelli per la massa a pieno carico del veicolo). Comunque prima di decidere conviene inginocchiarsi ed osservare bene le strutture che sostengono tutto il vano.
Talvolta sono deludenti. Il vantaggio di avere tutto all’interno è evitare che le bici (e quant’altro contenuto) si sporchino, siano esposte agli agenti atmosferici e allo smog.
Inoltre, fattore importante, nulla è visibile da fuori, così “occhio non vede…” Fra l’altro il grande portellone di accesso facilita le operazioni di carico e scarico, oltre a quelle per fissare tutto idoneamente.
A questo scopo ricordiamo che esistono specifici portabici da installare proprio nei vani garage. Alcuni hanno il piano di carico con le canaline incernierato in basso e ribaltabile a parete, per non rubare spazio quando le bici non sono a bordo.
Altri invece hanno il piano di carico scorrevole in orizzontale ed estraibile all’esterno, per agevolare ulteriormente le operazioni di prelievo, stivaggio e bloccaggio.
Ma ci sono pure specifici portamoto, con rampa di accesso retrattile o staccabile. Il lato negativo del “garage” invece comporta veicoli più lunghi e con sbalzi posteriori non indifferenti.
IL GAVONE A VOLUME VARIABILE – Nei gavoni tradizionali non è facile infilare una sola bici, a meno che non sia pieghevole, o smontarla almeno in parte, mentre è quasi impossibile riporne di più, salvo ricorrere alle “micro”. Viceversa i gavoni a volume variabile, in genere hanno come pavimento la base di un letto, che, ribaltato verso l’alto, consente di raddoppiare l’altezza del vano stesso.
Ma con questa configurazione in atto si perde un posto letto a bordo.
Questi gavoni possono essere a sviluppo trasversale, lunghi quanto la larghezza del mezzo se sono adiacenti alla parete posteriore, oppure longitudinali (ma più corti), sul lato destro, o su quello sinistro del veicolo.
Comunque occorre verificare bene che le dimensioni del vano, ma soprattutto quelle del relativo portellone permettano un accesso comodo, senza smontare parti delle bici.
I gavoni a volume variabile offrono queste due possibilità di utilizzo ma non contemporaneamente.
IL PORTABICI ESTERNO – È stata la prima soluzione, che negli anni si è evoluta migliorando, creando diversi modelli e varianti per soddisfare le possibili esigenze degli utenti. Spesso il portabici posteriore è la soluzione più semplice, più veloce e, perché no, più economica. Le bici sono a portata di mano, si caricano e si prelevano rapidamente e senza fatica (se il modello ed il punto di applicazione sono stati scelti con oculatezza). Da non dimenticare che il tutto è rimovibile facilmente quando non occorre, riducendo pesi ed ingombri. Però il portabici esterno non è sempre applicabile indiscriminatamente su tutti i mezzi. Quindi prima di passare all’acquisto è necessario effettuare un certo numero di verifiche, per appurarne la fattibilità ed il punto di installazione, per scegliere il modello da privilegiare, in base alle necessità, intese come numero di bici che si intendono portare al seguito, allo spazio disponibile sulla parete e alle eventuali prescrizioni e/o suggerimenti forniti dalla casa costruttrice del mezzo. Occorre fare queste valutazioni con scrupolosità, per evitare errori grossolani che nell’immediato o nel tempo possono creare danni al veicolo, a quelli altrui e agli utenti della strada in genere.
PRIMA DI ACQUISTARE
1) Decidere quante saranno le bici da trasportare, per orientarsi solo verso modelli che le prevedono di serie, considerando il loro peso globale e gli ingombri da sopportare.
Optare per i più robusti, anche se di costo più elevato e restare sempre entro il carico massimo ammesso.
2) Verificare quali saranno le misure di ingombro totale; larghezza, altezza e profondità, con il piano di carico aperto e chiuso, per controllare che non ci siano interferenze con finestre, portelli, scalette, fanalerie o altro. Oggi non c’è più il limite di rientrare nel 65% dello sbalzo, ma non si deve esagerare.
3) Alcune case costruttrici stabiliscono l’ubicazione dei punti di fissaggio e in qualche caso i loro mezzi hanno già gli attacchi montati, semplificando molto le cose.
Però possono essere richiesti particolari modelli di portabici, di agganci o kit di adattamento. Attenzione!
4) Tener presente che alcuni portabici hanno le strutture tubolari di supporto telescopiche, estensibili in altezza e/o in larghezza, per evitare ostacoli, potersi agganciare in punti di maggior robustezza sulla parete.
Talvolta è pure fattibile variare in altezza i punti superiori di aggancio, disossandoli tra loro.
5) In base ai modelli di portabici è possibile che le canaline per i cicli abbiano lunghezze diverse, da 125 a 145 cm. Esistono anche canaline allungabili, che arrivano pure a cm 165 circa, e in genere sono vendute come accessori; lo stesso dicasi per quelle da tandem (cm 200 circa).
Inoltre in alcuni modelli le canaline sono decentrabili lateralmente, ad evitare che pedali, cambi e altre parti di bici adiacenti interferiscano tra loro o per non impedire l’uso della scala per il tetto.
Si tratta di dettagli non trascurabili da considerare attentamente.
Fare attenzione che le bici non fuoriescano lateralmente dalla sagoma del veicolo. Buon viaggio!