La sostituzione del piatto doccia, la complessità del lavoro è dovuta ad un unico stampo che riveste la toilette. Un intervento piuttosto lungo e laborioso, che ha richiesto alcuni giorni di lavoro.
di Franco Liboa
Riprendiamo e concludiamo un tema aperto lo scorso anno e rimasto a lungo in sospeso a causa di vari contrattempi. Nel numero 46/47 (marzo – luglio 2010) abbiamo trattato le problematiche e gli inconvenienti che nel tempo possono verificarsi in questo importante comparto del veicolo. Sono anomalie con cause diverse, non di rado in concorso, quali: probabili difetti di costruzione e/o stoccaggio, possibili forzature durante la messa in opera, alternanza di caldo e freddo con conseguente cristallizzazione dei materiali che diventano più fragili e delicati; uso non sempre corretto, come sovraccarico, oggetti caduti accidentalmente, sobbalzi in viaggio, ed altri.
Di conseguenza ecco la comparsa di danni più o meno gravi ed onerosi, come spaccature in vari punti, cedimenti, ecc. Personalmente sono incappato in questo tipo di avaria sul mio attuale mezzo, un Rimor Superbrig 630 del 2003. Il guaio si è manifestato all’inizio del 2010, dopo circa sette anni di vita, pur avendo usato il vano doccia, come tale, solo in rare occasioni. Tra le concause considero rilevante un utilizzo non proprio corretto del piatto, trasformato non di rado in ripostiglio, oberato da tanti oggetti, che pur leggeri singolarmente, hanno formato un discreto peso, magari non uniformemente distribuito, ed amplificato da sobbalzi e scossoni in marcia. Così è comparsa una crepa in un angolo, forse originata da qualcosa che premeva in un punto in cui il piatto, girando verso l’alto, non appoggiava più bene contro il pavimento.
Controllata subito tutta la superficie, con un esame attento ne abbiamo scoperto una seconda, attorno alla piletta di scarico della doccia, dovuta ad una tensione anomala (scoperta dopo) della sottostante tubazione (un po’ corta) che la collega al serbatoio di raccolta. Inoltre il foro praticato in fabbrica sul pavimento è risultato eccessivo alla necessità (pur se comodo per chi deve lavorare in fase di costruzione del mezzo). Quindi in questo punto il piatto era soggetto ad una torsione laterale unitamente a flessioni anomale, non avendo un adeguato piano di sostegno attorno alla piletta stessa. Ma anche fuori dalla zona doccia, nel vano toilette vero e proprio, sono emerse piccole lesioni: fessurazioni verticali parallele, nella parte in cui il piatto sale e costituisce il supporto per la tazza del WC. A questo punto occorreva intervenire subito, sospendendo qualsiasi possibile utilizzo della doccia. Ma quali provvedimenti adottare per le riparazioni del caso? La soluzione più immediata era chiudere le crepe con un’adeguata colla. Così ho sperimentato con successo un kit della tedesca PASCO FIX (e-mail: info@pascofix. sito web: www.pascofix.de), contenente: colla, riempitivo in polvere, acceleratore. Questo prodotto ha saldato egregiamente le rotture, ma il danno si è ripresentato quasi subito nelle vicinanze. Allora oltre all’utilizzo della colla ho pensato ad un rivestimento di tutto il piatto con l’applicazione di uno specifico strato sigillante ed impermeabilizzante: il Floorkote UVR, un rivestimento poliuretanico monocomponente, trasparente o colorato, per pavimenti, prodotto dalla SANBONANI srl di Carraia (LU). info@protectakote.it sito web wwwprotectakote.it.
Con l’occasione ringraziamo l‘azienda per averci fornito gratuitamente il prodotto. Tuttavia, dato che il piatto risultava molto cristallizzato e fragile, tanto che bastava una certa pressione delle dita per creare ulteriori cedimenti e rotture, ho rinunciato a quest’ultimo trattamento, optando direttamente per la sostituzione, la soluzione più lunga, laboriosa ed onerosa, ma al contempo radicale e definitiva. La complessità del lavoro è dovuta al fatto che in quegli anni la Rimor impiegava un piatto “sovrapavimento” che in un unico stampo rivestiva tutta la parte bassa del vano toilette, creando due catini: quello doccia vero e proprio ed uno per la restante parte del locale. Ma sopra a questo guscio gravavano la tazza del WC, un mobiletto, il lavabo, le tubazioni idriche dei rubinetti di doccia e lavandino, nonché quelle della termoventilazione; ed in ultimo il rivestimento plastico delle pareti del vano doccia. Se a prima vista poteva essere un bel colpo d’occhio, la razionalità era molto discutibile, specie in caso di manutenzioni ed avarie, perché per lavorare in certi punti occorreva smantellare tutto, cosa che si è dovuto fare per la sostituzione del piatto. Altrimenti non si sarebbe potuto estrarre quello vecchio, né, a maggior ragione inserire il nuovo. Per fortuna oggi è tutto diverso, poiché gli attuali piatti interessano solo l’area doccia; quindi è molto più semplice intervenire. Rivediamo adesso cronologicamente la sequenza del lavoro svolto. Dovendo asportare totalmente l’arredo si è dovuto procedere con ordine, in senso inverso a quanto fatto in fabbrica in fase di costruzione del mezzo. Comunque come prima cosa si sono smontati oggetti aggiunti dopo all’arredo: un tubo appendiabiti messo in alto sopra il vano doccia (comodo per fare asciugare capi bagnati o umidi); un paio di tasche in plastica, vicino al lavandino e al WC. A seguire abbiamo tolto il porta asciugamani ed il porta rotolo di serie. Quindi l’asportazione della porta a soffietto della doccia e di quella del vano toilette, nonché del pensile, indispensabile per rimuovere poi un pannello del rivestimento in plastica della parete della doccia. A questo punto si è passati a smontare il lavabo, operazione un po’ “tribolata” sia per la sigillatura perimetrale in silicone, sia per la presenza della cornice interna della sovrastante finestra. Però contemporaneamente si dovuta scollegare la rubinetteria dalle tubazioni idriche, compresa quella di scarico del lavandino. Anche il rubinetto monocomando e le tubazioni della doccia si sono dovute rimuovere; lavoro più ostico in quanto rimangono parzialmente nascoste dietro il rivestimento plastico della parete.
Si è passati poi a smontare gli altri pannelli a parete, usando con molta cautela un coltellino a lama frazionabile, per tagliare ed asportare il sigillante siliconico. Dopo si è smontato il mobiletto sottostante al lavabo, togliendo anche la tubazione della canalizzazione forzata della stufa. Poi, estratta la cassetta del WC è stata la volta della tazza, delle sue tubazioni, dei contatti elettrici ed altri piccoli componenti. Finalmente siamo arrivati alla rimozione del fatidico piatto, che per fortuna non ci ha riservato sorprese ed è stata abbastanza semplice. Ovviamente si sono dovute scollegare le tubazioni di scarico e con l’occasione sono state sostituite le varie “pilette” (2 sui piatti doccia e 1 per il lavabo). Tutte le operazioni di smontaggio sono concluse; ma prima di iniziare il riassemblaggio si è dovuto modificare la sagoma del piatto, proprio per la zona doccia. Infatti pur essendo originale come il nuovo, è stato necessario rifilarne un lato, perché la pianta del vano doccia è trapezioidale, mentre lo stampo del catino è rettangolare (lo era anche quello montato all’origine). Così abbiamo copiato e ritagliato su un cartone la sagoma riportata poi sul piatto nuovo, ottenendo l’adattamento necessario. Il rimontaggio del nuovo “pavimento”, di tutti gli altri componenti ed arredi del bagno è avvenuto in senso inverso. Si è posta la massima attenzione per le tante sigillature perimetrali e per i vari componenti idrici, avendo cura di eseguire diverse prove di tenuta con l’impianto in pressione, tutte con esito positivo. L’operazione, pur se lunga e di certosina laboriosità, è stata pienamente soddisfacente.