È utile averlo sempre efficiente
anche in estate.Iniziamo subito
i preparativi per l’inverno. Le
cose da fare non sono poche.
di Franco Liboa
Il camper è un veicolo concepito per l’utilizzo nell’intero arco dell’anno ed in qualsiasi momento, anche se in estate si evidenzia il maggior numero di esemplari in movimento.
Ma pure in inverno e con situazioni meteo sfavorevoli non ci sono limitazioni all’impiego. Avremo meno giorni liberi, è vero, ma già un fine settimana è sufficiente per un’uscita.
Perché non approfittarne per sfruttare al meglio un mezzo (costoso), fatto per muoversi e viaggiare, che invece si rovina stando fermo?
Si tratta solo di organizzarsi ed equipaggiarsi adeguatamente per affrontare senza problemi i rigori del clima ed il maltempo. Inoltre è bene adottare tutti gli accorgimenti per prevenire possibili inconvenienti, imprevisti spiacevoli ed avarie. Sarà semplice.
Permetteteci qualche suggerimento.
IL RISCALDAMENTO – È indispensabile in inverno; ma potrebbe servire anche nelle stagioni intermedie per scaldare sia il veicolo che l’acqua. La maggior parte dei sistemi installati a bordo funziona a gas, anche se si stanno diffondendo quelli a nafta.
Quindi occorre disporre di un’adeguata provvista di gas per questo scopo, per alimentare i fornelli e in sosta libera pure il frigo. Ma quanto ne serve ogni giorno? Stabilire una “dose”, uguale per tutti, è difficile; il fabbisogno varia in base al volume dell’ambiente, alla temperatura esterna, a quella che si desidera all’interno, alle ore di funzionamento ed alla coibentazione del veicolo.
Comunque la stufa, che è il maggior divoratore di gas, può consumare da un minimo di 150 ad oltre 400 gr/h, a seconda dei tipi e della potenza erogata. A ciò si aggiungano le altre utenze. Insomma una bombola da kg 10 in inverno dura circa tre giorni, in media.
Perciò attenzione a non rimanere a secco, sarebbe molto triste, specie se di notte e/o di giorno festivo, perché spesso occorre mettere in moto e andare alla ricerca del rivenditore più vicino per rifornirsi, salvo non disporre di una riserva, anche limitata, o di una stufetta elettrica di emergenza, di bassa potenza, ammesso che sia disponibile la corrente di rete. In ogni caso una stufetta, di piccole dimensioni e da non più di 500 W è sempre consigliabile a bordo, quale sistema di emergenza.
Conoscere la quantità di gas disponibile nella bombola è importante e non è difficile. Ci sono vari sistemi, diversi tra loro come metodo, precisione e… prezzo. Tra i più sofisticati (e cari) ci sono quelli ad ultrasuoni.
Di contro, il più semplice consiste nello scrollare vigorosamente la bombola, per captare, nel movimento del liquido, il livello. Ma in determinate situazioni l’apprezzamento non sempre è ben percettibile; comunque è un sistema scomodo e faticoso. Una valida alternativa è offerta dal dinamometro: una minibilancia ad estensione, contrastata da una molla antagonista, con indice scorrevole su una scala graduata tarata in Kg, che fornisce il peso del contenitore compreso il gas al suo interno.
Conoscendo la tara (circa Kg 14 per una bombola che può contenerne 10 di liquido), per differenza sappiamo quanto gas c’è. Basta agganciare il dinamometro alla bombola e sollevare il tutto da terra, anche di pochi centimetri e… il gioco è fatto. Un dinamometro, con portata fino a Kg 25, costa oggi non più di 5 Euro; una spesa irrisoria a fronte di una lunga durata. Inoltre è utilizzabile anche per pesare tante altre cose. Nel nostro specifico caso ci informa pure se la bombola appena comperata sia realmente piena, o manchi qualcosa. Ricordiamoci però di tenerlo sempre a bordo; altrimenti è come non averlo.
Poi, disponendo di due bombole, ci sono anche sistemi che le collegano e commutano automaticamente sulla seconda, quando la prima scende sotto un livello minimo.
Propano o butano: quale usare? Come potere calorifico non ci sono grandi differenze, però cambia decisamente il comportamento dei due in presenza di basse temperature. Il primo evapora fino a -35°C circa, mentre il secondo (butano) già a -5° C comincia a creare problemi. Di conseguenza per l’inverno, specie con freddo intenso, è inevitabile l’impiego del solo propano, per non rischiare di rimanere senza riscaldamento. Attenzione il GPL della colonnina del gas auto è una miscela tra i due. Se fa molto freddo, al di sotto della temperatura critica il butano non evapora più, o come si suol dire impropriamente “gela”, per cui la nostra autonomia si riduce, potendo contare solo sul propano. Uomo avvisato…
La stufa sia controllata almeno una volta all’anno, da personale specializzato, alle soglie dell’inverno e comunque prima del suo impiego sistematico. Attenzione alla tubazione del camino, che sia perfettamente integra e ben fissata al corpo stufa da una parte, ed al comignolo da quella opposta, e che questo sia perfettamente libero all’esterno, dotato di prolunga invernale antineve e con protezione antivento.
Verificare l’efficienza delle pile per l’accensione (in genere 1 o 2 da 1,5 V), che conviene sostituire ad ogni inizio d’inverno. Ad ogni modo è ottima regola disporre sempre di un set di pile di ricambio, di buona marca, acquistate di recente e con data di scadenza piuttosto lontana. Sarebbe da scemi rimanere al freddo per così poco! Ovviamente sia fatta una prova di funzionamento in anticipo sul previsto, controllando pure il regolare funzionamento del rubinetto di regolazione della fiamma, nonché quello della termocoppia, e della riaccensione automatica se in dotazione. La fiamma deve sempre essere di colore azzurro e non rossiccio, altrimenti occorre procedere alla pulizia del bruciatore.
Sulle stufe tradizionali si deposita parecchia polvere in breve tempo sul corpo del riscaldatore, polvere che, dopo aver tolto il mantello del bruciatore, va rimossa ed eliminata con l’ausilio di un pennellino, per raggiungere i meandri più reconditi, e di un potente aspirapolvere. Lo stesso trattamento si riservi a tutte le bocchette di aerazione della canalizzazione forzata dell’aria. Altrimenti poco dopo l’accensione si avverte un odore acre, quasi ci fosse qualcosa che brucia, che provoca notevole fastidio in gola.
Attenzione, salvo non tenere la stufa ad un regime molto basso, è imperativo inserire la ventilazione forzata. Ma in alcuni modelli deve essere usata sempre. Leggere attentamente le istruzioni specifiche prima dell’uso. Comunque il mantello in particolari situazioni (specie con la canalizzazione spenta) potrebbe risultare troppo caldo al tatto. Attenzione se ci sono bambini a bordo. La regola vieta di porre qualsiasi cosa (specie abbigliamento) a contatto, o troppo vicino allo stesso.
Le stufe tendono ad essiccare l’aria, specie in montagna, dove non di rado l’umidità è bassa. Quindi occorrerebbe un normale umidificatore, in ceramica od altro materiale simile, da riempire d’acqua e porre a contatto con il punto più caldo del mantello, verificando e ripristinando il livello del liquido il mattino successivo. Ha un costo irrisorio, è reperibile in qualsiasi supermercato ed è un valido ausilio. Ma ricordarsi di svuotarlo prima di muovere, altrimenti si rischia di bagnare il pavimento.
Lasciare gli oblò parzialmente aperti, con il cappello sollevato di alcuni centimetri, per favorire il giusto ricambio d’aria, anche in piena notte, è buona norma. Al contempo regolare il livello del riscaldamento in modo da avere una temperatura interna di circa 18°C di giorno e non superiore; anzi di notte anche un paio di gradi in meno, impiegando magari un sacco letto, o una trapunta di piumino, caldo ma leggero.
Il caldo ed il freddo sono soggettivi, perciò conviene installare un termometro, in una zona centrale, non troppo vicino alla stufa, ed a metà altezza della parete. Ma anche un igrometro ed un termometro con sonda esterna sono molto utili; quest’ultimo ci informa sulla temperatura fuori, da conoscere prima di uscire.
Conservare il calore è importante quanto produrlo; riduce il regime di funzionamento della stufa, i consumi energetici e, particolare non indifferente, aumenta l’autonomia. Perciò evitare al massimo qualsiasi dispersione, adottando tutti gli accorgimenti possibili, e non sono pochi. Il pavimento è la parte più fredda della cellula abitativa, di conseguenza è bene stendervi una passatoia larga e lunga quanto il corridoio, nonché dei tappetini di moquette, o simili, in corrispondenza di ogni dinette.
Contribuiscono a trattenere il caldo, è più confortevole camminarvi, specie di notte, e meglio se calzando un paio di ciabatte. Non dimentichiamo pure il vano toilette. La cabina di guida è la più fredda, specie nei mansardati, non essendo coibentata ed avendo tutta la parte della vetratura, che costituisce un enorme ponte termico con l’esterno. Qui è assolutamente necessario corredare il parabrezza ed i finestrini con scudi termici di buona qualità. Esistono sia per l’esterno che per l’interno.
I primi sono più efficienti, perché fermano il freddo fuori; i secondi sono preferibili in sosta libera, specie in città, salvo non essere in montagna in pieno inverno. Comunque in commercio ci sono anche scudi globali, a protezione di tutta la cabina, non solo della parte vetrata.
A chi pratica sport invernali suggeriamo di dotarsi di scudi termici anche per le finestre della cellula, da inserire tra i vetri e gli oscuranti a rullo. Servono a ridurre sensibilmente il ponte termico, incrementando la coibentazione generale del mezzo. Trovarli già pronti, di misura esatta con le proprie finestre, considerando anche la presenza dei compassi di apertura e dei sistemi di chiusura, non è facile. Quindi spesso occorre ordinarli, fornendo le sagome esatte e le dimensioni giuste; oppure costruirseli in proprio acquistando il materiale a metraggio, oggi disponibile in rotoli, senza problemi. Si usano soprattutto per la notte; si inseriscono la sera, prima di chiudere gli oscuranti e si tolgono la mattina successiva.
Gli spifferi sono micidiali per la dispersione del calore e sui veicoli ricreazionali sono onnipresenti e numerosi. Se non ci si è ancora accorti di loro è meglio individuarli, seguendo il perimetro di porte, finestre e portelloni. C’è un vecchio sistema infallibile, per il quale occorrono due persone ed un asciugacapelli. Quello che impugna l’elettrodomestico sta all’esterno e dirige l’aria (ma non troppo calda) lungo il perimetro, spostando il getto lentamente. L’altro segue con la mano dall’interno ed individua subito gli spifferi, che sarebbe opportuno eliminare. Le griglie di aerazione del frigo sono micidiali in fatto di spifferi.
Qui si può migliorare la situazione applicando le apposite mascherine invernali, ma non chiudiamo tutto ermeticamente. Pure lo spazio vuoto circostante la presa d’aria delle stufe tradizionali è quasi una galleria del vento. Si può ridurlo con una cornice in alluminio, ma non eliminarlo.
A questo punto consentiteci di augurarvi un ottimo inverno in camper. Buon viaggio!