La radio di bordo consente facili,
economiche e sicure comunicazioni.
Indispensabile per comunicare
viaggiando in compagnia,
ma è utile anche se siamo soli.
di Franco Liboa
Un imprevisto (foratura, avaria, malessere, o semplicemente un semaforo rosso) può obbligare ad una fermata improvvisa, e viaggiando in due o più mezzi c’è il rischio di perderne qualcuno per strada se non comunichiamo immediatamente con tutti gli equipaggi.
Questa possibilità ci viene solo da un apparato ricetrasmittente, sulla cui frequenza sia sintonizzata la carovana. È vero oggi il telefonino è di tutti, ma non da l’immediatezza, la certezza, né la comunicazione collettiva.
Si deve comporre il numero (di un solo utente), sperando di essere in copertura di rete, che l’altro sia libero e riceva la chiamata, attendere la risposta, poi parlare.
Nel frattempo è passato del tempo prezioso; inoltre la telefonata costa, molto cara se si è all’estero.
Comunque abbiamo avvisato un solo equipaggio, non la collettività. Invece se i mezzi sono dotati di ricetrasmettitori, sintonizzati sullo stesso canale, basta premere un pulsante e informiamo tutti istantaneamente, e gratis, particolare non trascurabile.
Ma anche viaggiando da soli, un “CB”, in gergo “baracchino”, è molto utile per avere informazioni varie: meteo, traffico, e possibili aiuti. Tutti i camionisti ne sono forniti e lo usano regolarmente; quindi troviamo sempre tante persone in ascolto, possibili interlocutori. E comunicare non costa nulla!
La sigla “CB” significa ”Citizen Band”, (banda cittadina), che opera in “HF” (alta frequenza), con lunghezze d’onda a cavallo dei 27 Mhz. Le portate variano notevolmente: da diversi chilometri in assenza di ostacoli, con favorevoli condizioni di propagazione e se non ci sono interferenze di altri utenti in rete, per scendere a poche centinaia di metri nelle peggiori condizioni, specie nelle grandi città.
Comunque di norma ci si sente entro un paio di chilometri se l’impianto è realizzato bene; più che sufficienti per i nostri collegamenti in viaggio.
ORIENTAMENTI PER L’ACQUISTO
Il mercato offre ampia scelta, a partire da un centinaio di euro circa, per salire a piacimento, in base agli scopi ed al portafogli. Per le nostre esigenze occorre un modello semplice, compatto, leggero e robusto; soprattutto conforme alle norme di legge.
Ecco le caratteristiche indispensabili
1) Essere un modello approvato dal ministero delle telecomunicazioni, munito della prevista targhetta indicante il numero e la data di omologazione.
Ciò implica una potenza massima non superiore a 5 Watt (per l’Italia).
Però in Europa in molti stati vige il limite di 1 Watt soltanto.
E in alcune nazioni del globo può esserne vietato l’uso, o addirittura il possesso.
Per saperne di più vedere “L’uso del CB in Europa”: I Timoni n° 17, dic 2004, pag. 24, oppure sul Diario di Bordo, edizione 2009- 2010, pag. 37).
2) Poter operare con due diversi tipi di modulazione a scelta: in AM (modulazione di ampiezza) ed in FM (modulazione di frequenza).
Oggi è molto importante la seconda (pur avendo una portata inferiore rispetto alla prima, ma una migliore qualità di audio), perché in varie nazioni è l’unica consentita.
3) Avere 40 canali, per scegliere quello che al momento ha meno traffico, ed un quadrante che evidenzi bene quello selezionato, ricordando che il n° 9 è riservato alle chiamate di emergenza.
Quasi tutti gli apparati hanno un commutatore per passare istantaneamente da qualsiasi canale in uso al 9 e viceversa.
4) Avere l’indicatore della forza del segnale in entrata ed uscita e la spia luminosa che si accende quando siamo in trasmissione.
5) Avere lo “squelch”: un dispositivo molto importante, che riduce la sensibilità del CB in ricezione ed emissione, ruotando il relativo pomello in senso orario.
Ciò limita anche le portate, permettendo comunque di dialogare con i mezzi vicini. In pratica consente di viaggiare con l’apparato acceso, senza sentire emittenti lontane, ma soprattutto riduce o elimina quel fastidioso rumore di fondo, quasi sempre presente, dovuto all’attività di più stazioni in rete, operanti sullo stesso canale.
Questi sono i requisiti necessari per soddisfare le nostre esigenze. Però esistono tanti altri modelli più sofisticati e con maggiori dotazioni; ovviamente di prezzo più alto. A voi la scelta.
L’ANTENNA
È un elemento di fondamentale importanza in qualsiasi stazione radio.
Dalla sua efficienza, posizionamento e dal corretto “accoppiamento” con l’apparato, dipende un’elevata percentuale di successo nei collegamenti.
Non sembri un paradosso, ma è meglio avere un’ottima antenna che un altrettanto valido baracchino. L’antenna ideale è un “dipolo” con dimensioni pari alla lunghezza d’onda (circa 11 mt per i 27 Mhz); impensabile ed impossibile per l’uso veicolare.
Di conseguenza si utilizzano antenne a stilo molto più corte, di misure pari a sottomultipli della lunghezza d’onda. Sono antenne che adottano una “bobina di carico”: un avvolgimento di filo a spirale posto in un piccolo cilindro, di solito messo alla base dell’antenna stessa.
Lo “stilo”, metallico o in vetroresina, può essere di varie lunghezze; in genere si và da 40 cm a 160, o più. Anche per le antenne esiste una pletora di modelli e la scelta spesso è determinata dal punto in cui vogliamo installarla. La posizione ottimale, come resa, è al centro del tetto, specie se il rivestimento esterno della scocca è metallico, perché è un ottimo “piano di terra” riflettente.
Altrimenti con tetti in vetroresina occorre creare un “piano di terra artificiale”, con una superficie metallica riportata, o utilizzare antenne in vetroresina per la nautica, che non abbiano tale necessità. Sul tetto va bene uno stilo da circa 1 mt, per non rischiare di urtare contro ostacoli aerei di vario genere: linee elettriche, rami, balconi, tettoie, ecc.
Ad ogni modo convengono stili metallici, che in caso di urto si piegano, ma si possono raddrizzare, mentre quelle in vetroresina si spezzano facilmente. Inoltre alcuni modelli sono dotati di un mollone antiurto alla base, e/o di uno snodo sferico che ne consente l’abbattimento.
Invece mettendola in basso, in prossimità del muso del veicolo, è meglio rivolgersi a modelli lunghi, specie se il camper è un mansardato.
Nota: l’irraggiamento di un’antenna a stilo è omnidirezionale, circolare su tutto il piano dell’orizzonte, a polarizzazione verticale (come un’arancia con un’infinità di spicchi, nella quale lo stilo sia al centro, congiungendo l’estremità dei due poli).
Quindi per un rendimento ottimale l’antenna deve essere verticale e non inclinata all’indietro, come spesso si vede.
Altrimenti l’irraggiamento non è uniforme. In Italia è vietato l’uso di antenne direzionali, comunque non idonee all’impiego veicolare in movimento.
IL CAVO D’ANTENNA
È il naturale ed indispensabile complemento dell’antenna stessa (quasi una sua parte), tanto che viene fornito di serie. La sua lunghezza può variare leggermente in base al modello di antenna.
Spesso, posizionando lo stilo sul muso del veicolo, può essere troppo lungo; comunque non va mai tagliato, perché il rendimento dell’antenna sarebbe mutilato.
Invece conviene arrotolare l’eccedenza, mettendola in un punto nascosto.
Ma se il cavo fosse insufficiente a collegare l’antenna all’apparato radio, o si cambia il punto di installazione di uno dei due elementi (in genere l’antenna), o lo si deve prolungare, utilizzandone uno con la stessa impedenza e con dimensioni pari a sottomultipli della lunghezza d’onda, (in genere uno spezzone da 2,5 metri), ad evitare l’insorgere di “onde stazionarie”, pericolose per la salute del CB.
IL ROSMETRO
È lo strumento per misurare il valore di R.O.S. (rapporto di onde stazionarie), che si creano in fase di trasmissione.
In teoria tutta la potenza del CB, quando si emette, dovrebbe essere irraggiata all’esterno dall’antenna.
In pratica spesso capita che, a causa di vari fattori (non corretta lunghezza dell’antenna o del suo cavo, errato posizionamento dello stilo, ecc.), una parte dell’energia non esca dall’apparato o ne rientri riflessa da un ostacolo vicinissimo, generando le “onde stazionarie”: un disturbo, che se di una certa entità, può danneggiare l’apparato, “bruciando” gli stadi finali del trasmettitore.
Il rosmetro, misurando il valore di tali onde, consente la taratura dell’antenna, “accordandola” con l’apparato radio.
Comunque è bene averlo sempre installato e ben visibile, per verificare che tutto funzioni al meglio.
Più basso è il valore letto più efficiente è il complesso.
La quantità del disturbo dovrebbe essere minima e non superare il valore di 1,5, né peggio, entrare mai nel settore pericoloso; quello in rosso sulla scala dello strumento.
Ciò ad evitare danni, anche seri. Il rosmetro va posto tra il CB ed il cavo d’antenna.
Lo si collega con un piccolo spezzone di cavo come quello per l’antenna, con appositi terminali alle estremità. Per le nostre esigenze basta un rosmetro piccolo e semplice, facilmente reperibile in commercio anche con meno di cinquanta euro.
DOVE METTERE IL CB
L’ubicazione ideale, secondo me, è sulla plancia; magari sopra, non sotto e nascosto.
Deve essere ben visibile in viaggio, a colpo d’occhio, senza spostare lo sguardo dalla direzione di marcia, così come dovrebbero esserlo tutti gli strumenti.
È una questione di sicurezza nella circolazione.
Per fissarlo si può imbullonare la staffa di supporto sopra la plancia. Io ho sperimentato ed adottato il velcro.
Una striscia è incollata sulla plancia e l’altra sotto la staffa a corredo di ogni apparato.
Attenzione a non piazzarlo in zone nel raggio degli airbag. In caso di incidente partirebbe pericolosamente come un proiettile.
Ad ogni modo occorre valutare la situazione singolarmente, da veicolo a veicolo, alla ricerca della più idonea e sicura. Comunque, pur ben fissato, occorre sia facilmente asportabile, per non lasciarlo al sole in soste prolungate e soprattutto all’attenzione di sguardi… indiscreti.
Occhio non vede…cuore non duole! Il rosmetro, a sua volta, può essere fissato in modo analogo, sopra il CB, o accanto..
L’ENERGIA ELETTRICA Può essere fornita dalla presa dell’accendisigari.
Fra l’altro diversi apparati hanno di serie la relativa spina al termine del cavo di alimentazione.
Oppure possiamo dotarlo di spinotti da inserire in analoghe prese in plancia o nelle vicinanze.
Dipende dal veicolo e dai gusti personali.
Attenzione: se non c’è di serie, occorre un fusibile specifico, a protezione del CB, da inserire sul positivo del cavo di alimentazione e di amperaggio idoneo (come da istruzioni dell’apparato). In genere è da 2 A circa.
Non invertire le polarità dell’alimentazione elettrica, per non danneggiare il CB.
Inoltre può essere utile inserire sul cavo elettrico un filtro contro i disturbi generati dall’alternatore.
Così si eliminano possibili e fastidiosi sibili.
LA TARATURA DELL’ANTENNA
Installato l’impianto, è l’ operazione finale (per la quale occorre il rosmetro) ed il collaudo.
È bene farlo in una zona aperta, senza edifici, né altri ostacoli circostanti e conviene avere un secondo utente, non troppo distante, che controlli la qualità della nostra trasmissione (che sia chiara e continua, senza “strappi”).Al contempo noi verificheremo la nostra ricezione.
Si collega il cavo d‘antenna ed il CB allo strumento; il primo al bocchettone con la sigla”ANT”; il secondo a quello “RTX” e si mette il commutatore dello strumento sulla posizione “D”.
Inizialmente si seleziona il canale 20, che è al centro della gamma delle frequenze.
Poi, mentre con una mano si tiene premuto il pulsante del microfono (“MIC”), con l’altra si ruota il pomello del potenziometro fino a portare l’ago dello strumento a corrispondere esattamente con il fondo scala.
Si rilascia il mic e si sposta il selettore in posizione “R”.
Si ripreme il mic e si legge il valore del ROS, annotandolo. Sempre rimanendo selezionati su “R” si legge il ROS sui vari canali, facendo particolare attenzione alle letture dei due estremi (canali 1 e 40). In situazione ottimale il ROS dovrebbe essere omogeneo, o quasi.
Probabilmente non sarà costante su tutti, ma avrà una certa tendenza sui canali bassi ed una opposta su quelli alti. La regola dice: “ se il ROS è alto sui canali bassi l’antenna è troppo corta, invece se lo è su quelli alti è troppo lunga”.
Di conseguenza occorre regolare la lunghezza dell’antenna,in base ai sistemi disponibili. Su alcuni modelli si attua allentando una o due minuscole brugole (con l’apposita chiave esagonale a corredo, da non perdere), poste alla base dello stilo ed estraendo (o rientrando) lo stesso nella sua sede.
Su altre, specie su quelle in vetroresina) esiste un lungo e sottile bulloncino (“stub”), da avvitare o svitare, messo alla sommità dell’antenna. Ci sono anche modelli con un anello scorrevole su un canotto filettato all’esterno della bobina di carico, o un dischetto metallico da spostare lungo la parte inferiore dello stilo.
Infine ci sono antenne che non hanno alcun dispositivo e se sono troppo lunghe vanno tagliate alla sommità; ma con estrema cautela, perché dopo non sono più riallungabili.
Attenzione: le variazioni di lunghezza vanno fatte con spostamenti di pochi millimetri alla volta, ripetendo sempre i controlli con il rosmetro. In commercio c’è un “mare” di antenne con altrettanti prezzi e non è detto che al più elevato corrisponda un miglior rendimento.
Per concludere ricordiamo che l’uso del CB è sottoposto ad una licenza e al pagamento di un canone annuo, attualmente di 12 euro. Entrambe si devono sempre avere a bordo.
È bene non dimenticarlo perché le sanzioni sono salate. Buon Viaggio.