Dopo anni d’incertezze,
oggi possiamo portarle con noi!
Soluzioni possibili per pedalare in libertà.
di Franco Liboa
Le biciclette possono essere veicoli complementari per piccoli spostamenti, per circolare entro zone a traffico limitato; sono comode per esigenze di rifornimenti vari, ma servono anche per l’attività fisica pedalando a piacimento. Comunque, a prescindere dall’uso che s’intenda farne, devono essere sistemate razionalmente, ben bloccate, ma al contempo deve essere facile, veloce e senza fatica prelevarle e riporle. Altrimenti non verranno adoperate, restando solo pesanti e voluminosi fardelli che si aggiungono ad altri bagagli. Allora è meglio lasciarle a casa!
DOVE SISTEMARLE? – La domanda è da porsi prima di acquistare, o cambiare il mezzo, per scegliere una tipologia che soddisfi anche quest’esigenza. Se invece abbiamo già il veicolo, dobbiamo adattarci alla situazione. Quattro sono le soluzioni: sul tetto, nel vano garage, in un gavone (meglio se a volume variabile), sul portabici posteriore. Ecco pregi e difetti di ognuna.
IL TETTO – Non penalizza la capienza interna, né aumenta la lunghezza, come il portabici posteriore; ma incrementa l’altezza, in genere già elevata ed occorre spazio libero. Inoltre manubri e pedali possono creare danni al rivestimento esterno, perciò occorrono precauzioni preliminari. Ma il vero problema è la scomodità e la fatica per prenderle e riporle lassù. A nostro avviso è l’ipotesi peggiore.
IL VANO GARAGE – Già da qualche anno è presente in vari modelli d’ogni costruttore, a conferma del successo ottenuto. Il pregio maggiore è il notevole volume di spazio all’interno, che consente di alloggiare comodamente anche 4 bici. Ma proprio lo spazio disponibile rappresenta il rovescio della medaglia, perché stimola a caricare di tutto: dalla moto (mettendo poi le bici fuori) ad attrezzature varie, che vengono stivate a mosaico, magari costruendo pure apposite scaffalature, cassettiere, divisori e quanto la mente umana riesca a concepire.
ATTENZIONE: in genere si va ampiamente oltre i limiti di carico consentiti sia dal vano che dalla massa totale del veicolo, e non sono pochi i casi in cui si è deformata la scocca del mezzo, per il cedimento della struttura di supporto, impropriamente utilizzata ben oltre i limiti progettuali ed imposti. Comunque, prima di scegliere, è bene inginocchiarsi ed osservare con attenzione le strutture che sorreggono tutto il vano; spesso si rimane delusi. Un altro vantaggio d’avere tutto all’interno è evitare che i cicli (e quant’altro contenuto) si sporchino e siano esposti agli agenti atmosferici. Inoltre nulla è visibile da fuori, così “occhio non vede…”. Non ultimo il grande portellone d’accesso facilita tutte le operazioni di carico e scarico, nonché quelle per fissare tutto in modo idoneo. A questo scopo ricordiamo che esistono appositi portabici da installare proprio nei vani garage. Alcuni hanno il piano di carico con le canaline incernierato in basso e ribaltabile (tipo quelli esterni da applicare dietro al veicolo). Altri hanno il piano di carico scorrevole in orizzontale, estraibile all’esterno, per facilitare ulteriormente le operazioni di prelievo, stivaggio e bloccaggio. Ma il “garage” comporta mezzi con lunghezze e sbalzi posteriori non indifferenti.
IL GAVONE A VOLUME VARIABILE – Nei gavoni tradizionali è difficile infilare una sola bici di normali dimensioni, salvo non sia pieghevole e/o smontabile. Quasi impossibile metterne di più, volendo evitare complicate operazioni; salvo non ricorrere a modelli “micro”, sconsigliabili per comode pedalate. Però oggi esistono gavoni a volume variabile, nei quali il cielo del vano di norma è la base di un letto, che ribaltato verso l’alto consente di raddoppiare l’altezza del ripostiglio. Ma attenzione, si perde l’uso del giaciglio e comunque non sempre la cubatura interna e le dimensioni del vano, nonché del relativo portello, permettono un accesso comodo e senza smontare parti dei cicli. Quindi occhio a valutare accuratamente la convenienza di un ripostiglio che spesso non offre le due possibilità contemporaneamente.
IL PORTABICI ESTERNO – È stata la prima soluzione, che con il passare del tempo si è evoluta, migliorando e creando parecchi modelli e varianti, per soddisfare quasi tutte le esigenze. Spesso è la più semplice, più veloce, più valida e magari anche la più economica. Le bici sono a portata di mano; si caricano e si prelevano velocemente e senza fatica (se l’esemplare ed il punto d’installazione sono stati scelti con oculatezza). Il tutto è asportabile facilmente quando non occorre, riducendo pesi ed ingombri. Però il portabici esterno non è sempre applicabile indiscriminatamente su tutti i mezzi. Già, perché prima di decidere è necessario effettuare un certo numero di verifiche, per appurarne la fattibilità ed il punto d’applicazione, per scegliere quale sia il modello da privilegiare, in base alle necessità e, non ultimo, alle nostre tasche. Quindi analizziamo con attenzione il da farsi per evitare errori grossolani, che nell’immediato o nel tempo possono creare danni al nostro veicolo, a quelli altrui ed agli utenti della strada in genere.
OPERAZIONI PRELIMINARI INDISPENSABILI – In primo luogo occorre riflettere bene e decidere quanti saranno i cicli che intendiamo imbarcare, per prestare attenzione solo verso modelli che li prevedono di serie, considerando il peso globale e gli ingombri da sopportare. Convengono i più robusti, progettati allo scopo, anche se di costo più elevato. Attenzione al carico massimo ammesso, avendo cura di restare entro i pesi previsti.
1) Verificare le misure d’ingombro totale: larghezza, altezza, profondità sia con il piano di carico aperto sia chiuso, per sincerarci che non ci siano interferenze con finestre, portelli, scalette, fanalerie, o altro. Ricordiamo che oggi non c’è più il limite del 65% dello sbalzo, ma non esageriamo.
2) Alcune case costruttrici prevedono i punti di fissaggio. Anzi in qualche caso i loro mezzi hanno già gli attacchi montati, e ciò semplifica molto le cose. Però possono servire particolari tipi d’agganci, o kit d’adattamento.
3) Tener presente che diversi portabici hanno le strutture tubolari di supporto telescopiche, in altezza e/o in larghezza, per evitare ostacoli, o potersi agganciare in punti di maggior robustezza sulla parete. In qualche caso è fattibile pure variare (in altezza) i punti superiori d’aggancio, disassandoli tra loro.
4) In base ai modelli di portabici abbiamo le canaline per i cicli di lunghezze diverse; si va da cm 125 circa, a 140-145. Invece per accogliere i tandem esistono anche da cm 200, come optional. Inoltre in alcuni casi le canaline sono decentrabili lateralmente, per evitare che i pedali ed altre parti di bici adiacenti interferiscano tra loro. Ma occhio che le bici non fuoriescano lateralmente!
5) Se non ci sono specifiche indicazioni da parte del costruttore del veicolo, occorre provvedere in proprio a scoprire se esistano punti di maggior solidità all’interno della parete e dove siano. In pratica si tratta di trovare regoli di legno (oggi sempre più rari) affogati in intercapedine. In genere erano appena sotto la curvatura del tetto, adiacenti alle finestre (sopra e sotto) ai portelloni, al pavimento. Ma oggi questa regola non vale più; conviene sondare avvalendosi di un martellino da tappezziere, con la testa molto sottile e slanciata. Si battono leggeri colpetti sulla parete, con spostamenti di un paio di centimetri alla volta, ascoltando con attenzione il suono. Dove risulta più sordo c’è più consistenza, mentre dove è più cupo c’è solo la coibentazione. Se si trova il travetto occorre verificarne l’estensione, spostandosi lateralmente. Se non c’è nulla, o comunque si hanno dubbi sulla solidità della parete, è preferibile installare una o due barre di rinforzo esterne (in corrispondenza degli attacchi superiori ed inferiori). Sono disponibili in commercio, prodotte dalle stesse aziende costruttrici dei portabici, e da altre. Esistono in diverse lunghezze e in genere sono vendute a coppie. Ma non dimentichiamoci pure del lato interno della parete.
6) Identificati i possibili punti d’attacco esterni, occorre sincerarsi che all’interno, in corrispondenza di questi, non ci siano impedimenti di sorta, come: montanti e/o parti di mobilio, pensili, specchi, lavandini, tazze di WC, plafoniere, camini, tubazioni, linee elettriche, cappe aspiranti, cose varie, o altro.
7) Individuato il punto preciso per l’installazione, occorre un’ulteriore verifica prima di procedere all’acquisto. Misurare l’altezza da terra a cui si verrà a trovare il piano d’appoggio delle bici, per rendersi conto se saremo in grado di caricare, bloccare e scaricare i nostri velocipedi agevolmente, senza sforzo e senza dover ricorrere ad ausili esterni, che poi non avremo durante i nostri viaggi. Insomma assicurarsi che le operazioni siano agevoli, per non dover limitare l’utilizzo dei cicli. Altrimenti occorre prendere in considerazione l’adozione di un modello “a saliscendi”, che ci permetta di fare le operazioni necessarie ad un’altezza comoda, per poi sollevare e bloccare il tutto al livello superiore (previsto per viaggiare). Oppure cercare un modello ed un punto d’ancoraggio differente, tenendo presente di non ostruire neppure in parte targa e fanalerie, salvo non montare anche la barra per targa e fanalerie ripetitrici.
8) Per il fissaggio preferire bulloneria passante inox, con robuste contropiastre metalliche e non viti autofilettanti, curando una sigillatura perfetta, da controllare periodicamente.
9) Particolare attenzione sia posta nel bloccaggio d’ogni singola bici, usando materiali robusti, senza paura di esagerare. Ricordiamo che il carico ha un suo peso statico, che però si moltiplica sottoponendolo alle sollecitazioni del moto, unite alle asperità del terreno.
10) Non manchi anche qualche sistema antifurto, sia per evitare l’asportazione delle biciclette sia per quello del portabici, che nella soluzione standard è fissato al veicolo con solo 2 bulloni, facili e veloci da svitare.
11) Una cappottina, non trasparente ed impermeabile, protegge il tutto dalle intemperie, dallo sporco e dagli sguardi indiscreti, specie se il carico è pregiato. Ma in certe zone anche una bici malandata è appetibile. Uomo avvisato…
12) Infine non dimentichiamo mai il cartello di carico sporgente, oggi interamente catadiottrico, che è bene esporre anche a portabici vuoto e chiuso. Ricordate che il proprietario del veicolo è sempre responsabile dell’installazione. Buon Viaggio!