I punti di possibile ingresso dell’acqua sono tanti.
L’acqua è un nemico subdolo, da prevenire
anziché combattere. Ecco alcuni consigli.
di Franco Liboa
La sostituzione di un motore è un guaio costoso, ma non inficia l’efficienza del mezzo.
Invece un’infiltrazione, specie se non scoperta subito, o trascurata, provoca seri danni, fino a compromettere la vita del veicolo e comunque a deprezzarne il valore. In effetti l’acqua è il nemico numero uno, che riesce a penetrare nel più piccolo anfratto, non sempre visibile, magari senza manifestarsi rapidamente (ed è il caso peggiore), creando poi grossi problemi.
Quindi è opportuno adottare tutti gli accorgimenti per prevenire ogni possibilità di infiltrazione, oltre a controllare periodicamente e con scrupolosità, che tutto sia a posto.
E’ nel nostro interesse, prescindendo dalla marca del nostro mezzo, blasonata o meno, e dalla sua età. Si, perché l’acqua non rispetta nessuno, neppure i veicoli nuovi. Vediamo il da farsi.
I punti di possibile ingresso sono tanti ed ubicati un po’ ovunque. Nella maggior parte dei casi sono all’esterno, ma è possibile avere infiltrazioni pure dall’interno.
INFILTRAZIONI DALL’ESTERNO – Il tetto è la zona più critica, perché maggiormente esposta alle intemperie; quindi è la prima da esaminare.
I punti a rischio sono le giunzioni tra tetto e pareti, quelle tra lamiere e modanature, i perimetri di oblò e camini. Sono tutte parti che devono essere sigillate perfettamente ed alle quali sarebbe bene aggiungere un’ulteriore protezione, magari con silicone. Lo stesso dicasi per il profilo che copre tutte le viti.
Ma attenzione a qualsiasi altra installazione successiva, come: antenne, bagagliere, bauliere, pannelli fotovoltaici, condizionatori, scalette, ingressi di cavi elettrici ed altro.
Sono oggetti sporgenti, sottoposti a notevoli sollecitazioni aerodinamiche in viaggio. Un occhio di riguardo va ai perimetri ed alle viti che bloccano il tutto. Spesso non sono in acciaio inox e le teste non hanno protezione. Anche qui un po’ di silicone non guasta.
ATTENZIONE quando i tubi delle bagagliere, che sorreggono i sovrastanti bauli, sono vicinissimi al tetto; per effetto del peso e delle vibrazioni vanno a toccare in qualche punto la superficie dello stesso.
Rapidamente la lamiera (o la vetroresina) si consuma e si buca, con conseguenti infiltrazioni.
Le pareti, come il tetto, hanno varie zone a rischio. Le giunzioni tra le pareti stesse, tra queste ed il tetto e quelle con il pavimento, gli spigoli delle mansarde, i perimetri di porte e finestre, delle griglie di aerazione del frigo, dei portelli dei gavoni, dei bocchettoni di rifornimento, di eventuali camini laterali; sono tutte parti che devono avere una sigillatura perfetta; ma non sempre è così.
NOTA: le lamiere dei rivestimenti esterni raramente sono in foglio unico, ma hanno delle sovrapposizioni che una volta erano a ”doppia U rovesciata”. Adesso nella maggior parte dei casi la lamiera superiore ha un bordino ripiegato,o appoggia solo sopra quella inferiore; talvolta le due superfici sono incollate.
Qui si possono creare infiltrazioni durante operazioni di lavaggio con acqua in pressione, o più semplicemente in marcia, con turbinio d’acqua, in occasioni di forti piogge e temporali.
Questi sono punti che necessitano di una sigillatura ineccepibile. Le modanature e le bandelle che corrono in basso lungo il perimetro del veicolo meritano una nota specifica.
Ormai sono onnipresenti ed esteticamente possono essere anche piacevoli, ma nascondono un’infinità di pecche costruttive, prime fra tutte le rifiniture e soprattutto le sigillature lungo il bordo inferiore delle pareti. Comunque per il loro fissaggio si usano viti, o peggio chiodi e non di rado pure graffette, tutti particolari che bucano le pareti per entrarvi, e lì le infiltrazioni non mancano.
Conviene stendere un cordolo di silicone all’esterno, lungo tutto il bordo superiore. Comunque è importante fare un esame accurato della situazione, sdraiandosi a terra e guardando da sotto, dall’interno verso l’esterno, aiutandosi con una torcia elettrica, per vedere ciò che non è visibile da fuori.
La maggior parte delle “scoperte” sono spiacevoli. Ma almeno ci si può rendere conto di ciò che conviene fare subito, a protezione, ad evitare grossi dispiaceri e spese salate. Le finestre necessitano di particolare attenzione e cura, perché spesso sono fonte di guai, in genere dovuti a montaggio non corretto, che non sempre è pura disattenzione dell’addetto al lavoro. Innanzitutto bisogna conoscere gli inconvenienti ai quali i vari tipi vanno incontro, per sapere cosa, come, dove controllare ed intervenire correttamente.
Le finestre con apertura verso l’esterno, o a compasso, comprendono due gruppi: quelle totalmente applicate all’esterno e quelle incassate entro la cornice. Le prime, molto semplici, imperavano fino a qualche anno fa; oggi le troviamo solo sui mezzi più economici. Se la guarnizione a perimetro del foro sottostante è ben sigillata sulla parete e la superficie vetrata le aderisce bene, non creano problemi.
Personalmente le preferisco. Comunque, per verifica, provare a sollevare il bordo della guarnizione in più punti. Ma se non è così (e capita) occorre intervenire subito, applicando silicone sotto alla guarnizione, o stucco a strisce, o altro prodotto idoneo. Queste finestre sono incernierate alla parete lungo il lato superiore. Si presume che la zona sia stata adeguatamente sigillata; ma verificare è meglio. In ogni caso un cordolo di silicone sulla linea di giunzione tra la parete ed il supporto della finestra non guasta.
Quelle incassate entro la cornice oggi sono le più diffuse. Qui, di norma, i problemi vengono dalla cornice stessa, non sempre ben sigillata ed aderente. Anche in questo caso per stare tranquilli è bene stendere un cordolo di silicone lungo il perimetro esterno. Le finestre con apertura a scorrimento sono anch’esse montate entro una cornice, il cui lato inferiore è provvisto di un sistema di drenaggio, per consentire lo smaltimento dell’acqua piovana che si raccoglie entro le canaline stesse. In genere si tratta di una serie di fori comunicanti con l’esterno. È fondamentale che ci sia un’ottima sigillatura sulla parete, specie in vicinanza dei fori che devono però rimanere liberi, senza ostruzioni di sorta, altrimenti non assolvono allo scopo, ma creano danni.
Questo genere di finestre è quello soggetto a maggiori percentuali di infiltrazioni e ad un certo numero di spifferi pressoché inevitabili. Un occhio di riguardo va alla finestra (se presente) posta sul frontale della mansarda, che oltre a ricevere lo schiaffo violento della pioggia, specie in marcia, c’è anche l’inclinazione verso l’alto della parete (e della finestra). È un punto da tenere sotto costante osservazione.
Un’attenzione analoga meritano anche i perimetri dei parabrezza nei motorhome, soggetti anche a sensibili problemi di torsione. La porta della cellula abitativa è un componente a rischio, perché nella maggior parte dei casi è privo della dovuta consistenza, quindi nel tempo soggetto a vistosi svergolamenti, anche perché spesso c’è la pessima abitudine di impugnarla nella parte inferiore (e magari il fermo in posizione aperta è situato in alto). Cosi si storce facilmente, non chiude più come dovrebbe e si creano laschi tra il telaio sulla parete e la superficie della porta. Attenzione alle finestre (specie se apribili) incorporate nella porta.
I grossi portelloni, oggi di gran moda, hanno problemi analoghi (anzi maggiori) a quelli della porta, specie quando l’incernieratura è in senso verticale. Vanno subito fuori squadra; basta osservare con attenzione la differenza di “luce” esistente lungo i perimetri. Inoltre sottopongono la cornice e la parete a notevoli sollecitazioni torsionali. La linea di giunzione tra la cabina di guida e la cellula nel tempo può creare infiltrazioni, per cui dovrebbe essere controllata periodicamente, ma è difficile farlo in quanto oggi anch’essa è coperta da una modanatura, che ne occulta la vista. I passaruote e gli attacchi di alcuni scalini estensibili sono altrettante zone a rischio, perché raccolgono tutto il pulviscolo d’acqua che si crea in viaggio con la pioggia.
Ma di loro ci occuperemo quando parleremo della protezione del sottoscocca. La veranda estensibile ormai è un componente quasi di serie, talvolta di dimensioni esagerate in rapporto a quelle del mezzo, tanto che non sempre si sposa perfettamente con la parete. Non parliamo poi di come è montata.
Spesso le staffe di sostegno non sono in corrispondenza né di punti di adeguata robustezza della parete né in posizione corretta sulla veranda stessa. Così finisce che i bulloni stringono solo sul sottile rivestimento della carrozzeria e sul polistirolo in intercapedine. Insomma “mordono”nel niente. E pensare che una veranda di soli tre metri pesa staticamente 20 Kg circa, che in marcia sono moltiplicati da sobbalzi e scrolloni di ogni genere.
Quindi è perfettamente normale che la parete ceda e cominci ad entrare acqua e, come sempre, acqua di cui ci accorgeremo solo a danni fatti. I portabici posteriori sono un altro mal di pancia. Presentano problemi analoghi, anzi superiori a quelli delle verande.
Quando si scelgono si guarda solo il lato estetico, ma dal punto di vista sbagliato. Si vogliono di piccole dimensioni, soprattutto di altezza limitata, per non “deturpare” il colpo d’occhio, né impedire totalmente l’apertura della finestra posteriore, ma devono avere ben 4 canaline portabici.
Quindi con uno sbalzo smisurato rispetto alla base di ancoraggio. Immaginate quali sollecitazioni producano in marcia a quella povera parete posteriore. Meglio non parlare di come sono montati.
Spesso non ci sono né rinforzi esterni né interni sulla parete, che, ovviamente è di “cartapesta”.
E peggio ancora, spesso utilizzano viti per il fissaggio, non bulloni passanti con i dadi.
È da criminali! Mi meraviglio di non avere ancora letto che qualcuno ha perso il tutto in autostrada, con conseguenze catastrofiche. Ma il solo pensiero mi spaventa.
LE INFILTRAZIONI DALL’INTERNO – Non sono un’ipotesi assurda, perché in ogni mezzo c’è un impianto idrico, simile a quello domestico, ma mentre quello è assolutamente immobile, il nostro è sottoposto a tutti gli inconvenienti dovuti al moto, con vibrazioni, scrolloni, sussulti, ecc.
Quindi nel tempo esistono possibilità di perdite e sono tutt’altro che rare.
Ciò non considerando i possibili inconvenienti a mezzo nuovo, per non avere verificato subito la tenuta dell’impianto. Garantisco che tali spiacevoli episodi sono meno rari di quanto non si pensi.
Sono capitati anche a me e ad alcuni amici.
Quindi, controlliamo subito, a veicolo nuovo, che tutto funzioni a dovere,”ripetendo” un accertamento che già avrebbero dovuto fare gli “addetti ai lavori”, ma che in realtà non sempre avviene. Vediamo il da farsi. Tutte le giunzioni visibili, anche se scomode, sono da controllare con l’impianto in pressione.
Quindi occorre percorrere l’impianto, dal bocchettone di ingresso per il rifornimento idrico, ai rubinetti per lo scarico delle acque grigie. In particolare quelle tra i serbatoi e le tubazioni, quelle con la pompa e con il vaso di espansione (se c’è), quelle con i rubinetti, i sifoni, le pilette di scarico dei lavandini e del piatto doccia, le guarnizioni delle valvole dei WC, ecc.
Di norma fino a qualche anno fa sulla maggior parte dei mezzi questi punti critici avevano l’innesto forzato dei tubi in plastica retinata ed una fascetta stringitubi a vite per bloccare il tutto.
Ma il serraggio della stessa spesso non è adeguato e le condutture che nel tempo perdono l’elasticità e l’aderenza, tendono a sfilarsi. Quindi sono necessarie verifiche periodiche, specie prima e dopo un lungo viaggio. Ma attenzione a non stringere troppo, altrimenti si potrebbe rompere il segmento interno in plastica.
In occasione di queste verifiche scrutare con attenzione che non ci siano punti umidi, o peggio bagnati, né tracce di calcare, sintomo di vecchie perdite.
Anzi, sarebbe opportuno, se possibile, inserire sotto alla pompa (e magari anche sotto il vaso di espansione) una piccola vaschetta, tipo un sottovaso per piante, monocolore (ottimo il verde), per evidenziare subito i residui di calcare, tracce di una perdita idrica. In inverno (e nei periodi di inutilizzo) non lasciare l’impianto in pressione. Perciò disinserire elettricamente la pompa ed aprire tutti i rubinetti.
L’acqua gelando aumenta di volume e tenderebbe a rompere i tubi, a danneggiare la pompa e l’impianto. Quindi per lo stesso motivo è fondamentale svuotare il boiler, tramite lo specifico rubinetto rapido di scarico. Invece per verificare la buona tenuta dell’impianto metterlo in pressione, poi chiudere i rubinetti ed in ultimo spegnere la pompa.
Dopo varie ore, o il giorno dopo addirittura, reinserire la pompa, che non dovrebbe riprendere a girare, o al massimo farlo per una frazione di secondo. Viceversa se questa funziona per un periodo prolungato è un campanello d’allarme che suona. ATTENZIONE!