L’Irlanda è la meno cara sia per mangiare
che per dormire, la Francia è poco oltre la media
giornaliera, l’Inghilterra è decisamente cara.
di Mauro Mancini
Venerdì 6 agosto partenza da Fiumicino con VolareWeb per Parigi, decollo con un’ora e 40 minuti di ritardo perché non c’erano gli operai che dovevano caricare i bagagli!
Arriviamo ad Orly alle 17, andiamo all’ostello Clichy dove arriviamo alle 19 passate; è un po’ in periferia, ma è servito dal metrò per cui è comunque comodo, è pulito, ci piace. Compriamo Paris Visite una tessera per tutti i mezzi pubblici, prendiamo quella per 5 giorni e per le zone 1/5, copriamo così anche Disneyland e Versailles.
Ce ne andiamo a zonzo, ceniamo da un cinese vicino alla Tour Eiffel spendendo 10 euro a testa.
Sabato 7 agosto pago un debito contratto con mia figlia, la portiamo a Disneyland; non è più una bambina (22 anni) e salta come un grillo, anche Daniela non è più una giovincella, però salta come un elefante, sono tutte eccitate: decido di far finta di non conoscerle!
Ho già il biglietto che ho comprato ieri ad uno sportello della metropolitana, 40 euro a testa, entriamo senza fare la fila. Giriamo Disneyland in lungo ed in largo e notiamo la scomparsa di Pippo; non lo troviamo fra i personaggi, nessun portachiavi, gadget o ritratto; dell’amico di Topolino nessuna traccia, che sia caduto in disgrazia?
Segnaleremo la cosa a Chi la visto. Pranziamo allo Chalet de le marionette, passabile.
Vichi è convinta di riuscire a togliere la spada dalla roccia, se ci riesce mi tocca amministrare un regno e riscrivere la favola al femminile: per fortuna fallisce ed io tiro un sospiro di sollievo perché, se il regno fosse andato male, avrei dovuto dare la colpa all’euro!
Prendiamo Space Mountain (montagne russe da paura) ovviamente evitate da Daniela, Star Tour e vediamo Honey, I shrunk the audience, un film tridimensionale realizzato dalla Kodak pieno di effetti ottici (personaggi di varie dimensioni, animali che compaiono in mezzo alla sala, topi che corrono sotto le sedie).
Daniela tenta di prendere l’ologramma di un gatto e ci rimane male perché gli sfugge. Al labirinto di Alice pensavamo di esserci finalmente riusciti, Daniela si era persa; felici stavamo per uscire quando è risuonata la frase: “Bè, che me lasciate qui? Dove andate, tanto le carte di credito ce le ho io.” Altro che amore!
Domenica 8 agosto andiamo alla Reggia di Versailles, arriviamo alle 9,30, ma ci sono già file interminabili per fare i biglietti, ci accodiamo alla più corta (noi italiani siamo furbi); è quella per i gabinetti, appena ce ne accorgiamo rinunciamo a visitare le stanze e invece prendiamo un trenino che fa il giro della reggia e da cui si può scendere e risalire.
Scendiamo alla prima fermata (Le petit Trianon) e scopriamo che tutto sommato potevamo risparmiare i soldi del biglietto.
Versailles è grande, ma non è infinita, si può fare a piedi. Andiamo al Grand Trianon che, rispetto alla reggia è una casa dello Iacp; non doveva poi essere male, certo la piscina è un po’ sproporzionata, ma si sa la grandeur…
Camminiamo lungo il lato della piscina costeggiato da un bellissimo bosco, poi giustamente la piscina svolta a sinistra e… diventa ancora più grande. Alcune cornacchie contendono ad un ciclista pensionato un panino: vincono le cornacchie!
Scopriamo un gabinetto senza fila e la facciamo anche se il bisogno non è incombente; non si sa mai, magari quando ci scappa dobbiamo fare 45 minuti di fila! Per pranzo usciamo dalla Reggia, andiamo in un self service sulla piazza e, non c’è verso, anche i prezzi sono regali, 16 euro a testa. Rientriamo e questa volta compriamo i biglietti per lo spettacolo delle fontane con la musica; andiamo alla fontana grande, la più lontana, e in attesa diamo da mangiare alle papere che non distinguono l’alluce di Daniela da un pezzo di banana, alla fine scelgono la banana solo perché la gallina vecchia farà anche buon brodo, ma è tosta da ciancicare. Parte la musica e si alzano gli spruzzi: “che bello papino, ora vedrai che gli spruzzi seguono il ritmo della musica!” Manco per niente, gli spruzzi sono di una regolarità impressionante, insomma abbiamo pagato per vedere delle fontane regolarmente in funzione con sottofondo classico: certo pagare per vedere acqua che sgorga dalle fontane è un po’ come pagare il biglietto dell’autobus per poterlo spingere! Chissà dov’è il divertimento?
Lunedì 9 agosto di prima mattina andiamo a Notre Dame, la fila siamo noi e praticamente apriamo la torre su cui saliamo (422 gradini); Daniela, impavida, si ferma al primo livello, Vichi ed io continuiamo. Io proseguo con molta calma e molto affanno tanto che dopo il trecentesimo gradino ho le prime visioni mistiche; mi faccio forza, in cima, minimo, minimo c’è il paradiso e invece?
Dei diavolacci brutti, ma così brutti da sembrare belli. Mi godo il panorama, ma sono assillato dal ritorno, mi consolo pensando che è in discesa!
Non male, alle 10 di mattina sono già spompato, sarà una giornata lunga e faticosa, occorre che mi inventi qualcosa: “Ragazze, il biglietto per Notre dame ci permette un giro scontato sulla Senna, che ne dite di prendere il battello?”
Unanimità e giro non male, intanto si è fatta ora di pranzo, inizia la caccia al ristorante/negozietto sfizioso: vince il Re della salsiccia bianca di rue Dauphine, non è economicissimo, ma ancora ci lecchiamo le dita. Andiamo verso il Louvre, sbirciamo la piramide, ma Vichi poco lontano nota la ruota panoramica: dovremmo decidere dove andare, ma non c’è battaglia, vince la ruota anche se Daniela fa resistenza sostenendo che è troppo alta; siamo inflessibili, deve salire anche lei. La ruota parte e Daniela è stranamente calma, allora per giustificare la sua presunta strizza enuncia il principio del dondolamento: “Non è l’altezza che mi spaventa, è il dondolio che mi da fastidio”, Vichi ed io cominciamo a dondolare a più non posso, nulla da fare, sopravvive.
Siamo delusi, ci rifacciamo vincendo una rana di peluche alle gru. Andiamo al Centre Pompidou, il palazzo progettato da Renzo Piano e Richard Rogers è molto bello.
Il Museo d’arte moderna poi è da non perdere, così come anche la fontana con sculture nella piazzetta sul retro. Per oggi basta, sulla strada di casa, pardon dell’ostello, scendiamo dal metrò e facciamo un salto al Moulin Rouge; Daniela decide che finalmente può esibirsi: la ville lumiere non è più quella di una volta (e neppure Daniela!) Prendiamo kebab ed aranciata e torniamo all’ostello.
Martedì 10 agosto abbiamo l’aereo per Dublino alle 19,25, dobbiamo essere a Place de la Porte Maillot alle 15,15 per prendere il bus per l’aeroporto Parigi Bauvais. Molliamo gli zaini al bagagliaio della Gare du Nord, poi Vichi va a trovare una sua amica e noi bighelloniamo in giro; mi viene in mente la barzelletta dei due paesani che ricordano che quel giorno al paese c’è la festa del santo patrono e… loro come due bischeri a Parigi!
A pranzo recuperiamo Vichi e decidiamo per una botta di vita multietnica, andiamo dal tunisino e la bimba cosa ti ordina?
Crepe alla Nutella! No, non è possibile! Arriviamo all’aeroporto ed invece che partire alle 19,25 partiamo 2 ore dopo; avvertiamo il gestore della Caderwood House (Bed&Breackfast) del ritardo e ci auguriamo che sia vicino all’aeroporto: così è, ce la caviamo con 20 euro di taxi.
Mercoledì 11 agosto splendida e ricca colazione al bed&breackfast (ham and eggs, marmalade, sausage, toast, tutto come da copione del film).
Purtroppo il b&b per la sera non è libero per cui ci spostiamo ad Abberley House che avevamo prenotato per tempo.
Ci sistemiamo, facciamo il bucato e con il nostro meraviglioso stenditoio elastico con mollette annesse appendiamo i panni nella doccia, poi in autobus fino a Dublino.
Cominciamo a girare la città partendo da Temple bar, poi Castello, Cattedrale, grande acquazzone, attrezzati con keyway ce la ridiamo, scendiamo per Thomas Strett e… non è un miraggio, è la fabbrica della Guinnes; con un biglietto famiglia (30 euro) entriamo pronti a tracannarci questo mondo e quell’altro.
È la terza fabbrica di birra che visitiamo per cui schizziamo come saette la parte ora-ti-insegno-a-fare-la-birra, ci guardiamo con calma tutte le campagne pubblicitarie davvero molto graziose, giriamo in lungo ed in largo (è davvero grande) il negozio dei gadget in cui capiamo che il mercato della birra è in crisi, mentre tira un sacco (Vichi dice casino) quello dei maglioni, delle carte da gioco, dei calzini tutti regolarmente griffati Guinness.
Arriviamo al Gravity, la mansarda da cui si gode un notevole panorama a 360 gradi della città e dove possiamo consumare un boccale di birra a testa. Le fanciulle scoprono che la birra scura è cattiva, faccio un patto con la vescica e mi bevo i tre boccali: non ricordo se il Gravity girava su se stesso o meno, a me sembra di ricordare di si! Usciamo che sono le quattro del pomeriggio, pranziamo da un cinese vicino al teatro dell’Opera.
Vichi si innamora di un paio di scarpe di vernice che “Babbo, in Italia così non si trovano”; il matrimonio va in porto per 25 euro.
Non controllo più la situazione e dai negozi che visitiamo in rapida successione arrivano magliette, 12 CD di musica Irlandese, un pallone da regby, 2 riduttori elettrici ed un ombrello; riesco ad evitare per un soffio un’intera famiglia di pecore irlandesi!
Qualche indicazione per viaggiare low cost
Il noto editore : “Senti per il prossimo numero de iTimoni hai da darmi uno dei tuoi rutilanti viaggi da pubblicare?” Il famoso viaggiatore : “La traversata dell’artide in bermuda l’ho dato a La Rivista del trekking, il passaggio a Nord-Ovest, ma da Sud-Est, lo pubblica Fuoricasa, mi è rimasta la scarpinata dell’Europa low cost, ti va bene? Ho anche tutta la preparazione via internet…” Il Murdoch dell’editoria turistica itinerante: “Sei fissato con le preparazioni, sta già su internet nel nostro sito (itimoni.it), mandami solo il resoconto per ieri”. Così normalmente la telefonata fra l’editore e l’avventuriero (per fortuna siamo vecchi amici). per chi non avesse letto la presentazione pubblicata su Internet ne consiglio la lettura perché è utile per capire alcune cose, ricordo che il viaggio si è svolto nel 2004, eravamo in tre, la mia compagna Daniela, mia figlia Vichi (evento raro che ci ha riempito di gioia) ed io, siamo stati a Parigi, Irlanda, Edimburgo e Londra sperimentando i voli low cost e, ovviamente, non rinunciando agli ostelli. Il viaggio è durato complessivamente 17 gg con una spesa media giornaliera di 253,55 €, ovvero poco meno di 85 € a persona al giorno. l’Irlanda è la meno cara sia per mangiare che per dormire (gli spostamenti sono gravati da un affitto auto), la Francia è poco oltre la media giornaliera, l’Inghilterra è decisamente cara. Fatto il resoconto economico, voglio fare un plauso alle compagnie aeree low cost: sono economiche, ma funzionano bene ed anche i temuti 15 kg di bagaglio ammesso, alla fine se si confeziona lo zaino con attenzione è più che sufficiente.