Un luogo non solo mistico. Il quale fa
riflettere sull’uomo. Facilmente raggiungibile
in modo modo particolare dal centro d’Italia. Da
Roma basta imbarcarsi la sera a Pescara
e il giorno dopo a pranzo sei al santuario
della Madonna. Al massimo in
un paio di ore si raggiunge Mostar.
di Luciano Tancredi
Nel lontano agosto 1983 sentii parlare per la prima volta delle apparizioni della Madonna di Međugorje, eravamo in vacanza con la roulotte in un campeggio di Grado.
Mentre ci recavamo per una gita a Venezia, in treno incontrammo un gruppo di pellegrini che erano stati a Međugorje e ci raccontarono della loro esperienza.
Erano trascorsi poco più di due anni dalla prima apparizione, che avvenne il 24 giugno 1981 quando un gruppo di ragazzi testimoniarono l’avvenimento.
D’allora in poi Međugorje divenne meta di pellegrinaggio da parte di così tanta gente da diventare in breve tempo il posto più frequentato di questa parte d’Europa.
Si stima che il luogo sia già stato visitato da oltre 20 milioni di persone arrivate da tutto il mondo.
Il villaggio di Bijakovici è il luogo dove avvenne la prima apparizione mentre la chiesa parrocchiale di San Giacomo rappresenta il posto d’incontro e preghiera dei pellegrini.
Sul monte dell’apparizione il Krizevac fu eretta una grande croce di pietra: alcuni pellegrini fanno il percorso a piedi nudi fino al luogo dell’apparizione!
Noi siamo arrivati a Međugorje in camper con le indicazioni che ci aveva fornito l’amico Sebastiano Gioviale con il quale ci siamo incontrati al Pansion Camp Zemo, (un campeggio spartano ma con tutti i servizi essenziali).
Sebastiano (nella foto a sinistra) è una preziosissima guida sia per visitare l’esterno della casa della veggente Vicka Ivankovic – Mijatovic, sia per partecipare alla Via crucis che si dirama per diverse centinaia di metri sulla montagna.
Chi fosse interessato al pellegrinaggio, e a visitare questi luoghi con il camper può contattarlo telefonicamente al 3394182343.
Una riflessione a parte merita la città di Mostar che dista soli 29 km.
Raggiungibile in un’ora e mezza circa, a causa delle cattive condizioni della strada che obbligano a percorrerla a non piA? di 30 km l’ora.
Questa città martire, antica capitale dell’Erzegovina, si sta lentamente riprendendo dalle ferite della guerra del 1992, e per rilanciarsi ha bisogno proprio di turisti.
Mostar, fin dall’anno della sua fondazione il 1452, fu un anello di congiunzione tra il nord e il sud della Bosnia – Erzegovina, ma anche tra l’Erzegovina orientale e quella occidentale tanto che i Turchi nel 1557 vi edificarono un nuovo ponte.
Opera realizzata dal progettista Hajrudin discepolo del famoso architetto Sinan che tante opere ha lasciato a Istambul e in altre città della Turchia.
La città vecchia non è ricca solo di architetture islamiche, fin dal 1553 esiste un convento francescano, costruito con donazioni del Sultano Abdulaziz che regala un terreno e parecchio denaro per la sua edificazione, come testimonia la lapide incisa sul portone.
Altro simbolo di un antica tolleranza religiosa, barbaramente spazzata via dalle generazioni successive, fu la costruzione di una chiesa ortodossa che arricchisce ulteriolmente il patrimonio culturale della città.
L’insediamento degli ebrei a Mostar e la costruzione nel 1889 della Sinagoga completarono infine l’aspetto multiculturale della città unica nel genere in tutta l’Erzegovina.
Oggi il centro storico brulica di vita; riaffiorano botteghe artigiane che tra i vari tradizionali prodotti, riciclano vecchi proiettili di tutte le dimensioni con incisi bassorilievi della tradizione locale, di dubbio gusto!
Noi ci siamo rifiutati di riportare come souvenir tali oggetti, anche se forse nell’intento degli artigiani che li realizzano con la volontà di esorcizzare una qualche volontà di rifiuto della guerra, usando tali manufatti.
Passeggiando per la città i segni della recente tragedia sono ancora evidenti, come testimoniano la presenza di molti invalidi di guerra e della forza multinazionale di pace.
Ma oggi Mostar è una città che torna ad attirare turisti da tutto il mondo, nelle strade si sentono parlare italiano, spagnolo portoghese, tedesco, inglese, francese.
I giovani hanno ripreso la vecchia tradizione di tuffarsi dal ponte vecchio, ma non lo fanno fin quando uno di loro non ha raggranellato una cospicua cifra che poi si divideranno.
Ultima curiosità; la gente dopo tanto dolore può quantomeno riposare in pace.
I necrologi cattolici, ortodossi e musulmani sono affissi sui muri della città uno affianco all’altro.