Il catamarano: “Lo Spirito di Stella”, questo catamarano è il primo al mondo senza barriere. Significativa una frase di Mauro Pellaschier, il celebre timoniere di Azzurra, secondo il quale “tutti sul catamarano hanno la stessa velocità. Le differenze scompaiono e ciascuno può provare a vivere il mare senza l’angoscia di non sapere come spostarsi, come affrontare le varie difficoltà”.
di Alessandro Baklouti
Ci sono dei giorni della nostra vita che difficilmente dimentichiamo, io credo che non dimenticherò mai il 18 maggio dello scorso anno. Sono uscito da casa con mia sorella all’incirca alle otto e mezza di mattina, l’ho accompagnata con la mia macchina alla stazione della metro più vicina e poi mi sono diretto al porto turistico di Ostia, dove avevo appuntamento con la terapista occupazionale che mi segue presso il Centro per l’Autonomia. Già se non avessi iniziato a frequentare questo centro, nel quale ho avuto modo di apprendere diverse tecniche per poter vivere la mia vita da disabile con la maggior autonomia possibile, non credo che il 18 maggio sarebbe stato un giorno indimenticabile come invece è stato. Arrivato al porto ho aspettato che arrivasse Elisa (la terapista occupazionale) con un suo collega e un altro paziente del centro che non avevo mai incontrato prima, abbiamo fatto le dovute presentazioni e ci siamo diretti in un bar lungo il porto per fare colazione. Alle undici abbiamo lasciato il bar e siamo andati alla ricerca del molo “I” dove il catamarano “Lo spirito di Stella” ci attendeva per farci fare un giro. “Lo Spirito di Stella” è il primo catamarano al mondo senza barriere.
L’imbarcazione è stata fatta costruire da Andrea Stella, un giovane disabile di Thiene (VI), la cui paraplegia è stata causata da un’ingiustificata ed inspiegabile aggressione subita nell’agosto 2000 a Fort Lauderdale (Florida) dove si trovava per motivi di studio. Andrea aveva sorpreso alcuni malviventi che stavano tentando di rubare la sua auto (presa a noleggio) e uno di loro, senza lasciargli il tempo né di fuggire né di reagire, gli sparò due colpi a distanza ravvicinata. Dopo 40 giorni di coma Andrea si salvò ma una pallottola lese la colonna costringendolo alla sedia a rotelle. Un anno dopo il grave episodio Andrea, amante della nautica, iniziò a coltivare il sogno di tornare a navigare come accadeva prima. Prese contatto con numerose agenzie di tutto il mondo per trovare un’imbarcazione adatta ma scoprì che non vi erano possibilità concrete. Con il sostegno della famiglia decise di costruire un catamarano le cui caratteristiche dovevano basarsi su una gestione razionale degli spazi interni ed esterni al fine di garantire una facile accessibilità, una mobilità interna adeguata e, soprattutto, la possibilità di governare l’imbarcazione autonomamente.
Per questo sono state progettate ed inserite una serie di innovazioni tecnologiche e di design che ora costituiscono la caratteristica principale di questa imbarcazione. Il catamarano è quindi diventato un modello da imitare per tutti coloro che si occupano di costruzione e progettazione, presentandosi come un laboratorio qualificato per studiare, testare e ideare soluzioni per migliorare l’accessibilità di luoghi, mezzi e strumenti. Il progetto ha fatto capire che rendere accessibile una situazione per un disabile significa far diventare la medesima cosa più confortevole per tutti e quindi la validità del progetto è trasversale e universale. La giornata è trascorsa nel migliore dei modi, la presenza di Maurizio e Guido, l’equipaggio del catamarano, con la loro simpatia e i tanti racconti delle loro avventure intorno al mondo ha reso la giornata fantastica! Dopo aver eseguito tutte le manovre necessarie ad uscire dal porto Maurizio ci ha mostrato l’intero catamarano con tutte le modifiche apportate per rendere l’imbarcazione totalmente accessibile ma soprattutto governabile da persone disabili.
Essere su quella barca, senza nessuna barriera architettonica mi sembrava incredibile, potevo muovermi sia nella parte interna che esterna senza chiedere aiuto a nessuno, per raggiungere le cabine ed i bagni, anch’essi totalmente accessibili, mi è bastato salire su una piccola piattaforma comandata attraverso un telecomando. Il momento più bello ed emozionante di tutta la gita è stato quando sotto la continua supervisione di Maurizio sono andato al timone, è stato semplicissimo tenere in rotta la barca grazie soprattutto ai moltissimi congegni elettronici che sono stati installati sul catamarano per permettere ad Andrea di poter navigare da solo. Alle quattro del pomeriggio siamo tornati in porto e dopo aver salutato e ringraziato Maurizio e Guido abbiamo ripreso le nostre auto e siamo tornati a casa, con il ricordo di una giornata in cui non mi sono mai trovato davanti ad una barriera architettonica! Significativa una frase di Mauro Pellaschier, il celebre timoniere di Azzurra, secondo il quale “tutti sul catamarano hanno la stessa velocità. Le differenze scompaiono e ciascuno può provare a vivere il mare senza l’angoscia di non sapere come spostarsi, come affrontare le varie difficoltà”.