Un viaggio da realizzare da Pasqua fino a ottobre.
Per chi ha tempo? sicuramente un itinerario
da fare senza fretta, in Croazia è vietato
il campeggio libero, ma noi con discrezione
ci siamo fermati in molti posti senza avere
mai nessun problema. Diffusissimi gli
Autocamp a prezzi molto contenuti.
La vicinanza premia in tempi di caro gasolio.
di Luciano Tancredi
Chi viaggia in camper è portato ad immaginare e programmare mete quasi sempre lontane, o particolarmente suggestive ed esotiche.
Si ripropone la stessa scelta di non visitare località a noi vicine, come se in camper si dovessero privilegiare solo luoghi molto distanti da casa nostra.
Qualche anno fa abbiamo deciso di visitare
la Dalmazia e il suo entroterra, conoscendo
l’Istria e il nord della stessa, abbiamo evitato
il viaggio via terra che ha fatto all’andata
il nostro amico Lino, la scelta “caduta”
sul traghetto che da Pescara raggiunge
Spalato in circa otto ore
di tranquilla traversata.
Pescara è raggiungibile da Roma in poco più di 2 ore, praticamente percorrendo meno di 200 km
si è già in vacanza all’estero.
Passando vicino alle prime isole, che si incontrano,
arrivando dall’Italia già evidente che l’Adriatico
che bagna la Dalmazia non ha nulla a che vedere
con il nostro mare, è trasparente anche nei porti,
con colori che vanno dal turchese allo smeraldo
al blu cobalto, è spettacolare, sarà così durante tutto il viaggio. Sia sulla costa che nelle varie isole che visiteremo.
Arriviamo a Spalato non sapendo se avremmo trovato punti sosta per il camper ci fermiamo al parcheggio di Piazza Odvjetici Ivan Sunjic, Ana Unkovic, è un parcheggio per auto comodissimo ad orario o giornaliero, dove si può tranquillamente dormire.
Un altro è proprio di fronte all’uscita dal terminal dei traghetti, sulla destra, un po più rumoroso, comunque tutti e due sono ottimi per visitare Split e il suo bellissimo centro storico che dista poche centinaia di metri.
Se si decide di iniziare il viaggio verso nord è possibile raggiungere la cittadina dail’impronta veneziana Trogir, che dista solo 35 km, entrando in paese sulla sinistra si vedono fermi decine di camper in riva al mare, come tutti i parcheggi della Croazia è a pagamento giornaliero, tutte le mattine passa un ragazzo che rilascia una regolare ricevuta, del comune.
Trogir (l’antica Traù) non è solo uno dei centri urbani più antichi sulla costa croata dell’adriatico, ma, grazie alla sua storia di oltre quattromila anni, si annovera tra le più antiche città del Mediterraneo.
Anticamente la cittadina era un’isola, ora è collegata da un ponte alla terra ferma, e da un secondo ponte all’isola di Ciovo, dove in pochi minuti raggiungiamo il campeggio Labadusa, strutturato a terrazzo e situato in un punto incantevole e dotato di un’ottimo ristorante.
Dopo qualche giorno ci trasferiamo a Sinj, un paesino di montagna che dista circa 48 km in questa cittadina ogni anno la prima domenica di agosto si svolge dal 1715 la Giostra dell’Anello di Sinj (Siniska alka) in memoria della vittoria contro i turchi che con un esercito di 40.000 uomini cercarono invano di conquistare la città.
La sconfitta dei turchi gli abitanti la spiegarono con l’intercessione della Madonna dell’Assunta in quanto proprio in quel giorno era la ricorrenza.
È uno spettacolo da non mancare, i cavalieri si lanciano al galoppo e devono centrare un anello appeso, sfilano anche numerosi personaggi in costume, e armati con pistole, fucili, ed altre armi dell’epoca.
Passeggiando per il paese abbiamo conosciuto il farmacista che parlava italiano perchè aveva studiato a Padova, ci ha presentato i cantanti folk Mile Krajina e Nico Moric il primo veniva dagli Stati Uniti dove vive per partecipare alla festa e fare una vacanza nel suo paese natale, per l’occasione ci ha regalato un suo CD.
La sera si cena con maialino a girarrosto e birra presso i numerosi stand gastronomici, il mattino successivo ci trasferiamo di nuovo a Trogir in attesa che arrivino gli amici Andrea ed Emilia, la sera tutti a cena al ristorante Marijana dove si mangia dell’ottimo pesce, passeggiando dopo cena notiamo tante barche ancorate, di tutte le dimensioni, molte di italiani che evidentemente preferiscono venire in queste bellissime isole, la sera il centro storico è ricco di vita con moltissimi locali all’aperto, per tutte la tasche.
Ci trasferiamo al parco della Krka, strada facendo piccolo inconveniente con un fusibile che salta in un’officina locale risolvono il problema.
Arrivati al parco scopriamo che non è possibile sostare a dormire, va detto che in Croazia è vietato pernottare con il camper ovunque, è permesso presso i parcheggi a pagamento autorizzati, o presso gli Autocamp che sono come le nostre aree attrezzate o i nostri piccoli campeggi, spesso dotati di servizi, bagni, docce e ristorante.
Ci stiamo guardando intorno quando arriva un omino in motorino e ci accompagna in un campeggio vicino in mezzo alla campagna ma dotato di tutti i servizi essenziali.
Qui incontriamo un gruppo di francesi con vecchie auto dail’epoca Citroen, con su delle tende maggiolina che stanno effettuando un tour della Dalmazia.
Il mattino dopo ci rechiamo a visitare il parco della krka, da dove ci troviamo è possibile visitare la parte nord del canyon, con l’isoletta di Visovac con il monastero francescano.
Molto bella tutta la navigazione, ad un certo punto la barca sosta vicino una cascatella, scendiamo come tutti per il pranzo, ma, consigliamo di guardarsi intorno, noi dopo aver mangiato con dei panini non certo entusiasmanti, salendo per visitare il luogo scopriamo che c’era un posto migliore per mangiare sempre freddo ma sicuramente da quel bel prosciutto dalmata e formaggio che vediamo è più invitante.
Per chi ha tempo, o vuole in alternativa visitare la parte meridionale della Krka, consigliamo di andare a Skradin (l’antica Scardona) dopo la grande cascata sulla sponda destra del fiume. Scendendo dalla Krka si può visitare Sibenik (la Sebenico dei veneziani) ha fatto parte della serenissima per ben 399 anni, è una città molto bella, che nell’ultima guerra fratricida con il dissolvimento della jugoslavia ha subito notevoli danni, fu volutamente cannoneggiata dai serbi che dalle alture sparavano sulla popolazione inerme.
Qui abbiamo parcheggiato vicino al terminal degli autobus, molto comodo per una notte, salendo delle scale in alto la mattina c’è un bel mercato.
Alle 9 del mattino ci mettiamo sulla strada di Medugorje ci fermiamo per il pranzo a Imotski, sopra il Lago Azzurro, passeggiando acquistiamo dei medicinali, e, scopriamo che anche in Croazia come spesso accade a noi camperisti all’estero gli stessi farmaci costano anche il 60% in meno che da noi in Italia.
Alle 17,30 arriviamo a Medugorje andiamo al Pansion Camp Zemo, (un campeggio spartano ma con tutti i servizi essenziali).
Dove incontriamo l’amico Sebastiano Gioviale che si rivela una preziosissima guida sia per visitare l’esterno della casa della veggente Vicka Ivankovic – Mijatovic, sia per partecipare alla Via crucis che si dirama per diverse centinaia di metri sulla montagna.
Una riflessione a parte merita la travagliata città di Mostar che dista pochi chilometri, raggiungibile in un’ora circa.
Era l’antica capitale dell’Erzegovina, oggi si sta riprendendo dalle ferite dell’ultima guerra, una giovane ragazza bosniaca che abbiamo conosciuto sulla nave, di nome Maya che vive fin da bambina a Pescara ci ha confermato che la guerra del 1992 è stata una vera guerra civile e fratricida; si sono uccisi tra parenti e amici solo perchè alcuni erano di religione musulmana, ed altri ortodossi, o cattolici, ma tutti di razza slava, ci ha spiegato che i bosniaci e i croati parlano anche la stessa lingua.
Mostar, (foto a sinistra) fin dall’anno della sua fondazione il 1452, fu l’anello di congiunzione tra il nord e il sud della bosnia, ma anche tra l’Erzegovina orientale e quella occidentale tanto che i Turchi nel 1557 vi edificarono un nuovo ponte (Mostar in croato significa ponte).
Opera realizzata dal progettista Hajrudin discepolo del famoso architetto Sinan che tante opere ha lasciato a Istambul e in altre città della Turchia.
La città vecchia non è ricca solo di architetture islamiche, fin dal 1553 esiste un convento francescano, costruito con donazioni del Sultano Abdulaziz che regala un terreno e parecchio denaro per la sua edificazione, come testimonia la lapide incisa sul portone.
Altro simbolo di un antica tolleranza religiosa, barbaramente spazzata via dalle generazioni successive, fu la costruzione di una chiesa ortodossa che arricchisce ulteriolmente il patrimonio culturale della città.
L’insediamento degli ebrei a Mostar e la costruzione nel 1889 della Sinagoga completarono infine l’aspetto multiculturale della città unica nel genere in tutta l’Erzegovina.
Oggi il centro storico brulica di vita; riaffiorano botteghe artigiane che espongono vari prodotti tradizionali! Passeggiando per la città i segni della recente tragedia sono ancora evidenti, come testimoniano la presenza di molti invalidi di guerra e della forza multinazionale di pace.
Oggi Mostar è una città che torna ad attirare turisti da tutto il mondo.
I giovani hanno ripreso la vecchia tradizione di tuffarsi dal ponte vecchio nella Neretva, ma non lo fanno fin quando uno di loro non ha raggranellato una cospicua cifra che poi si divideranno.
Anche qui abbiamo parcheggiato vicino a via Brace Fejica nel centro storico , molto bello e in buona parte ricostruito come il famoso ponte.
Ci sono diverse moschee da visitare, con a fianco i cimiteri islamici, purtroppo con molte tombe recenti.
Curiosamente in questa piccola città c’è anche un consolato turco.
Lasciando Mostar e rientrando in Croazia anche lungo la strada nei piccoli paesi che si incontrano si vedono diverse moschee.
Così a poche ore da Roma ci si ritrova immersi in centri di cultura turca.
Tornati sulla costa arriviamo a Ston sulla penisola di Peljesac, la più grande dell’adriatico dopo l’Istria. Anticamente apparteneva a Ragusa che era la rivale di Venezia, per poter proteggere le sue saline aveva costruito una fortificazione che saliva sulla montagna come una minuscola muraglia cinese, e aveva regalato lo sbocco al mare di Neum all’impero turco per impedire l’espansione di Venezia via terra.
Dopo aver incontrato gli amici Lino e Anna Castorani ci trasferiamo tutti al campeggio “Camp Prapratnoai” per trascorrere qualche giorno e il ferragosto, è un campeggio molto bello, con una spiaggia grande, e come spesso si trova in Croazia la vegetazione mediterranea arriva fino sul mare, si trovano ottimi ricci.
Ci trasferiamo a Orebic da dove traghettiamo sull’isola di Korcula (l’antica Corzula), in quest’isola Secondo una recente teoria croata, Marco Polo sarebbe nativo curzolano e quindi i Croati ne rivendicano la nazionalità.
Contro tali interpretazioni si pongono tutti i principali biografi di Marco Polo, fra i quali, con argomenti attendibili, il veneziano Alvise Zorzi, il quale sostiene che, se anche i natali del grande esploratore fossero avvenuti a Curzola,non significherebbe un’origine croata della famiglia, poichè in quel periodo l’isola era abitata esclusivamente da genti veneto-dalmate, così come rimarrà fino al 1920, dove si può anche visitare la sua casa natale.
La sera assistiamo alla festa della Moresca, conosciuta anche come la danza delle spade.
Noi abbiamo sostato per la notte in un campeggio a pochi km dalla città, ma è anche possibile fermarsi in alto nel parcheggio del cimitero.
Korkula è un’antica cittadina bizantina, poi veneziana ricca di chiese e da opere d’arte.
Tornati a Orebic sostiamo nel comodo campeggio “Autocamp Marioai” su una collina in riva al mare, raggiungibile con una stradina di circa 120 metri.
Un paio di giorni dopo scendiamo ancora a sud verso Dubrovnik (l’antica città marinara di Ragusa, rivale di Venezia nel dominio dell’Adriatico), spettacolare la cinta muraria che avvolge l’antica isola, da non perdere la passeggiata sugli spalti che si svolgono per 1940 metri, è possibile percorrerlo anche nelle ore più calde per la piacevole brezza marina.
Questa complessa struttura è uno dei più belli e più resistenti sistemi di fortificazione del mediterraneo, arrivata fino a noi in tutta la sua funzionalità grazie non solo alle capacità costruttive degli abili maestri succedutesi nel tempo, e alla cura che ne hanno sempre avuto i cittadini di Dubrovnik, alla celebre diplomazia che ha sempre mediato per allontanare i nemici.
Nonostante tutto questo fu deliberatamente cannoneggiata durante l’ultima guerra dai serbi che dalle colline hanno sparato sulla città vecchia, in una mostra fotografica è possibile vedere gli ingenti danni causati.
Ma come sempre è accaduto, gli abitanti hanno saputo reagire e ricostruire tempestivamente.
Oggi restano solo fotografie a ricordare lo scempio subito.
Da questa città è possibile imbarcarsi con il camper per Bari, noi avendo già prenotato il ritorno da Spalato, siamo dovuti tornare verso nord, ma non ci è dispiaciuto, anche perchè abbiamo potuto passare ancora qualche giorno nella bella Trogir, e nello stupendo centro storico del Palazzo di Diocleziano a Spalato.