Inghilterra e Scozia – 2ª parte
Arriviamo a Wick il 12 agosto, dopo aver
viaggiato 20 giorni, siamo a 3.929 km da Roma.
All’estremo nord-est della
Scozia, l’indicazione incisa sulla stele
nella fotografia sotto precisa: siamo
a 340 miglia da Bergen (Norvegia) ed a
490 da Londra. Non è un caso che questa
località fu fondata proprio dai Vichinghi.
di Luciano Tancredi
Lasciando il castello di Stirling e la Torre di Wallace, proseguiamo il nostro viaggio verso: Dunnet Head, oltre che essere una delle più belle spiagge della Scozia è anche il punto più settentrionale dell’isola britannica.
Dimenticavo, meriterebbe un’approfondimento la visita alla Rosslyn Chapel, che in molti conosciamo anche attraverso letture e servizi televisi sui templari; la famosissima chiesa è ricca di simbologie massoniche, nella cripta abbiamo visto delle conchiglie, evidentemente vi si svolgono ancora dei riti esoterici.
Si fantastica che nella attorcigliata colonna dell’Apprendista sia nascosto il Santo Graal o addirittura il tesoro dei Templari.
La cappella fu eretta da Sir William Sinclair, terzo e ultimo Principe delle Orcadi, nel 1446.
L’altra curiosità è che nelle decorazioni scolpite in basso rilievo è rappresentata la pannocchia, in Europa conosciamo il Mais solo dopo la scoperta dell’America centro – meridionale dove rappresentava l’ingrediente base della cucina azteca.
Questo forse confermerebbe la teoria che i Vichinghi arrivarono prima di Colombo in America.
Pranziamo sul mare a Arbroath, qui avviene un banale inconveniente, si guasta una nuovissima Nikon digitale 7600 acquistata da meno di un mese, pazienza, meno male che abbiamo sempre dietro un’analogica manuale, vecchia Nikon con photomic del 1971 perfettamente funzionante, che fa grandemente il suo dovere, senza problemi.
Dopo questa sosta visitiamo il castello sul mare di Dunnottar e ci trasferiamo per la notte a Stonehaven.
La serata si movimenta ci divertiamo a guardare alcuni giovani che si allenano al tiro alla fune; ma all’altro capo non ci sono altri ragazzi, bensì un marchingegno con una corda che va verso l’alto e attaccato ad un palo, ne ridiscende con un elemento pesante che fa da contrappeso. praticamente l’allenamento avviene sollevando un elemento in cemento, tramite una corda.
A Keith è interessante visitare la più antica fabbrica di Whiskey della Scozia, la distilleria Strathisla con degustazioni varie, portando per souvenir delle bottiglie scoprirete che costa meno in Italia.
Non rimaniamo sorpresi più di tanto, avendo trovato in vari paesi attraversati in Germania e Francia, famosi vini italiani a prezzi inferiori che da noi sia questo significa che per motivi commerciali legati all’esportazione certi prodotti costano di più dove si producono?
Il pomeriggio arriviamo a Fort George, la sera dormiamo lì davanti nel grande parcheggio. La mattina dopo di buon’ora visitiamo il più grande forte d’Europa costruito nel ‘700 per intimorire gli scozzesi da parte dell’Inghilterra, curiosamente da questo luogo non è mai stato sparato un solo colpo.
Passeggiando sulle rive del Lago di Lochness (che dovremmo chiamare più semplicemente Lago di Ness, in quanto Loch in scozzese già significa lago) si ha una magnifica vista del trecentesco castello di Urquart e della sponda nord occidentale. Il mostro di Loch Ness è una creatura leggendaria che vivrebbe nel Loch Ness è sopranomminato dai locali nessie.
La Scozia è talmente ricca di castelli oltre 3.000 sparsi dalle Lowlands alle Highlands, dalle grandi città alle isole del Nord (Orcadi e Shetland). Diversi per dimensione e caratteristiche i castelli di Scozia hanno ed hanno avuto scopi differenti: abitazioni reali o di nobili, grandi avamposti militari o anche fattorie fortificate.
Della maggior parte di questi castelli rimangono oggi solo delle rovine.
È necessario fare una scelta nel visitarli. Non perdete quello di Dunrobin abitato da 300 anni dai Duchi di Sutherland aperto da marzo a ottobre ancora abitato, quindi rigorosamente arredato, con mobili, quadri, arazzi, una ricca biblioteca, e perfino una teca dove è conservata una pantofola di Giuseppe Garibaldi.
Visitandolo dopo pranzo è possibile assistere alle evoluzioni dei rapaci.
Arrivati a Wick visitiamo prima la zona vichinga, al ritorno incontriamo e facciamo conoscenza con uno scozzese che parla bene italiano, e viene ogni anno a svernare nel nostro paese, ogni volta dedicandosi ad una regione diversa.
Sostiamo per il pranzo a Ullapool piove, nel pomeriggio proseguiamo verso l’isola di Skye, sbagliamo strada, noi stanchi della pioggia e con poco carburante decidiamo di fermarci a Loch Carron, ci diamo appuntamento per la mattina successiva Kyle per visitare il castello di Eilean Donan. Facciamo un po’ di spesa, gasolio e dormiamo sulla riva del lago in un paesino tranquillissimo.
Al mattino scopriamo che quel poco d’inglese che conosciamo non è sufficiente per comunicare, dobbiamo acquistare una ricarica per il telefonino, ci resta difficile perchè il negoziante con noi parla solo il gaelico scozzese (Gàidhlig), alla fine interviene una ragazza che ci aiuta. Riunitici con il resto del gruppo ci spostiamo a pochi km per visitare: Eilean Donan è uno dei castelli scozzesi più conosciuti e fra i più facilmente identificabili grazie alla sua presenza nel film “Highlander”.
Il suo aspetto scenografico è secondo a pochi, nonostante ormai oggetto del turismo di massa che ne offusca l’alone mistico. Un bel ponte in pietra ci conduce verso l’isolotto di Eilean Donan, soggetto alle maree come tutto il Loch Duich, sul quale sorge il castello. La costruzione originale risale al 1220 ad opera dei MacKenzie di Kintail, su loro concessione dal 1509 i MacRae divennero i conestabili (capitani di fanteria) del castello.
Difeso con successo dagli attacchi del “Signore delle Isole” (Lord of the Isles MacDonald) nel 1539, fu distrutto dai cannoneggiamenti delle fregate inglesi.
Per la prima volta in tanti anni che viaggiamo in camper, ci spostiamo anche la mattina di ferragosto arriviamo a Glasgow alle 11,30 circa, ci fermiamo al campeggio Craigendmuir (vedi il nostro Diario di Bordo), pranziamo e approfittiamo per fare un bucato.
Come in tutti i campeggi inglesi troviamo sia la lavatrice che l’asciugatrice, che si guasta ma la ragazza spagnola è così cortese da prestarci la sua, così riusciamo a finire bucato e asciugatura.
Più tardi visitiamo la città a 10 minuti a piedi dal campeggio c’è la stazione ferroviaria, e in 5 minuti di treno siamo al centro di Glasgow.
Ci fermiamo talmente poco che non abbiamo il tempo di visitare l’architettura della città moderna.
Mackintosh lasciò la sua altissima impronta in tre tipi di architettura: quella degli edifici pubblici, quella delle case private e quella delle sale da tè, la maggior parte delle quali si trovano nella città di Glasgow.
Creò tuttavia anche mobili originalissimi, alcuni dei quali sono esposti nei musei cittadini. Mackintosh, la moglie Margaret la sorella di lei Frances e Herbert McNair furono gli iniziatori di quello che venne poi chiamato lo stile di Glasgow.
Il gruppo riscosse il plauso della critica, soprattutto nel resto d’Europa, e partecipò a molte importanti esposizioni internazionali nella prima parte del secolo XX.
Un buon motivo per tornare, per una seconda visita più approfondita.
Scopro che siamo vicini a New Lanark è un villaggio scozzese su fiume Clyde, a circa 2 km dalla città di Lanark, (ne parlo con i compagni di viaggio e decidiamo di visitarlo, ottima decisione).
Fu fondato nel 1786 da David Dale, che costruì i cotonifici e le case per i lavoratori.
Nel 1800, Dale vendette le fabbriche e l’intero villaggio ad un consorzio che includeva anche il genero di Dale, Robert Owen, un filantropo e riformatore sociale d’ispirazione socialista.
Sotto la nuova proprietà, New Lanark divenne una fiorente impresa economica del socialismo utopistico.
A New Lanark vivevano 2500 persone, fra cui 500 bambini (il lavoro minorile era abolito a New Lanark, contrariamente a ciò che accadeva nel resto del paese).
I cotonifici di New Lanark sono rimasti in funzione fino al 1968.
Dopo un periodo di declino, nel 1974 fu fondato il New Lanark Conservation Trust, allo scopo di impedire la distruzione del villaggio.
Al giorno d’oggi, la maggior parte degli edifici è stata restaurata ed il villaggio è divenuto un’importante attrazione turistica.
Dal 2001, è uno dei quattro siti in Scozia definiti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco per la visita occorrono anche 5/6 ore, si può fare tranquillamente e senza fretta, mangiando direttamente in un self all’interno.
È un luogo dove come è avvenuto anche da noi ad Ivrea con gli Olivetti, si è tentato di dare una forma di organizzazione diversa del lavoro, sopratutto quello minorile (in alto la scuola), è uno dei pochi esempi al mondo realizzato nell’800 in piena rivoluzione industriale, sono ancora in funzione una serie di macchine tessili a titolo dimostrativo per vedere come si svolgeva il lavoro.
Passiamo per il Tempio Tibetano di Samyeling il più importante in Europa, approfittiamo per una visita dei giardini e dei manufatti esternamente, sembra di essere in Tibet tra Budda, giardini orientali e monaci.
È finita la funzione così possiamo entrare a visitare il tempio di Samye Ling, c’è anche un ristorante, ma i nostri compagni di viaggio non sono attratti da queste cose, così si prosegue senza cena tibetana, ci fermiamo a dormire lungo il fiume a Langholm in un parcheggio tranquillo.
Il mattino successivo visitiamo i resti del Vallo di Adriano era una fortificazione in pietra, fatta costruire dall’imperatore Adriano nella prima metà del II secolo d.C., anticamente segnava il confine tra la provincia romana occupata della Britannia e la Caledonia (ovvero l’attuale Scozia).
Questa fortificazione orizzontale divideva l’isola in due parti. Il vallo di Adriano faceva parte del limes romano e venne costruito per prevenire le incursioni delle tribù dei Pitti che calavano da nord.
Il nome viene ancor’oggi talvolta usato come eufemismo per indicare il confine tra Scozia e Inghilterra, anche se il muro non seguiva il confine attuale.
Il muro rappresentò il confine più settentrionale dell’Impero Romano in Britannia per gran parte del periodo di dominio romano su queste terre; era inoltre il confine più pesantemente fortificato dell’intero impero.
Oltre al suo impiego come fortificazione militare, si ritiene che le porte di accesso attraverso il vallo siano servite come dogane per permettere la tassazione delle merci.
La nostra prossima tappa è Liverpool, dormiamo in riva al mare in un parcheggio comodo uscendo dalla città in direzione Bootle nell’antico quartiere residenziale Vittoriano, ci sono altri camper inglesi.
Una signora che sta andando a trovare una figlia che vive in Irlanda ci da una serie di indicazioni per visitare la Cornovaglia, si riveleranno preziose.
Per secoli è stato il porto inglese più importante, dal quale sono partiti migliaia d’immigrati, anche irlandesi per gli Stati Uniti.
Oggi è conosciuta sopratutto perchè vi sono nati i Beatles, ha un centro storico piacevole da visitare e particolare per la presenza di canali, anche molto grandi, dove sono ancorate decine di imbarcazioni.
La zona portuale di Albert Dock è stata rivalorizzata come centro commerciale.
È una città in ristrutturazione, è stata nel 2008 città europea della cultura.
Una visita al museo dei Beatle è d’obbligo, come alla Cavern il locale dove suonavano abitualmente, in tutti e due i luoghi l’emozione che si prova è notevole.
Ci dirigiamo a Chester la città col famoso orologio del 1897, ha un centro storico ben conservato, con tante case a graticcio, vie eleganti bei negozi, e polizia a cavallo.
Di città ne abbiamo attraversate tante in 37 giorni di viaggio che diventa impossibile descriverle tutte in un articolo, a Stratford visitiamo la città dove è nato Shakespeare, anche qui un piacevole centro storico.
Come in altri posti abbiamo visto i nostri “cugini barcaioli”, che con i loro battelli fluviali tipo camper navigano sui fiumi da una città all’altra, curioso il fatto che devono manovrare da soli le chiuse, per passare da un livello all’altro dei vari corsi d’acqua.
Visita breve a Bath, antica città romana, che come recita ancora il nome fu una città termale, passiamo per Stonehenge, che visitiamo solo esternamente vista l’ora tarda è già chiuso.
Stonehenge (pietra sospesa) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire.
È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti.
La maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 a.C. e il 2000 a.C.
All’inizio dell’800 molte pietre caddero e furono messe nella loro posizione attuale dagl’ingegneri vittoriani.
Secondo studi recenti i lavori di ristrutturazione si protrassero fino agli anni ‘70 del Novecento, introducendo modifiche sostanziali nella disposizione originaria.
Certo, ammettono gli archeologi senza questi lavori Stonehenge avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa, “la disposizione attuale che vediamo ha meno di 50 anni di età”.
Arriviamo a Newquay è la prima città della Cornovaglia che visitiamo, la giriamo per più di 4 ore. È piena di scogliere, di spiagge con stabilimenti balneari, però i locali oltre che per gli sport acquatici, fanno il bagno con la muta corta fino al ginocchio, nel porticciolo anche dei giovanissimi si tuffano vestiti con la muta.
Mentre i più anziani uomini e donne rigorosamente vestiti di bianco giocano a bocce.
Anche in questa zona si parla un’antica lingua celtica: “il cornico Kernowek, Kernewek” è una delle lingue celtiche del gruppo brittonico, che include anche il gallese, il bretone.
Il cornico è parlato in Cornovaglia e condivide rispettivamente circa l’80% e il 75% del suo vocabolario con il bretone e il gallese.
Il cornico si estinse alla fine del XVII secolo, per poi rinascere nel corso del XX, grazie al lavoro di alcuni intellettuali. Attualmente, circa 3.500 persone lo conoscono ad un livello elementare, mentre sono circa 300-400 i parlanti che possono vantare una buona padronanza.
Suggestiva S. Ives durante la bassa marea con tutte le barche a secco, caratteristico Lizard il punto della costa dove Guglielmo Marconi il 12 dicembre 1901 alle 12,30 ricevuti i primi segnali attraverso l’Atlantico, da Poldhu a QRB 3400 Km effettuò la prima trasmissione telegrafica senza fili verso St. Johns nell’Isola canadese di Terranova.
Dopo aver visitato la Cornovaglia arriviamo a Plymouth ci fermiamo al porto chiediamo quanto costa imbarcarci per la Francia incredibile costa 389,00 euro contro i 100,00 che pagheremo da Dover.
Arriviamo la sera a Dover il tempo non è bello, il mare è mosso decidiamo di traghettare la mattina dopo, in fila all’imbarco ci sono tante Mini Cooper c’è un raduno in Francia, alcune sono montate su carrello altre raggiungeranno il luogo del raduno con le proprie forze.
Poco meno di un’ora e mezza per traghettare e siamo sul continente, praticamente sembra già di essere a casa, ma impiegheremo ancora 4 giorni e circa 1.900 km fino a Roma.
Dalla Borgogna passiamo per Grenoble poi per la Valle di Susa fino a Torino è una strada molto bella per i camperisti con tanti posti per fermarsi e cose da vedere, questo perchè secondo noi anche il trasferimento fa parte integrante del viaggio.