La gente è molto gentile e desiderosa di parlare con i turisti;
tutti i camionisti che incontriamo ci salutano continuamente
con ampi gesti. La nostra prima tappa sarà Tabriz poi faremo
il periplo completo toccando Takab, Harsin, Khorramabad,
Esfahan, Shiraz, Persepoli, Sirjan, Kerman, Bam, Yadz,
Kashan, Qom, Teheran, Chalus, Masuleh, Tabriz.
di Luciano Evangelisti
Partiamo per una nuova avventura con lo stesso gruppo di amici inseparabili. Il nostro è ormai un gruppo ben assortito, decisamente autosufficiente e pronto ad ogni evenienza.
Non a caso fra i partecipanti ci sono anche un medico ed un meccanico. Da circa 20 anni viaggiamo insieme e ormai conosciamo perfettamente caratteri e limiti di ognuno di noi.
I nostri camper, 4×4 Iveco, sono attrezzati per viaggi speciali, solo quello di una coppia, un MH Arca, non lo è.
In questa occasione non essendo previsti percorsi desertici anche loro si sono uniti a noi.
Siamo partiti da Brindisi il 28/7/2001, destinazione Cesme, Turchia, che attraverseremo con tappe di trasferimento piuttosto lunghe.
Entriamo in Iran a Bazargan il 3/8/2001 dopo le formalità doganali alquanto veloci!
Facciamo rifornimento: il gasolio costa 40 lire al litro!!! Ne approfittiamo per cambiarci d’abito, le donne indossano lo chador. ci incamminiamo attraversando villaggi.
La gente è molto gentile e desiderosa di parlare con i turisti; tutti i camionisti che incontriamo ci salutano continuamente con ampi gesti.
La nostra prima tappa sarà Tabriz poi faremo il periplo completo toccando Takab, Harsin, Khorramabad, Esfahan, Shiraz, Persepoli, Sirjan, Kerman, Bam, Yadz, Kashan, Qom, Tehran, Chalus, Masuleh, Tabriz.
Siamo positivamente impressionati dall’ospitalità delle persone e piacevolmente colpiti dai luoghi ricchi di storia e decisamente suggestivi.
Possiamo dire con orgoglio di aver visitato la cittadella di Bam ed il suo castello, costruito con paglia e fango, prima del disastroso terremoto che l’ha rasa al suolo; Isfehan con la sua grandissima piazza Komeini (500 x 160 m), al centro della quale troneggia il palazzo Ali-Ghapv, mentre sulla destra è possibile ammirare una grandissima mostra di piastrelle smaltate dal colore azzurro che lascia una piacevole sensazione di fresco.
Alla sera si riuniscono intere famiglie, dal nonno al nipotino, per fare pic-nic nei giardini della piazza con la coperta stesa a terra, in completo silenzio, gentilissimi e onorati di offrirci i loro cibi.
Persepoli è il fulcro del viaggio per ogni turista, fu costruita da Ciro il Grande nel 512 a.C. e terminata dopo 150 anni da Arteserse I, II, III, è per buona parte ancora visibile ed è talmente imponente da lasciare che la fantasia vaghi nell’immaginarla al massimo del suo splendore. arriviamo ad Abyanet al mattino, è illuminata dal sole, le case color terracotta si confondono con il colore della montagna dove è arroccata, il monte Karkas (3899 m). Le case sono fatte di mattoni di fango e argilla ammassate una accanto all’altra.
Ci incamminiamo per i vicoli polverosi, sembra di vivere in un altro periodo storico! Tutti ci salutano cordialmente, oggi per loro è festa. Molte donne e bambine indossano costumi tradizionali, coloratissimi, sempre con il capo coperto.
Visitiamo una delle più antiche moschee della zona. Passeggiando incontriamo alcuni ragazzi che ci invitano a casa loro.
La casa appartiene alla nonna paterna di uno di loro, ci viene incontro sorridente e ci invita ad entrare.
Ci troviamo in un cortile circondato da stanze, a terra materiale per il restauro della casa. saliamo scale ripide, nell’aria odore di brodo.
I ragazzi ci fanno accomodare in un grande salone, il pavimento è coperto da tappeti scuri, appoggiati al muro diversi grandi cuscini.
Ci togliamo i sandali e ci accomodiamo per terra.
Ci chiedono un passaggio per Kashan in cambio ci offrono la loro ospitalità anche in quella città.
Di lì a poco la nonna si presenta con un vassoio per il tè.
Ci mettiamo in viaggio, una volta giunti a Kashan, Meysan ci propone di andare a mangiare a casa sua. Accettiamo con un po’ di disagio non sapendo quello che ci aspetta.
Entriamo in un piccolo giardino, ai fianchi della scala alcune fioriere di marmo, all’interno sono stati piantati pomodori, basilico ed altri odori che non conosco.
Il ragazzo fa strada, ci invita ad entrare, ci togliamo le scarpe ed entriamo in un grande salone, arredato unicamente con una piccola scrivania, alcuni cuscini e diversi libri ordinati a terra.
Frequentano l’università, il padrone di casa e uno dei suoi amici studiano ingegneria, l’altro architettura.
Ci offrono bibite e la loro bevanda nazionale, yogurt speziato, che proprio non riusciamo a mandar giù. L’appartamento ha altre due stanze, il bagno e la cucina, i mobili sono pochissimi.
Fa caldo, fuori ci sono 45°, facciamo una piccola siesta e poi nel pomeriggio visitiamo la città.
Ci salutiamo scambiandoci gli indirizzi per spedire loro le foto che abbiamo fatto insieme.
Visitiamo Qom, il secondo luogo santo dell’Iran, dove l’attrazione più grande è la visita al santuario di Hazrat-èmasumeh, vietata ai non musulmani.
Dopo esserci avvicinati per osservare questo luogo davvero suggestivo, facciamo un tentativo per entrare.
Una guardia religiosa vista la nostra curiosità ci permette di entrare accompagnati, solo per una visita all’interno del cortile antistante l’ingresso al santuario adornato da una grandissima cupola dorata.
A Teheran, una delle più affollate capitali del mondo, ci immergiamo nel traffico e nell’inquinamento soffocante, fortunatamente riusciamo a trovare un parcheggio, a pagamento, al centro della città all’interno di un grande cortile, dove possiamo usufruire dei nostri camper.
Visitiamo il museo nazionale, facciamo un giro in città dove casualmente incontriamo un iraniano che gestisce una pizzeria e parla benissimo l’italiano, ci racconta che ha vissuto e frequentato l’università a Catania, dove ha anche la fidanzata.
Rimaniamo a cena da lui e durante la serata ci spiega molto chiaramente usi e costumi iraniani prima e dopo la rivoluzione.
Visto il caos e l’aria irrespirabile proseguiamo verso il mar Caspio e precisamente a Chalus dove ci accampiamo in riva al mare. Il mare non è paragonabile al “nostro” Mediterraneo, ha sabbia e colori scuri.
Costeggiamo verso nord il litorale ed entriamo verso l’interno risalendo verso montagne altissime circa 4000 m.
Arriviamo, facendo tappa a Masuleh, ad un caratteristico paesino arroccato sul costone di una montagna, ci riceve il sindaco con cui familiarizziamo e facciamo delle foto con la promessa di spedircele.
L’aria è frizzante e salubre, l’indomani ripartiamo per Tabriz e poi verso la frontiera di Bazargan da dove siamo entrati 21 giorni fa. In Italia siamo rientrati il 5/9/2001. Appena in tempo!
L’11 settembre è successo l’inverosimile. Arrivederci al prossimo viaggio. Alberta e Luciano.