“Raid del coraggio” sono nati nel 1985, quando la Safariland lanciò una sfida ritenuta impossibile, proponendo un nuovo prodotto turistico: attraversare un continente a bordo della Fiat Panda 4×4 con piloti non professionisti e con itinerari su piste fuoristrada. Un modo nuovo per il comune turista di conoscere il mondo.
di Luciano Evangelisti
Affascinante, misteriosa, mistica, l’India è la meta che Safariland propose per il Natale 1989. 4.000 Km attraverso magiche città, paesaggi incontaminati e splendide spiagge della costa orientale. Le Fiat Panda partirono da Bombay in direzione nord per affrontare un itinerario circolare svoltosi soprattutto nello stato del Rajastan, Bombay, Agra, Jaipur, Bikaner, Jaisalmer, Jodhpur sono alcune delle principali cità storiche che furono toccate. Finalmente si parte! Roma e poi Bombay. Appuntamento con gli amici della Safariland, con cui passeremo in modo unico le vacanze, vivendo insieme le stesse emozioni. È la GateWay of India a darci il benvenuto, e da qua prende il via il Raid. Non appena usciti da Bombay con le nostre Panda, lungo la stretta strada che porta ad Aurangabad mi ritornano in mente gli slogan pubblicitari sull’India: “Questa terra è una continua sfida al corpo e alla mente”. Sarà vero? Il traffico intenso rende impegnativa la guida, costringendoci spesso ad uscire fuori strada per evitare i veicoli che ci vengono incontro. Attraversiamo le regioni di Maharashtra e Madhya Pradesh per avvicinarci al Rajasthan, la zona a dire di tutti più affascinante dell’India.
Le prime due tappe, di trasferimento verso il nord, si rivelano piuttosto pesanti, sia perchè dobbiamo ancora abituarci alla guida a sinistra, sia perchè gli indiani hanno le idee molto confuse in fatto di codice stradale e di sicurezza per la guida. Incontriamo giornalmente decine di incidenti con grossi camion rivoltati lungo la strada. Questo ci spinge a guidare con molta cautela.
Dopo un po’ cominciamo a familiarizzare con il luogo, i carri trainati dai buoi, e le persone, che si trovano dappertutto, e sbucano dal nulla costituiscono una costante nel paesaggio. Uomini dai turbanti rossi, o donne solitarie che stringono tra i denti il velo del “sari” per difendersi dalla polvere, portando sulla testa una pesante brocca o della legna per il fuoco.
I villaggi che incontriamo sono molto modesti, case di fango e paglia. gli abitanti vivono la povertà con considerevole dignità e persino con un senso di gioiosità. Le donne, dagli abiti coloratissimi, lavorano ai bordi delle strade, badili alla mano e ceste sulla testa, alla stessa stregua di un uomo, faticano tutto il giorno per guadagnare 10 rupie, l’equivalente di 800 lire circa. Le colonne di Panda sono salutate nei villaggi dagli indiani, che a decine si fanno intorno alle macchine, con aria di meraviglia, ci vengono chiesti in regalo i nostri orologi, il nostro cibo, e in alcuni casi magliette o penne per scrivere tutto quello che simboleggia il mondo occidentale. Con l’arrivo ad Agra ci immergiamo nel mondo fiabesco dei Maraja.
II Taj Mahal, l’imponente mausoleo di marmo bianco eretto in memoria della moglie del Maraja Shah Giahan viene ancora oggi considerato il più grande “monumento all’amore”. Poco distante dalla sovraffollata Agra andiamo a visitare la città deserta di Fathepur Sikri, che fu costruita da Akbar il grande, come capitale imperiale, ma presto abbandonata per mancanza di acqua. Rimane ancora oggi come era nel passato, avvolta in un’atmosfera diafana, circondata dai bastioni di arenaria rosa, dando la sensazione che il tempo si sia fermato. Proseguendo, dopo Agra il nostro viaggio entra nel vivo, infatti cominciamo a notare diversi cambiamenti: le strade sono tortuose, i carri sono trainati dai cammelli.
Ci addentriamo nel Rajastan zona con distese aride, dove i bufali d’acqua sonnecchiano pigri. Gli abitanti di questa regione vestono abiti più colorati e pittoreschi, e gli uomini hanno un portamento fiero, eredi di guerrieri venuti fuori dalle innumerevoli fortezze.
A Jaipur la nostra carovana si ferma per un giorno di meritato riposo nel lussureggiante Jay Mahal Palace, ex residenza imperiale, oggi trasformata in grande albergo.
Qui con sommo piacere di tutti i partecipanti al Raid, ci viene comunicato un cambiamento di programma: anzichè tornare a Bombay sacrificando due giorni di viaggio, termineremo il giro a New Delhi con la possibilità di sostare due giorni in più nella terra dei Maraja. Ed è quindi la volta di Bikaner, l’avamposto del deseto del Thar: anche qui prevale il colore rosso dell’arenaria che al tramonto assume riflessi dorati.
Attorno a Bikaner incotriamo per strada diversi avamposti militari, e in cielo compaiono aerei a reazione, che riportano alla nostra memoria il vicino Pakistan e la situazione di tensione ancora esistente fra i due paesi.
Anche i contadini in questa zona camminano armati: in confidenza ci invitano ad essere prudenti e a non viaggiare di notte per la presenza dei predoni del deserto. A pochi chilometri da Jaisalmer si comincia a vedere 1’imponente fortezza in arenaria dorata su di una collina: oggi è ancora abitata come lo era nel periodo medievale.
Abbiamo la fortuna di giungervi mentre si svolge il festival del deserto, una sagra organizzata a pochi chilometri dalla città, fra Ie dune dorate del Thar.
Centinaia di cammelli montati da cavalieri in costume, spettacoli musicali alla luce della luna, in una complice atmosfera incantata che ci riporta nel passato. Da qui muoviamo verso Jodhpur, ultima tappa di uno stupendo giro, città particolare, fortificata, circondata da imponenti mura. L’ultimo forte che visitiamo, il Meherangarh, è anche uno dei piu significativi del Rajasthan, elegantemente arredato, porta ancora i segni delle impronte delle mani delle donne che preferirono immolarsi piuttosto che cedere agli assassini dei mariti.
A questo punto tiriamo il bilancio del nostro viaggio. Un’India meravigliosa, sorprendente, inquietante, piena di mistero, ben lontana dall’idea che ci si può fare visitando le grandi città. Un paese nel quale si fondono culture antiche, dialetti affascinanti, religioni diverse ma molto sentite, persone ospitali e gentili, anche se talvolta rozze ma solo per ignoranza. L’atmosfera che regna nel gruppo è allegra forse favorita dall’impareggiabile vantaggio di potere girare liberamente per il paese andando fin dove raramente si riesce durante un comune viaggio. Sull’onda del successo del Raid di Natale, la colonna delle Panda proseguì il suo viaggio attraverso l’India fino ad arrivare in Nepal. Da New Delhi le Panda percorsero 2.000 Km, ritornando nella bella città medievale. Il 12° Raid del Coraggio porterà i fortunati partecipanti dalla capitale Indiana Nuova Delhi alla capitale nepalese Katmandu.
II percorso programmato consentirà, quale ideale proseguimento dell’11° raid, incentrato particolarmente sul Rajastan, di avvicinarsi a quello che è il simbolo della cultura e della civiltà indiana nel corso dei secoli: il fiume sacro chiamato dal grande statista Nehru “madre Gange” la cui storia si fonde con la leggenda della religione induista. Il luogo più sacro della vallata del Gange è la città di Varanasi, la Benares degli atlanti occidentali, dove le acque hanno 1’esclusivo potere di assicurare, a chi muoia o venga cremato lungo la riva sinistra del fiume, la suprema liberazione sottraendolo all’infinito ciclo delle successive reincarnazioni. Questa città è incredibilmente ricca di odori, di colori e di sensazioni. Se penso ad esso ad occhi chiusi immediatamente in me si riaffacciano quei ricordi di circa dieci anni fa, quando in piena notte e sotto un temporale violentissimo, con il cielo rischiarato da fulmini accecanti, assistetti al rito funebre di un corpo bruciato sulla pira, cosparsa di incenso profumatissimo, mentre donne piangenti, parenti del defunto, intonavano una nenia straziante.
La città di Varanasi non evoca in me soltanto memorie tristi, ma soprattutto la scoperta della dignità di questo popolo che pur nella più incredibile povertà riesce a dare un senso alla vita terrena, sostenuto da una incrollabile fede che gli permette di sopravvivere con gioia e serenità. Di interesse completamente diverso anche se complementare è Khajuraho, un’altro degli importanti centri che verranno raggiunti dalle leggendarie Panda 4×4 nel corso di questo raid. Le famose sculture erotiche che decorano i suoi numerosi templi sono una delle più alte espresioni del tantrismo, la corrente che più ha celebrato l’atto sessuale come unione e partecipazione al cosmo. Altra tappa importante del viaggio è la sosta nel parco naturalistico nepalese Tiger Tops dove i rari rinoceronti unicorni e le tigri del Bengala vengono protetti insieme a cervi, cinghiali, elefanti, alle anatre di Brahama, ai delfini di fiume e al gaviale, il simpaticissimo coccodrillo di piccola taglia con il muso stretto e affusolato che è diventato l’animale simbolo del Nepal.
L’arrivo a Katmandù conclude il viaggio, ma con l’emozioni di scoprire un’antica città immersa ancora in un’atmosfera medioevale. Situata a 1.300 metri di altezza al centro di una fertile valle questa incredibile città è posta sulla direttrice che mette in comunicazione la valle del Gange con Lhasa, capitale del Tibet.
Circondata dalla spettacolare catena dell’Himalaya, la dimora delle nevi eterne, è il punto di partenza di tutte le grandi imprese di montagna di questo secolo che hanno fatto conoscere le qualità alpinistiche degli Sherpa nepalesi dimostratisi guide assolutamente indispensabili per conquistare le vette più alte della terra.
Città dagli sconcertanti contrasti è l’ideale coronamento di questo viaggio in un universo e in una cultura così lontani e diversi e così affascinanti che, alla guida di una Panda, sarà possibile conoscere a fondo e in un modo inedito.