Tadmor la Palmyra dei romaniè un tesoro
prezioso del deserto siriano.
Un paese che può essere paragonato ad un libro illustrato.
Attento alla conservazione dell’eredità del passato,
aperto alla modernizzazione,
ma contemporaneamente impegnato a non
perdere nulla della tradizione araba originale, un paese dove regnano la pace e la tranquillià.
di Luciano Tancredi
Ho avuto il piacere di viaggiare in Siria quasi 18 anni fa e mi è rimasta nel cuore.
Arrivammo a Palmyra che era quasi il tramonto dopo aver percorso una strada dove siamo stati presi a sassate da beduini nomadi adolescenti, che nelle monotone giornate da pastori si distraggono, quando passano degli automezzi, praticando questo passatempo.
Noi avevamo montato sul nostro autocaravan un CB con altoparlante esterno, usandolo a tutto volume urlando in una lingua inventata e comunque incomprensibile, abbiamo sorpreso i nostri interlocutori, i quali invece di tirare i sassi li hanno lasciati cadere a terra senza lanciarli.
Dopo aver percorso 349 km e reduci dalla visita al Krak dei Cavalieri, splendido maniero del 1200 costruito nel medioevo dai crociati, andavamo in direzione del castello, e come a volte accade avevamo sbagliato strada.
Curiosamente una pattuglia della polizia ci fece percorrere un tratto di autostrada contromano per farci riprendere la giusta direzione ed arrivare così a destinazione più rapidamente.
Palmyra ci apparve in tutta la sua maestosità dopo km di deserto senza incontrare quasi nessuno, tranne qualche camion che, per una strana usanza locale, quando si avvicina incrociandoti accende gli abbaglianti creando un attimo di panico e di cecità totale, con un ciglio della strada alto circa mezzo metro quindi pericoloso in caso di fuoriuscita dalla carreggiata.
La città di Palmyra, oasi situata nel deserto è senza dubbio uno dei siti archeologici più affascinanti del medio oriente, continua dopo oltre 2000 anni ad essere uno dei luoghi più famosi del mondo antico.
Per un camperista è opportuno arrivare verso il tramonto, per godere della spettacolare atmosfera di questo luogo unico, si può sostare nel parcheggio dell’hotel Zenobia, con bagni, docce e acqua potabile a disposizione.
Piacevole passare una serata cenando all’aperto al ristorante dell’hotel in un’atmosfera per noi singolare, in quanto si cena su tavoli ricavati da capitelli romani, concludendo la serata mangiando dell’anguria seduti su cuscini sotto una tenda beduina.
Per la visita può bastare un giorno, ma specialmente nella stagione estiva, quindi più calda è opportuno dedicargli anche due giorni, diluendo la visita al mattino alle rovine della città romana, al pomeriggio al monumento più vicino che è il tempio di Baal-Shamin, dedicato al signore dei cieli, il dio semitico della pioggia e della fecondità.
Passeggiando fra i ruderi dell’antica città romana arriviamo nell’anfiteatro (restaurato negli anni cinquanta, dopo essere rimasto per secoli sotto la sabbia) dove un bambino locale ci chiede della crema per alleviare il fastidio sulla pelle del viso ustionato dal sole.
Una zona interessante da visitare è la Valle delle Tombe e la Necropoli di sud-ovest, con la famosa torre di Elahbel e dei suoi tre fratelli, (per visitare l’interno rivolgersi alle guide locali che ne custodiscono le chiavi). Le torri funerarie presentano ad ogni piano delle sezioni per le nicchie mortuarie: un’invenzione architettonica di Palmyra esportata in tutto il mondo orientale.
Spettacolare il panorama dal castello Qalaat Ibn Maan, lo fece costruire l’emiro druso Fakr ed-Din, nel XVI secolo padrone del Libano e di una parte della Siria, d’alto si vede tutta l’antica Palmyra, la valle delle tombe, l’ippodromo dei dromedari e la moderna Tadmor.
Un altro gioiello di questa meravigliosa città era la sorgente di Efqa (foto sopra) che orgogliosamente per oltre 9.000 anni aveva fornito questo bene prezioso, ma purtroppo dal 1995 non da più segni di vita.
L’antica Palmyra assunta a colonia da Settimio Severo, imperatore nativo di Leptis Magna, era la sosta obbligata per tutte le carovane provenienti dall’Arabia, dalla Persia, dall’India e perfino dalla Cina.
Le truppe romane e gli arcieri di Palmyra erano temuti e rinomati in tutto il medio oriente.
Il personaggio locale che più rimane famoso è la Regina Zenobia che per aver osato dichiarare l’indipendenza da Roma, suscitò l’indignazione dell’imperatore Aureliano, che alla guida di un esercito riuscì a farla prigioniera ed a condurla a Roma legata in catene d’oro morì prigioniera a Tivoli.
Furono distrutte le mura di cinta, negli anni successivi Palmyra conservò un ruolo commerciale importante, e successivamente sotto Giustiniano furono costruiti vari monumenti e le nuove mura, fino a quando nel 634 se ne impadronirono gli arabi.
Furono due viaggiatori inglesi nel 1678 a parlare della presenza della città romana.
Si deve ai francesi il restauro archeologico del sito. Infatti nel 1929 decisero di creare una nuova città mandando via gli abitanti di Tadmor e diedero il via alla campagna di scavi.