Tenete d’occhio il vostro “autista”!
Libia, Giordania, Tanzania.
di Giuseppe Bacci
Nell’estate del 2000 eravamo in Giordania a Wadi Rum. Prendiamo dei fuoristrada per portare il gruppo in giro tra sabbia e roccia in questo paesaggio splendido. In effetti sono dei camioncini scoperti, con delle panche in legno all’aperto sul cassone. Certamente i nostri fondo schiena non sono contenti.
Come capogruppo mi capita l’auto migliore: la panca si rompe e mi ritrovo a terra nel cassone, mentre la batteria fa le bizze e quindi ad ogni sosta ci tocca spingere per rimettere in moto il mezzo.
Avete mai provato a spingere un mezzo che pesa un paio di tonnellate su terreno sabbioso? Ma quello che più ci colpisce è l’autista: avrà non più di quindici anni, quando guida è in bilico sul sedile, altrimenti non arriva ai pedali. Il padre, che guida un altro mezzo, mi spiega che è molto bravo e che nel deserto non vi sono regole, non c’è bisogno di patente.
Per minare maggiormente la vostra sicurezza quando salirete sui fuoristrada vi racconto un episodio accadutomi in Tanzania nel 1993. Quando si visitano i parchi naturali, come il Serengeti, si gira con delle Land Rover scoperte oppure con dei pullmini e spesso la pista attraversa i fiumi con dei guadi in cemento.
Visto che il clima è equatoriale vi sono a volte temporali improvvisi ed i ruscelli si ingrossano per alcune ore. Proprio quello era il nostro caso e ci accingevamo a guadare il fiume; sapendo che vi era un certo pericolo, perché vi erano stati dei casi in cui l’acqua troppo alta aveva buttato il veicolo giù dal cemento, e qualcuno aveva perso la vita attaccato dagli ippopotami.
Finito il guado il nostro autista si ferma a parlare con l’autista di un pullmino fermo dall’altra parte con diversi anziani turisti americani all’interno: mentre parlano si fanno grandi risate.
Quando chiedo spiegazioni mi dice che i turisti gli impedivano di guadare perché avevano paura (il pullmino è più basso) e volevano attendere che l’acqua diminuisse. L’altro autista non riusciva a capire perché avessero paura: come potevano a 70 anni preoccuparsi ancora di morire? quanto volevano vivere ancora?
Insomma tutto è relativo, in un paese con forte mortalità infantile, vita media molto bassa, ci si abitua alla morte, si accettano rischi per noi inaccettabili. Senza essere troppo ansiosi, tenete d’occhio il vostro autista e, se esagera, ditegli di essere più prudente…
Spiegategli che noi speriamo sempre di arrivare almeno a 100 anni!