Nessuna traccia dei vecchi Rimor portati
sull’isola di Fidel da alcuni italiani per girare
Cuba in Camper. Forse in futuro?
Alcune associazioni culturali
propongono da tempo itinerari alternativi.
Per qualche dollaro in più: l’esperienza delle
“Case particular” di affittacamere privati.
di Roberto Vacca
Sono stato a Cuba 17 giorni nel Luglio 2004 con mia moglie Paola e mio figlio Federico di 9 anni.
Cuba è un’isola caraibica lunga 1200 km (circa quanto l’Italia, ma più stretta: ha una superficie di 100.000 kmq, un terzo dell’Italia, e una popolazione di 11 milioni, un quinto dell’Italia). è l’unico paese rimasto al mondo con economia e regime di tipo sovietico.
È sorprendente che esista ancora dopo l’embargo USA che dura da quasi mezzo secolo (Bush lo ha reso più rigido: ora i cubani che stanno in USA possono visitare Cuba una volta ogni 3 anni e possono portare solo 50 $ per ogni giorno che vi restano) e dopo il crollo dell’URSS che ha eliminato l’85% del commercio internazionale del Paese.
L’embargo USA secondo il governo cubano è costato a Cuba circa 60 miliardi di dollari. Il PIL cubano raggiunse circa 20 miliardi di $ nel 1990 poi è declinato del 40% fino al 1995.
Il periodo attuale viene chiamato “periodo speciale”. Dal 1995 il PIL ha ricominciato a crescere di alcuni % all’anno. (Questi dati vengono da libretti in spagnolo e inglese acquistati in librerie).
Già prima del crollo dell’URSS il governo aveva dato ai contadini direttamente alcune grosse aziende agricole statali.
A Cuba tutto è statale compresi alberghi e ristoranti. Sono ammessi affittacamere e ristoranti in case private che pagano il 20% di tassa e riempiono moduli di continuo.
Chi eredita una casa dai genitori può tenerla e affittare stanze, ma non può venderla.
Ora ci sono molte joint ventures quasi tutte turistiche con aziende canadesi, spagnole, italiane, francesi.
Le cure mediche sono del tutto gratuite e gli ospedali anche se poveri funzionano bene 24 ore su 24. Li abbiamo sperimentati direttamente a causa della tosse continua di nostro figlio.
All’ospedale di Pinar del Rio, una dottoressa (di nome Milèdi) ha fatto subito una lastra a Federico, ha diagnosticato bronchite e prescritto penicillina (che costava pochi centesimi) e prednisolone (cortisonico); le medicine hanno prezzi irrisori.
Secondo lo specialista italiano al ritorno, non ce n’era affatto bisogno, ma l’intervento (25 $) e la cura sono stati tempestivi. Le scuole pare siano buone, ma gli sbocchi lavorativi sono scarsi.
Ci sono fabbriche di ventilatori, cucine e frigo, ma poco altro.
Il petrolio è di provenienza venezuelana: la produzione locale off shore è scarsa e il prodotto è pieno di zolfo. La qualità degli alberghi varia molto. Alcuni antichi, eleganti, decenti (centro di La Habana, ad esempio Beltran de la Cruz in una vecchia casa coloniale rifatta).
Un altro esempio è l’albergo con bungalow alla Playa Giròn (vicino a Baia de los Cochinos ove i mercenari USA, che erano solo 1500, tentarono l’invasione nel 1961, fallita) di stile sovietico con servizio disastroso, architettura stile 1932, grosso attestato di eccellenza dipinto sul muro, balletti la sera con ballerine volenterose ma grassocce e di gamba corta.
L’albergo Melìa a Kayo Santa Maria (isoletta che si raggiunge in auto su strada soprelevata di Kayo in Kayo lunga 50 km) è un resort come quelli di Club Med: pasti internazionali ad alto livello, bibite alcoliche e non incluse nel prezzo, frequentato da canadesi che passano 2 settimane lì senza vedere, nè sapere niente di Cuba.
Le bellezze naturali sono: candide spiagge di sabbia con pochi pesci e coralli neri ad una certa distanza da riva, le meduse sono rare, l’acqua è cerulea, trasparente. Interessante il cielo al tramonto di colori cangianti con effetti simultanei che sembrano relativi a luoghi e tempi molto diversi.
A La Habana: meravigliosi palazzetti coloniali spagnoli, di cui pochi restaurati con contributo UNESCO, moltissimi fatiscenti. Le strade e i vicoli sporchi ricordano il Sud italiano di 70 anni fa.
Di notevole interesse gli animali. a Maria La Gorda sulla spiaggia si possono osservare: colibri, jutìa (un roditore inoffensivo lungo 60 cm, che siamo riusciti a vedere solo vagamente di notte) e tanti paguri con grosse chele (sembra che in certe stagioni spacchino le gomme delle auto).
L’isola di Cayo Largo (raggiungibile in aereo) è caratterizzata da capanne sulla spiaggia ed è piena di grossi granchi.
La pioggia battente sferza l’isola per 15 o 20 minuti al giorno ed è tanto intensa che alla guida di un’automobile la visibilità è di 10 metri.
A Santa Clara, a 400 km dall’aeroporto Jose Martì di La Habana, è piovuto intensamente per 4 ore e solo per intuito abbiamo trovato la superstrada.
A causa della totale mancanza di segnali stradali abbiamo sbagliato strada quattro volte. La gente è amichevole. Alcuni pro Castro, altri dicono: “Ha una faccia verso il mondo esterno e una più dura verso di noi.”
Se parli lo spagnolo correttamente, vieni scambiato per spagnolo o sudamericano (Chile, Perù, Colombia, S. Salvador), tuttavia la persone che popolano la campagna parlano un dialetto poco comprensibile.
Le famose cubane bellissime sono rarissime (le belle ragazze è meglio portarle da casa!).
La valuta è complicata: ci sono pesos convertibili in dollari con cui si paga tutto anche in esercizi modesti che vendono panini e caffè.
I pesos non convertibili sono quelli usati dai locali: ne ho comprati 10 $ che sono bastati e avanzati.
Un esempio si possono comprare 10 banane per 5 pesos non convertibili, equivalenti a pochi centesimi di euro.
La cultura media sembra alta, ma non tanto diffusa quanto si dice.
A La Habana ci sono taxi a 2-3 posti chiamati “cocotaxi” con il motore dell’Ape Piaggio e un guscio giallo che ripara dalla pioggia. Il ragazzo che doveva portarci per un tragitto di 3 km non conosceva La Habana e ci ha fatto girare per 10 km perdendo quasi 2 ore. Esistono anche rickshaw a 2 posti con ciclista anteriore ma sembra che possano essere usati solo dai cubani, non da stranieri. A La Habana si fanno giri in carrozzella per 10 $. A Vinales: abbiamo sostato un giorno in un buon albergo (Ermita), poi in una catapecchia gestita da una famiglia simpatica con una bimba di 4 anni che canta: Larga la barba, Grande el sombrero, TU! Eres valiente, Camilo Cienfuegos!
Cienfuegos era uno dei capi della rivoluzione castrista. Poco dopo il 1960, l’aereo su cui viaggiava da Santiago a La Habana sparì.
Abbiamo trascorso 2 giorni a Trinidad: una città disastrata con una grande chiesa e strade lastricate con sassi. Abbiamo cenato da particulares, la luce è mancata per tutta la città una sera si e una no.
Le strade sono affiancate da palazzi coloniali con dentro salotti eleganti (moltissime sedie a dondolo) che si intravedono attraverso grosse inferriate bianche, dietro le quali osserviamo persone stese a terra a causa del gran caldo.
L’uomo che ci affitta casa (25 $ con bagno e aria condizionata) è un ex tecnico che andò in URSS 20 anni fa in viaggio premio, spesato di tutto, anche vestiti pesanti, parla un po’ russo, ma sembra deluso e disamorato. Il 26 luglio abbiamo ascoltato alla TV il discorso di Castro.
La voce è stanca e talora esitante. Per un’ora controbatte le accuse di Bush che sembra abbia detto che il governo di Cuba ricava soldi dal turismo sessuale anche minorile (non ne abbiamo avuto sentore).
Nella seconda ora Castro si addentra in una dettagliata psicoanalisi di Bush, citando pagina per pagina il libro di uno psicologo USA: “Bush sul lettino”, è stao alcolizzato per 20 anni e ne porta le conseguenze: non distingue la realtà dalla sue fantasie (vedi: armi distruzione di massa in Iraq e prostituzione minorile a Cuba).
Castro cita a lungo anche Michel Moore. Cuba è interessante ed allo stesso tempo patetica. è uno stato di polizia? Pare di si: non c’è dissenso, nè opposizione e ogni due cuadras (traverse) c’è un poliziotto in divisa.
Tutti scrivono tanto e a mano (lentamente): dai tassisti alla polizia di frontiera. Da notare che Castro e i suoi ministri battono le mani di traverso come i sovietici 30 anni fa.
Sono disgraziati e considerati una minaccia da Bush sebbene abbiano una popolazione 1/30 e un PIL 1/400 di quelli USA. Viene voglia di fare qualcosa per i cubani. Non hanno computer (cioè pochissimi): perchè non organizzare un invio di PC vecchi di alcuni anni che da noi hanno valore commerciale nullo?
Cuba è piena di vecchie auto americane d’epoca (vintage anni 50) che vanno pianissimo, molte camminano con piccoli e scassati motori di Volga. Valgono da 3 a 5 mila $ l’una, potrebbero essere vendute a cinematografari che fanno film d’epoca.