Giuseppe e Maurizio, Capigruppo del viaggio, alla domanda: “ed ora che direzione prendiamo?” sorridono bonariamente e rispondono: “puntare 180° direzione Timbain!” Detto questo accendono i loro Iveco 4×4 e pian piano si addentrano nelle “onde di sabbia”, cercando la traiettoria migliore. Ci guardiamo un po’ titubanti. Uno spettacolo così inusuale incute un certo timore. Siamo veramente in pieno deserto!
di Maurizio Turco
Fra i paesi del Nord Africa, la Tunisia è uno dei più ricchi ed organizzati a livello turistico. Naturalisticamente selvaggio, dominato dal Sahara offre il terreno ideale per tutti coloro i quali vogliano intraprendere un viaggio in Africa, soddisfacendo anche il più navigato dei viaggiatori. Il gruppo di questo viaggio, formato da 12 moto e 8 fuoristrada, è guidato dallo Staff di Dimensione Avventura, un’Associazione che riunisce in tutta Italia appassionati di viaggi avventura e del vivere Outdoor a 360°.
Con i loro due Iveco 4×4 d’assistenza aprono e chiudono il gruppo, per poter essere sempre operativi in brevissimo tempo. La traversata in nave iniziata da Napoli termina in una volata a Tunisi e svolte le ormai veloci formalità di dogana eccoci subito “on the Road” con il rombante gruppo a scorazzare per le vie della capitale.
L’avventura non si fa aspettare ed ecco che dopo appena 150 km di asfalto arriviamo presso il minuscolo insediamento di Le Kef. Da qui inizia la lunga pista che ci accompagnerà fino al profondo sud del paese, fra le dolci dune del Sahara. L’eccitazione fra i partecipanti è al massimo e subito iniziamo a guidare le moto sulla pista che si snocciola fra alture coltivate ed immensi pianori.
Si scende verso sud seguendo un itinerario che costeggia il confine algerino per molte centinaia di km superando fantastici canyon che l’acqua ha creato in millenni di duro lavoro.
Spesso si transita in lunghi tratti di oued, letti di fiumi in secca che hanno la caratteristica di avere il fondo formato da sabbia e sassi. L’impegno nella guida è al massimo ma la sforzo e la fatica sono ricompensati da scenari veramente unici nel loro genere. A ridosso di una catena di montagne, ricche di minerali e dai colori sgargianti, dobbiamo letteralmente ricostruire un tratto di pista spazzato via dalla furia delle acque piovane. Non ci arrendiamo ed ecco una lunga catena di braccia che si passa grossi massi con i quali, metro dopo metro, la pista riprende forma. Dopo circa 3 ore si riesce, con un discreto sforzo collettivo, a colmare la voragine che impediva l’avanzamento. La stanchezza passa velocemente appena si stappa qualche bottiglia per brindare all’ottimo lavoro! Alla fine del terzo giorno ci troviamo nel tardo pomeriggio a superare una vallata caratterizzata da numerosissime colline dalle bizzarre forme e ricche di fossili.
Durante le soste tecniche tutti ne approfittano per cercare il proprio piccolo “tesoro”: una millenaria conchiglia o un’ammonite. Il tempo è tiranno e dobbiamo terminare questo tratto di pista entro sera, quindi proseguiamo la guida superando, una per una, queste colline con un sole rosso fuoco all’orizzonte che crea non pochi problemi di visibilità. L’oasi di Tamerza è un gioiello incastonato in mezzo a spettacolari canyon e con un fitto palmento all’ombra del quale è piacevole riposare dopo le fatiche in moto dei giorni passati. In questa piccolissima oasi di montagna, primo luogo “civile” incontrato dopo 3 giorni di ininterrotta pista, gustiamo alcuni piatti tipici del luogo: il prelibato Cous Cous d’agnello o il gustosissimo Brik, una sorta di frittata con dentro tonno e prezzemolo. La serata si conclude chiacchierando davanti ad un bollente té alla menta che ci scalda l’animo ed il corpo.
Anche perchè a ottobre, di notte, la temperatura esterna sfiora i +5°. Il giorno dopo riprendiamo il cammino scendendo dall’alto della montagna e rimaniamo estasiati davanti al panorama improvviso dello “Chott el Gharfsa”, un lago salato contornato dalle dune dorate del Sahara. Alla vista della pista sabbiosa non stiamo più nella pelle e subito ci tornano in mente le scene, viste per anni in TV, della Parigi Dakar, la Corsa africana per eccellenza. Questa volta i protagonisti siamo noi ed allora via a guidare su e giù per le tanto agognate dune del deserto! Durante i primi Km ognuno di noi combatte la sua battaglia personale contro la sabbia visto che guidare la moto su questo terreno richiede uno stile di guida particolare.
Dopo qualche km subito si apprendono i piccoli trucchi per procedere in tutta tranquillità.
Di duna in duna arriviamo presso un posto più unico che raro e non illustratoci nel normale briefing mattutino dallo Staff dell’organizzazione, una vera e propria sorpresa per noi!
Dopo aver superato un’enorme duna ci troviamo di fronte ad uno strano villaggio immerso nella sabbia con casupole a forma di igloo e delle grandi antenne alte più di 3 metri. Ci avviciniamo lentamente con i nostri mezzi per capire cosa sia. Arrivati in prossimità delle prime abitazioni scopriamo con stupore che si tratta del set cinematografico dell’ultimo film “Guerre Stellari”! Trascorriamo un paio d’ore a visitare questo villaggio, ora abbandonato, cercando di ricordare le scene del film che hanno girato in questi luoghi. Usciti dal villaggio, riprendiamo il cammino lungo la pista che avanza fra le dune per arrivare alla mitica oasi di Nefta con il suo palmeto, il più esteso della Tunisia.
L’attraversiamo velocemente per seguire la pista che ci condurrà subito nel grande lago salato Chott el Djerid. Attraversiamo questa immensa distesa di sale avendo sempre all’orizzonte il magico fenomeno dei miraggi che qui si realizzano in maniera perfetta.
Troviamo relitti di auto del Rally di Tunisia, rimaste intrappolate dalla morsa dell’insidioso fango salato, quindi tutti noi procediamo lungo la pista principale stando ben attenti a non uscire dal tracciato per non incappare in vere e proprie pozze di sabbie mobili! La pista con fondo duro si alterna a tratti di dune molto accattivanti e ci si ritrova a guidare fino al tramonto senza avvertire il minimo segno di stanchezza. I campi nel deserto meritano da soli un viaggio.
La magia del manto stellato e l’aria allegra che si respira seduti tutti insieme intorno al fuoco, sono emozioni indimenticabili ed irripetibili. Riuniti in compagnia di una buona grappa, ognuno di noi racconta la sua piccola avventura quotidiana e trasmette agli altri la propria esperienza personale, nella quale si possono trovare suggerimenti per affrontare meglio il percorso del giorno dopo. La seconda oasi principale dove sostiamo per la notte è Douz, presso il campeggio “Desert Club” gestito da un nostro connazionale e punto di ritrovo di tutti i viaggiatori sahariani in transito nella zona.
Facciamo conoscenza con molti altri motociclisti di varie nazionalità e passiamo molte ore ad ammirare le moto e le relative migliorie apportate per affrontare le piste desertiche. I centauri tedeschi, come sempre, si presentano meglio equipaggiati e preparati per questo tipo di viaggio. Il giorno dopo, fatto il tagliando di controllo ai mezzi, siamo pronti per il grande salto verso il sud del paese, verso il nulla.
Arriviamo nei pressi della piccola oasi di Sabria ed appena usciti dal suo palmeto ecco l’impatto forte con l’immensità del Sahara. Davanti a noi una mare di dune! Giuseppe e Maurizio, Capigruppo del viaggio, alla domanda: “ed ora che direzione prendiamo?” sorridono bonariamente e rispondono: “puntare 180° direzione Timbain!” Detto questo accendono i loro Iveco 4×4 e pian piano si addentrano nelle “onde di sabbia”, cercando la traiettoria migliore. Ci guardiamo un po’ titubanti.
Uno spettacolo così inusuale incute un certo timore. Siamo veramente in pieno deserto! Partiamo uno alla volta cercando si seguire le orme lasciate dai camion d’assistenza e notiamo con soddisfazione che, in fondo, non è poi così difficile guidare su una distesa di dune, anzi risulta molto più facile rispetto alle piste tracciate.
La media di percorrenza si abbassa subito intorno ai 3 km/h e molte sono le insabbiature dei mezzi, sia moto che 4×4. Tutti i partecipanti si aiutano per tirarsi fuori dalla morsa di sabbia ed a volte i motociclisti avanzano faticosamente per via della particolare sabbia finissima che si è formata all’interno delle dune. I mezzi che procedono in questo scenario, visti da lontano sembrano tante formiche che affannosamente avanzano fra i vari ostacoli naturali. Dopo due giorni, e 40 km (!), più avanti arriviamo sotto un altro cordone di dune ben più alte e mastodontiche di quelle che abbiamo superato fin’ora.
Decidiamo, allora, di trascorrere la notte in questo angolo di paradiso per assaporare meglio la magia del deserto ed ascoltare il suono prodotto dal vento che scorre fra i granelli di sabbia. La grappa intorno al fuoco fa da contorno alle risate e ai balli improvvisati ed alla fine, quando rientriamo nelle tende, siamo tutti abbastanza “euforici”! Il giorno dopo navighiamo nell’Erg alla ricerca di un passaggio alla portata dei nostri mezzi, ma per ben due volte ci infiliamo in corridoi di dune ciechi, sbarrati da veri e propri muri di sabbia, praticamente insormontabili. Si decide allora di indietreggiare un po’ verso una zona più dura cercando di aggirare l’Erg.
Dopo 3 giorni di viaggio passando di duna in duna arriviamo finalmente alla mitica montagna di Timbain, fieri delle difficoltà superate durante il percorso. Anche qui troviamo molti fossili ed addirittura numerose foglie di alghe inglobate dentro le rocce della collina. Ripartiamo da Timbain con molte difficoltà poichè la rotta che ci eravamo prefissati risulta inattuabile. Decidiamo di effettuare un taglio verso nord-est cercando di guidare in zone con dune più basse e facilmente superabile dai mezzi.
Arriviamo in serata presso l’incantevole oasi di Ksar Ghilane con il suo laghetto di acqua sulfurea a 30° che ci vede protagonisti di un vero e proprio assalto! Per un paio d’ore, immersi nell’acqua, rilassiamo i nostri muscoli martoriati. Sostiamo un giorno in quest’angolo di paradiso per riparare i guasti ai veicoli ed effettuare una visita ad un secolare fortino romano distante qualche km dall’oasi. La prossima tappa è ancora più a sud, verso l’importante stazione petrolifera di El Borma dove arriviamo seguendo le tappe del famoso Rally di Tunisia, molto tecniche e bellissime dal punto di vista naturalistico. Infatti la gara sfrutta vecchie piste abbandonate dove è difficilissimo incontrare altri equipaggi e gli stessi locali. El Borma è una grande zona di pozzi petroliferi, immersa in un mare di dune. Si presenta davanti ai nostri occhi una vasta distesa sabbiosa piena di tubi di tutte le dimensioni, variopinti barili di petrolio e moltissimi mezzi abbandonati.
È un contrasto stridente fra la maestosità del deserto e lo scempio ambientale operato dall’uomo per ricavarne guadagni, non curandosi dell’inquinamento prodotto. Ci congediamo da questo scenario dantesco riprendendo la pista verso nord, infatti El Borma rappresenta il giro di boa. Durante la risalita ci aspettano 3 giorni di fuoripista immersi in una vera e propria tempesta di sabbia. Noi motociclisti abbiamo dei seri problemi per la visibilità, le stesse lenti degli occhiali protettivi vengono smerigliate dall’abrasione della sabbia. Ricorriamo all’aiuto dello Staff di Dimensione Avventura per risolvere i numerosi inconvenienti tecnici dovuti a questo forte ed improvviso vento del deserto. La sera fortunatamente il vento cala per qualche ora, per poi riprendere corposo durante la notte, ma ci permette almeno di montare il campo e mangiare in tranquillità. La risalita verso nord è altrettanto affascinante, navighiamo con l’ausilio delle carte e del GPS cercando di procedere in linea retta ed uscire al più presto dalla tempesta di sabbia. Nei momenti di maggiore visibilità ci accorgiamo di guidare in uno scenario lunare con altipiani rocciosi alternati ad altri sabbiosi, un contrasto che lascia senza parole.
Alla fine del terzo giorno si arriva nuovamente presso l’oasi di Ksar Ghilane dove si montano le tende e dove non perdiamo l’appuntamento con il laghetto. Il giorno ripartiamo alla volta di Chenini, vecchia oasi di montagna abbarbicata su un costone roccioso. Ci addentriamo in quest’oasi visitando le vecchie abitazioni scavate nella roccia e costruite a strapiombo sulla valle. I vecchi abitanti della zona potevano usufruire della minuscola oasi, che sorgeva all’interno del sottostante canyon, ormai il villaggio è quasi del tutto abbandonato e sopravvive solamente il bianco e piccolo minareto in cima alla montagna, che ancora oggi diffonde il verbo di Allah su tutta la vallata. Si possono notare in giro ancora molti bambini dai capelli rossi e con gli occhi chiari, discendenti degli antichi berberi, gli originari abitanti della zona prima della conquista araba. Purtroppo il viaggio volge al termine e l’appuntamento con il traghetto è imminente. Tiriamo direttamente verso Tunisi su asfalto, guidando lungo la costa tunisina ed attraversando le città più importanti come Gabes, Sousse e Sfax.
Certamente ognuno di noi conserverà nel proprio cuore questa meravigliosa avventura, personalmente sognata per molti anni e finalmente vissuta! A presto affascinante e meravigliosa Africa!