A Trapani ci imbarchiamo
per la Tunisia la attraversiamo
fino alla frontiera
libica di Ras Jdayr
per poi proseguire
verso Zuwarah,
Nalut, Ghadames,
Sebha, Hon,
Sirte, El Agheila,
Bengasi, Tolemaide,
Apollonia, Cirene.
Al ritorno percorriamo
tutta la costa fino a Leptis Magna, Tripoli,
Sabratha, Zuwarah -confine di Ras Jdayr- percorrendo 7.600 Km.
di Stefania Patti
Estate. Agosto. Tempo di ferie, tempo di vacanze che per noi significa: riposo, distrazione, viaggi e… perchè no, cultura.
Ogni anno ci poniamo la stessa domanda: dove andiamo?Quest’anno la scelta si è indirizzata verso la Tunisia e la Libia. L’Africa, questo continente misterioso con i suoi costumi e le sue tradizioni, con i suoi popoli e le sue culture. Un paese non ancora visitato che ci attira e quindi con il nostro gruppo di amici di ventura decidiamo di intraprendere il viaggio.
Poichè le ferie per noi sono anche riposo, non ce la sentiamo di fare tutti i chilometri dell’itinerario stabilito, per cui concordiamo che solo in un’oasi seguiremo il gruppo, dopo torneremo sulla costa. Partiamo da Roma, cinque equipaggi, il 30 luglio; abbiamo già deciso che prima dell’imbarco faremo una pre-vacanza a Milazzo, in Sicilia, dove ci attende un piccolo assaggio di mare e di pesce.
Abbiamo degli “agganci” sul posto che ci permettono di gustare spiedini di pesce spada grigliati e totani pescati davanti al nostro punto di sosta.
Godiamo così di un giorno pieno di mare favoloso. Raggiungiamo il gruppo per l’imbarco a Trapani nel pomeriggio del 2 agosto. Traversata con tempo favoloso che permette di pigrare al sole sul ponte o al fresco nei salottini della nave.
Si sbarca la sera a La Goulette. Operazioni doganali e pernottamento a Tunisi. Si riparte, destinazione Libia, seguendo la costa con brevi soste a El Jem e sul mare. La Libia, per noi inesplorata, ci attende.
Espletate le pratiche doganali con l’aiuto delle guide prenotate dall’Italia passiamo il confine.
È notte, la prima sosta a Zuara, piccola cittadina dopo la zona franca; ci sistemiamo nel cortile di un centro sportivo.
Sono tutti molto gentili e disponibili e si adoperano per risolvere i nostri problemi di rifornimento di acqua ed alimenti. Ripartiamo il giorno dopo. Prima destinazione importante, Ghadames.
Facciamo tappa a Nalut per il pernottamento e per visitare il granaio fortezza. Qui il primo assaggio di temperatura del deserto; l’indomani si riparte per Ghadames.
E’ la prima oasi libica che visitiamo, la temperatura è elevatissima, i nostri mezzi soffrono più di noi. Visitiamo la cittadella dalle bianche case e nei dintorni, le dune e i laghetti.
Proseguiamo con il gruppo fino a Gheriat dove ci separiamo per seguire il nostro itinerario sulla costa.
Dovevamo essere solo cinque equipaggi ma i disagi incontrati a causa della temperatura, diversa da quella dei deserti attraversati durante altri viaggi, hanno costretto ad unirsi a noi altri cinque equipaggi che o per i bambini o per motivi di salute, non se la sentivano di proseguire verso il Sahara.
Arriviamo in serata a Sirte e pernottiamo davanti al sito archeologico di Sultan.
E qui, purtroppo, la prima disavventura: la piccola Gaby, compagna di tanti viaggi dei coniugi Tonielli viene punta da uno “scorpione dorato” e nel giro di poche ore, dopo tanta sofferenza, muore. Improvvisamente ci rendiamo conto dei veri pericoli del deserto che non avevamo proprio considerato nella loro realtà. Si camminava con scarpe aperte, ci si sedeva dove capitava.
Non avevamo ancora notato le orme lasciate dai serpenti e dagli scorpioni che ci passeggiavano tra i piedi e si nascondevano nella sabbia. Questa disavventua ci ha resi più prudenti ed accorti.
Salutati i nostri amici che avevano deciso di tornare in Italia, lasciando una parte del loro cuore in Libia, riprendiamo il nostro viaggio.
Ora gli equipaggi sono rimasti otto, con una nuovo autista ed una nuova guida, Smeda, un reduce della colonizzazione italiana in Libia, parla italiano. Riprendiamo il viaggio lungo la costa.
Ad ogni posto di blocco (ne incontriamo di frequente) la guida esibisce l’elenco dei componenti il gruppo e si passa tranquillamente.
Solo due episodi hanno fatto rallentare il nostro andare e ci siamo resi conto che non è possibile né uscire dall’itinerario prestabilito per fare visite al di fuori del programma nè fermarci lungo la costa solo per un bagno o un pernottamento in riva al mare.
“Per la nostra sicurezza”, ci è stato detto. D’altra parte tutte le indicazioni stradali sono in arabo e non è pensabile andare in giro senza guida. Noi italiani, abituati ad andare dove e come vogliamo ci sentiamo un pò come dentro ad un vestito che ci sta stretto.
Costretti da un forzato bisogno di rifornimeto di acqua, ci allontaniamo di alcuni chilometri dalla strada statale e con grande meraviglia Smeda ci porta al “grande fiume”.
Ci avevano detto che era zona interdetta agli stranieri, invece possiamo fotografare e filmare l’operazione di travaso dalla cisterna di trasporto per i centri abitati ai nostri serbatoi, con sistemi molto artigianali.
Dobbiamo pagare in dollari il quantitativo di acqua di tutta la cisterna. Il mare della Libia è uno dei più belli che abbiamo mai visto: i colori, il fondo trasparente, la sabbia fine e bianca, l’acqua limpidissima e calda.
È un invito perenne ad entrarci, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Ci siamo infatti accorti che i libici vivono di notte.
Escono quando il sole tramonta, vanno sulle spiagge per dormire o fare il bagno con la loro famiglia, passeggiano o pigrano presso i piccoli locali a guardare i passanti.
Le donne comunque sono tabù, se ne vedono pochissime in giro, sempre coperte con i loro veli. I siti archeologici lungo la costa sono qualcosa di unico al mondo da Cirene ad Apollonia, da Leptis Magna a Sabratha.
Conservati molto bene, nei secoli, dalla sabbia ed ora da italiani appassionati di ricerche archeologiche che riportano alla luce queste preziosità.
Passiamo per Bengasi per permettere alla piccola Claudia di andare in ospedale per togliere una punta di foglia di palma infilata in un piedino; purtroppo ci rendiamo conto, dopo aver girato in più ospedali, che l’igiene ed i mezzi a disposizione dei medici non garantiscono alcuna sicurezza quindi, dopo aver speso tutta la mattinata anche per poter telefonare in Italia – con un’attesa che è stata per qualcuno dieci minuti e per altri quattro ore – riprendiamo il nostro viaggio.
Prima tappa per visitare la splendita Cirene. Parcheggiati sotto una folta pineta pranziamo e poi iniziamo la visita; ripartiamo verso sera giungendo al tramonto ad Apollonia.
Splendido spettacolo sul mare. Perche non dire qualcosa della zona cirenaica?
Sembra di essere ritornati in Italia, colline verdeggianti e coltivate. Finalmente la guida non è più monotona e piatta. Ritorniamo verso Bengasi; è il 15 di Agosto, abbiamo appuntamentolo con i nostri amici che ritornano dal deserto del Sahara per festeggiare con loro il ferragosto.
Passiamo una bella serata presso il ristorante del centro turistico; noi donne siamo invitate a partecipare ad un matrimonio che si svolge al piano superiore.
Tradizioni strane per noi. La sposa, vestita all’europea, è seduta sul palco del teatro dell’albergo circondata da donne, le più giovani, vestite all’europea, ballano e cantano, le anziane invece indossano i loro bellissimi costumi.
Ci coinvolgono nei balli, sono gentili e cordiali, si aprono a noi quasi come volessero confessare segreti di donne represse. E lo sposo? Scopriamo che è di Tripoli e quindi festeggia lì (a 1.200 chilometri) con tutti gli uomini. Gli sposi si incontreranno tra due giorni.
A proposito di donne dobbiamo dire che alcune ragazze del nostro gruppo sono state più volte molestate dai libici.
Durante le soste sulla spiaggia per fare il bagno le nostre guide si ponevano vigilanti a protezione delimitando il nostro gruppo per non far avvicinare gli abitanti del luogo (sempre solo uomini). Riprendiamo il viaggio salutando gli equipaggi che raggiungeranno il giro di boa (Tobruk) tornando nel deserto mentre noi proseguiamo per Leptis Magna.
Non è sufficiente un giorno per visitare Leptis Magna e quindi, facilitati dall’accogliente – ombreggiato – parcheggio a pagamento con servizi e docce pulitissimi, decidiamo di rimanere ancora un giorno per poterci godere il sito anche incoraggiati dal fatto che il direttore ci permette di fare le riprese con la telecamera, riprese vietate in tutti i siti archeologici della Libia, nonchè porti, zone militari, monumenti e “grande fiume”: abbiamo spiegato e siamo stati compresi, l’importanza di far conoscere e fare pubblicità turistica alla Libia, mostrando quanto c’è di prezioso da vedere in questo paese. La nostra prossima meta è Tripoli.
Ci attendono i suk, la medina, la moschea, il museo della fortezza, ect. Ripartiamo per Sabrata: il teatro è uno spettacolo unico la cui scenografia è l’ineguagliabile mare della Libia.
Il nostro ultimo pernottamento in Libia è sulla battigia della spiaggia a pochi chilometri da Zwara dove ci accompagna la guida Abdulà. Arriviamo con la penombra ma ciò non diminuisce il desiderio di fare un bagno.
Seguiamo l’usanza locale ed entriamo in acqua vestite come fanno le donne libiche. Ci danno l’elettricità con un filo volante (in Libia l’elettricità ed il pane sono gratis ovunque).
Durante tutta la notte le auto corrono lungo la spiaggia come fosse giorno. L’indomani ci concediamo ancora una mezza giornata di mare prima di lasciare il paese.
Passiamo la dogana in brevissimo tempo grazie all’ausilio della guida ma purtroppo non riusciamo a farci restituire la cauzione per le targhe.
Raggiungiamo Djerba, in Tunisia, per pernottare. Alcuni equipaggi rimangono a pigrare sull’isola mentre tre equipaggi proseguono per la visita al Chott e all’oasi di Tozeur.
Il Chott, enorme lago salato, in questa stagione e pressochè asciutto, quà e là alcune chiazze di acqua salata a destra e sinistra della grande fettuccia che attraversa il deserto. Continui miraggi all’orizzonte, sembra di stare nei pressi del mare.
Anche le insegne che troviamo”Bar” ci sembrano miraggi; il punto sosta esiste, vendono rose del deserto, souvenirs ma non troviamo il caffè desiderato che ci ha spinto a fermarci. Oasi sparse lungo il nostro percorso.
Palmeti verdissimi, coltivazioni per l’esportazione di datteri ci mostrano le oasi che avevamo immaginato prima di partire per questi paesi misteriosi.
A Tozeur entriamo in un campeggio dove ci viene detto che è già passato un gruppo di altri mezzi italiani.
Siamo in un’oasi piena di datteri maturi che ci autorizzano a cogliere salendo sui tettucci dei nostri camper; una sorgente vicina forma una piccola piscina di acqua gelata dove i turisti si rinfrescano.
Contattiamo una guida, Aziz, che, avendo vissuto diversi anni a Bergamo, parla perfettamente italiano e ci organizza una gita in fuoristrada nel deserto.
Si parte al mattino e via verso le dune, salendo e scendendo, rimanendo in bilico sulla cresta della duna, visitando il set dove sono state girate le scene di “Guerre Stellari” e de “Il Paziente Inglese”.
Passiamo per un villaggio berbero dove ci viene offerto il thè alla menta e delle piadine di farina di cuscus cotte al fuoco in contenitori di creta. Siamo ospitati dagli abitanti del piccolo villaggio; tutta la vita si svolge nelle capanne di foglie di palma; per terra ci sono tappeti di lana.
Un neonato di pochi mesi avvolto in panni di cotone, legato a mo’ di salame piange sotto un panno che lo protegge dalle mosche e dal caldo.
È l’ora del pranzo e ritorniamo a Tozeur dove siamo ospiti a casa di Aziz per gustare il piatto tipico locale il “cus-cus” cucinato dalla moglie. Mangiamo per la prima volta in vita nostra il cus-cus con carne di dromedario, che non è da meno del nostro manzo.
È stato apparecchiato all’europea in nostro onore, con posate e piatti su di un tavolinetto basso, al centro di grandi tappeti con tanti cuscini alla maniera araba e che sostituiscono le nostre sedie.
Arriva in tavola il piatto tanto atteso guarnito con peperoni, zucca gialla, ceci ect. Cus-cus come lo cucinano nelle case e non nei ristoranti per turisti.
La moglie di Aziz ed i figli mangiano in cucina e non con gli ospiti; poi, dietro nostra richiesta, Aziz fa venire la moglie a chiacchierare con noi.
Dopo la scorpacciata, satolli, torniamo ai nostri camper per fare un pisolino.
Ripartiamo l’indomani per raggiungere il gruppo a Monastir, passando per Gafsa, Kasserine, Kairouan, gettando un occhio e facendo piccole soste ove ci sembra interessante fare una ripresa. Al tramonto ritroviamo i nostri amici ed insieme visitiamo la città, la medina, i mercatini.
Si fa acquisti di souvenirs. Proseguiamo per Hammamet, sostiamo in un parcheggio in riva al mare, vicino alla porta secondaria della medina.
Un giro nelle viuzze tra le case bianche, curiosando nei suk. E via per l’ultima tappa, prima dell’imbarco a Tunisi.
Una veloce visita alla città, alla sua medina, al museo ricco di mosaici, tra i più belli del mondo. Siamo pronti per l’imbarco.
Sono finite le vacanze, si rientra in Italia, si torna a casa. Incontrare nuovi popoli, visitare nuovi paesi, conoscere nuove tradizioni, ci affascina sempre.