Per lui è possibile incontrare il buon selvaggio
in qualsiasi nazione al di fuori dell’Italia.
Non distingue la povertà dalle tradizioni culturali.
di Giuseppe Bacci
Questo soggetto è animato dalla voglia lodevole di conoscere le popolazioni del mondo, tanto maggiore quanto le popolazioni locali sono povere e lontane dalla nostra cultura.
Durante il viaggio propone spesso deviazioni per località citate in piccolo solo sulle guide formato vocabolario, attratto da improbabili luoghi incontaminati dove finalmente può incontrare il buon selvaggio. Naturalmente per lui è possibile incontrare il buon selvaggio in qualsiasi nazione al di fuori dell’Italia.
Non distingue la povertà dalle tradizioni culturali, e così lo sentirete magnificare la bellezza di vivere in un posto incontaminato dalla nostra civiltà consumista e nevrotica, in luoghi dove nessuno degli abitanti vorrebbe vivere se solo avesse due lire. La sua passione lo porta a familiarizzare con i locali, accettando qualsiasi invito e cacciandosi spesso in situazioni difficili da gestire, dove è facile offendere, anche senza volerlo, delle persone che hanno tradizioni e usanze molto diverse dalle nostre.
Comunque lui fa buon viso a cattivo gioco e così accetta e mangia incredibili intrugli locali offerti dal buon selvaggio di turno o viene coinvolto in qualche scambio tipo scarpe da ginnastica (seminuove pagate oltre 100,00 €) contro amuleto (molto rozzo, in vendita al mercatino a 3,00 €).
Ma non fa niente, l’importante è aver avuto un contatto vero e fuori dagli schemi consumisti con la popolazione locale. Anni fa ho incontrato una coppia di italiani in Turchia che avevano chiacchierato per strada in un villaggio dell’interno con un abitante del posto.
Per la verità il dialogo era stato molto relativo, perché l’interlocutore parlava praticamente solo turco.
Erano però riusciti a capire l’invito ad andare a casa dell’uomo, ed accettato di seguirlo si erano trovati al centro dell’attenzione circondati da vicini e familiari curiosi.
Convenevoli e sorrisi da entrambe le parti, poi era stato offerto loro da mangiare, ma durante il pasto era successo qualcosa che aveva mutato l’atteggiamento dei loro ospiti. Senza capire perché, si era passati in poco tempo dai sorrisi alle frasi minacciose in turco, ed i nostri erano stati allontanati in malo modo.
Ora immagino che molti di voi non avrebbero mai accettato l’invito ad addentrarsi nel villaggio, e probabilmente l’epilogo della storia poteva anche essere tragico, ma penso che comunque bisogna aver fiducia nelle persone. Quando sono in viaggio parto dal presupposto che, fino a prova contraria, nessuno mi vuol fare del male; però adotto alcune cautele, come appunto quella di non entrare troppo in confidenza con persone del luogo appena incontrate. Mi viene in mente un episodio in cui mi sono poi dovuto vergognare dei miei sospetti.
Ero appena arrivato in Siria e volevo cambiare dei Travel Cheque e quindi ero in cerca di una banca ad Aleppo. Dopo qualche giro in camper per il centro senza vederne chiesi ad un ragazzo in bicicletta che mi fece segno di seguirlo. Mi ritrovai così ad imboccare vie traverse fino ad infilarmi in un vicolo mentre la mia guida mi continuava a far cenni di seguirlo in un portone buio. Prima di scendere dal camper lasciai i soldi a mia moglie, dandole istruzioni su cosa fare se non mi vedeva tornare.
Seguii per le scale il ragazzo, mentre continuavo a ripetergli “I want to change in a bank” per fargli capire che non volevo fare qualche pericoloso cambio al nero. Ma lui annuendo suonò il campanello del terzo piano e mi fece entrare in un appartamento che era effettivamente la sede di una banca, con tanto di bancone e sportello di cassa. Imbarazzato sono dovuto ritornare in camper a prendere il denaro mentre il mio amico mi salutava sorridente inforcando la bicicletta per ritornare dove l’avevo incontrato.