Viaggiare Low Cost con auto a noleggio, mezzi pubblici e ostello.
Abbiamo percorso 998 miglia, ovvero più
di 1600 chilometri, la macchina si è comportata
benissimo, Vichi ha fatto da pilota ed è stata
bravissima! Durante tutto il viaggio abbiamo
ascoltato i Cd di musica irlandese che abbiamo
comprato a Dublino; aridatece li stornelli!
di Mauro Mancini
Giovedì 12 agosto di prima mattina torniamo all’aeroporto per ritirare l’auto che abbiamo noleggiato; c’è una calca inverosimile anche se rigidamente in fila, sembra che tutti abbiano bisogno di un’auto e le auto cominciano a scarseggiare: io con un sorriso beffardo di chi la sa lunga mi complimento con me stesso per averla prenotata via internet dall’Italia.
Al nostro turno l’impiegato ci spiega che conviene fare la franchigia (75 euro); capisco che a loro conviene che io faccia la franchigia, non capisco cosa sia la franchigia, faccio la franchigia. Non credo sia indispensabile fare la franchigia, però mi sento più sicuro e Vichi mi chiede perché?
Perché abbiamo la franchigia! Ci trasbordano al Garage della Holiday Autos dove ritiriamo una Peugeot 206 nuova con guida a destra, sai che pacchia! Puntiamo a sud e troviamo subito un’autostrada, paghiamo un euro e mezzo e Daniela commenta “Visto quanto costano poco in Irlanda le autostrade, in Italia…” non finisce la frase che l’autostrada finisce perché è ancora in costruzione, è l’unica e dobbiamo accontentarci di questi 20 km. Ci fermiamo a Glendalough e iniziamo la visita di ciò che resta dopo la distruzione del monastero da parte degli Inglesi nel 1398.
Il primo sito è vicino al Parcheggio, per visitare il resto occorre scarpinare; qualcuno storce il naso e comincia a rimanere scientificamente indietro. Il posto è bellissimo, ha una natura ed una atmosfera fantastica, perfino i rospi che sono con me sembrano più belli, medito di lasciarli lì.
Arriviamo al lago Superiore, Daniela è lapidaria: “sto posto per me finisce qua”; noi proseguiamo per le cascate di Poulanass, carine, poi rinunciamo al giaciglio ed alla cella di San Kevin. Torniamo alla macchina e proseguiamo per Cork dove arriviamo dopo 257 chilometri all’ostello International.
Ci mettiamo un po’ a trovarlo per via dei sensi unici, ha un parcheggio piccolissimo, ma, anche se pieno, ci liberano un posto. Tanto per fare una cosa nuova scarpiniamo verso il centro e ci compriamo la cena al supermercato, rientriamo e mangiamo in camera.
Venerdì 13 agosto partiamo presto e scopro che la macchina va restituita con il serbatoio vuoto; che furbata! Comincio a fare calcoli complicatissimi per arrivare quasi a spinta.
Puntiamo al Parco nazionale di Killarney, il tempo è freddo, piove, ci fermiamo a visitare Muckross House con i suoi giardini, le tre fattorie ed il lago; lor signori se la passavano bene, non c’è che dire.
Proseguiamo per la penisola di Dingle, la strada è stretta, ma il panorama è bellissimo, c’è molto traffico. La tappa di oggi è molto lunga e siamo lontanissimi dall’ostello, torniamo sui nostri passi, attraversiamo Tralee, prendiamo la N21 per Limerick e poi Ennis.
Dobbiamo rinunciare alle scogliere della Cliffs of Moher e alla regione calcarea del Burren; tiriamo dritto per Galway, superiamo Headford ed arriviamo a Cong. L’ostello è sul lago, ci sembra bello, è senz’altro caratteristico, ma ci dirottano in un campeggio dallo stesso nome in cui ci mandano nella shared room (la stanza comune); tratto con l’ostellessa e per 10 euro otteniamo la family room dove dividiamo una stanzuccia con 4 letti a castello con una ragazza francese.
Siamo stanchi, ci adattiamo e ci prepariamo la cena nella mensa comune, anche perchè da quando abbiamo preso l’auto abbiamo trasformato il bagagliaio in una fornitissima dispensa.
Sabato 14 agosto siamo insolitamente mattinieri, da quando siamo in Irlanda partiamo più o meno ogni giorno alle 8, puntiamo su Sligo dove arriviamo per l’ora di pranzo. Andiamo alla vecchia Abbazia (quel che rimane) e poi Vichi e Daniela scoprono Penneys un supermercato dove tutto costa poco (mediamente 2 euro); riescono a spendere 70 euro in una abbuffata di abbigliamento che dovrebbe soddisfare più o meno tutti i regali promessi (ammazza quanti amici/e ha Vichi!) e, cosa non da poco, troviamo delle scarpe che piacciono a Daniela: buttiamo le vecchie e improvvisamente sentiamo anche i profumi d’Irlanda!
Proseguiamo il viaggio puntando ad Errigal dove si trova il nostro ostello: è dura, la località non è riportata sulle carte, sappiamo però che sta nel parco nazionale di Glenveagh. Il tramonto è stupendo, quando siamo nel parco chiediamo la strada più volte e più volte ci danno indicazioni sbagliate, poi alla fine troviamo l’ostello.
È una vecchia casa un po’ malandata e quando scendiamo dalla macchina entriamo direttamente in uno stormo fittissimo di moscerini carnivori, intravediamo nel fondo valle un lago, superiamo un doppio strato di zanzariere e una volta raggiunta la sala comune vediamo che nel camino sta bruciando un vecchio ceppo; certo non fa caldo, ma neanche così freddo, spiaccichiamo gli ultimi moscerini e ceniamo in compagnia di una famigliola di francesi.
Domenica 15 agosto solita levataccia, scendiamo al lago e lo spettacolo è stupendo; le fanciulle sono sul negativo per cui me ne vado per conto mio.
I colori, l’abbazia diroccata, il lago, i fiori sono incredibili; le fanciulle mi danno per disperso e vengono a recuperarmi. L’idea sarebbe quella di raggiungere Malin Head, il punto più a nord dell’Irlanda, ma poi decidiamo che Horn Head è più vicino e non sbagliamo affatto: dopo Dunfanaghy ci ritroviamo su una mulattiera sterrata che scala la montagna e arriva proprio sul cucuzzolo.
Più avanti c’è una abbazia diroccata, qualcuno decide che non è importante, il resto della truppa (padre e figlia) partono in tromba; la brughiera è bellissima, la scogliera lascia senza fiato.
Con le pietre bianche dell’abbazia i turisti hanno scritto i loro nomi in modo che possano essere letti da lontano, Vichi non resiste, prova a prendere un sasso dall’abbazia e rischia il massacro, poi raggiungiamo un compromesso: può smontare i nomi altrui e scrivere il proprio.
Si mette all’opera, ma scrive il suo nome su un falsopiano quasi orizzontale; lo leggeranno solo da un aereo, ma si accorge di questo solo quando risale la collina di fronte!
Torniamo alla base e proseguiamo per il monastero di Buite (Monasterboice) dove i monaci per difendersi dagli attacchi vichinghi costruirono fra il IX ed il X secolo una delle torri rotonde più alte del paese (33 metri) e dove si trovano le due croci celtiche più famose d’Irlanda, quella di Muiredach e la West Cross, la più alta delle due. Girare fra quelle tombe ci immerge in una atmosfera surreale, parliamo tutti a bassa voce, siamo così sicuri che se ci mettessimo a canticchiare disturberemmo qualcuno?
Non sono intonatissimo, continuo a girare in silenzio.
Nel taccuino della giornata abbiamo ancora la visita a Newgrange, un sepolcro a tumulo di 11 metri di altezza e dal diametro di circa 80 metri, di oltre 5000 anni fa.
Arriviamo che sono le 4 e mezza del pomeriggio e scopriamo che il sito si può visitare solo su prenotazione e per quel giorno non c’è nulla da fare; rinunciamo ed andiamo a Drogheda dove c’è l’ostello.
Ci mettiamo un po’ a trovarlo perché abbiamo la sua foto, ma hanno appena ridipinto tutto il palazzo e lo stesso ostello è ancora in via di risistemazione, per fortuna avevo già concordato la family room e…, no signore, non risulta, sborso 40 euro ed otteniamo la stanza tutta per noi.
Giriamo un po’ per Brogeda, ma francamente c’è poco da vedere.
Lunedì 16 agosto il periodo minimo di affitto dell’autovettura è di 5 giorni, ma noi fin dall’inizio avevamo previsto di usarla per 4 per cui oggi andiamo a restituirla all’aeroporto di Dublino, rendiamo la macchina con il serbatoio in riserva, fregati! Abbiamo percorso 998 miglia, ovvero più di 1600 chilometri, la macchina si è comportata benissimo, Vichi ha fatto da pilota ed è stata bravissima!
Durante tutto il viaggio abbiamo ascoltato i Cd di musica irlandese che abbiamo comprato a Dublino; aridatece li stornelli!
Meta della giornata è Belfast che raggiungeremo con il treno, quindi ci spostiamo dall’aeroporto alla stazione prendendo il 747, un autobus pubblico e diretto che forse ci porta prima a destinazione, ma costa 21 euro e sessanta invece di 3 e settantacinque!
Decidiamo che non prenderemo mai più il 747, siamo stati di parola! Prendiamo il treno al volo alle 11,05, fra due ore saremo a Belfast con 33 euro di meno a testa; il treno è decisamente caro.
Andiamo subito all’ostello International, sulla strada incontriamo la statua al lavoro femminile, cerco di attaccare bottone, ma non ottengo risultato, allora al lavoro aggiungo lo svago!
Prendiamo la stanza e lasciamo gli zaini, poi pranziamo da KFC (Kentucky Fried Chicken) che Vichi ribattezza subito zio pollacchione.
Cominciamo a girovagare per Belfast, la mia segreta speranza è di capitare nel quartiere cattolico e in quello protestante per vedere se ci sono tracce della guerra civile che per tanti anni ha dilaniato questo paese.
Belfast è un cantiere a cielo aperto specie intorno al porto che doveva corrispondere alla zona cattolica.
Vichi trova un negozio degli scout, io la Banca cooperativa e Daniela scova la scuola del circo: tentiamo di spacciarla come foca ammaestrata, ma non la prendono! Ceniamo dal pechinese.
Martedì 17 agosto abbiamo una intera giornata davanti prima di volare ad Edimburgo, continuiamo a girare e quando meno ce l’aspettiamo capitiamo nel quartiere lealista.
Sono tutte casette basse con bambole o altre figure di ceramica (gatti, cani, oche) alle finestre; al centro del quartiere una serie di case collegate fra loro da alti muri quasi a formare un fortino; anche se è solo una impressione ci si sente osservati, certamente estranei.
I murales ricordano fatti e vittime della guerra, delimitano chiaramente il territorio, inneggiano alla lotta armata, ma anche denunciano la condizione sociale delle classi povere e della città invivibile. Ne troviamo uno che ci sembra più aperto alla speranza, chiedo a Vichi di intrufolarsi fra i bambini ritratti.
Ho la sensazione di aver lambito un pezzo di storia anche se dolorosa; spero che quei murales non vengano mai cancellati e restino a testimonianza di quello che è stato, nessun monumento può rendere meglio di quei disegni la drammaticità dello scontro.
Alle 18 abbiamo l’aereo, dopo VolareWeb e Rynair è la volta di EasyJet, 20 euro a testa, tasse comprese; volo regolarissimo, all’aeroporto prendiamo il pullman fino alla stazione centrale di Edimburgo e poi by pedibus alla ricerca dell’ostello Central.
Lo troviamo e ci consegnano le chiavi di un appartamento; intelligenti questi scozzesi, l’ostello è costituito da una serie di appartamenti, il nostro ha 6 stanze (noi ne occupiamo 2), una cucina comune e due bagni, mi sa tanto che d’inverno funziona da college universitario.
Lasciamo i bagagli e usciamo, la città è stranamente animata e viva: spettacoli di teatro, saltimbanchi, bande e concertini di tutte le musiche, poi scopriamo che per tutto il mese di agosto Edimburgo organizza ed ospita il Fringe festival, il più grande festival del teatro di strada con gruppi provenienti da tutto il mondo!
L’ostello è vicino al Castello, per quanto possiamo capire Edimburgo è molto bella, contagiati dall’atmosfera decidiamo per una cena indiana: ci portano cose strane che non ci entusiasmano, in compenso Daniela diventa tutta rossa, zenzero o ‘mbriaca anche stasera?
Mercoledì 18 agosto prendiamo Sightseeing (hop on, hop off), dura 24 ore, possiamo salire e scendere quante volte ci pare, costa poco più di 9 euro a testa.
Facciamo un primo giro completo, ci impadroniamo della topografia della città e cominciamo le visite ovviamente dal Castello.
Sulla piazza antistante c’è lo spettacolo delle bande militari, i biglietti sono esauriti, continuiamo a girare, ci provo con delle giapponesi procaci e poi non credo ai miei occhi: quante volte abbiamo sorriso all’assurdità del tuffatore che dall’alto si butta in un secchiello?
Ebbene esiste, ecco le prove inconfutabili, dove sta il trucco? Non c’è trucco, non c’è inganno, se non ci credete non vi resta che andare ad Edimburgo.
Fra un giro e l’altro decidiamo che per andare a Londra le ferrovie inglesi privatizzate sono troppo care ed assurde: se la tratta è gestita da più compagnie non si può interrompere il viaggio e se uno fa biglietti separati spende una tombola, scegliamo di sorbirci 9 ore di corriera a 43 euro a testa. Intanto decidiamo che Edimburgo è bellissima.
Giovedì 19 agosto prendiamo la corriera alle 7,30, una levataccia, ma chi se ne frega, dormiremo in pullman!
Siamo armati di panini e acqua, per un po’ guardiamo il panorama, poi la palpebra si fa pesante.
Ogni tanto con la carta stradale faccio finta di sapere dove sono; Daniela siede accanto ad una anziana lady che prova ad intavolare un’amichevole discussione chiedendole l’ora, Dany taglia corto dicendo che tiene l’orologio “scassaticcio”: fine della relazione internazionale.
Il capolinea delle corriere è vicino a Victoria station, prendiamo il biglietto giornaliero perché prevedo vari spostamenti, infatti da Roma ho dovuto prenotare due ostelli perché in uno solo non c’erano i 3 posti necessari; decido di sistemare le fanciulle all’ostello Oxford street, poi andrò al City of London.
Arriviamo all’ostello che più centrale di così si muore e alla reception con il mio inglese forbito (so benissimo che orologio rotto non si dice orologio scassaticcio, ma orologio broken) spiego che io no, non abito li, accompagno solo le signore, poi vado a casuccia mia… No problem…
Un cacchio no problem, io già mi vedo alzarmi un’ora prima, prepararmi e passare a prendere le signore, stessa solfa al ritorno… One moment…
All’anima del moment, un’ora ad andare ed un’ora a tornare, poi due fanciulle (mi astengo dal dire giovani ed indifese)… da sole a Londra!
Una telefonata all’ostello City of London e… no problem, Mouro, you can stay here… Lo bacio in bocca, le fanciulle invece sembrano deluse… femmine fetuse che vi eravate misse in testa, a Londra, città del piccato, da sole volevate stare, eh!
Giriamo per Oxford street, i negozi non sono quelli che avevo visto nel 1964! È decisamente turistica e… “papino perché non compriamo gli ultimi regalini?”
Tento una fuga, ma vengo placcato e privato di tutte le sterline (le carte di credito non mi appartengono), in compenso vengo adibito al trasporto di orecchini, confezioni di tea in scatole di latta (non ti preoccupare, smembriamo le confezioni e accontentiamo 5 amici), riproduzioni di bus e taxi londinesi in offerta speciale.
Vichi scopre di avere i brufolini sulla fronte per cui… tutti a dieta! Si va al supermercato, si comprano le scorte e si fa uso massiccio della cucina comune; io mi sdraio su una poltrona nella sala della televisione e guardo le Olimpiadi: le donne in cucina e il maschio davanti al televisore!
Tutto è più familiare e consueto, Londra in fin dei conti non è poi così diversa da Roma!
Venerdì 20 agosto anche qui prendiamo Sightseeing, costa 18 sterline a testa, solito giro della città, molto lungo e poi scendiamo alla National Gallery.
Entriamo e scopriamo che è gratuita, se si vuole si può fare un’offerta. Puntiamo sull’Abbazia di Wertminster, c’è una fila da non credere, inoltre è a pagamento ed è pure cara; come sarebbe a dire la National gallery è gratis e per entrare in una chiesa pago?
Non mi sta bene, appena rientro a Roma, ne parlo con il Papa e mettiamo il ticket anche a San Pietro.
È ora di pranzo, siamo affamati, troviamo un prendi e togliti dalle balle in cui compriamo 2 fish and chips, un riso indiano ed un panino al pollo per 21 euro, poi ci togliamo dalle balle e ci sediamo su delle sdraio in un giardinetto lì vicino; dopo mezz’ora ancora stiamo mangiando, il riso ci esce dagli occhi, i piccioni si stanno facendo sempre più audaci, ci arrendiamo e li facciamo felici.
Riprendiamo a girare e a forza di scendere e salire dal bus quello che un normale turista deve vedere a Londra lo vediamo anche noi; scopriamo poi che il biglietto del bus (hop on, hop off) comprende anche un giro gratis sul Tamigi e noi lo facciamo, tanto più che i piedi hanno aperto una vertenza sindacale per troppi straordinari!
Piuttosto è tardi, riusciamo a prendere al volo l’ultimo traghetto che ci porta a Tower Hill e da lì, sempre al volo, becchiamo l’ultimo Bus che ci riporta a Marble Arch.
Cena all’ostello in famiglia; mentre guardo le Olimpiadi godo all’idea che non arriverà nessuno a cambiare canale per vedere il maresciallo Rocca.
Sabato 21 agosto Portobello Road è tappa immancabile; quando nel ’64 ci ero stato con mio cugino ci rifilarono per pochi spiccioli una lunga catenella probabilmente appartenuta a Cristoforo Colombo; sapevamo che era una bufala, ci piaceva la storia, ci piaceva la catenella, la prendemmo, la dividemmo in due e per anni l’abbiamo portata al collo. Il fascino del mercato è immutato, l’impressione è però che sia segmentato su due livelli, paccottiglia per turisti che si trova anche da altre parti e cose antiche e costose, insomma le catenelle di Cristoforo Colombo sono finite.