Il primo dell’anno ci ritroviamo a scendere ancora
verso sud, percorrendo un tratto di oltre 300 km
attraverso il nulla: un’immensa distesa sassosa
senza tracce umane a parte la strada peraltro
con traffico quasi assente. Dopo la notte
passata a Brak giungiamo all’Afrika Tour Camp.
di Giuseppe Bacci – fotografie Tiziano Bacci
Dopo tre anni ci siamo di nuovo diretti in gruppo verso il Fezzan libico, al centro del Sahara.
Come l’altra volta abbiamo dovuto programmare attentamente il viaggio per superare tutte le difficoltà burocratiche necessarie per ottenere il visto di ingresso. Comunque ci ritroviamo in 16 camper, 42 persone di cui 9 ragazzi, al porto di Napoli.
Siamo un gruppo eterogeneo, molti è la prima volta che viaggiano con noi, altri hanno fatto già diversi viaggi. Dopo una traversata con mare calmo, nonostante le previsioni pessime, sbarchiamo a Tunisi il 27 dicembre.
La sera preferiamo fermarci nei caffè di Sidi Bou Said, pittoresco ritrovo di artisti e studenti universitari a pochi chilometri dalla capitale. Il giorno dopo si percorre gran parte della Tunisia per andare a pernottare nello splendido cortile dell’hotel Gorfas nei pressi di Medenine. Il simpatico gestore, Achim, tramite un’associazione locale aiuta le famiglie più povere e molti di noi, informati prima della partenza, hanno portato vestiti e giocattoli da regalare.
La mattina dopo all’arrivo in Libia abbiamo la gradita sorpresa di trovare gran parte della trafila burocratica già svolta da quella che sarà la nostra guida per tutto il soggiorno in Libia: Abdul.
Non ci resta che montare le targhe arabe ed andare a visitare prima del tramonto le belle rovine romane di Sabrata.
Come previsto abbiamo anche due poliziotti di Bengasi che ci scorteranno e spesso risolveranno per noi piccoli problemi, oltre a controllare con discrezione i nostri ragazzi.
Si comincia a scendere verso il deserto con sosta al granaio fortificato di Nalut, che domina la valle, fino a raggiungere Ghadames.
Questa città per secoli è stata un punto di riferimento per le carovane che provenivano dal centrafrica, portando avorio, sale, schiavi verso i porti del mediterraneo.
Oggi la città vecchia affascina per il labirinto di vicoli in gran parte coperti, fino a risultare, in alcuni punti, completamente bui in pieno giorno.
Si fa una piccola escursione in camper alle grandi dune che segnano il punto di incrocio dei confini di Libia, Tunisia ed Algeria, poi di nuovo al campeggio per organizzare la cena di fine anno.
Il divieto di importazione di alcolici infatti ci fa preferire un cenone ai camper, intorno al fuoco.
Salutiamo la mezzanotte con i fuochi d’artificio portati da Franco e con le fontane luminose.
Il primo dell’anno ci ritroviamo a scendere ancora verso sud, percorrendo un tratto di oltre 300 Km attraverso il nulla: un’immensa distesa sassosa senza tracce umane a parte la strada peraltro con traffico quasi assente.
Dopo la notte passata a Brak giungiamo infine all’Afrika Tour Camp, in bella posizione sotto le dune. La mattina dopo lasciamo i nostri camper per passare 3 giorni in fuoristrada nell’Akakus.
L’agenzia libica ha preparato egregiamente la nostra piccola spedizione: siamo in 12 fuoristrada, più due pick-up ognuno con l’attrezzatura per i pasti, l’autista, il cuoco e l’aiutante.
Ci meraviglieranno per le splendide tavolate, le abbondanti colazioni, i pranzi a buffet, le merende ed i couscous a cena in luoghi lontani da ogni comfort. I paesaggi visitati sono indimenticabili: montagne e pinnacoli modellati dalla sabbia e dal vento intercalati da dune dorate.
Ogni tanto ci si ferma per vedere le tracce lasciate dagli uomini che abitavano questa verde regione molti millenni orsono: pitture e graffiti di bufali, giraffe, elefanti, scene di caccia.
Dopo cena si canta (repertorio misto: arabo, inglese, italiano, tuaregh), si suona e si balla con gli autisti intorno al loro fuoco sorseggiando tè forte.
La notte montiamo le tende, qualcuno lo fa per la prima volta nella sua vita; per fortuna la temperatura è abbastanza mite, diversi gradi sopra lo zero.
A parte qualche materassino sgonfio e qualche vicino che russa passiamo tutti le notti senza problemi. Ritorniamo una notte al campeggio ed il giorno dopo siamo di nuovo con i fuoristrada nel deserto.
Questa volta ci addentriamo nel mare di sabbia dell’erg Ubari, superando piccole e grandi dune alte oltre 100 metri, con i motori al massimo per non insabbiarsi sulle salite o scivolando lungo vertiginosi pendii di sabbia.
L’immensità di questa distesa di sabbia ci colpisce, d’altra parte non vi sono molti posti nel mondo dove si fanno escursioni così profondamente all’interno di un erg,
deserto di dune, che mette a dura prova i mezzi.
L’obiettivo è raggiungere dei laghi che inspiegabilmente resistono alla sabbia ed al calore estivo all’interno di questa regione, sovrastati da grandi dune.
Ne visitiamo alcuni, contornati da cespugli e palme che segnano con una linea verde il confine tra l’acqua e la sabbia, regalando scorci stupendi per le nostre fotografie.
I Douada, che abitavano questi luoghi fino agli anni ‘70, si sono ora trasferiti in un nuovo villaggio lungo la strada asfaltata, ma spesso tornano ai laghi per vendere oggetti artigianali berberi ai turisti: diversi di noi acquistano collane, bracciali, pugnali e spade.
Questi quattro giorni di escursioni nel deserto ci hanno affascinato con i luoghi più belli del deserto sahariano: grandi spazi e paesaggi immensi, montagne e rocce dalle forme suggestive, pitture e graffiti antichi di 10.000 anni, i laghi e l’immensità del mare di dune. è difficile per chi non ci è stato comprendere la bellezza e la varietà di questi luoghi dove non dovrebbe esserci nulla in quanto deserti, ma dove ci meravigliamo in continuazione di ciò che vediamo.
La sera si torna al campeggio dove abbiamo prenotato una cena a base di agnello alla brace, per variare rispetto al solito couscous di cammello.
Il gestore del campeggio ci mette a disposizione un trio di musicisti tradizionali: un flauto e due tamburi. I nostri ragazzi si mettono a danzare unendosi ai camerieri, soprattutto le ragazze, ed i poliziotti non si tirano indietro.
Molti di noi si cimentano nelle danze in un miscuglio di movimenti che denotano origini dal sud tirolo al centrafrica, ognuno imitando alla meglio quello che fanno gli altri. Il giorno dopo si inizia il lungo rientro: ancora un tratto di oltre 300 Km senza case, capanne, ristori, benzina.
Si guida tutto il giorno per arrivare l’indomani a Leptis Magna. Splendida città romana, che dette i natali all’imperatore Settimio Severo, che la volle rendere ancora più splendida. Visitiamo affascinati la basilica, il foro con i portici ornati da teste di meduse, i resti della via colonnata e del porto, l’anfiteatro in riva al mare.
Ci colpisce il mercato, con i banchi di marmo dove venivano esposti i generi alimentari.
Sui banchi del pesce sono ancora visibili i segni dei coltelli, mentre da un lato vi sono le unità di misura ufficiali dei vari popoli che commerciavano con questa città.
Ci spostiamo poi a visitare i resti di una villa di una ricca famiglia romana scoperti recentemente ad alcuni Km da Kohms: restano parte delle mura affrescate ma soprattutto bellissimi mosaici, alcuni magnifici che rappresentano scene di vita quotidiana e divinità con tessere colorate piccolissime.
A Tripoli giungiamo di giovedì sera, in tempo per andare a mangiare il pesce in un ristorante di lusso, ma la mattina dopo è venerdì e quindi troviamo gran parte della medina con i negozi chiusi. I pochi aperti bastano comunque a fare acquisti.
Visitiamo l’importante museo archeologico, la bella moschea Ahmed Pasha con le tombe dei Karamanli, l’arco di Marco Aurelio e la decoratissima moschea Gurgi.
Il pomeriggio usciamo dalla Libia, salutiamo la nostra guida Abdul, i poliziotti e ci fermiamo a dormire in Tunisia.
Non resta che tornare verso Tunisi, con una piccola sosta al colosseo di El Djem ed una passeggiata per gli ultimi acquisiti nella medina di Sousse.
A Tunisi qualcuno spende gli ultimi dinari nei ristoranti de La Goulette. La traversata verso Napoli è tranquilla, ci si prepara al ritorno alla nostra solita vita, al lavoro, alla scuola.
Ma il ricordo dei giorni trascorsi nel deserto è un richiamo irresistibile, diversi nel nostro gruppo già parlano di tornare, si fanno progetti di itinerari. Sbarchiamo la mattina del 12 gennaio, ultimi saluti e appuntamento a marzo in Toscana.