Dal 1984 al 1994 come responsabile tecnico della Safariland ho fatto il giro del mondo con le Panda 4×4 Caboto con tenda Maggiolina sul tetto. Un’organizzazione a dir poco fantastica, una carovana composta da 50 auto più 1 camion
officina, 1 camion cucina e viveri e 4 Raiton-Fissore.
di Luciano Evangelisti
Abbiamo spedito i mezzi da Napoli ad Abidjan con la nave, dopo circa 20 giorni li abbiamo raggiunti in aereo in Costa d’Avorio. Espletate le formalità di sdoganamento abbiamo visitato la bellissima Abidjan che sembra una piccola Manhattan con i suoi grattacieli e lagune.
Dopo aver fatto una deviazione, di circa 200 km a nord, per visitare (più per curiosità di romani) la copia, in piccolo, della basilica di San Pietro; abbiamo proseguito lungo la costa piena di palmeti e Buganville coloratissime.
Entrando in Ghana, frontiera brulicante di pedoni, incanalati, come animali, con staccionate da Cowboy, abbiamo visitato i vari castelli fortificati lungo le coste dove venivano ammassati gli schiavi, in attesa delle navi per il trasferimento nelle piantagioni di cotone. Il clima è molto umido, la natura rigogliosa con moltissimi frutti succosi dal sapore deciso.
Per decine di chilometri si stendono orti e vivai ordinatissimi rubati alla spiaggia, dove lavorano quotidianamente migliaia di persone.
Questo tipo di lavoro rappresenta per loro il sostentamento primario poiché non esistono industrie.
Entrando nell’interno, sulle rive del fiume Volta, visitiamo una missione Comboniana dove padre Riccardo ci meraviglia per l’organizzazione che da noi non esiste; ha creato le scuole, l’ospedale, una falegnameria, una tipografia, allevamenti vari ed un’azienda agricola che come finalità hanno l’apprendistato giovanile, per rendere la popolazione il più indipendente possibile.
Il Togo è una striscia di terra tra Ghana e Nigeria assai verdeggiante con miriadi di farfalle coloratissime, l’artigianato locale è di vario genere, sempre legato al legname delle sterminate foreste. Una piccola curiosità: al mercato abbiamo notato piccoli involucri contenenti 5 rigatoni, venduti come una porzione di pasta!
Essendo il periodo delle piogge e vedendo ombrelli coloratissimi, molti dei quali venivano portati chiusi sulla testa per paura di bagnarli, abbiamo pensato subito a quali affari avesse fatto il rappresentante!
A Lomè, la capitale, abbiamo incontrato un italiano di Bologna, sposato con una donna del posto, il quale commercia in ricambi d’auto e varie mercanzie provenienti dall’Italia, e che molto gentilmente ci ha invitato a visitare il suo negozio e a bere un espresso all’italiana.
Purtroppo, nel parcheggiare, ad uno dei nostri Iveco è andata fuori fase la distribuzione, sono stato obbligato a smontare mezzo motore, assistito dalla dottoressa Luciana, valente medico e quasi meccanico.
Siamo ripartiti dopo aver visitato la zona dei Feticci e aver conosciuto il “Presidente” che ci ha voluto omaggiare di amuleti vari per il buon viaggio. Il Paese è molto povero ma la popolazione dignitosa ed ospitale.
Abbiamo attraversato il Burkina Faso passando per la capitale Gadaugogo, rientrando di nuovo a nord in Costa d’Avorio a Corogo, ci siamo accampati in un cortile di una missione cattolica. il giorno seguente abbiamo assistito ad una messa celebrata con animazione, balli e percussioni da noi impensabili.
All’offertorio, tra sventolii di fazzoletti colorati, donne danzanti hanno portato all’altare frutti, animali da cortile e persino un motorino per il sacerdote.
Il giorno seguente siamo entrati in Guinea Conakri, già alla frontiera abbiamo avuto un brutto impatto. dopo il controllo della polizia alla dogana, la Gendarmeria con aria serissima ci ha sequestrato i nostri passaporti e ci ha accusato di aver fotografato e filmato la Frontiera, zona militare.
Dopo varie spiegazioni e vari doni, ci hanno lasciato passare.
Ma… non è finita! dopo circa 20 km, in piena foresta, abbiamo trovato un filo con degli stracci che ci sbarrava la strada, altro posto di blocco.
È uscito un gendarme, qualificatosi come capitano della gendarmeria nazionale, dopo avergli spiegato che poco prima avevamo già fatto tutti i controlli del caso, ci ha chiesto un pagamento in denaro, altrimenti la sbarra non si sarebbe alzata.
Noi abbiamo chiesto spiegazioni in merito e lui di risposta ha preso i nostri Carnet de passage e li ha messi in un cassetto dicendo: “o pagate o restate fermi qui una settimana, un mese, un anno, per me è uguale in quanto il tempo non è cosa importante”.
Abbiamo provato a ribellarci ma senza riuscire nel nostro intento, quindi abbiamo pagato e abbiamo continuato il nostro viaggio tra foreste, fiumi gonfi e guadi da superare.
Giunti a Lobè, un promontorio alto 1100 m Slm, verdeggiante e dal clima fresco, un sito di villeggiatura locale dove la notte si riposa bene, all’ufficio del turismo locale abbiamo denunciato le nostre disavventure.
Proseguendo il viaggio siamo arrivati a Mali, zona montuosa, verdeggiante, al confine con il Senegal, ci ha ospitati nel suo giardino una dottoressa tedesca trasferitasi qui da anni, sposata in Germania con un funzionario dell’Ambasciata della Guinea, la quale ci ha spiegato di essere molto apprezzata e conosciuta al punto che gli abitanti del luogo fanno anche 100 km a piedi per farsi curare da lei.
Nel suo giardino ha costruito dei Bungalow per ospitare i pazienti con parenti al seguito. il tutto funziona con il sistema del baratto.
Con la nostra dott.sa Luciana si sono scambiate consulenze varie e abbiamo deciso di lasciare parte dei nostri medicinali.
Abbiamo visitato Madame Mali, una protuberanza di una montagna con la forma del viso di una donna e gli abitanti locali ci hanno raccontato la sua leggenda.
Ci siamo informati sullo stato della pista per scendere in Senegal, in merito ci sono varie versioni: pessima, buona, così così…
Confidando nella robustezza dei nostri mezzi e nella nostra esperienza, abbiamo deciso di affrontare la discesa.
Altrimenti saremmo dovuti tornare indietro facendo un tratto di strada in più, almeno 250 km.
In quel periodo dell’anno la pista era distrutta dalle alluvioni (pietre monumentali di traverso, tornanti con pendenze estreme), abbiamo proseguito ugualmente scegliendo metro per metro dove poggiare le ruote in 1° ridotta e 4×4 inserito.
In fondo alla valle ci siamo fatti i complimenti da soli!
Entrando in Senegal ci siamo inoltrati nel più grande parco nazionale, patrimonio mondiale, Niokolo Koba, dove abbondano animali di ogni genere, dai coccodrilli ai facoceri, dalle scimmie ai leoni, dagli ippopotami agli elefanti e molti altri.
Abbiamo avuto delle difficoltà in un guado e sopraggiunto il buio abbiamo dormito nella zona dei leoni senza nessun problema anche se con un po’ di apprensione.
Siamo arrivati fino a Dakar, la Capitale, che deve molto del suo sviluppo turistico alla famosa corsa: “Parigi–Dakar”, infatti ci sono alberghi meravigliosi, e coste balenabili, è attrezzata con un porto commerciale e turistico ed un aeroporto internazionale.
Abbiamo deciso di lasciare i camper per tornare a dicembre e continuare il tour, ma in Senegal non ci è permesso perché si devono lasciare in dogana ed obbligatoriamente devono essere ripresi dopo quattro mesi, rischio: la confisca.
Dopo vari tentativi abbiamo optato per il Gambia, piccolo Stato nel Senegal, ex colonia inglese alle foci dell’omonimo fiume, qui abbiamo trovato un campeggio gestito da una coppia di tedeschi, persone serie e precise, anch’essi viaggiatori che hanno intuito la necessità degli europei di lasciare i mezzi, per poi tornare e continuare i loro viaggi, e ne hanno fatto la loro attività primaria.
Abbiamo lasciato i camper, ci hanno accompagnato in aeroporto e… arrivederci al prossimo viaggio.
I Raid del coraggio
Alberta ed io abbiamo cominciato nel lontano 1958 a viaggiare con la tenda per poi passare alla roulotte.
Dal 1984 al 1994 come responsabile tecnico della Safariland ho fatto il giro del mondo con le Panda 4×4 Caboto con tenda Maggiolina sul tetto.
Un’organizzazione a dir poco fantastica, una carovana composta da 50 auto più 1 camion officina, 1 camion cucina e viveri e 4 Raitonfissore.
Naturalmente tutti i veicoli con trazione integrale 4×4, perché i nostri viaggi erano chiamati “I Raid del coraggio” visto che gli itinerari erano per almeno 3/4 fuoristrada; dalla traversata amazzonica, alla punta più a sud del mondo Usuraia in Argentina a quella più a nord Inuuik in Canada e poi Islanda, India, Messico, Stati Uniti, Guatemala, Costarica, Panama, Venezuela, Australia, Africa, Sahara compreso e vari paesi dell’est e medio oriente.
Dal 1994 in poi, con gli amici che partecipavano ai Raid (essendo finiti i viaggi Safariland), abbiamo proseguito l’avventura con i nostri mezzi e con l’immancabile tenda Maggiolina piazzata sul tetto, fino a quando ci siamo organizzati con i camper 4×4 Iveco, con comodità e confort decisamente superiori.
Mi ritengo un uomo fortunato visto che mia moglie Alberta ha partecipato a tutti i viaggi con entusiasmo!
Di episodi da raccontare ce ne sono moltissimi…
I nostri ultimi due viaggi sono stati: 1) dal 28/7/2002 al 02/09/2002 Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Burkina Faso , Guinea, Conakri, Senegal e Gambia Km percorsi circa 2.000;
2) dicembre 2002 gennaio 2003 km percorsi 9.000 Gambia, Senegal, Mauritania, Mali, Algeria, Tunisia.