Da un testo inciso su una soglia della Dimora eterna del Principe
Sarenput, ad Assuan Antico Egitto: “io tocco il cielo, col capo
buco il firmamento, sfioro il ventre delle stelle e brillo quanto
esse brillano, conosco la gioia celeste, danzo come le Costellazioni”.
di Luca Mercatucci
In questo articolo ove faremo due passi tra la conoscenza ed interpretazione della geografia antica, ho voluto iniziare con questa incisione per far perdere subito ai nostri ragionamenti alcuni preconcetti. Innanzi tutto parlare di come fosse interpretata e disegnata la parte del territorio di appartenenza di un popolo non è argomento da scoprire senza farci sin d’ora una domanda fondamentale: “cosa ci sarebbe utile scrivere per ricordare una località a cui noi siamo profondamente legati per nascita, per interesse personale o altro?” L’alba dell’Uomo primitivo si è presentata con la stessa caratteristica con la quale un bimbo viene alla luce e cioè sulle basi della natura e della sopravvivenza. La vita dell’uomo primitivo si fondava infatti sulla stretta convivenza con la Natura che lo circondava e la conoscenza dei luoghi con la capacità di orientarsi, pietra miliare per la sopravvivenza.
Le “carte geografiche” nell’antichità risentono proprio di questa esigenza nell’esprimere la realtà così come si è presentata agli occhi degli uomini. Simboli, oggetti per riconoscimenti locali, servono per fissare punti sicuri per il suo orientamento che doveva, necessariamente, coprire una esigua parte del territorio, il quale in realtà era cosi vasto da non poter essere rappresentato neanche mentalmente! Qui forse comincia quella parte di storia che possiamo chiamare geografia dell’immaginario, fermamente legata ad aspetti di paura per l’ignoto; un po’ come accadeva fra i marinai che parlavano di mostri presenti in luoghi lontani, dai quali era meglio tenersi alla larga. Disegni astratti e simboli comunque ebbero un ruolo importante per rappresentare proprio quegli ostacoli insuperabili che solo poi, con il progresso scientifico, siamo stati in grado di mettere in piante. Per usare un termine di carta geografica primitiva, dovremo riferirci ai numerosi graffiti rupestri ritrovati un po’ ovunque, con scene di uomini, animali, linee enigmatiche che da alcuni studiosi sono stati interpretati in senso topografico, come in Valcamonica, in Italia, in Siberia, nel Caucaso, per raffigurare non solo scene di caccia o percorsi e viaggi ma con significati oltre alla pura azione di carattere ideale, a località in cui erano avvenuti tali avvenimenti. Il 1.300 avanti cristo è la data approssimata di una Tavoletta rinvenuta a Nippur, capitale della Mesopotamia, dove sono rappresentati campi coltivati intorno alla città con indicazione dei legittimi proprietari. Ai Babilonesi dobbiamo perfino la prima Carta del Mondo, certo grazie anche ai numerosi lavori e perfezionamenti dei Mesopotamici, intorno al VI° secolo a.C. in cui il commento che lo accompagna ci mostra quali conoscenze i Babilonesi avessero già dei Popoli “Lontani”.
La Terra raffigurata come una grande Isola a forma di Disco galleggiante in cui la città di Babilonia, attraversata dal fiume Eufrate, è posta al centro di altre sette isole con distanze scritte, i cui nomi possono avere veramente un peso di carattere scientifico; si leggono infatti “Regni di semi oscurità”, dove non si vede il Sole, il che ci permette di considerare quanto le conoscenze si fossero spinte fino a latitudini Nord considerevoli. Da documenti Egizi abbiamo la certezza che i Faraoni organizzassero veri viaggi di esplorazione verso terre diverse, per non parlare di mappe che studiavano i fenomeni delle inondazioni del Nilo e carte catastali. A Torino al famoso Museo Egizio è conservata una Carta, geologica e topografica insieme, che testimonia la zona della Nubia, famosa per le miniere d’oro, con riferimenti perfino sulle colorazioni più accentuate, in aree più ricche o già sfruttate. Anche nel Mondo Classico la Cartografia sembra svilupparsi per uso pratico e tecnico, fino a quando la competizione entra anche nel campo della dialettica accademica ed in questo sicuramente, i Greci hanno tutto il loro fascino ed importanza. Conoscere nuove Terre da colonizzare, si proprio così colonizzare, certo una parola che fa un grande effetto ma che non è fuori luogo, visto che altri legami fanno parte di questa identità del passato di conquiste e sto parlando di “Concorrenza, Competizione, Sopravvivenza, Supremazia”. Bè certo qualcosa del genere l’abbiamo vista succedere nel precedente incontro con l’articolo dedicato ad Enea, ma che con questo, dedicato alla geografia, del mondo antico, non poteva mancare il collegamento anche con una grande rivelazione nel chiamare i viaggi con il loro vero nome cioè come venivano chiamati dai Greci, “i Peripli”. Vengono suddivisi in tre categorie: 1 Periplus mari externi, 2 Periplus mari interni, 3 Peripli per un mare in particolare. Poi, con la parola Claudio Tolomeo, nato a Tolemaide d’Egitto nel 100 d.C., possiamo finalmente parlare di Primo Cartografo, un uomo che confermò inoltre la precessione degli equinozi e timbrò l’opera col nome di “Al Magisti” ed ebbe la fortuna di perdurare fino alla rivoluzione Copernicana.
Nella Civiltà Romana, chi si occupa di redigere carte sono i Mensores e visto che una tra le più importanti opere è conservata col nome di Corpus Agrimensorum, si deduce che alla base vi era una profonda radice agricola. La Pianta più famosa è senza dubbio la Forma Urbis Romae, pianta della città del 200 d.C. con scala 1/300 circa, una carta di cui rimangono alcuni frammenti di una copia conservata nel cortile del Museo Capitolino, che ci consentono di ammirare la precisione e bellezza del disegno. Nel Tabularium invece, oggi sede del Municipio, erano stipate le Forme, carte in bronzo in cui erano registrati i dati di proprietà delle terre, registrate a nome chiaro e suscettibile di trapasso di eredità, come un Ufficio del Registro. Il Medioevo fece cambiare ancora una volta, con un salto da record il concetto di geografia, quando entrarono a far parte della conoscenza umana le rappresentazioni di un altro tipo di Carte: “quelle Nautiche”! Ma questa è un’altra storia che non vorrei fosse ridotta in un momento, sono sicuro, tale da non farsi prendere la mano nel mettere una specie di francobollo finale ad un argomento, se ricordate, iniziato con la lettura di una iscrizione Egizia che conferma quanto siamo ancora lontani dal dover riassumere una conoscenza che per gli Egizi, nel 1.300 avanti Cristo, era proiettata verso le Costellazioni”. Quindi, come si potrebbe dire nel gergo di chi va in Camper, perché affrettarsi su una strada di cui conosciamo il percorso piuttosto che imboccare uno strabello che va scoperto vissuto e raccontato? Bibliografia essenziale AA.VV., Geografia e geografi del Mondo antico. Guida storica e critica, di F. Prontera, Bari 1983. Unger E. Ancient Babylonian Maps, in Antiquity” 1935. Dilke O.A. W. Gli Agrimensori di Roma Antica, Bologna 1979.